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Il fonte battesimale della chiesa bizantina di Pétra - foto tratta da commons.wikimedia.org








Gesuina Di Nazaret e il battesimo nuziale




di Stefano Sodaro


Proviamo a scrivere follie.

Il clima pasquale – con i suoi contenuti annunciati e creduti, si sia di fede ebraica o cristiana oppure di qualunque altra fede, oppure anche di nessuna fede religiosa – non solo lo consente, ma forse addirittura lo richiede.

E proseguiamo allora ad accompagnare il nostro personaggio inventato – inventato, sì? -, Gesuina di Nazaret, che vive a Gerusalemme.

Il codice di diritto canonico della Chiesa Cattolica latina del 1917, previgente all’attuale del 1983, conteneva, a riguardo del ministro del battesimo, le seguenti norme dei primi due paragrafi del canone 742, che riportiamo dapprima in latino:

Can 742 §1. Baptismus non sollemnis, de quo in can. 759, §1, potest a quovis ministrari, servata debita materia, forma et intentione; quatenus vero fieri potest, adhibeantur duo testes vel saltem unus quibus baptismi collatio probari possit.

§2. Si tamen adsit sacerdos, diacono praeferatur, diaconus subdiacono, clericus laico et vir feminae, nisi pudoris gratia deceat feminam potius quam virum baptizare, vel nisi femina noverit melius formam et modum baptizandi.

Traduciamo: §1. Il Battesimo nella forma non solenne, di cui al can. 759, § 1, può essere amministrato da chiunque, purché siano osservati i requisiti di materia, di forma e di intenzione; tuttavia, per quanto possibile, siano presenti due testimoni o almeno uno, dei quali si possa provare lo stato di battezzati.

§ 2. Se tuttavia è presente un sacerdote, sia preferito a un diacono, un diacono ad un suddiacono, un chierico a un laico, un uomo ad una donna, salvo che per ragioni di decoro convenga che amministri il battesimo una donna piuttosto che un uomo, oppure allorché una donna conosca meglio la forma ed il modo di amministrazione del battesimo.

Il testo, appunto, è del 1917, ma la previsione, tradotta, merita di essere ancora meditata: “oppure allorché una donna conosca meglio la forma ed il modo di amministrazione del battesimo”.

Il rigido apparato chierico-centrico ed indubbiamente maschilista del Codex di più di cent’anni fa ammetteva, dunque, pacificamente che ci potesse essere una donna – non necessariamente cristiana (dal momento che il battesimo poteva essere amministrato a quovis, “da chiunque”, nella forma al tempo cosiddetta “privata”, cioè in caso di assoluta necessità, ad esempio in pericolo di morte) – una donna, si diceva, in grado di conoscere meglio di un uomo forma e modo di amministrare il sacramento che la dottrina cattolica considera “porta di ogni altro sacramento”.

Il codice di diritto canonico non contiene più una norma così dettagliata, non distingue più – felicemente – tra battesimo “solenne” e battesimo “privato”, ma il canone 861 conferma che “chiunque”, dunque anche un non cristiano od una non cristiana, possa amministrare il battesimo.

Riportiamo la legge ecclesiastica direttamente nella versione italiana:

Can. 861 - §1. Ministro ordinario del battesimo è il Vescovo, il presbitero e il diacono (…).

§2. Qualora il ministro ordinario mancasse o fosse impedito, conferisce lecitamente il battesimo il catechista o altra persona incaricata dall’Ordinario del luogo a questo compito e anzi, in caso di necessità, chiunque, mosso da retta intenzione; siano solleciti i pastori d'anime, soprattutto il parroco, affinché i fedeli abbiano ad essere istruiti sul retto modo di battezzare.

Dunque: chiunque, “mosso da retta intenzione”, può amministrare il battesimo in caso di necessità.

Passiamo al nostro folle racconto.

Gesuina di Nazaret non è cristiana, è cosa nota, o almeno dovrebbe; appartiene al Popolo d’Israele, è ebrea.

Ci siamo permessi – molto arditamente, lo riconosciamo –, nel numero del nostro giornale della domenica di Pasqua, di immaginare la sostituzione del nome maschile di “Gesù” con quello femminile di “Gesuina”. E tutti sappiamo che Gesù era ebreo, appunto non cristiano e che, inoltre, non battezzò nessuno, diversamente da Giovanni al Giordano. Anzi, proprio da questi si fece battezzare.

Immaginiamo così che a Gerusalemme – simbolo potente di ogni nostra città – vi sia qualcuno che viva in condizione di grande disagio psichico, magari sottoposto ancora a contenzione meccanica, legato ad un letto in qualche struttura psichiatrica dove la legge 180 (ma così ci trasferiamo in Italia, lo rende possibile proprio la potenza dei simboli) non abbia trovato applicazione: l’uomo è colpito dallo stigma della cosiddetta “pericolosità sociale” e pertanto non può avere normale accesso a nessun luogo di culto assieme a tutti gli altri fedeli. Eppure, nelle lunghe notti d’incatenamento al letto, si è rivolto al misterioso “Tu” che nei templi e nelle chiese chiamano “Dio” e, nelle ore in cui ha potuto avere le mani libere, ha letto una copia del Vangelo, trovata, chissà come, sulla mensola di una finestra. Assieme alla Bibbia.

Viene dimesso, ma è in ogni caso sempre soggetto a continua sorveglianza e a TSO (trattamento sanitario obbligatorio). Di lui, però, si accorge la nostra Gesuina, non conosciamo i dettagli della storia. Gesuina ha stile di vita pudico, rispettoso, delicato, lontano dai clamori, ma anche in grado di testimoniare senza paura convinzioni e prese di posizione soprattutto a favore dei più deboli. Così gli si avvicina e gli inizia a leggere i testi biblici ed evangelici in ebraico ed anche in greco, o in latino.

Accade che un giorno, quell’uomo, completamente escluso dalla società, estromesso da qualunque conteso, impossibilitato a qualunque relazione e frequentazione comune che non sia di natura sanitaria o di sorveglianza, chiede alla sua maestra, quasi in un sussurro, arrossendo fino alla base del collo e sentendo gli occhi inumidirsi: «Gesuina, puoi battezzarmi?».

La nostra protagonista rimane sulle prime interdette. Il suo amico prosegue: «So che non sei cristiana, Gesuina, ma questo è un impedimento al mio battesimo? Al mio, non al tuo.»

Gesuina di Nazaret, espertissima in questioni religiose, conosce tutte le norme canoniche esposte sopra e gli risponde senza più alcuna esitazione: «Sì, io posso battezzarti perché tu possa appartenere alla tua Chiesa ed alla tua religione, se lo desideri.»

E, superata ormai l’emergenza sanitaria pandemica da Covid-19, Gesuina decide di compiere il rito in modo del tutto particolare: prende una ciotola di acqua di fonte, nella Gerusalemme vecchia, in un angolo ritagliato al riparo da occhi indiscreti, vi immerge completamente le mani e, grondanti, le impone sul capo del suo singolare amico che si inginocchia davanti a lei.

E, bagnando d’acqua i suoi capelli e manifestando con quel gesto tutto la sua dedizione di cura, di presa in carico affettuosa e partecipe, pronuncia le parole sacramentali, senza alcun altro testimone. (Infatti siamo sotto il codice del 1983 e non del 1917, per dirla tutta).

E poi?

E poi niente, non sappiamo. O forse svilupperemo ancora il nostro racconto. O forse succederà dell’altro. Non lo sappiamo.

Eppure quel gesto, con quella doppia presenza e quella doppia appartenenza confessionale - e già -, di lei e di lui, ha fatto sussultare di gioia nuziale gli alberi in fiore del giardino adiacente.

Di sacramenti, benedizioni e diritto canonico parleremo sabato prossimo, con Andrea Grillo e Donata Horak, sulla piattaforma Zoom; tutti i dettagli nella locandina che accompagna queste righe.

Buona domenica.