Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose



n° 29 

GRATITUDINE E PERDONO

Mohamed Bouchikhi




di Guido Dotti

 

Mohamed Bouchikhi, immagine di pubblico dominio

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. Prima di levare la mia penna vi dico: La pace sia con voi. Ringrazio colui che leggerà il mio carnet di ricordi. Dico a ciascuno di coloro che ho conosciuto nella mia vita che li ringrazio. Saranno ricompensati da Dio nell’ultimo giorno. Addio a colui cui avrei fatto del male, che mi perdoni. Chiedo perdono a chi avesse sentito uscire dalla mia bocca una parola cattiva, chiedo a tutti i miei amici di perdonarmi a causa della mia giovinezza. Ma oggi mi ricordo di ciò che ho fatto di bene nella mia vita. Che Dio, nella sua onnipotenza faccia che gli sia sottomesso e che mi accordi la Sua tenerezza. 


Pagina finale del Diario di Mohamed Bouchikhi


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“So che morirò, ma resto perché ti voglio bene”. Così Mohamed aveva risposto all’amico Pierre Claverie quando questi gli aveva ricordato i rischi che correva, lui musulmano, nel prestare il suo servizio di autista del vescovo, minacciato di morte, come tutti i cristiani presenti in Algeria in quegli anni di guerra fratricida.

Non ci sono troppe parole da aggiungere, solo il rileggerle accostandole a quelle di un altro testamento, quello di fr. Christian de Chergé, priore di Tibhirine, ucciso con sei suoi fratelli monaci solo poche settimane prima, che chiedeva di associare la propria morte “a tante altre ugualmente violente, lasciate nellindifferenza dell'anonimato”.

“La mia vita non ha più valore di unaltra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso non ha linnocenza dellinfanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca. Venuto il momento, vorrei avere quell'attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. Non potrei auspicare una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe un prezzo troppo caro, per quella che, forse, chiameranno la “grazia del martirio”, il doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere lislam. So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell'islam che un certo islamismo incoraggia. È troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti. LAlgeria e lislam, per me, sono un'altra cosa: sono un corpo e unanima”.

Anche per Mohamed l’Algeria e l’islam sono state “un’altra cosa: un corpo e un’anima”. Un corpo e un’anima che ora riposano abbandonati nella tenerezza misericordiosa di Dio.



Mohamed Bouchikhi (1975 – 1996), musulmano, cresciuto nei pressi della chiesa cattolica di Orano, diventa autista del vescovo Pierre Claverie: la notte del 1° agosto 1996 Bouchikhi va a prendere all'aeroporto il vescovo, che rientra da una commemorazione dei monaci di Tibhirine. All’arrivo a casa, una bomba esplode, uccidendo Pierre e Mohamed. L’8 dicembre 2018 Pierre Claverie e altri diciotto religiosi cristiani sono stati beatificati a Orano: in quanto musulmano, Mohamed non è stato beatificato, ma il suo volto è raffigurato nell'icona ufficiale, accanto a quello dei 19 martiri.


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org