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Monsieur Chouchani al Concistoro, passando per Karlsruhe


di Stefano Sodaro



Ieri il Papa ha “creato”, come si dice, venti nuovi cardinali in San Pietro, tra cui niente poco di meno che il quarantottenne Prefetto Apostolico della capitale della Mongolia. Assieme a lui anche l’Arcivescovo di Manaus, la capitale dell’Amazzonia, e il primo cardinale paraguayano, l’Arcivescovo di Asuncion.

Il Concistoro – ordinario, pubblico – non è un rito liturgico, ed è il motivo per cui un laico ha potuto leggere un passo evangelico dall’ambone davanti all’intero Sacro Collegio e quella del Pontefice non è stata un’omelia, bensì una “allocuzione”. Atto giuridico, dunque, con il correlato, necessario “formalismo”, che può anche far sorridere la sensibilità – laica e credente – contemporanea. Tutto quel rosso porpora di vesti e berretti inserisce policromia sfavillante in una solennità papale che si immaginerebbe sempre, da secoli, piuttosto compassata e rigida.

Tutto ciò che non rientra in un rigido incasellamento mentale ci pare cadere sotto la scure dell’irrazionalismo, condannato all’insignificanza, o, peggio, come va di moda dire oggi, alla “devianza”. Ma il rosso è anche il colore della passione amorosa, del coinvolgimento emotivo, dell’entusiasmo innamorato. Dentro la Chiesa Cattolica, ma anche fuori. Anzi, appunto, soprattutto fuori.

Policromie sono da svelare in questa settimana, a Karlsruhe, dove si apre, il prossimo 31 agosto, l’11ma Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, la terza volta in Europa, dopo Amsterdam nel 1948 e Uppsala nel 1968.

Eppure, se fossimo capaci di cedere per una volta alla potenza trasformatrice dei sogni e di ascoltare il loro linguaggio, una presenza quasi inquietante, di solito ritenuta non cristiana, potrebbe aggirarsi nella prossima assemblea ecumenica tedesca, così come potrebbe essersi intravista ieri in Vaticano. Quella dell’enigmatico Monsieur Chouchani, su cui il nostro settimanale vorrebbe iniziare ad interrogarsi in maniera più sistematica. Chi fosse costui, nessuno e nessuna lo sa. Che parlasse settanta lingue, è un fatto. Che fosse un genio onnisciente, lo attesta, ad esempio, Elie Wiesel. Un recente volume, in francese, di Sandrine Swarc lo identifica in tale Hillel Perelman, ma non per questo il mistero si dipana. E c’è un aspetto, molto particolare, della sua vita, per come ci viene narrata dai suoi pochi biografi, che sembra accomunarlo al purpureo consesso cardinalizio, vale a dire il suo celibato, alquanto controcorrente e problematico per un “rabbi”, così come egli stesso veniva chiamato.

Si dice che non avesse mai avuto un amore terreno. Certamente, da quanto è dato capire, bruciava di passione amorosa verso Dio.

Il suo campo di strabiliante insegnamento era infatti costituito da tutti i testi sacri d’Israele, dalla Torah al Talmud, attraversando la mistica chassidica e la Kaballah.

Il cardinalato non è, per l’ecclesiologia cattolica, uno stato sacramentale, né un ministero liturgico, ma un ruolo istituzionale disciplinato dal diritto. Ruolo di consigliere del Papa e, cosa arcinota, di suo elettore. Solo al Collegio Cardinalizio competete l’elezione del Vescovo di Roma e solo a quei cardinali che hanno meno di ottant’anni. Si dice che Paolo VI pensasse di conferire la porpora anche al laico Jacques Maritain. Che i cardinali debbano essere vescovi, è appunto una necessità postulata dal diritto, ma dispensabile, così com’è accaduto ieri per l’insigne canonista gesuita p. Gianfranco Ghirlanda, che ha chiesto ed ottenuto di restare presbitero e di non essere ordinato vescovo. Medesima fu la richiesta del Predicatore della Casa Pontificia, il cappuccino p. Raniero Cantalamessa. È però anche vero che la dispensa viene concessa del Papa agli eletti cardinali che non potranno entrare in Conclave a motivo dell’età.

Facciamoci una domanda bizzarra, stravagante, forse anche un poco provocatoria: potrebbe essere il grande, immenso, insegnante Rav Monsieur Chouchani un auspicabile consigliere dei consiglieri del Papa? Lo accetterebbe, lo avrebbe mai accettato? E i Cardinali a loro volta? Siamo nella fantascienza ecclesiale, d’accordo, ma un po’ di affabulazione probabilmente non guasta.

Anche all’Assemblea del World Council of Churches di Karlsruhe i colori sanno pressoché infiniti, sgargianti, molto attraenti.

Riuscisse la fede religiosa – di qualunque religione (che è l’esatto contrario di una setta) – ad essere attraente, vorrebbe dire che un, in apparenza, respingente, forse persino repellente, “schnorrer”, come Chouchani, ha fatto centro.