Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose


n° 22


NATALE DI GUERRA


Dietrich Bonhoeffer






di Guido Dotti

Dietrich Bonhoeffer a Sigurdshof nel 1939, Archivio Federale Tedesco, fotografia tratta da commons.wikimedia.org

Molti in questo carcere celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva altro che il nome. Un prigioniero capisce meglio di chiunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio si volge proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distogliersi […] Tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annuncio. Credendo questo, sa di essere inserito nella comunità dei cristiani che supera qualsiasi limite spaziale e temporale e le mura della prigione perdono la loro importanza.

D. Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, San Paolo Edizioni, Milano 2015, pp. 260-261. Lettera ai genitori datata 17 dicembre 1943.


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Bonhoeffer scrive questa lettera mentre il mondo intero è in guerra e lui si trova in carcere per aver cercato di fermare chi quella guerra ha scatenato. Noi la leggiamo mentre la guerra minaccia nuovamente il mondo intero e tanti uomini e donne sono in carcere anche per aver cercato di fermarla. Davvero questo è un Natale di guerra, non solo per i popoli che la stanno subendo in Ucraina, in Yemen, in Siria e in tante parti del mondo meno vicine a noi. È un Natale in cui l’umanità intera si trova confrontata alla guerra: nei pensieri, nella cultura, nel linguaggio, nell’immaginario, negli orizzonti di senso o nonsenso la guerra oggi è tragicamente presente, anche là dove non è combattuta sul campo. Ed è in questo clima che un messaggio di speranza per tutti arriva dalla cella di un carcere, dalla voce di un prigioniero che sapeva parlare a Dio e parlare di Dio agli uomini e alle donne del suo tempo, e anche del nostro.

“Visitare i carcerati” non è semplice incarnazione di un appello evangelico, è anche visitare lo spirito umano nella sua grandezza e nella sua miseria, nel suo desiderio di redenzione e riscatto, nel suo anelito a un mondo in cui la giustizia si abbracci con la misericordia. Solitudine e assenza di intimità, lontananza dai propri cari e mancanza di libertà, sofferenza e nostalgia di futuro segnano la vita di chi è in carcere, a prescindere dai motivi per cui si trova in quel non-luogo. Ma è possibile far sì che questa condizione non tolga gioia alla ricorrenza del Natale, ma piuttosto ne sveli il senso profondo a chi, trovandosi in situazioni diverse e più agevoli, rischia di perdere di vista cosa il Natale rappresenti per ogni essere umano.

Allora il Natale non sarà una semplice, breve parentesi in un’esistenza segnata da prove e sofferenze, ma la memoria della venuta di Dio stesso in mezzo alle nostre vite ferite. Sarà memoria e pegno di vita piena per ogni essere umano e per l’umanità nel suo insieme.


Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), pastore protestante della Chiesa confessante. Autore di opere fondamentali della teologia del ‘900, come Etica e Sequela, il 5 aprile 1943 venne arrestato come cospiratore contro Hitler e imprigionato nel carcere di Tegel a Berlino. Condannato a morte su ordine di Hitler stesso, fu impiccato a Flossenbürg il 9 aprile 1945.


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org

Numero 693 - 25 dicembre 2022