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Cristo Risuscitato nel Cimitero di San Clemenzo de Sisán. Ribadumia, Pontevedra, Spagna - foto tratta da commons.wikimedia.org


La vita è amore

di Silvano Magnelli

Questa era la convinzione di una giovane ragazza ampezzana, già mia studentessa, purtroppo venuta a mancare a soli 17 anni.

Manuela, così si chiamava, è stata una delle prime studentesse, che ho conosciuto al primo incarico avuto fuori città molti anni fa.

Vivace, attenta, dolcissima, uno sguardo profondo, scriveva divinamente e con passione, ha infatti lasciato anche un libro e frasi sparse qua e là di un’intensità unica.

Da sempre presente nel mio ricordo, Manuela mi è tornata in mente in particolare in questi giorni, in cui si parla di guerra, di morte, di malattie e di connesse disperazioni.

La vita non è solo male e disperazione, nei pressi di Pasqua dobbiamo richiamare a noi stessi e agli altri, spesso sconsolati come tutti noi davanti all’ennesima inutile strage di vite umane, la necessità di trovare un orizzonte di speranza e di trovare una zattera nel naufragio scellerato a cui assistiamo.

E quindi rilancio con gratitudine alcune sue stupende parole di adolescente innocente e sognatrice, innamorata della vita, anche se l’ha perduta così presto, augurandomi e augurandoci di star dietro a quel suo sogno così bello.

“C’è amore in un fiore, che poi diventa frutto, c’è amore in un’ape, che produce tante piccole uova, c’è amore nel sole, che produce tanta energia, c’è amore nella luna, che rievoca tanti sogni, c’è amore in una lacrima che è frutto dell’amore, c’è amore in un bambino, c’è amore in un bacio, segno di vita, di nascita di un amore, c’è amore in una carezza, che dà tanto calore. Mi sento amore. La vita è meravigliosa. Vorrei trovare un’altra definizione, ma non la trovo.”

E poi c’è l’augurio pasquale che Manuela scrisse al personale e ai pazienti dell’ospedale di Brescia nella Pasqua del 1976, augurio che, trascritto su un manifesto murale, i medici affissero all’ingresso del reparto.

Leggiamolo con umiltà, riprendendoci per un attimo dal disincanto, che respiriamo e talora diffondiamo, leggiamolo con quel tocco salvifico legato all’innocenza e persino all’ingenuità, e scopriremo che la cara e dolce Manuela aveva ragione da vendere. A me come docente non è invero mai apparsa morta, tale era la sua carica di speranza nell’amore che sfonda il limite della morte.

“Ehi! Dico a te! Dove corri? E perché tanta fretta? E perché non guardi nessuno in viso, nessuno? Sii lieto! Oggi è Pasqua! E’ la vittoria della vita sulla morte!!

In Unità,

Manuela”

In pochi anni ,lei aveva centrato il fulcro stesso della vita, per cui il ricordo di un educatore a parti invertite, e quindi da lei educato, rimane indelebile e sa dire solo: Grazie Manuela.

Silvano