Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

Scritti oggi o scritti ieri

di Dario Culot



 

Il mondo va male.

La settimana scorsa si è detto che stiamo vivendo tempi bui, o almeno siamo convinti che sia così e per questo continuiamo a lamentarci di come vanno le cose, anche se papa Francesco aveva ammonito: “vietato lamentarsi!”

Vi invito allora a leggere questi estratti e poi, senza fermarsi a pensare a lungo, cercar d’indovinare non tanto da chi, ma esattamente quando sono stati scritti (le risposte – da leggere tutte di seguito,-  alla fine dell’articolo).

 

1. Tutto va male e il clima è impazzito.

 “Tutto va male, anzi di male in peggio... le stagioni poi non hanno più l’andamento ordinario... l’aria è calda quando dovrebbe essere fredda... le piante sono malaticce... l’umanità tutta e la stessa terra sembrano invecchiare celermente... oggi ci sono solo dei pazzi a dominare... non si crede più a nulla... a nessuno importa più niente né dell’inferno, né del paradiso... i poveri hanno sempre torto, i ricchi sono esaltati, ai malvagi va tutto bene... ci vorrebbe carità e invece ci si ammazza a vicenda, e questo dice che il mondo è vicino alla sua fine”.

 

2. Non si trova più protezione nella legge.

“Tutto il bene se ne è andato e il male infuria in modo terribile... il diritto se ne è andato, la legge è scomparsa”.

 

3. La Chiesa non viene vista da tutti come la vedeva invece papa Benedetto XVI (Udienza generale 5.4.2006 “Dove c'è la Chiesa, lì c'è anche lo Spirito di Dio; e dove c’è lo Spirito di Dio, lì c’è la Chiesa ed ogni grazia; poiché lo Spirito è verità”).

“Passati i bei tempi in cui nella Chiesa erano fiorite la pietà, la santità, la povertà, ora è cresciuta la ricchezza, l’abbondanza di beni superflui; la superbia si è insinuata nella Chiesa, la disciplina si è allentata, la pietà raffreddata; si è invece intensificata la cupidigia... ormai non ci si accontenta più di quello che si ha, e tutte le forze si danno da fare per rubare ...e i pastori della Chiesa sono più avidi dei laici. Che bell’esempio che si dà ai laici! Ma ormai il grande giudizio è alle porte, e ne è prova l’avanzare inarrestabile dei musulmani, fatti esecutori della vendetta divina...”

 

4. Qui l’autore sta forse parlando di Ucraina e Russia?

Non bisogna mai far crescere un disordine sperando di sfuggire a una guerra.  Se i problemi si prevedono per tempo si risolvono subito, ma se non si intuiscono i pericoli e li si lascia crescere, non c’è alcun rimedio.

 

5. Vi preavverto che questo autore, che si duole per come è stato ridicolizzato per aver espresso le sue idee contro la guerra, non si riferisce a quella russo-ucraina.

 “… Questo non mi vogliono perdonare, poiché naturalmente loro sono tutti innocenti, i generali, i grandi industriali, gli uomini politici, i giornali: nessuno ha nulla da rimproverarsi, nessuno ha la minima colpa! Si direbbe che il mondo è un paradiso, salvo che ci sono centinaia di migliaia di uccisi sotto terra. Vedi, Erminia, questi attacchi (che subisco) non mi danno più fastidio, ma qualche volta mi mettono addosso una grande tristezza. Due terzi dei miei concittadini leggono questa razza di giornali, leggono mattina e sera queste parole, vengono lavorati ogni giorno, esortati, aizzati, resi cattivi e malcontenti, e la fine di tutto ciò sarà di nuovo la guerra, la guerra futura che sarà probabilmente più orrenda di quella passata. Tutto ciò è semplice, limpido, tutti potrebbero capire e arrivare in un’ora di riflessione al medesimo risultato. Ma nessuno vuol riflettere, nessuno vuole evitare la prossima guerra, nessuno vuol risparmiare a sé e ai propri figli il prossimo macello di individui. Rifletterci un’ora, chiedersi un momento fino a qual punto ognuno è partecipe e colpevole del disordine e della cattiveria del mondo: vedi, nessuno vuol farlo…”

 

6. Ancora sulla guerra, ma anche qui non si parla di Russia e Ucraina:

Se scopo della guerra è il progresso della civiltà, sarebbe assai facile supporre che, oltre alla distruzione di uomini e ricchezze, via siano per propagare la civiltà altre vie meglio adatte allo scopo.

 

7. Chi pensa si stia parlando di Berlusconi pensa male:

Quanto più gli uomini sono onorati, riveriti e adorati, tanto più pare che si accostino e diventino quasi simili a Dio; e chi non vorrebbe assomigliare a Dio?

 

8. Non c’è vera giustizia.

Poiché non si è potuto fare in modo che ciò che era giusto fosse anche forte, spesso si è fatto in modo che ciò che era forte fosse anche giusto.

 

9. Come mai ci è stata insegnata una religione che fa paura?

La religione deve far paura per tenere a bada il popolo, e la paura è sempre un buon collante per tenere il popolo sul retto cammino.

 

10. Molti sostengono che l’Italia ha un alto tasso di corruzione:

 Più la Repubblica si disfaceva nella corruzione, più si moltiplicavano le leggi.

 

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Risposte:

1. L’autore è Deschamps Eustache vissuto fra il 1346 e il 1406, riportato da Delumeau J., Il peccato e la paura, ed. Il Mulino, Bologna, 1987, 207

2. L’autore è Christian von Lilienfeld è morto verso il 1332, riportato da Delumeau J., Il peccato e la paura, ed. Il Mulino, Bologna, 1987, 208

3. L’autore è Nicolas de Clamanges è vissuto fra il 1365 e il 1437, riportato sempre da Delumeau J., Il peccato e la paura, ed. Il Mulino, Bologna, 1987, 209s

4. Machiavelli Niccolò, Il Principe, Bur-Rizzoli, Milano, 2013, 3 [14] e [7]

5. Tratto dal libro Il lupo della steppa. Queste parole amaramente tragiche, ma ancora vere, sono le parole scritte da Herman Hesse nel 1927 all’amica Erminia. Nell’originale della lettera si dice in realtà i morti della prima guerra mondiale non sono decine di migliaia ma una dozzina di milioni, e già si vedono nitidamente i prodromi della seconda guerra.

6. Tolstoj Guerra e pace, Epilogo, I, II.

7. Lo storico del 1500 Francesco Guicciardini, Ricordi n.16.

8. Pascal Blaise, Pensieri, n.94 ed. Acrobat, in www.bibliomania.it

9. Così si esprimeva già lo storico romano Sallustio, La guerra di Giugurta, Cap.XLI: la paura è essenziale per governare il popolo.

10.  Lo storico Tacito, Annales, III, 27.3, parlando non della Repubblica italiana ma di quella romana.

 

Come si vede non molto sembra cambiato nel corso dei secoli. Quello che si può dire è che la storia non è maestra di vita, giacché non insegna niente ad ogni nuova generazione.