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Le elezioni negli USA
di Dario Culot
Primo e unico dibattito fra la Harris e Trump, vinto – secondo i media - dalla prima (foto in nostra disponibilità)
Fra due giorni si vota negli USA, ma dubito che il giorno dopo si saprà chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti: sorgeranno contestazioni, soprattutto fra i 7 Stati in bilico che sono Arizona, Nevada, Georgia, North Carolina, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Del resto Trump aveva già detto che non avrebbe riconosciuto una nuova sconfitta.
Va poi sottolineato che Trump ha puntato molto sul voto cristiano dei bianchi: basterà ricordare il suo richiamo alla “scelta di Dio” che l’ha graziato quando un cecchino solitario ha cercato di ucciderlo in Pennsylvania durante un comizio, e soprattutto la sua ostilità in tema di aborto.
Sulla posizione dei cattolici, riassumo qui un interessante articolo del 22.10.2024 di Josè Lorenzo, su Religión Digital, che si richiama a un sondaggio fatto dal National Catholic Reporter (NCR).
Il sondaggio dimostra che i cattolici, a differenza degli evangelici che sono in stragrande maggioranza per Trump, e dei protestanti neri che sono in stragrande maggioranza per i democratici, si dividono equamente fra i due partiti. I cattolici, cioè, rispecchiano perfettamente l’elettorato americano, spaccato grosso modo a metà.
La fede dei cattolici, dunque appare sufficientemente amplia per offrire soluzioni politiche contrapposte; ma è forse sorprendente vedere cosa hanno risposto gl’interpellati su “quali sono i valori più importanti da tenere presenti per votare” Trump o Harris. In proposito c’era un elenco di punti (con possibilità di scelte multiple) quali: rispetto della vita, custodia del creato, onestà, attenzione verso i poveri e i migranti, dignità umana e bene comune, uguaglianza e giustizia.
Il valore più gettonato è stato quello dell’onestà. Al secondo posto il valore della dignità umana e del bene comune. Al terzo (udite! udite!) la volontà dimostrata dal candidato di proteggere lo stile di vita vissuto dagli statunitensi.
È chiaro che il concetto di onestà avrebbe dovuto essere più dettagliatamente delineato, perché ancora un gran numero di elettori crede onestamente che Trump abbia vinto le passate elezioni e che disonestamente Biden e la sua cricca abbiano truccato i risultati a vantaggio dei democratici. Inutile, per convincerli, dire che tutti i ricorsi presentati dai repubblicani in tal senso sono stati respinti, mentre ancora pendono i processi più grossi a carico di Trump (vuoi per aver cercato di farsi aggiungere dei voti in Stati dove aveva perso per poco, vuoi per l’assalto al Campidoglio), a dimostrazione che neanche la giustizia americana è molto veloce.
È stato spiacevole scoprire che solo la metà circa degli intervistati ha menzionato la preoccupazione per chi è in difficoltà (i più poveri) come motivo principale per scegliere il candidato presidenziale, dimenticando l’insegnamento cattolico.
Altrettanto sorprendente è stato scoprire che il tema dell’aborto - cruciale per i due candidati: Trump è contrario, la Harris è favorevole - solo il 13% ha dichiarato che non voterà per quel candidato che è contrario al suo punto di vista (anche se poi un terzo degli intervistati ha riconosciuto che il tema è importante).
Anche sul tema dell’immigrazione i cattolici non sembrano farsi scrupolo se non seguono le indicazioni della Chiesa. Tre quarti dei cattolici – a prescindere dagli appelli di papa Francesco - confermano che la rigida posizione di Trump in punto immigrazione è il motivo principale per cui voteranno per lui. Solo l’8% degli intervistati ha dichiarato che la posizione dei candidati in tema d’immigrazione non inciderà sul loro voto.
Tutto questo significa - a giudizio dell’autore dell’articolo citato - che sono pochi i cattolici che ricorrono ai sacerdoti, ai vescovi o alle dichiarazioni di papa Francesco per orientarsi nella propria scelta politica. Infatti non più di un terzo degli intervistati ha detto che terrà in considerazione, prima di andare a votare, cosa dice il magistero.
Ciononostante, sei su dieci hanno aggiunto che gli insegnamenti di Gesù avranno influenza al momento del voto. Emerge quindi una certa contraddizione, soprattutto quando nove su dieci intervistati affermano che la propria identità cattolica è di grande importanza nella propria vita.
In conclusione dal sondaggio emerge che – per quanto i candidati lottino per accaparrarsi il voto religioso degli americani - per la maggioranza assoluta dei cattolici intervistati, la questione economica è ciò che preoccupa maggiormente; segue la questione migratoria col controllo dei confini. Su questi temi hanno poco peso i grandi principi astratti, e conta molto di più l’interesse personale.
Anche da noi, il problema dell’immigrazione e della tutela dei confini è sentito fortemente, motivo per cui i partiti stanno cavalcando l’onda dell’emozione che crea questo problema, portando lo scontro fin dentro i poteri dello Stato: pensiamo allo scontro fra potere esecutivo e potere giudiziario di quete ultime settimane sugli hub per immigrati in Albania. Non è un buon segno.