Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

Quanto rumore per una benedizione

di Dario Culot


Benedizione di armi da guerra - foto tratta dalla rete internet, si resta a disposizione per il riconoscimento di eventuali diritti


La settimana scorsa avevo scritto che Gesù non ha mai fatto riferimento al sesso nella sua vita pubblica: è rimasto sempre in silenzio, mentre la Chiesa non lo ha imitato sul punto, e fin dall’inizio non è stata capace di tacere. Anzi, ha parlato anche troppo e spesso a sproposito. Si è anche già visto negli articoli ai nn. 619/2021 e 654/2022 come il peccato di sodomia non riguardi affatto il sesso, ma la sopraffazione dell’uomo sull’uomo e l’adorazione di altri dèi[1]. Quindi dovremmo domandarci perché la dichiarazione Fiducia Supplicans ha creato tanto scompiglio nella Chiesa. C’è niente da fare: il sesto comandamento continua a giganteggiare per molti credenti su tutti gli altri nove. Forse visto che il sesso è proibito ai presbiteri, essi hanno cercato di proibirlo anche agli altri.

Come mai ancora in tanti non si chiedono perché il peccato del sesso, ripreso con sacro ardore dalla Chiesa, non si trovi nei vangeli? Perché fra le tre grandi tentazioni di Cristo non c’è il sesso? Perché questo martellante insistere sul peccato della carne e perché non insistere almeno con altrettanta costanza su quelli che sono i peccati assai più pericolosi per l’uomo: la brama di possesso di beni materiali, la frenesia del potere sugli altri per sfruttarli, la differenza sempre più abissale tra ricchi e poveri, il rifiuto ad accogliere lo straniero? L’uomo tutto impegnato ad andare a letto con le banche, anziché con altri partner, pecca probabilmente molto di più e crea molti più danni, eppure è “bacchettato” pubblicamente molto di meno dalla Chiesa.

Insomma, nella Chiesa ormai in tanti sono stanchi di sentire preti che s’interessano morbosamente dei peccati sessuali come se Gesù ne avesse parlato esplicitamente, o avesse lasciato loro istruzioni scritte, e mentre parlano contro il sesso, per lo più tacciono sui problemi principali, sì che sui grandi temi la presenza della Chiesa è troppo spesso quasi innocua. Trovo molto più equilibrato quel prete che ha detto: “Sarete migliori quando smetterete di confessarvi dalla cintola in giù, e comincerete a confessarvi dalla cintola in su,” avendo evidentemente letto l’elenco dei peccati stabiliti da Gesù (Mc 7, 21-22). E anche in questo elenco, non c’è il sesso. Troverei assai più coerente una Chiesa in cui il prete non chiedesse solo: “quante volte ti sei masturbato?” oppure, “quante volte hai fornicato?”, ma quanto meno anche: “Per quanti euro ti sei venduto (= prostituito)? Per guadagnare un mucchietto di soldi hai inquinato? Hai creato disarmonia nella tua famiglia, nella tua società? Hai messo in regola i tuoi dipendenti, in modo che un domani possano avere la giusta pensione? Li paghi regolarmente e paghi loro il dovuto?[2] Hai predisposto le misure di sicurezza necessarie per l’incolumità dei tuoi dipendenti e per preservare l’ambiente? Hai sfruttato economicamente qualcuno? Hai difficoltà a vivere vicino al diverso o vicino al povero? Visto che partecipi al benessere del ricco mondo occidentale, cosa condividi con i poveri? Hai vissuto da stolto nella tua vita?[3]

Passando alle benedizioni, il documento Fiducia Supplicans del 18.12.2023 ha creato tanto subbuglio perché evidentemente riguarda, per l’appunto, il sesso. Era stato argutamente osservato già diversi decenni fa, dal teologo Karl Rahner, che se la gente dovesse leggere sul giornale del mattino che la Chiesa ha scoperto una quarta persona della Trinità, questo causerebbe scarsa agitazione, o almeno un’agitazione minore di quella causata da un pronunciamento vaticano su una questione di etica sessuale. Insomma: il preservativo fa più rumore della Trinità![4] Ma è stato anche fatto giustamente notare che si è parlato anche troppo della questione, come se  fuori  delle  nostre  chiese  ci fossero file interminabili di persone in attesa trepidante di ricevere la benedizione per  sentirsi dire che sono amate da quell’Amore che chiamiamo Dio.

Sulla dichiarazione FS c’è chi si è strappato le vesti gridando che, dopo averci sempre insegnato che l’amore omosessuale è un attentato al valore della famiglia tradizionale, che va contro l’ordine naturale, ora proprio il papa autorizza la benedizione di queste offese a Dio; autorizza cioè la benedizione dei peccati, come adulterio, fornicazione, sodomia. Non c’è più famiglia, non c’è più religione. Dove andiamo a finire?

Eppure, anche da parte dei più tradizionalisti si ammetteva, già prima di questo documento, che la benedizione intesa in modo tradizionale potesse essere sempre data a persone, anche quando vivono nel peccato purché «non si tratti di cose, luoghi o contingenze che siano in contrasto con la legge o lo spirito del Vangelo»: perciò, spiega il cardinal Müller (già ex prefetto della Congregazione per la dottrina delle fede), si può benedire una donna che ha abortito ma non una clinica abortiva[5]. 

Inquadrando il ragionamento del cardinal Müller in termini più giuridici, la donna che ha abortito resta peccatrice finché non ottiene l’assoluzione, ma il suo peccato si è esaurito in quell’istante ormai passato; in una clinica abortiva la condotta peccaminosa si protrae senza interruzione nel tempo; ecco perché, solo nel secondo caso, deve essere esclusa la possibilità della benedizione. Ma seguendo questa linea è più grave andare a letto senza essere uniti dal sacro vincolo del matrimonio che uccidere, perché l’omicidio è istantaneo e quindi l’omicida può ottenere la benedizione, mentre l’andare a letto col partner è condotta che si ripete nel tempo e quindi è permanente, per cui la coppia non può ottenere la benedizione, a meno che la coppia non rinunci all’attività sessuale. La Chiesa infatti ha condannato per secoli l’attività sessuale non finalizzata alla riproduzione (Gn 1, 22: crescete e moltiplicatevi).

La benedizione, nella Bibbia, - afferma sempre il cardinal Müller - ha a che fare con l’ordine creato da Dio, che Egli vide che era cosa buona. Quest’ordine poggia sulla differenza sessuale tra maschio e femmina, chiamati a essere una sola carne. La benedizione di una realtà che si oppone alla creazione non solo non è possibile, ma è blasfema[6]. Quindi, secondo Müller, il papa sta insultando e offendendo Dio ammettendo la benedizione, perché una relazione anche stabile, che implica rapporti sessuali al di fuori del sacro matrimonio non rientra nel disegno di Dio, che il cardinale ovviamente conosce benissimo, anche se non ho capito da dove ricava che Adamo ed Eva fossero sposati con un regolare matrimonio. Il prete che doveva benedirli col santo sacramento del matrimonio non poteva esserci perché c’erano solo loro due al mondo (sempre stando all’insegnamento della Chiesa[7]).

Non so a voi, ma a me, questo cardinal Müller che conosce a menadito la dottrina e sa perfettamente cosa Dio vuole, ricorda tanto il fanatico frequentatore della sinagoga (la chiesa di allora). Quando Gesù entra nella sinagoga di Cafarnao vi trova un uomo «posseduto da uno spirito impuro» (Mc 1, 23), il che significa che ha dato adesione a una ideologia, al demone di un’idea appresa dal catechismo e ormai ben radicata in lui, ma incompatibile con l’insegnamento di Gesù. L’indemoniato è un buon praticante: frequenta la chiesa (sinagoga), partecipa alla preghiera, professa la sua fede che poi pretende di imporre agli altri senza mettersi mai in discussione, senza ascoltare il pensiero e i dubbi degli altri. In altre parole lo «spirito impuro» è l’emblema di chi è posseduto dalla religione, di chi è la sintesi di una fede che finisce col dividere invece di unire, quindi inutile perché non incide nella vita reale. L’indemoniato, pur essendo molto pio e religioso,– fa capire il vangelo,- ha una fede demoniaca perché tiene il Signore lontano dalla vita quotidiana, lo relega nel sacro lassù in alto; è demoniaca una fede che vede in Dio un concorrente che contrappone la piena riuscita della vita alla dottrina; è demoniaca una fede che si ferma alle parole: in effetti il demone riconosce in Gesù il Santo di Dio ma non aderisce al suo vangelo[8].  L’indemoniato è colui che vede in Gesù un Messia che doveva essere in piena sintonia con l’insegnamento che veniva dato nella sinagoga. Attribuendogli il titolo di Santo di Dio l’indemoniato ricorda a Gesù che l’atteso Messia doveva vivificare e osservare la tradizione e la legge, doveva perciò mettere le sue capacità al servizio del sistema, al servizio dell’istituzione religiosa e della sua dottrina, doveva seguire la tradizione e l’insegnamento del santo magistero. Anche il cardinal Müller pensa che papa Francesco, il santo di Dio, debba rientrare nei ranghi: si stava così bene col Dio che insegnava prima il magistero, e un papa che instilla l’idea di un Dio che vuole bene a tutti (perfino agli omosessuali e ai divorziati) è evidentemente “venuto a rovinarci”. È chiaro che papa Francesco con questo suo comportamento non è al servizio dell’istituzione religiosa e della sua dottrina!

Forse anche noi facciamo parte di questi spiriti impuri? Allora corriamo il rischio che, in nome della religione, rifiutiamo l’offerta d’amore di Dio e pretendiamo che sia Dio ad adeguarsi al suo credere.

Comunque la prima obiezione che farei al cardinal Müller è che ha preso alla lettera il racconto di Adamo ed Eva quando dichiara che la mattina della creazione Dio ha benedetto il primo matrimonio con l’unione di un uomo e di una donna, sì che un’unione di qualsiasi altro tipo, che è contraria a questo modello è contraria alla volontà di Dio, sì che non può essere approvata da Dio. Ragionando così, il cardinale dovrebbe prendere alla lettera anche il prosieguo del racconto, e visto che da Adamo ed Eva sono nati solo Caino, Abele e Set, e che all’inizio sono sopravvissuti solo in quattro (Caino ha fatto fuori Abele) necessariamente per procreare i giovani maschi hanno dovuto farlo attraverso un incesto con la propria madre Eva, non avendo Dio creato altri gruppi di uomini. Ragionando allora come fa il cardinal Müller, ne consegue che anche l’incesto rientra nell’“ordine creato da Dio, che Egli vide che era cosa buona. Quest’ordine poggia sulla differenza sessuale tra maschio e femmina”. Ma se appare insensata questa seconda proposizione, altrettanto fuori luogo mi sembra la prima. La Bibbia va interpretata, mai presa alla lettera, e la Verità – che la Chiesa pretende di possedere - non è una dottrina, ma il bene da fare[9]. Perciò, se due persone vivono assieme, fanno del bene, vivono con generosità e si vogliono bene, perché non dovrebbero trovare chi le benedice? Stando a Gesù, la vita vale per la misura di dono di cui si diventa capaci. E non c’insegna sempre la stessa Chiesa che dove c’è amore c’è Dio?[10] Non c’è allora una stridente contraddizione nell’affermare questo principio e negare in radice ogni benedizione alle coppie irregolari? Di più: se Dio è amore (1Gv 4, 8), ogni amore è sacro in sé – come ha affermato il biblista brasiliano Marcelo Barros – per cui non ha bisogno della benedizione di un sacerdote per legittimarsi.

E se – come emerge dai vangeli - il volto di Dio corrisponde al Padre misericordioso descritto da Gesù nella parabola del figliol prodigo (Lc 15, 11-32), ci troviamo davanti a un Dio follemente innamorato dei propri figli che invece non lo amano, capace di deformare la Legge pur di lasciar libero il figlio più piccolo (in nessun ordinamento l’eredità va al figlio finché il padre è in vita); a un Padre che non lo rimprovera nemmeno quando questi torna a casa per interesse (ha fame) senza essersi pentito. Com’è allora pensabile che un simile Dio-Padre non accetti l’uomo così com’è, anche se pecca?[11]

Mi sarebbe perciò piaciuto che il Responsum del 22.2.2021 pubblicato il 15 marzo,[12] che nega in capo alla Chiesa il “potere” di benedire coppie irregolari che vanno a letto insieme, accolto con entusiasmo dal cardinal Müller, si fosse appoggiato a qualche passo dei vangeli per suffragare la sua decisione, non al catechismo e alla dottrina che sono opera di uomini. Non l’ha fatto perché non lo poteva fare, posto che Gesù, nei vangeli, non ha speso una parola contro il sesso, mentre ha parlato molto contro il potere. Gesù ha proprio tentato di mettere fine al sistema fondato sul potere e sul dominio, su una religione rituale, formale, ma – come afferma asciutto un teologo[13] – il sistema ha messo fine a Gesù. Stando ai vangeli, se si guarda con serietà al mero fatto storico, senza interpretarlo, Gesù è stato ucciso dai capi religiosi che vedevano messa in discussione la propria autorità, il proprio modo di guidare il popolo[14]. Neanche allora i capi dei sacerdoti accettavano idee diverse dalle loro. Solo loro avevano il filo diretto con Dio, solo loro potevano interpretare la sua volontà e sapevano benissimo cosa Dio vuole.

Andiamo avanti: c’è da dire che da sempre tante benedizioni sono state date pur essendo in netto contrasto proprio «con lo spirito del Vangelo». Ieri come oggi, si sono date benedizioni per le case, per le automobili, per gli animali, per le navi (anche da guerra) e in genere per le armi,[15] ma guai se a chiederle sono delle persone che convivono e fanno sesso senza essere legate dal sacro vincolo del matrimonio. Forse dovremmo invece chiederci: come si può parlare di accoglienza e misericordia condannando come peccato un atto d’amore?[16] Se c’è cura l’uno dell’altro, tenerezza, rispetto reciproco, libero consenso e responsabilità, non siamo davanti a una relazione d’amore, a prescindere dall’orientamento sessuale della coppia? E Gesù non ha detto che non vuole si facciano sacrifici per ingraziarsi il Padre, ma vuole che usiamo misericordia verso gli uomini? (Mt 9,13; 12,7: “Misericordia io voglio e non sacrifici”). L’unico assoluto per Gesù è il bene concreto dell’uomo. Dio non è più il traguardo, ma è l’inizio, l’Emmanuele, il Dio-con-noi (Mt 1, 23). È Dio che prende l’iniziativa, ci ama, ci avvolge del suo amore e l’itinerario del credente non è dirigersi verso Dio, fare le cose per Dio, ma, con Dio e come Dio, è andare verso gli altri. Il cristianesimo senza servizio amorevole al prossimo (al povero) è estraneo all’insegnamento di Gesù, che aveva come scopo primario quello di far fiorire la vita. E allora, l’unico criterio di verità che si trova nei vangeli per stabilire se noi siamo in sintonia con Gesù o meno, non sembra debba essere ricercato nelle dottrine, e neanche nelle attestazioni di ortodossia e di fedeltà a dei principi dogmatici insegnati dalla Chiesa, ma solo nelle opere (Gv 14, 10), perché tutte le opere di Gesù sono una comunicazione incessante di vita, affinché quanti lo accolgono trasmettano vita agli altri. Perché il sesso dovrebbe essere di ostacolo a questo scopo?

Tuttavia la prima domanda che dovremmo porci è: perché si chiede una benedizione? La risposta è semplice: abbiamo talmente assorbito la versione eteronoma del mondo, che siamo convinti che realmente esista il dualismo sacro-profano. In altre parole, a causa dell’insegnamento religioso ricevuto, crediamo che esistano due mondi paralleli: il mondo celeste, invisibile, dove abita Dio, che è l’ambito del sacro. La terra, cioè il mondo visibile dove abitiamo noi, che è area profana. L’intero cosmo visibile è profano, per cui non è l’ambito più appropriato per incontrare Dio che vive nel suo mondo sacro, parallelo al nostro. Ma da quel suo mondo invisibile, Egli può – a suo piacimento - apparire nel nostro mondo. Ma non proprio ovunque: il magistero più tradizionale sa per certo che Dio non apparirà mai, ad esempio, in una relazione fra due persone dello stesso sesso, oppure fra due persone divorziate che convivono formando una nuova coppia, perché sa bene che Dio rifiuta queste cose. Sa bene che Dio odia i peccatori (Sir 12, 6), che Dio detesta chi vive nel male. Ma basta leggere il Vangelo per smentire questa inossidabile convinzione del cardinal Müller e di quelli che la pensano come lui.

Nei vangeli Gesù non risulta aver incontrato omosessuali, ma ha incontrato adultere e prostitute. Conosciamo tutti l’episodio della giovane adultera (Gv 8, 1-11), raffigurata nei quadri come una giovane donna formosa, che vive nel peccato ed è stata colta in flagranza; in realtà, doveva essere una ragazzina di 12-13 anni, sposata (noi diremmo meglio: promessa sposa), ma non ancora andata a vivere nella casa del marito dopo le nozze:[17] infatti solo l’adultera sposata, ma non passata attraverso le nozze, veniva lapidata e nel brano si parla espressamente di lapidazione.

Inoltre, forse non tutti sanno che per diversi secoli moltissime comunità cristiane proprio non volevano nel loro vangelo questo brano[18]. Gesù perdona con estrema facilità una donna colta in flagrante tradimento in un mondo dove ammazzare (per onore) la donna adultera era una prassi del tutto normale[19]. Questo era il disegno di Dio perché rivelato nella Bibbia. La facilità con cui Gesù aveva perdonato l’adultera non era stata digerita neanche dalla comunità cristiana primitiva e nessuno voleva cimentarsi con l’episodio e dargli adeguata spiegazione: troppo scandaloso era l’episodio, che non è originale in Giovanni (Gv 8, 1),[20] e se si tolgono questi 11 versetti si vede effettivamente come il suo Vangelo fili molto meglio. Oggi questi undici versetti vengono per lo più attribuiti a Luca, l’evangelista della misericordia, subito dopo 21, 38[21]. Nel corso dei secoli questo brano è stato censurato dai primi Padri della chiesa, e soltanto nel III-IV secolo, il racconto ha cominciato di nuovo ad essere ospitato in un vangelo, che non era però il suo. È stato nel IV secolo che sant’Agostino[22] si è ribellato a queste censure: "Alcuni di fede debole o piuttosto nemici della fede, per timore, io credo, di concedere alle loro mogli l’impunità di peccare, tolgono dai loro codici il gesto d’indulgenza che il Signore compì verso l’adultera, come se colui che disse: d’ora in poi non peccare più, avesse concesso il permesso di peccare”. Ecco spiegato il motivo per cui ogni comunità proprio non voleva quel passo: perché il perdono che Gesù concede alla donna adultera senza rimproverarla, senza neanche invitarla al pentimento e alla penitenza,[23] era scandalosamente pericoloso;[24] la fredda ragione riteneva l’episodio assai pericoloso per i maschi che dicevano: “se le nostre femmine vengono a sapere che il Signore perdona così le adultere … Non c’è più famiglia, non c’è più religione!!”

Ma pensiamo anche al fatto che per ben tre volte nel solo vangelo di Luca (Lc 5, 30; 15, 2; 19, 7) i pii osservanti criticano le frequentazioni “immorali” di Gesù, il quale invece dimostra che l’amore di Dio non conosce confini. Va notato che queste brave e pie persone non criticano solo i peccatori, ma stanno criticando Gesù che, secondo la dottrina cattolica, è Dio: vogliono cioè insegnare a Dio come Dio dovrebbe comportarsi. È stata proprio l’accettazione dei peccatori e miscredenti e della gente di cattiva reputazione da parte di Gesù a provocare scandalo nella società perbene (Mc 2, 15-18; Lc 15, 2; 19, 1-7), e la sua risposta – mi dispiace per il cardinal Müller - è stata che il suo modo di procedere traduceva il modo di essere di Dio[25]. Certo che le persone pie e religiose non si sarebbero scandalizzate per una cena con peccatori, purché questi si fossero prima convertiti! Con quelli ancora non convertiti, che erano rimasti sempre impuri peccatori, non andava bene come si comportava Cristo, visto che l’impurità è nota di demerito e senza merito non si può aspirare alla benevolenza di Dio. Gesù, invece, ha sempre rifiutato l’idea che vede nel peccatore una persona impura da evitare, tanto che mette subito in pratica questo suo proclamato amore universale: nel pubblicano Gesù non vede un ladro (non utilizza le categorie morali), non vede un peccatore (non utilizza le categorie religiose), ma vede una persona: Levi (Mc 2, 14), e va subito a festeggiare a pranzo con lui (Mc 2, 15), senza neanche chiedergli di pentirsi. Anche nella casa del fariseo, dove la prostituta si presenta senza essere invitata, si scontrano due modi di vedere la realtà: secondo la religione questa è una pubblica peccatrice che deve essere allontanata anche bruscamente (come Müller vuol fare con le coppie irregolari); la religione insegna che neanche per strada ci si può avvicinare alla porta della casa di una prostituta (Pr 5, 8); immaginarsi qui, che è stata lei ad entrare. Per Gesù non ci sono peccatori o peccatrici, ma solo uomini e donne, che possono aver anche mantenuto condotte di vita sbagliate, visto che il peccato è qualcosa che diminuisce la persona. Gesù non parla mai di peccatori, di peccatrici, parla di uomini e donne. Gesù chiede al fariseo: «vedi questa donna?» (Lc 7, 44). Non dice: “vedi questa peccatrice?” termine invece con cui il fariseo ha subito inquadrato la donna (Lc 7, 39). Il devoto fariseo non vede una donna, non gl’interessa il motivo per cui questa donna è diventata una prostituta, vede solo una perversa e impura peccatrice, e quello che agli occhi del fariseo religiosissimo appare una patente trasgressione della legge divina e quindi del disegno di Dio (che lui conosce benissimo), per Gesù è una riconoscente manifestazione di fede: la donna ha espresso la sua riconoscenza a Gesù nell’unica maniera di cui è capace, usando tutto l’armamentario[26] di cui dispone: capelli, bocca, profumo e mani esperte nel palpare[27].

Ma scandalo che si aggiunge allo scandalo per le persone pie, Gesù dice alla prostituta che gli si struscia contro e lo cosparge d’unguento nell’imbarazzo degli altri commensali: «Ti sono perdonati i peccati… La tua fede ti ha salvato; va’ in pace» (Lc 7, 48s.). Ma come?! Non c’è più religione! Insomma, almeno questa volta Gesù, che ha innata in sé un’intima ripugnanza verso il male, avrebbe dovuto dire: “Ti perdono, ma da adesso in poi non fare più la prostituta che è un mestiere assolutamente immorale. Abbandona il vizio, non offendere più Dio!” Le persone pie avrebbero fatto così. E invece Gesù non fa così.

Di fronte a questa donna che con la sua vita peccaminosa si oppone in maniera permanente e palese a quella che il fariseo (e oggi il cardinal Müller) sa essere volontà di Dio, Gesù non la invita a non peccare più, non le chiede di pentirsi, non le chiede di cambiar mestiere, per il semplice fatto che per una donna del genere sarebbe stato impossibile:[28] che altro poteva fare? Nessuno l’avrebbe presa con sé; per vivere necessariamente doveva continuare a fare in pianta stabile la prostituta. Peccato permanente e non istantaneo, che per Müller giustifica il rifiuto della benedizione. Ma quello che Gesù ha detto alla prostituta congedandola non era in realtà una benedizione?

Da sottolineare poi che nel racconto non si parla di una prostituta ormai pentita,[29] per cui non si può neanche sostenere che, sapendo del suo pentimento o della sua intenzione di cambiar vita, Gesù la perdona. Sono stati proprio i ben pensanti, sconvolti dal fatto che Gesù potesse perdonare una prostituta senza neanche chiederle di cambiare vita (quindi in peccato permanente), a crearsi a loro uso e consumo la storiella del pentimento e della redenzione, che ovviamente si attagliava molto meglio alla credenza che senza penitenza e pentimento non ci può essere perdono. In tal modo i moralisti si sono sentiti finalmente rinfrancati: ma non è questo che dice il vangelo, e i suoi insegnamenti non possono essere coperti da pietosi veli per nascondere e far evaporare la cruda realtà che sta affermando. Col modificare i vangeli a proprio uso e consumo, le persone religiose dimostrano di scambiare per fede il proprio desiderio di sicurezza. Il grave è che questa storiella l’hanno ripetuta talmente tante volte che più o meno tutti sono ormai convinti che Maria Maddalena sia la prostituta pentita,[30] a cominciare da papa Gregorio Magno che, nel VI secolo, decise di identificare Maria Maddalena con la peccatrice[31]. Anche i papi sbagliano, e questa errata identificazione di Maria Maddalena con la peccatrice è stata formalmente rigettata dalla Chiesa cattolica appena pochi decenni fa: nel 1969. Ma quanti sono a conoscenza del fatto che il concilio Vaticano II, nella revisione del Messale romano ha rettificato l’immagine della peccatrice ribadendo che il giorno a lei dedicato, il 22 luglio: «Celebra solo colei a cui Cristo apparve dopo la risurrezione e in nessun modo … la peccatrice alla quale il Signore perdonò i peccati»?[32] La maggior parte dei cattolici ancora crede che Maria Maddalena sia la prostituta pentita.

Ma allora, sorge spontanea una domanda imbarazzante per i duri e puri ortodossi, che necessariamente deve valere anche per le persone dello stesso sesso che vivono in coppia “opponendosi alla creazione e alla legge naturale” così come voluta da Dio (secondo il cardinal Müller[33]): è mai possibile continuare a vivere in una situazione che la religione considera peccaminosa, immorale, irregolare, e nello stesso tempo essere amati da Dio? E la risposta assolutamente pacifica che si trae dai vangeli, e che è ovviamente raccapricciante per tutti i fondamentalisti pii e religiosi di ogni tempo, è semplicemente questa: sì, è possibile continuare a vivere nel peccato (almeno come inteso dalla Chiesa), perfino fare la prostituta, ed essere graditi al Signore.

Quindi etichettare in via pregiudiziale una persona come peccatrice (perché, ad esempio, sessualmente è inaccettabile la sua condotta) e proprio per questo evitarla o allontanarla, sarà forse perfettamente in linea con la dottrina religiosa appresa, ma va pacificamente contro le indicazioni del Vangelo.

Il cardinale Carlo Maria Martini diceva che la Chiesa, sulla morale sessuale, è in ritardo di 200 anni[34]. Papa Francesco cerca di colmare questo ritardo senza perdere per strada troppi pezzi, ma giustamente teme anche nuovi scismi[35]. Preso fra incudine e martello, la condotta di papa Francesco è sembrata spesso ondivaga, pur rendendosi perfettamente conto che c’è un’evidente incongruenza tra la pastorale della accoglienza, integrazione, non-discriminazione affermata a livello ideale e la concreta resistenza dottrinale fatta ancora da molti (anche nella curia), che finora non sono riusciti a liberarsi da categorie appartenenti teologicamente a un lontano passato, almeno per la nostra cultura occidentale. Papa Francesco si rende perfettamente conto che ci deve essere un adattamento ai tempi, che la società occidentale è sempre più secolarizzata come diceva Dietrich Bonhoeffer ormai quasi un secolo fa. Ad es. il matrimonio resta indissolubile, ma il papa capisce che l’amore può fallire e il matrimonio può finire. Allo stesso modo aveva azzardato a dire che «se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla»[36].

Ma ecco di lì a poco la reazione della curia: ecco il Responsum del 22.2.-15.3.2021 della Congregazione per la dottrina della fede,[37] del quale stranamente papa Francesco viene solo ‘informato,’ e per di più non dal prefetto ma dal segretario, e del quale non ‘ordina’ la pubblicazione ma solo dà l’assenso.

A sua volta il Responsum - che espressamente nega in capo alla Chiesa il “potere” di benedire l’unione di persone dello stesso sesso,- cita più volte l’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” del 19.3.2016, tralasciando però stranamente il §305 il quale afferma, proprio per quelle relazioni stabili implicanti una prassi sessuale fuori del matrimonio e in quanto tali da condannare secondo i duri e puri tradizionalisti, che: “a causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa”. E tralascia soprattutto la nota 351 la quale aggiunge: “In certi casi, potrebbe essere anche laiuto dei Sacramenti”: quindi, i divorziati risposati, pur avendo rapporti sessuali col nuovo coniuge, possono accedere all’eucaristia. In parole povere, ecco la conferma che si può vivere in una situazione che la religione considera peccaminosa, immorale ed irregolare, e nello stesso tempo essere amati da Dio.

Evidente però l’incongruenza e soprattutto l’impasse dottrinale e pastorale che sta vivendo oggi la Chiesa, perché c’è uno scontro aperto su posizioni opposte, il che ovviamente crea confusione.

Ad esempio, il cardinale Müller ha bacchettato papa Francesco dicendo che dovrebbe stare più attento quando parla, perché di lui si dice che è favorevole alle benedizioni delle unioni omosessuali mentre neanche il papa è al di sopra della Parola di Dio, che ha creato l’essere umano maschio e femmina, il matrimonio e la famiglia[38]. All’opposto, il cardinale austriaco Schönborn[39] si è così espresso: “Molte madri benedicono i loro figli. Mia madre lo fa ancora oggi. Non esco di casa senza che lei mi benedica. Una madre non rifiuterà la benedizione, anche se suo figlio o sua figlia ha problemi di vita… Il “no” alla benedizione ferisce molte persone nel profondo, come se dicessero «Madre, non hai una benedizione per me? Anch’io sono tuo figlio, dopo tutto»… e la Chiesa è Mater et Magistra come dice la tradizione, ma è prima di tutto madre”. Sinceramente, all’algida dottrina di Müller preferisco il cuore caldo di Schönborn, perché la Parola di Dio – per noi cristiani - è la vita di Gesù, non è un testo, non è un dogma, non è una dottrina. E durante tutta la sua missione Gesù non ha spezzato “una sola canna incrinata”, né spento “una fiamma smorta” (Mt 12,20)[40]. Ricordiamoci che Gesù non caccia nessuno (Gv 6, 37); non taglia né getta nel fuoco l’albero che non porta frutto (Mt 3,10), ma cerca di rianimarlo, zappettando attorno alle radici e mettendo il concime per vivificarlo (Lc 13,8). A volte basta una candela per far arretrare le tenebre (Gv 1, 5), ma basta anche un soffio per spegnerla, per cui la fede imposta come obbligo dall’istituzione religiosa rischia proprio di spegnere la vera fede.

Del resto diciamocelo chiaramente: le persone religiose, assorbite da Dio, allontanandosi dagli altri, sono talmente piene di Dio, che normalmente non si accorgono dei bisogni e delle sofferenze degli altri. Le mamme si accorgono sempre delle sofferenze dei propri figli. Se allora noi arriviamo alla conclusione che l’amore delle mamme (offerto gratuitamente) è migliore dell’amore di Dio (che lo elargisce solo a chi non si oppone al suo disegno divino così come spiegato dall’infallibile magistero), è scontato che, quando l’uomo si scopre migliore del dio al quale viene invitato a credere rifiuta questo dio che ci sembra inferiore a noi nella capacità di amare. Ecco perché in tanti rifiutano il Dio presentato dal cardinal Müller.

Dunque, da una parte abbiamo Gesù che assicura che nessuno sarà escluso, perché lui non esclude nessuno[41]. Dall’altra ci sono uomini di Chiesa, convinti che Gesù è Dio, che però escludono altri in nome di Dio, dimenticando che - in altri passi della Bibbia - Dio stesso dice: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55, 8). Quindi, come si fa a negare la benedizione a una persona che vuol vivere la sua sessualità secondo natura[42] anche se i credenti tradizionalisti la credono quanto meno ammalata?[43]  Dio non è proprietà di chi obbedisce al magistero e scrupolosamente osserva della legge divina. Gesù non ha forse ammirato la fede del centurione romano (Mt 8, 5-13) o della donna emorroissa (Mt 9, 20-22) i quali non erano sicuramente osservanti scrupolosi della legge divina insegnata dal magistero? Perciò la verità di un insegnamento non dipende dall’autorità che l’afferma, ma dagli effetti che produce: se un insegnamento arricchisce la vita, viene sicuramente da Dio, che è l’autore della vita. Se un insegnamento fa soffrire, produce negatività, spegne la vita, non può venire da Dio.


NOTE

[1] Il libro della Genesi dice che i sodomiti peccavano grandemente contro Adonai (Gn 13, 13), ma non spiega in cosa consisteva questo loro grave peccato. Una spiegazione specifica sul perché Sodoma è stata distrutta si trova però già nel Deuteronomio (Dt 29, 22ss.), che è stato il primo libro della Bibbia ad essere scritto, e quindi è antecedente anche alla Genesi, per cui chi ha scritto dopo non aveva necessità di ripetere il motivo della distruzione. Dunque, alla domanda diretta sul perché Sodoma è stata distrutta, il Deuteronomio spiega che i sodomiti avevano abbandonato l’alleanza con Adonai ed erano andati a servire altri dèi prostrandosi davanti a loro. Non si parla di sesso.

[2]Nella lettera di Giacomo si trova una tremenda requisitoria contro i ricchi che defraudavano gli operai della loro giusta mercede (Gc 5,1-6).

[3] Se Gesù non ha mai parlato di peccati sessuali ha inserito la stoltezza nell’elenco dei peccati (Mc 7, 21-22). Maggiori informazioni nel mio articolo nel n. 582 de Il Giornale di Rodafà, in https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20203/numero-582---8-novembre-2020.

[4] Riportato in Johnson E.A., Colei che è, ed. Queriniana, Brescia, 1999, 376.

[5] Müller G., Le benedizioni per le coppie gay sono blasfeme, “La Nuova Bussola quotidiana”, 22.12.2023.

[6] Allora non è curioso che i tradizionalisti si dichiarino shockati - come visto nell’articolo del 7 gennaio 2023 su questo giornale (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-747-7-gennaio-2024/dario-culot-la-nuova-teologia-di-papa-francesco) - per l’accusa di immoralità lanciata da papa Francesco al Sant’Uffizio dei tempi passati, cioè ad un organo supremo della Santa Sede, e questa accusa non ha precedenti, quando loro stanno facendo esattamente lo stesso accusando il Sant’Uffizio di oggi, non dei tempi passati (ora Dicastero per la dottrina della fede) di blasfemia? E visto che papa Francesco ha controfirmato la dichiarazione, anche lui viene tirato in ballo come blasfemo.

[7] Il concilio di Trento (Sessione V, decreto sul peccato originale, canone 1, in www.totustuustools.net/concili) scomunica chi nega il peccato originale di Adamo ed Eva come fatto storico. Siccome il loro peccato ha travolto tutta l’umanità, essi erano i primi esseri umani in assoluto.

[8] https://paolocurtaz.it/2024/01/parole-autorevoli-commento-di-domenica-28-gennaio/

[9] Parlando con Nicodemo, Gesù dice che chi fa il male odia la luce, e chi fa la verità viene verso la luce (Gv 3, 30s.). Quindi fare la verità è fare il bene.

[10] Maggi A., Questa Chiesa mi fa paura, “La Repubblica” 16.3.2021.

[11] Per Gesù, poi, il peccatore è al più un ammalato che occorre guarire (Maggi A., Versetti pericolosi, ed. Fazi, Roma, 2011, 52), mentre sarebbe veramente diabolico impedire alla persona ammalata di accogliere il medico e il suo atto terapeutico (come potrebbe essere la benedizione). Gesù dice di essere venuto per gli ammalati, non per i sani (Mc 2, 17). Quelli che ancora oggi sono convinti che non si debba frequentare i peccatori stanno ancora criticando Dio (visto che sono convinti che Gesù è Dio) perché da medico si occupa degli ammalati. Non seguono il Vangelo, ma san Paolo, che da buon fariseo continuava a pensare che l’uomo impuro, peccatore, deve purificarsi prima di esser gradito a Dio, e ammoniva i fratelli: «se qualcuno che ha il nome di fratello è …ladro, con uno del genere non prendete neppure cibo» (1Cor 5, 11): proprio il contrario di quanto Gesù ha fatto con il ladro pubblicano Zaccheo. Eppure, quando si leggono in chiesa i vangeli o le lettere di Paolo, alla fine si dice sempre: “Parola di Dio”.

[12] In www.vatican.va/ La Curia Romana/ Dicastero per la Dottrina della Fede/ Documenti.

[13] Maggi A., Le cipolle di Marta, ed. Cittadella, Assisi, 2007, 133.

[14] Castillo J.M., Vittime del peccato, ed. Fazi, Roma, 2012, 145ss.

[15] Vedi foto iniziale. È finito di recente sui quotidiani (Il Tirreno” 29.8.2023; “Il Giornale” 30.8.2023) anche il parroco di Avaglio (provincia di Pistoia) che voleva benedire i fucili dei parrocchiani cacciatori, poiché stava per iniziare la stagione di caccia.

[16] In questo senso si erano da tempo pronunciati in tanti: per richiamare qualche nome, il vescovo John Spong, padre Alberto Maggi, padre Bryan Massingale, Paolo Scquizzato, Matthew Fox, suor Teresa Forcades, la Comunità cristiana di base di san Paolo.

[17] Nell’articolo della settimana scorsa è spiegato come si svolgeva il matrimonio ebraico.

[18] Schnackenburg R., Il Vangelo di Giovanni, ed. Paideia, Brescia, 1977, P.I, 227 s.: i padri greci proprio omettevano la pericope, e solo all’inizio del III secolo essa venne accolta nel canone dei 4 Vangeli. Fabris R., Giovanni, ed. Borla, Roma, 1992, 477: il passo venne ignorato nei primi secoli dai codici e da tutti gli scrittori orientali; aggiunge l’autore che, secondo Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiae, III, 39, 17) il passo sarebbe originale del Vangelo degli Ebrei, poi eliminato come apocrifo.

[19] A proposito, ricordo che il delitto d’onore è stato abolito in Italia appena con legge 5.8.1981, n.442. Ovviamente l’onore leso era sempre e solo quello dell’uomo; la donna non poteva ammazzare il marito fedifrago.

[20] Schnackenburg R., Il Vangelo di Giovanni, ed. Paideia, Brescia, 1977, P.II, 302; Wengst K., Il Vangelo di Giovanni, ed. Queriniana, Brescia, 2005, 331.

[21] Schnackenburg R., Il Vangelo di Giovanni, ed. Paideia, Brescia, 1977, P.II, 227; Fabris R., Giovanni, ed. Borla, Roma, 1992, 476.

[22] Sant'Agostino, De adulterinis conjugiis, II, 6–7. Citato in Wieland Willker, A on line Textual Commentary on the Greek Gospels, reperibile su internet www.user.uni-bremen.de, Vol. 4b, Pericope dell’adultera – Le citazioni più antiche, 10 ; anche in www.documentacatholicaomnia.eu. (sotto Augustinus).

[23] Lo stesso  Concilio Laterano IV (www.totutstuustools.net/concili) del 1215 precisa, col canone 1, che se uno, dopo aver ricevuto il battesimo, è di nuovo caduto nel peccato, può sempre riparare attraverso una vera penitenza.

[24] Mazzucco C., La critica testuale e l’edizione critica del nuovo testamento, 2001, 6, in www.christianismus.it.

[25] Mateos J. e Camacho F., L’alternativa Gesù e la sua proposta per l’uomo, Cittadella, Assisi, 1989, 89.

[26] Maggi A., Versetti pericolosi, ed. Fazi, Roma, 2011, 85.

[27] Il verbo è lo stesso usato da Paolo in 1Cor 7, 1, tradotto comunemente con l’invito all’uomo di  “non toccare la donna”; ovviamente l’uomo non la tocca con la punta di un dito.

[28] Maggi A., Come leggere il Vangelo e non perdere la fede, ed. Cittadella, Assisi,2009, 60.

[29] Primo perché il testo parla espressamente solo di una peccatrice (Lc 7, 37), e non di una peccatrice pentita; secondo perché la peccatrice porta ancora i capelli sciolti, e solo le prostitute portavano i capelli sciolti; se una donna perbene osava portare fuori di casa i capelli sciolti, il marito la poteva ripudiare (Maggi A., Versetti pericolosi, ed. Fazi, Roma, 2011, 85 con il relativo richiamo biblico).

[30] Anche “Avvenire” riconosce che questa tesi è ormai comunemente rigettata: Iannaccone M., Gesù e l’adultera, “Avvenire” 28.9.2011, 27.

[31]Gregorio Magno, Omelia, II, XXXIII, 1, in Opere di Gregorio Magno, II. Omelie sui Vangeli, a cura di Cremascoli G., ed. Città Nuova, Roma 1994, 422-423; cfr. anche Gregorio Magno, Lettera, VII, 22, in Opere di Gregorio Magno, V/2. Lettere. A cura di Recchia V., ed. Città Nuova, Roma 1996, 450-453.

Questa sovrapposizione non avvenne, invece, nelle chiese orientali: Saxer V.,Les saintes Marie Madeleine et Marie de Béthanie dans la tradition liturgique et homilétique orientale, in “Revue des Sciences Religieuses” 32 (1958) 1-37.

[32] Calendarium Romanum generale (cioè il calendario liturgico ufficiale della Chiesa Cattolica), Roma, giorno 22 luglio.

[33] Che forse apprenderebbe con sgomento che, in natura (proprio quella creata da Dio), si trovano documentati comportamenti omosessuali in circa 1.500 specie, sia fra gli insetti, che fra gli uccelli e i mammiferi. Dunque, è il magistero ecclesiastico che si arroga il diritto di correggere l’opera di Dio e a non voler applicare la cd. legge naturale.

[34] La cifra non è indicata  a caso: è per reazione alla Rivoluzione francese, infatti, che il cattolicesimo, perduto quasi tutto il potere politico, si è aggrappato all’ambito sessuale per esercitare ancora un’influenza determinante sui propri fedeli.

[35] Nei Paesi del nord America e del nord Europa i cattolici chiedono una revisione della morale sessuale, una visione diversa e positiva dell'orientamento omosessuale, la benedizione delle coppie dello stesso sesso ecc., mentre queste richieste sono invece giudicate sacrilegi e attentati alla morale tradizionale e biblica dai cattolici dell'Africa e dell'Asia. È la collocazione culturale diversa che ispira una diversa ottica morale e che di fatto richiede un mutamento, una revisione e una rilettura biblica. Per papa Francesco non è facile rispondere agli uni e agli altri. In effetti, faceva notare il vescovo americano Spong, le norme sessuali sono cambiate perché è cambiata la vita,  e se per la nostra cultura odierna è il fondamento dell’Essere ad essere sacro, allora ogni azione che sminuisca l’essere di un altro è peccato. La presa di coscienza gay è segno del divino nella vita umana perché rafforza l’essere, mentre l’omofobia è malvagia perché opprime l’essere (Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 48 e 344).

Più complicata è la questione vista dall’Africa. Si è visto al n.751 di questo giornale come in Africa l’Io collettivo prevalga sull’Io soggettivo dell’Occidente. Col concepimento prima e con la nascita poi l’africano è immesso nella corrente vitale specifica di una famiglia, di un clan, di una tribù. Ci sono tante correnti vitali quante sono le famiglie, i clan, le tribù, e ognuna di esse è assorbita nell’ordine superiore. Ogni singolo africano è modellato nel profondo della sua anima da questa corrente che ha in comune con gli altri membri della famiglia, del clan, ecc. Nessuno in Africa esiste individualmente, tutti esistono in quanto partecipano a un “noi” articolato secondo i livelli detti. Ad es. la filosofia ubuntu, che nasce in ambito bantù, ha una definizione perfetta di questa concezione dell’umano: «Io sono perché noi siamo, ed è perché noi siamo che io sono». Perciò omosessualità, gravidanze extraconiugali, aborti, fecondazioni assistite eterologhe collidono frontalmente con la filosofia comune a tutte queste culture africane: tutte quelle alterazioni dell’ordine sessuale interrompono nei loro modi specifici l’accrescimento della corrente vitale propria di ciascuna comunità. L’ostilità degli africani nei confronti dell’omosessualità – condivisa senza sostanziali differenze da cristiani, musulmani e “animisti” – nasce dalla visione del mondo sopra delineata (Casadei R., La Chiesa africana dice ‘no’ alla benedizione delle coppie gay (e l’omofobia non c’entra), “Tempi” 7.1.2024).

Per questo il comunicato stampa del Dicastero per la dottrina della fede del 4.1.2024 (in www.vaticcan.va) oltre a ribadire che «Sono inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, quale “unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli” e ciò che lo contraddice», aggiunge che il documento  può richiedere, nei suoi aspetti pratici, «più o meno tempo per la sua applicazione a seconda dei contesti locali e del discernimento di ogni Vescovo diocesano con la sua Diocesi. In alcuni luoghi non ci sono difficoltà per un’applicazione immediata, in altri si dà la necessità di non innovare nulla mentre ci si prende tutto il tempo necessario per la lettura e l’interpretazione».

[36] Al rientro dalla giornata della gioventù in Rio de Janeiro (“Corriere della Sera”, 30.7.2013, 1; “Il Piccolo” 30.7.2013, 1; Spadaro A., Intervista a Papa Francesco, “La Civiltà Cattolica” n.3918/2013, 463).

[37] In www.vatican.va/ La Curia Romana/ Dicastero per la Dorrtina della Fede/ Documenti.

[38] Riportato da Boni F., Muller, il Cardinale contro le unioni civili: “Violano i diritti umani, Papa Francesco stia attento, non è Cristo”, in https://www.gay.it/muller-cardinale-contro-papa-francesco.

[39] Vecchi G.G., Il cardinale e le coppie gay “Tutti  figli vanno benedetti”, “Corriere dlla sera”, 25.3.2021, 25.

[40] Proprio come previsto da Isaia (Is 42, 3): non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.

[41] Dio ha mostrato a Pietro che nessun uomo può essere considerato impuro (At 10, 28). Dunque, Dio non esclude nessuno, il che sottintende che non è vero che Dio odia i peccatori.

[42] Perché la natura, e quindi l'ordine creato da Dio, contempla l’omosessualità, come si è visto alla nota 33. Cfr. anche nota seguente.

[43] Perché è così che le persone pie vedono l’omosessualità: una malattia o un vizio. Ormai la maggior parte dei cristiani sa che occorre una lettura critica dei testi sacri. Per gli autori del Levitico l’omosessualità era una scelta contro la volontà di Dio (Gn 1, 27-28; 2, 24), quindi un vizioso peccato. Questi autori non potevano neanche immaginare che l'omosessualità potesse essere una condizione e non una scelta, come invece sappiamo noi oggi.

Lo stesso n. 2357 del Catechismo, avendo ormai sentito cosa dice in proposito la scienza, riconosce che l’origine dell’omosessualità non è spiegabile con certezza, ed in effetti secondo la letteratura specialistica la causa dell’omosessualità può essere di tipo psicologico, sociologico, ma anche genetico. Lo stesso papa emerito aveva dovuto riconoscere che non si sa se la tendenza possa essere congenita (Benedetto XVI, Luce del mondo, ed. Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2010, 212): formula elegante per dire che non necessariamente è un vizio o una malattia da curare. Ciononostante ancora sono in tanti, nella Chiesa, a contraddire il Catechismo, il papa emerito e la scienza, escludendo la causa genetica (che cioè si possa nascere omosessuali), e in base a questa loro ferrea convinzione, che non vogliono mettere in dubbio, pretendono che presunte anomalie vengano curate dai medici o dagli psichiatri. Ma se invece fosse proprio la natura a compiere delle “anomalie” rispetto alla fisiologia prevalente (Cfr. l’articolo Contro natura al n.435/2018 di questo giornale)? Questi ostinati custodi della lettera della Bibbia mi ricordano tanto quei cardinali che, ai tempi di Galileo Galilei, non volevano neanche guardare nel telescopio quello che aveva visto lo scienziato: irremovibili nella loro Verità assoluta, sapevano perfettamente che è il sole a girare attorno alla terra, altrimenti Giosuè non avrebbe potuto fermarlo (Gios 10, 12-14).  È piuttosto evidente che se l’orientamento omosessuale non è frutto di scelta personale, ma è una condizione data, non è colpevole in sé.