Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

Il Papa a Trieste domenica 7 luglio 2024


di Stefano Sodaro


La notizia è certa e con essa possiamo iniziare la “svolta” del nostro settimanale a partire dal presente suo numero 750.

Il Papa – Francesco, Vescovo di Roma – sarà a Trieste domenica 7 luglio 2024 per concludere, con una celebrazione eucaristica in Piazza Unità d’Italia, la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.

Il programma – diversamente dalla data – non è invece ancora noto ed è verosimile che a breve sia comunicata anche la contemporanea presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Per così dire, dunque: “Trieste al centro del mondo” in una domenica d’estate.

Estate vuol dire immediatezza di rapporti, incontri interpersonali più distesi e prolungati, desiderio di stare insieme.

Ma c’è qualcosa d’altro. Francesco papa è latinoamericano e l’impatto tra l’apparente rigida compostezza mitteleuropea (solo apparente, perché in realtà scorre sotterranea, nel capoluogo giuliano, una corrente impetuosa di geniale follia) di Trieste e l’esuberanza caldissima – saremo appunto in estate – della sensibilità argentina rischia di far scaturire scintille imprevedibili.

Perché, però, dovrebbe “svoltare” in questa odierna domenica il nostro settimanale? In che senso?

Crediamo che l’America Latina a Trieste – già ben presente, ad esempio, con il Festival dedicato al suo cinema, o nella storia con la vicenda notissima di Massimiliano d’Austria sventurato Imperatore del Messico – permetta di accostare la cultura della soggettività, di derivazione persino psicanalitica, alle istanze, ancora non recepite, della famosa teologia della liberazione in formato, però, anno 2024 (non 1971).

Più volte abbiamo avuto modo di evocare un’opera narrativa di teologia latinoamericana del tutto sconosciuta in Italia: la trilogia Un tal Jesús dei fratelli María e José Ignacio López Vigil, che forse – pubblicata originariamente nel 1977 – oggi potrebbe anche intitolarsi Una tal Jesúsa, con un probabilmente necessario passaggio, tuttavia, attraverso una mariologia ripensata e rinnovata dalle fondamenta alla luce dei riferimenti antropologici del tutto mutati rispetto alla devozione dei secoli passati (che non sembra peraltro disponibile ad arretrare).

La svolta del nostro settimanale potrebbe partire esattamente da qui. Con un’ulteriore sollecitazione di ordine, diciamo così, più decisamente “spirituale”.

Mentre non cessano precisazioni, contro-precisazioni, irrisioni, puntualizzazioni, fughe in avanti ed indietro, riguardanti la Dichiarazione Fiducia supplicans, sembra non venir mai messo a tema l’interrogativo rivolto a ciascuna e ciascuno di noi dalla scelta celibataria cosiddetta “per il Regno dei Cieli” e dunque squisitamente monastica.

Anche questa è una – chiamiamola così – “stranezza” molto cattolica che deflagra facilmente nel contesto laico triestino.

Dove vogliamo andare a parare?

Risale al 2018 l’Istruzione dell’allora Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica intitolata Ecclesiae Sponsae imago che non compie passi in avanti – proprio di nessun tipo, va detto – rispetto a quanto contenuto in Notitiae 7/1971 Circa Ordinem Consecrationis Virginum, che così riportava (Ad 5): «Non è stato creato invece per gli uomini laici un rito parallelo a quello della Consecratio Virginum, che possono ricevere le donne laiche. Indubbiamente ciò si deve in gran parte a motivi storici, culturali, ad una tradizione che risale quasi alla età sub-apostolica.

Il futuro non lo conosciamo. Può darsi che in seguito la mentalità dei fedeli evolva e si arrivi ad una consacrazione degli uomini laici simile a quella delle vergini. Per il momento non pare che esistano i presupposti per questo. Probabilmente così pensa anche la Chiesa, sia i pastori che i fedeli. Non consta che sia stata mai avanzata una richiesta in proposito.».

Pensiamo possa essere giunto il momento, dopo più di cinquant’anni, di ragionare su un possibile simbolismo mistico sponsale, nei confronti del Mistero di Dio e della Sua Incarnazione, da allargare agli uomini maschi.

Ieri si è celebrata la Giornata della Memoria.

Mercoledì prossimo il calendario liturgico romano riporta la commemorazione di Santa Marcella, di cui ben si occupa l’Enciclopedia delle donne online: nobile matrona romana conosciuta da Gerolamo, di cui fu amica con un certo imbarazzo del grande Dottore, decise di studiare l’ebraico per poter pregare e comprendere meglio le Scritture e morì durante il Sacco di Roma del 410 ad opera di Alarico, dopo aver difeso la giovane amica Principia da un tentativo di stupro da parte dei saccheggiatori. Una figura straordinaria questa di Marcella. E dunque ci chiediamo: possiamo, noi tutte e tutti de “Il giornale di Rodafà” fra rinascere una “Compagnia di Marcella” che, dopo 1600 anni, ripensi all’esperienza di quell’effettivo gruppo che si riuniva attorno a lei?

Buona domenica.