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Il Monastero di Santa Chiara di Sassoferrato - foto di Stefano Sodaro

Dopo lo “Shabbat di tutti” al Monastero di S. Chiara di Sassoferrato



di Stefano Sodaro


Alla fine l’Associazione “Casa Alta” ce l’ha fatta e lo “Shabbat di tutti”, di cui è regista Miriam Camerini, è stato finalmente celebrato e vissuto dalle casaltiane e dai casaltiani assieme alle monache Sorelle Povere del Monastero di S. Chiara di Sassoferrato. Straordinari i musicisti Bruna Di Virgilio, Rocco Rosignoli e Rouben Vitali: straordinari per bravura, talento e simpatia.

Le monache di clausura – “Clarisse”, ma a loro non piace proprio per niente definirsi così per non finire in scontati e arcinoti luoghi comuni - hanno condiviso la loro scelta di vita contemplativa ospitando il canto, la danza, la recitazione, il mangiare insieme alla stessa tavola, la sera del venerdì, mentre scende la notte, alla luce di candela di una menorah. E la preghiera è divenuta respiro di mura antichissime, erette addirittura da una cugina della stessa Santa Chiara, come ha ben spiegato la stupenda Suor Giuseppina anche alla professoressa Marinella Perroni, giunta appositamente ieri nel medesimo Monastero, per parlare del volume Guardare alla teologia del futuro, edito da Claudiana a marzo di quest’anno e curato dalla stessa Perroni assieme a Brunetto Salvarani, con il contributo di 26 firme (tra cui quella, assai indegna in verità, del sottoscritto direttore de Il giornale di Rodafà).

Ore di grazia, qualunque cosa ciò possa significare.

Ore di sorriso. Ore in cui, tuttavia, anche la sofferenza ha fatto capolino. Ore in cui ha preso la parola, con parresia e fiducia, facendo commuovere tutti e tutte, la ex Badessa, la – ci sia consentito – “magica” Suor Elisa Lorenzetti, quasi una riproposizione vivente di Adriana Zarri.

E la responsabile attuale del Monastero di S. Chiara di Sassoferrato, Suor Annamaria Alessia, badessa “de facto” se non ancora “de iure”, ha incantato, per la sua dolcezza, sobrietà, sapienza, acume e intelligente bontà tutte le casaltiane e i casaltiani.

Chi mai sarebbero costoro? Sono quelle e quelli che amano alla follia, non temendo ad esempio – nonostante l’età non più verde – di viaggiare da Trieste a Fabriano, a Chiavari, a Milano non solo per agevolare chi doveva, deve, sente, l’urgenza di testimoniare la vitalità dell’Ebraismo nel nostro contesto culturale italiano, ma anche per nutrirsi di uno sguardo altro, di una presenza di donna che (i cattolici direbbero “eucaristicamente”) rende grazie spezzando il pane e mescendo il vino allorché inizia la festa settimanale.

E la testimonianza, appassionata, serissima eppure gioiosa, fresca come acqua sorgiva di montagna, di una teologa della statura di Marinella Perroni ha posto sul tavolo, senza imbarazzi, senza un ecclesiale – insopportabile eppure diffusissimo - politically correct, la necessità più che mai urgente di trovare, al più presto appunto, “cacciatori di eredità” della memoria viva del Concilio.

Le emozioni si affollano e abbisognano di stemperarsi, persino di acquietarsi, di placarsi, dopo un sano ribollimento. Le Sorelle Povere provenienti dal Messico e che vivono ormai da diversi anni proprio in quel Monastero accanto alle consorelle italiane, incarnano un Cristo donna che parla spagnolo, esulta per la musica ebraica, trasforma in canto di chitarra quelle culture indigene, meravigliose per ricchezza, che la protervia del colonialismo, ahinoi per nulla terminato, ha cercato di spazzare via, magari addirittura con la croce in mano assieme alla spada.

Miriam Camerini sembrava, la notte di Shabbat, la Shulamit del Cantico dei Cantici, tanto da farsi, spontaneamente, naturalmente, tutt’una con quella Parola silenziosa che fa innamorare chiunque sosti davanti al testo biblico.

Che dire?

Siamo appena agli inizi ed il nostro settimanale si fa volentieri tramite dell’entusiasmo di Casa Alta.

Proprio oggi, 26 giugno, ricorrono i 55 anni dalla morte di don Lorenzo Milani, di padre ebreo fiorentino e madre ebrea triestina. Quel don Milani che confessava di avere forse voluto più bene ai suoi ragazzi che a Dio, ma di avere speranza che Lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al Suo conto.

Se non poniamo segni d’alternativa, l’alternativa non inizierà mai.

E di essa – con una guerra spaventosa nel cuore dell’Europa – Lui/Lei solo sa quanto ci sia bisogno.

Buona settimana.


Ted Neeley e Yvonne Elliman in una foto promozionale per Jesus Christ Superstar (1973) - tratta da commons.wikimedia.org

Lo Shabbat di tutti, con Miriam Camerini

Il monastero di Santa Chiara di Sassoferrato, ingresso (foto del direttore)

Numero 667 - 26 giugno 2022