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Trieste, Arbëria, Eritrea e diacone

di Stefano Sodaro


Il presbitero Stefano Parenti - Foto di Daniel Galadza, per gentile concessione

Oggi è Pasqua secondo il Calendario Giuliano seguito da molte Chiese d’Oriente, non solo da quelle Bizantine.

Anche le Chiese di Rito Ghe’ez – cioè di Eritrea ed Etiopia, appartenenti alla Tradizione Alessandrina cui si riconduce pure il Rito Copto, proprio dell’Egitto Cristiano – festeggiano oggi la Pasqua. E così le Chiese Armene.

Domenica scorsa, a Roma, nella Chiesa di Sant’Atanasio in via del Babuino, mons. Donato Oliverio, vescovo eparchiale di Lungro, ha ordinato presbitero il Prof. Stefano Parenti, che il giorno successivo ha presieduto per la prima volta la Divina Liturgia, come da foto presente in questo nostro editoriale, per gentile concessione.

Lungro, in Calabria, è capitale “continentale” del rito bizantino italo-albanese, così come Piana degli Albanesi – vicino a Palermo – lo è del medesimo rito nella realtà insulare della Sicilia.

Esiste poi un centro di cultura monastica di assoluto primo piano, sempre di rito bizantino italo-albanese, costituito dal Monastero Esarchico di Grottaferrata. Molti preti regolarmente sposati nelle prime due eparchie – cioè diocesi, per capirci -, preti invece monaci, e dunque rigorosamente celibi, a Grottaferrata. Nessuna competizione, nessuna diatriba o polemica, nessuna critica. Lo “ieromonaco” è il monaco prete, celibe per definizione; “papàs” è il prete che ha una famiglia.

Affiora finalmente, ma piano piano, un poco conosciuto, quantunque forte, legame tra l’Albania e Trieste, sede di questo nostro settimanale, visto che proprio nel capoluogo giuliano si svolse, dal 27 febbraio al 6 marzo 1913, “Il Congresso Albanese di Trieste”, “Kongresi Shqiptar i Triestës”, con cui si consolidarono le ragioni per il riconoscimento dell’indipendenza albanese.

A Trieste l’Oriente Ortodosso è di casa. E non solo Greco-Ortodossi, Serbo-Ortodossi e Rumeno-Ortodossi costituiscono la sua pluriforme identità ecclesiale, bensì anche presenze armene e persino – appunto – eritree ed etiopiche.

Questo Oriente è di casa, e tuttavia ciò non significa affatto – purtroppo – che sia nota diffusamente, a livello divulgativo, la sua stessa esistenza. Anzi. Gli orientalisti, in particolare cattolici, sono quasi sempre visti come una specie rara di eruditi esoterici, che parlano di lingue, discipline, spiritualità, elaborazioni teologiche del tutto misteriose e sconosciute. Fino alla classica, estenuante, perenne, domanda popolare: “Ma sono cristiani?”.

In questi giorni è accaduto anche altro.

Il 2 maggio il Metropolita Greco-Ortodosso dello Zimbabwe, Seraphim, ha ordinato diacona Angelic Molen. Diacona donna. La notizia è riportata nei dettagli qui.

La nuova diacona è rivestita dell’oràrion, la stola propria del suo grado secondo il rito bizantino. Ed ha amministrato la comunione solennemente tra la gioia dell’assemblea. Non ci sono dubbi, per il Patriarcato Greco-Ortodosso di Alessandria che ha deciso di restaurare nella sua pienezza l’antica istituzione delle diacone, quanto all’inserimento del ministero diaconale femminile nell’articolazione sacramentale dell’Ordine Sacro. Per quanto possano essere strabiliati i contraddittori di ogni foggia, provenienza ed estrazione, non di certo solo cattolici.

Altra notizia di grande rilievo per le nostre terre: da oggi è Vescovo, anzi Arcivescovo, di Udine mons. Riccardo Lamba, già Ausiliare di Roma, accolto questo pomeriggio nella Cattedrale del capoluogo friulano. La cronaca video  dell’evento qui.

A Trieste venerdì scorso, nell’Auditorium del Seminario vescovile, è stata presentata, in una conferenza stampa, la celebrazione della 50ma edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, che ha come tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. La settimana sarà aperta il 3 luglio dal Presidente della Repubblica e sarà chiusa domenica 7 luglio dal Papa. Le critiche – largamente prevedibili - sono già, puntualmente, arrivate.

Se provassimo ad unire con una matita, come fossero punti geografici posti uno di seguito all’altro, luoghi e fatti ecclesiali di queste e delle prossime settimane, ne deriverebbe un disegno di rara vivacità per un quadro del cattolicesimo italiano, che si riteneva ormai annacquato e diluito nel rigido conformismo degli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo.

Soffia un vento nuovo, fresco, primaverile, foriero di buone notizie, come quella evangelica. Come quella di una Pasqua che attraversi e segni le morti quotidiane di tante e tanti, verso un orizzonte impensato di rigenerazione.

Buona domenica e buona settimana.