Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose


n° 19


PIÙ LARGO RESPIRO


Sorella Maria di Campello






di Guido Dotti

Sorella Maria di Campello, fotografia di pubblico dominio

Io ho bisogno di più largo respiro

Lettera Al papa Pio XII [21 giugno 1942], citata in Sorella maria di Campello, Primo Mazzolari, L’ineffabile fraternità, Qiqajon, Magnano 2017, p. 147.


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Giovane torinese benestante, Valeria Pignetti entra in una congregazione francescana missionaria, attratta dalla possibilità di una missione in terra straniera, ma sarà la guerra e l’assistenza spirituale e materiale ai feriti presso l’ospedale militare anglo-americano di Roma a farle incontrare il volto dell’altro e, in quel volto, la sofferenza e l’anelito alla pace che abitano il cuore umano.

Sempre più affascinata dalla figura di san Francesco – anche grazie alla lettura della biografia che lo storico protestante Paul Sabatier dedica al Poverello d’Assisi – Sorella Maria avverte la necessità di un “più largo respiro”, si incammina ancor più risolutamente nella sequela del Cristo povero e, assieme ad alcune sorelle che la raggiungono dai borghi dell’Umbria o da altri orizzonti, trasforma un eremo abbandonato in porto di pace e crocevia di amicizie spirituali: da Campello Sorella Maria intrattiene rapporti epistolari con Gandhi, Albert Schweitzer, Friedrich Heiler, Lanza Del Vasto, Primo Mazzolari, Giovanni Vannucci e molti altri.

A motivo della sua amicizia con Ernesto Buonaiuti e della presenza in comunità di alcune sorelle non appartenenti alla Chiesa cattolica, Maria di Campello fu a lungo osteggiata dall’autorità ecclesiastica, e dovette rinunciare per quasi trent’anni alla celebrazione della messa nell’Eremo di Campello. Quando si profilò la fine dell’interdetto, “la Minore”, come firmava le sue lettere, era ormai “oltre”, prossima a quella comunione cosmica cui aveva a lungo anelato, e che poté raggiungere nel 1961, al termine di un’esistenza sofferta, ma ricolma di una grande pace interiore, vissuta e trasmessa.

L’anelito di Sorella Maria al “sacrum facere”, al trasformare in spazio e tempo riservato a Dio ogni aspetto della vita, si unisce al quotidiano respirare il Vangelo a pieni polmoni, fino a fare di lei una creatura “panica”, capace cioè di “apprendere da tutto e da tutti”, testimone della dimensione universale dell’annuncio cristiano. Nell’attuale situazione culturale ed ecclesiale, in una stagione che vede gli inevitabili conflitti di aspirazioni e interessi tramutarsi in prassi di guerra e in un clima in cui anche solo l’appello al dialogo o al negoziato viene interpretato come collusione con il nemico, è proprio di questo “più largo respiro” che avvertiamo il bisogno, dentro e fuori la compagine ecclesiale o l’entità politica e sociale di appartenenza: l’“altro”, anche se avversario, perfino quando si presenta come nemico, può diventare il maestro che svela il meglio e il peggio che risiede in ciascuno di noi.


Sorella Maria di Campello (Torino, 1875 – Campello sul Clitunno, 1961). Valeria Paola Pignetti entra nel 1901 nell’istituto delle Francescane Missionarie di Maria. Al termine della I guerra mondiale, ottenuta la dispensa ecclesiastica, lascia l’Istituto e tre anni dopo si sposta a Campello in Umbria, nell’antico Eremo Francescano sopra le fonti del Clitunno, restaurato con sobria essenzialità. Lì dà vita a una delle esperienze evangeliche più limpide del xx secolo, conducendo con alcune compagne fino alla morte un’esistenza fatta soltanto di preghiera, lavoro, accoglienza degli ospiti e dialoghi epistolari, in una tensione via via crescente alla comunione con ogni creatura.


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org