Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

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Viaggio in Italia


di Stefano Agnelli


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6. Il Re barbone




L’altro giorno in stazione ho conosciuto un re.

Sissignore lo giuro, era un re ne son sicuro, ma era un re barbone, poveretto, senza palazzo e neanche il letto.

Gli ho dato un po’ di soldi per un panino e Lui mi fa: “Vieni, vieni più vicino”.

Quatto quatto come un gatto ho fatto un passo avanti e lui ha scelto un gioiello, fra i tanti del suo cappello, e me l’ha donato!

Poi si è allontanato: che re beneducato!

Ha attraversato la strada e mi ha benedetto, povero re senza contrada e senza un tetto. Allora mi son detto: “Ma un re senza reame e come un ape senza sciame... lo devo aiutare!”

Ed ho iniziato anch’io ad attraversare in tutta fretta la via stretta e senza persone che sta davanti alla stazione.

Bambine non ci crederete, quasi quasi vado sotto a un torpedone, proprio come un bel micione, un poco tonto e senza maniera, finisce sotto a una corriera.

L’autista si è arrabbiato molto, ma è stata una svista per me. Inseguivo il mio re a perdifiato per la via, e non mi sono tolto dalla scia del bus: ci stavo per finire incollato e... Puf! Un angioletto nuovo in paradiso.

Trema il petto, per un po’ non mi muovo, bianco è il mio viso, ma poi prendo coraggio, devo aiutare il re nel suo viaggio.

Perché ora ho capito, il mio povero amico, il sovrano derelitto, è vittima dell’incantesimo di un sultano d’Egitto.

Il suo Gran Visir - Omar Doveandremafinir – è un tipo losco, il più malvagio stregone che conosco, e una pozione incantata gli avrà messo nella frittata per colazione, al mio povero amico il re barbone.

Allora corro a più non posso, e quasi inciampo in un osso, che un cane smemorato ha lasciato qui, sul selciato.

Riprendo la mia corsa e – non ci crederete – una vecchia sorda mi spinge sulla parete. Che giornata balorda, ho la faccia stampata come marmellata contro le mura di mattoni, quando cede la cintura dei calzoni. Resto in mutande, al freddo e basito, ma dove sono finito? Sulle Ande?

Mi rivesto e corro al binario: devo fermare quel re solitario prima che prenda un treno ferroviario.

Lo vedo giù in fondo e gli do una voce, ma sento un male atroce: uno studente – sicuramente ripetente – mi ha centrato la faccia con la sua bisaccia, uno zaino pesante come un daino.

Vedo le stelle e le costellazioni, due, tre, stazioni e quattro re, tutti quanti attorno a me. Il mio amico re mi tiene la testa, sono caduto sul marciapiede. Mi siede e mi fa festa: “Amico caro perché tanta fretta? Di re senza un regno sai è pieno il mondo, ho dato in pegno i miei gioielli laggiù in fondo e guarda che bel mazzetto di denaro, mi ha dato quell’avaro del mercatino, ora te l’offro io un bel panino”.

Dico: “Va bene, Maestà, accetto la Sua offerta, per Lei ora vita nuova, all’aria aperta, ma stia lontano dalle uova!”

Ridiamo tutti e due, il popolo è sovrano quasi dappertutto sulla terra.

Del resto i re si facevano solo la guerra nel mondo antico.

Sapete che vi dico? Questo panino è eccezionale, mi piace... W la Pace!