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Una nota sulla sicurezza nella Bibbia ebraica

di Gianmaria Zamagni


Foto tratta da commons.wikimedia.org


«pacem super Israel»

 (Sal 128 Vulg.)

 

Stefan Zweig (1881-1942) ha chiamato “età dell’oro della sicurezza” l’epoca che si andava concludendo in Europa con la crisi dei grandi imperi, fra cui quello asburgico[1]. Sebbene nel ventesimo secolo non siano mancate occasioni di delusione, per Zweig e chiunque avesse a cuore la sicurezza, con la fine della guerra fredda e il nuovo secolo questo ideale è tornato ad essere coltivato e ricercato, soprattutto nell’ambito delle relazioni internazional. Se si volge l’attenzione alla Sacra Scrittura, e in questo caso specificamente alla bibbia ebraica, il verbo “confidare” e il sostantivo “sicurezza” possono essere analizzati (attraverso la comune radice בט״ח bṭḥ bet-tet-chet) nella loro portata semantica sulla base di poche, ma importanti citazioni affinché il tema presente acquisti una profondità credo degna di interesse, per lo meno per chiunque dia alla Bibbia un qualche ruolo normativo.

Se nell’episodio del rapimento e stupro di Dina da parte di Shechem, in Bereshit / Genesi 34, la sicurezza (v. 25) di Simeone e Levi nella loro vendetta (ottenuta con l’astuzia) può ritenersi controversa (cfr. v. 30), il termine sicurezza occorre invece con valenza positiva, in riferimento alla terra promessa (aretz), nel discorso di Dio a Mosè sul monte Sinai (Vaikrà /Levitico 25:18, sul Giubileo): «Metterete in pratica le mie leggi e osserverete le mie prescrizioni, le adempirete e abiterete al sicuro nella terra»[2]. Analogamente, anche nel libro di Devarìm / Deuteronomio (12:10, è l’importante “codice deuteronomistico”), si trova scritto: «quando avrete attraversato il Giordano e abiterete nella terra che il Signore, vostro Dio, vi dà in eredità, ed egli vi avrà dato riposo da tutti i vostri nemici che vi circondano e abiterete al sicuro […]»[3]: non è dell’uomo di ritenersi “al sicuro” sulla terra. Qualora Israele non ascolti il Signore e non osservi la Legge che egli le ha dato, infatti, egli solleverà una nazione (goy) che «Ti assedierà in tutte le tue città, finché in tutta la tua terra cadano le mura alte e fortificate, nelle quali avrai riposto la fiducia» (Dt 28,52): la sicurezza nelle (proprie) opere ritorna cioè a essere negativa.

Nei libri profetici il binomio sicurezza / confidenza ricorre con particolare frequenza e ha il maggior numero di occorrenze. Il profeta Yeshayahu / Isaia, nell’annunciare il regno di giustizia (32:17-18), scrive che «onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre. Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri». Sempre nei libri dei Profeti, in Yirmiyahu / Geremia (5,17), nuovamente, la “nazione antica” (goy me‘olam) «abbatterà con la spada le tue città fortificate nelle quali confidi»; in forma positiva, di particolare chiarezza e pregnanza (anche teologico-politica) sono invece 17:7-8: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore / e il Signore è la sua fiducia», e 32:37: «Ecco, li radunerò da tutti i paesi nei quali li ho dispersi nella mia ira, nel mio furore e nel mio grande sdegno; li farò tornare in questo luogo e li farò abitare tranquilli. Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio».

Per concludere questo excursus, anche nei Ketuvim / Scritti (storici e sapienziali), e in particolare nei Tehillim / Salmi il tema è molto presente (oltre cinquanta occorrenze), talora certo in forma intima, sapienziale, come in 4:9, «In pace mi corico e subito mi addormento / perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare», ma anche con valenza teologico-politica, basti pensare a 22:5: «In te confidarono i nostri padri / confidarono e tu li liberasti». Ancora, Sal 52:9-10 tocca il tema del denaro: «Ecco l’uomo che non ha posto Dio come sua fortezza / ma ha confidato nella sua grande ricchezza / e si è fatto forte delle sue insidie / Ma io, come olivo verdeggiante nella casa di Dio / confido nella fedeltà di Dio». È invece nuovamente politico il caso di Sal 78:53 (è il salmo che ripercorre la storia di Israele): «Li guidò con sicurezza e non ebbero paura / ma i loro nemici li sommerse il mare»; lapidario è, analogamente, Sal 83,13: «Signore degli eserciti / beato l’uomo che in te confida»; anche Sal 135,18: «Diventi come [gli idoli, nella cui bocca non c’è respiro] chi li fabbrica / e chiunque in essi confida».

Per quanto rapida e inesaustiva, questa rassegna dimostra quanto il termine abbia una connotazione semantica negativa, se applicato a tutto ciò che è opera esclusiva dell’uomo; positiva invece, se si attiene alla volontà di Dio. La sicurezza si trova quindi nella osservanza delle sue leggi, nella terra che egli ha dato al suo popolo, nell’operare con giustizia, e poco affidamento si può fare altrimenti nella ricchezza, nelle armi e nelle città “fortificate dall’uomo”.


 



NOTE

[1] S. Zweig, , Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo (1942), trad. it. di Michela Paladino, Milano, Garzanti, 2022, p. 11, epub LINK: https://books.google.de/books?id=p4GCBQAAQBAJ (ultimo accesso: 11/01/2024). Dedico qualche pagina a questo tema nel mio saggio Der letzte Zug. Stefan Zweig e il tramonto dell’impero, attualmente in fase di pubblicazione per la rivista «Studia austriaca» (in un fascicolo monografico su S. Zweig, a cura di Arturo Larcati e Stefano Aliberti).

[2] Utilizzo qui la traduzione della Conferenza Episcopale Italiana (2008), LINK: https://www.bibbiaedu.it/. La parola “cocomeri” (אֲבַטִּחִים abattichim degli Egiziani, rimpianti nel deserto) in Bemidbar / Numeri 11:5 viene messa in relazione alla radice di sicurezza / confidare (בט״ח bṭḥ) da L. Köhler, cit. in A. Jepsen, baṭaḥ, in  G. Johannes Botterweck, Helmer Ringgren (ed. by), Theological Dictionary of the Old Testament. Revised Edition, vol. II, bdl-galah, Grand Rapids (Michigan), William B. Eerdmans, 1975 (Reprint 1999), pp. 88-94, p. 88. Questa non sarebbe però più di un’omonimia per lo stesso Jepsen; cfr. anche W. Gesenius, Hebräisches und Aramäisches Handwörterbuch über das Alte Testament, hrsg. von Herbert Donner, Berlin-Heidelberg, Springer, 201318, ad voces.

[3] Mi discosto qui dalla versione proposta, che traduce con «vi avrà messo al sicuro» anche il verbo lanuach (riposare).