TRA LE RIGHE DELL’ARTE: SEGRETI, VISIONI E MERAVIGLIE
di
Martina Talon
Immagine tratta da commons.wikimedia.org
La regola di Hand e la pipa Magritte
Assumiamo di incontrare un avvocato, una giovane donna indipendente, almeno negli ideali, e che tutto ciò sia motivo di grande orgoglio per lei. A volte si chiede se questa spinta verso l’autonomia totale non la stia portando a sviluppare una visione troppo solitaria e intransigente del mondo. Spesso affronta le situazioni in modo analitico, cercando di svelare il senso profondo degli eventi, e forse per questo, di recente, ha riflettuto su due concetti che l’hanno sempre affascinata: la regola di Hand e l’opera iconica di René Magritte, Ceci n’est pas une pipe.
La regola di Hand, che ha incontrato durante gli studi di economia politica, appartiene al mondo della fisica e delle probabilità. Essa sostiene che, nonostante alcune coincidenze possano sembrare incredibilmente improbabili, in realtà, se si considera la vastità degli eventi e il tempo a disposizione, anche ciò che appare raro diventa inevitabile. È come l’idea di incontrare qualcuno con lo stesso compleanno: sembra impossibile, ma in un campione sufficientemente grande, diventa quasi una certezza.
Dall’altro lato, il famoso quadro di Magritte, in cui l’artista scrive sotto l’immagine di una pipa la frase “Ceci n’est pas une pipe”, scuote profondamente il modo in cui percepiamo la realtà. Magritte ricorda che ciò che vediamo non è mai esattamente ciò che pensiamo di vedere. Quella pipa disegnata non è una pipa reale, ma solo una rappresentazione, un’illusione. In questo, la sua mente critica da avvocato trova un terreno fertile: non ci si può fidare ciecamente delle apparenze o delle percezioni immediate.
Riflettendo su questi due concetti, si accorge di quanto essi siano rilevanti non solo nel mondo della scienza o dell’arte, ma anche nella sua quotidianità professionale e personale. La regola di Hand e Magritte sembrano volerle ricordare che ciò che si vede o si crede di capire non è necessariamente la verità assoluta. Nel suo lavoro, spesso i fatti sembrano chiari a un primo sguardo, ma, indagando più a fondo, emergono nuovi dettagli che cambiano il quadro generale. Questo processo le ha insegnato a diffidare delle prime impressioni, sia nella sfera lavorativa che in quella personale.
Essere una giovane avvocato porta con sé numerose sfide, e a volte si domanda se il suo desiderio di affermare l'indipendenza non la stia chiudendo in una sorta di gabbia dorata. Ogni giorno difende con forza il proprio spazio e le proprie scelte, ma si accorge che questo bisogno di autonomia potrebbe essere una costruzione mentale, una rappresentazione che ha di sé. Proprio come la pipa di Magritte, anche il suo desiderio di libertà potrebbe essere solo una proiezione, un'immagine che non corrisponde del tutto alla realtà.
La regola di Hand, con il suo concetto di eventi rari che diventano inevitabili su larga scala, le insegna anche un’altra lezione: non può controllare tutto. Come accade con le coincidenze straordinarie, anche nella sua vita quotidiana ci sono eventi che sfuggono alla gestione razionale. Le cose accadono, che lei lo voglia o no. Questa consapevolezza la porta a riconoscere che esiste una realtà più grande e complessa, una realtà che forse non può dominare del tutto, nonostante i suoi sforzi per dimostrare la propria competenza e indipendenza.
Ciò che lega la regola di Hand e Magritte è proprio il concetto di una realtà nascosta dietro ciò che appare. Viviamo convinti di avere tutto sotto controllo, ma spesso ci rendiamo conto che esistono forze e dinamiche che non possiamo né vedere né prevedere. Anche il suo desiderio di indipendenza, che difende con tanto ardore, potrebbe essere solo una piccola parte di un quadro molto più complesso.
Nella sua professione, questa consapevolezza si dimostra cruciale. L’intuizione è un importante strumento, ma può essere fuorviante, come insegnano sia Magritte che Hand. Un evento che sembra unico e irripetibile, o un dettaglio che sembra insignificante, possono nascondere una verità più ampia. E lo stesso vale per le persone: dietro le apparenze si cela sempre una complessità che richiede tempo e attenzione per essere compresa.
Nonostante ciò, si chiede se questa consapevolezza non stia alimentando un’altra illusione: quella di poter affrontare tutto da sola, di avere sempre il controllo totale della propria vita. Forse, come la pipa di Magritte o le coincidenze della regola di Hand, anche questa convinzione di indipendenza assoluta è un’illusione. Forse la vera forza risiede nel riconoscere i propri limiti e nell’accettare che, a volte, fare affidamento sugli altri è necessario.
Questa riflessione la porta a interrogarsi su cosa significhi veramente essere indipendenti. È davvero possibile essere completamente autonomi? Oppure, come suggeriscono le teorie di Hand e Magritte, bisogna accettare che la visione che abbiamo del mondo è parziale e che la realtà è molto più sfumata di quanto possiamo percepire?
La scienza delle probabilità e l’arte surrealista offrono potenti strumenti per riflettere su se stessi e sul mondo. Entrambe insegnano a guardare oltre la superficie, a mettere in discussione le certezze che si credono di avere. E forse, nel fare questo, ci si rende conto che l’indipendenza, così come viene percepita, è solo una delle molteplici sfaccettature della realtà.
Alla fine, essere una giovane avvocato, figuriamoci donna, significa anche saper accettare l’ambiguità e la complessità della vita. Significa comprendere che, nonostante tutti i suoi sforzi, non può controllare ogni aspetto della propria esistenza. E, forse, proprio questa consapevolezza la renderà veramente libera.