Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

Pasolinian Uruguayan Rabbi Trust


di Stefano Sodaro


Nel diritto statunitense esiste una particolare tipologia contrattuale nota come “Rabbi Trust” (cfr. https://www.investopedia.com/terms/r/rabbitrust.asp; https://en.wikipedia.org/wiki/Rabbi_trust). È, in sostanza, un negozio giuridico con cui si accantona un determinato riconoscimento per preservarne il valore, senza intaccarlo – in particolare – con gli esborsi fiscali, sino al momento dell’erogazione al beneficiario. Il nome di “Rabbi Trust” è dovuto al fatto che furono proprio storicamente le Comunità Ebraiche degli USA i primi soggetti a prevedere simile accantonamento a favore dei propri rabbini.

Oltre, però, alla parola “Rabbi”, compare la parola “Trust”, che di per sé, letteralmente, significa “fiducia”. Essa designa, tuttavia – anche negli ordinamenti di origine romanistica, non dunque di common law come quelli anglosassoni (in cui ad esempio non esiste un codice civile) –, un particolare accordo tra le parti, per cui qualcuno, il cosiddetto “fiduciante”, o “settlor”, si spoglia di alcuni beni, identificati con precisione, a favore di qualcun altro, il “fiduciario”, o “trustee”, che ne diventa proprietario, in attesa di riconsegnarli al primo, il fiduciante, oppure anche ad un terzo. Una dazione in proprietà a tempo determinato, insomma. Un’articolazione degli assetti proprietari che ormai è di utilizzo comune anche da noi, benché la fonte legale che disciplina il rapporto sia spesso riferita a norme non italiane, oppure conosca una versione di diritto “domestico” – come si dice - declinata nell’elaborazione del nostrano “contratto di affidamento fiduciario”, di origine soprattutto dottrinale.

Ma che cosa interessa tutto questo discorso al nostro giornale, alla liturgia del quotidiano? Mentre ci permettiamo di rinviare ad un editoriale di più di un anno fa (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-614/stefano-sodaro-ma-tu-guarda-la-fiducia), che intitolammo Ma tu guarda: la fiducia! e che a sua volta rinviava addirittura al fenomeno dei Cicisbei settecenteschi, la centralità della fiducia, da una parte, e del denaro, dall’altra, ci riporta, nella ricostruzione che fu fatta e che non è stata ancora smentita da diversa sentenza per omicidio, alla spiaggia di Ostia ad inizio di novembre dell’anno 1975. È lì che fu massacrato Pier Paolo Pasolini, di cui ricorrono i cent’anni dalla nascita e sulla cui testimonianza oggi vorremmo riflettere, con l’evento “Pasolini e la Maddalena a Trieste” (cfr. https://ilpiccolo.gelocal.it/cultura-e-spettacoli/2022/09/26/news/pier_paolo_pasolini_e_la_maddalena_culture_in_dialogo_tra_cinema_e_teatro-9657049/), organizzato dal nostro settimanale e dall’Associazione Culturale “Casa Alta”, proprio per questa domenica 2 ottobre 2022.

Si fidò Pasolini di Pelosi? Certamente sì.

Avrebbe dato del denaro Pasolini a Pelosi dopo il loro incontro? Certamente sì. La sentenza della Cassazione del 1979 riconosce, quanto meno, l’avvenuta offerta della cena («Interrogato poche ore dopo dal magistrato, il Pelosi confessò di aver ucciso il Pasolini, sostenendo di aver agito per legittima difesa, dopo essere stato aggredito per essersi rifiutato di sottostare a una prestazione sessuale. Descrisse minutamente le vicende di quella notte, dall’incontro col Pasolini, verso le ore 22, presso la Stazione Termini, all’invito da lui ricevuto (del quale aveva ben intuito lo scopo), alla cena offertagli in una trattoria presso la Basilica di San Paolo, alle manovre tentate dal Pasolini dopo che avevano raggiunto lo spiazzo isolato alla periferia di Ostia, all’aggressione subita mentre cercava di sottrarvisi, alla sua viva reazione, protratta fino a quando aveva visto l’uomo cadere a terra rantolante, alla fuga – infine – con l’autovettura del Pasolini, durante la quale non si era accorto di essere passato sopra il corpo dello scrittore. Precisò che durante i fatti erano stati sempre soli, lui e il Pasolini.» (cfr. http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/pagine-corsare/la-vita/dibattito/liter-del-processo-a-pino-pelosi-per-il-delitto-ppp-i-documenti-1976-1979/).

Naturalmente, va da sé, le reazioni della buona borghesia – alta e piccola – del tempo furono di condanna dell’omicidio ma anche di indignazione scandalizzata verso l’innominabile opzione mercimoniale, quella sera maledetta, da parte di un, peraltro assai anomalo, comunista.

Dunque, la fiducia: quella che Pasolini neppure ebbe sempre e comunque dalla sua area di appartenenza ideologica e politica.

Dunque, il denaro: quello che non riuscì a trovare per il suo “Vangelo secondo Matteo”, se non fosse intervenuto il produttore amico Alfredo Bini, ma con risorse per lo più del tutto personali.

Ma c’è qualcos’altro: proprio in quegli anni si consolidava il potere delle giunte militari sudamericane, che andavano al potere con quei mirati colpi di Stato successivamente ricostruiti secondo le logiche criminali e criminogene del “Piano Condor”.

Fermiamoci un attimo sulla sconosciutissima storia dell’Uruguay. E perché? Perché a Montevideo morì, il 26 gennaio 1968, un Rabbi vero e proprio: l’enigmatico e misterioso Monsieur Chouchani, che fu maestro di Elie Wiesel e di Emmanuel Lévinas.

Se Pasolini – che molto amava Israele – si fosse recato in Uruguay un sette anni prima della morte, probabilmente lo avrebbe conosciuto, ma sarebbe incorso, inevitabilmente, nelle devastanti conseguenze della salita al potere dei militari, per volontà dello stesso Presidente uruguayano democraticamente eletto, Juan María Bordaberry, con il golpe del 27 giugno 1973.

E così il cerchio si chiude.

L’assassino del 2 novembre 1975 ripete le logiche di soppressione della diversità, qualunque essa sia – purché sia minoritaria -, che fu distintivo appuntato sul petto dei dittatori militari latinoamericani.

Pasolini stava all’esatta sponda opposta. Come noi, che scriviamo su questo giornale. Come quella Maria di Magdala, che osò pubblicamente accompagnarsi ad un rabbino non sposato, senza sposarlo.

Buona domenica e venite in tante e tanti al nostro duplice appuntamento di questa domenica. Lo ricordiamo: alle 17:30, sulla piattaforma Zoom, la teologa Marinella Perroni ci offrirà una riflessione sulla figura di Maria Maddalena ed alle 20:30, al Teatrino “Franco e Franca Basaglia”, si svolgerà lo spettacolo “Le belle bandiere”, con Miriam Camerini e Rocco Rosignoli. Per ottenere le credenziali Zoom e per eventuali prenotazioni di posto in teatro scrivere a: casa.alta@virgilio.it.

A presto allora!

E buona domenica!




Le belle bandiere, Castello di Casalgrande, 8 luglio 2022 - foto di Stefano Sodaro