Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

The Bible panorama, or The Holy Scriptures in picture and story

Disegno di William A. Foster, 1891, tratta da commons.wikimedia.org




Credo nello Spirito Santo

di Dario Culot

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.

Anche per quel che riguarda lo Spirito, ho già espresso un’articolata opinione nei miei articoli su questo giornale ai nn. 610 e 611 del 2021 (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-610/dario-culot-lo-spirito-santo; https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-611/dario-culot-il-peccato-contro-lo-spirito-santo), per cui mi richiamo principalmente a quanto già detto. Forse l’unica certezza da mantenere sempre ferma, quando si parla di questo argomento, è che nessuno (neanche il magistero) può controllare lo Spirito di Dio (Gv 3, 8).

Occorre rendersi conto che i binari teologici su cui ci si trova oggi seduti, e che una volta imboccati ci mandano necessariamente in un’unica direzione, all’origine erano semplicemente delle risposte che, uomini come noi, hanno dato a certe domande. Invece noi abbiamo preso queste risposte umane come fossero risposte provenienti direttamente da Dio, e quindi immodificabili perché Dio dice la verità al 100%. Ma se così fosse, com’è che la Chiesa d’Oriente ha una verità diversa dalla nostra? Il problema è che ogni Chiesa (d’Occidente e d’Oriente), sicura di sé, pensa di poter disporre del discorso su Dio come di un qualsiasi altro discorso umano; ma come detto più volte, noi non siamo in grado di entrare nell’ambito trascendente e quindi di dare definizioni che riguardano quell’ambito. Anche quando pensiamo di parlare del trascendente in realtà siamo sempre rimasti nell’ambito immanente, l’unico alla nostra portata. Quindi, con questa nuova consapevolezza oggi ci rendiamo conto che l’aggrapparsi a quelle risposte antiche ci porta su un binario morto, perché costruito in un lontano passato quando si era sicuri di poter parlare di Dio in sé, mentre oggi sappiamo che questa convinzione era un’illusione.

Qui, allora, mi limito a ribadire quanto vari teologi cattolici hanno riconosciuto da tempo: nel Nuovo Testamento, non vi è traccia alcuna dell’affermazione secondo cui ci sarebbero tre persone in un unico Dio,[1] e non ci sono tracce significative di uno Spirito santo in forma di persona. Inoltre va ricordato che nel cristianesimo c’era stata originariamente una tendenza binaria, mentre si è dovuto attendere il concilio di Costantinopoli per fissare la dottrina trinitaria classica giunta fino a noi. Era ormai passato ben mezzo millennio dalla morte di Gesù.

A dire il vero, è stato Tertulliano[2] (155-230 circa d.C.) il primo a chiamare lo Spirito direttamente “Dio”, ma nessun cristiano che scriveva in greco lo ha fatto fino alla fine del IV secolo[3]. E teniamo anche presente che nel Vecchio Testamento, come ha riconosciuto papa Benedetto XVI, lo spirito di Dio era semplicemente la manifestazione della potenza, della sapienza e della santità di Dio[4]. Perché allora non pensare che, quando Giovanni Battista predice che arriverà uno, dopo di lui, che battezzerà in Spirito santo (Mc 1, 8), la frase deve intendersi semplicemente nel senso che chi arriverà vi immergerà nel respiro di Dio[5]?

Va sottolineato che nel 325 il Concilio di Nicea aveva promulgato il Credo che finiva semplicemente con: “Credo nello Spirito Santo.” Col concilio di Costantinopoli (381 d.C.) è stato aggiunto che lo Spirito procede dal Padre (il quale è origine dello Spirito, come si desume da Gv 15, 26). Dopo tre secoli e mezzo dalla morte di Gesù, col primo concilio di Costantinopoli cioè, è stata inserita la formula secondo cui lo Spirito santo “procede dal Padre, e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato.” Questa è la versione rimasta in vigore fino ad oggi nella Chiesa ortodossa orientale, confermata anche dal concilio di Efeso del 431 dove si convenne che la formula era adeguata.

Ora si può notare che, mentre in Gv 15, 26 si dice solo che Dio manderà lo spirito, in italiano, il termine procedere vuol dire avere origine, e quindi implicitamente c’è già una conferma di un livello inferiore, una condizione secondaria rispetto alla fonte primaria da cui scaturisce colui che procede[6]. Solo nel 553 d.C., col primo canone del II Concilio di Costantinopoli, è stata affermata la parità, l'uguaglianza: “Se qualcuno non confessa l’unica natura o essenza, l’unica forza e potenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, la Trinità consustanziale, divinità unica che deve essere adorata in tre ipostasi o persone, sia anatema”[7].

Quindi, all’inizio, parlare dello Spirito era come parlare di Dio, creatore, salvatore, santificatore. Non di più ha confessato la Chiesa nei primi trecento e rotti anni[8]: nessuna Trinità, ma solo Padre e Figlio senza Spirito Santo; tanto che, ad es., negli Atti degli apostoli (At 2, 38; 10, 48), il battesimo veniva effettuato solo nel nome del Figlio. Comunque è pacifico che, anche in seguito, Maria ha superato di gran lunga lo Spirito Santo[9] nella vita devozionale dei cattolici. Cioè difficilmente i fedeli pregano il solo Spirito, questa potenza di vita che pur continua a percorrere le strade del mondo: pregano Dio, Gesù e la Madonna.

In seguito, in occidente, la Chiesa romana modificò unilateralmente la formula chiarendo che lo Spirito santo procede sia dal Padre che dal Figlio (Filioque secondo la versione latina), rafforzando l'eguaglianza di sostanza anche dello Spirito. Probabilmente questo avvenne per contrastare l'arianesimo – che vedeva in Gesù esclusivamente un uomo,- ancora tenacemente presente ad esempio in Spagna. Ma questa modifica nel testo del Credo non concordata con l’Oriente venne considerata un atto scismatico dagli orientali, i quali si richiamavano al Concilio di Efeso (431d.C.) dove era stato condannato con anatema chi professava una fede diversa da quella del Concilio di Nicea. Teologicamente gli orientali vedevano in questa formula l'affermazione errata di due principi della Trinità:[10] se anche il Figlio spira col Padre lo Spirito, significa che il Figlio partecipa della proprietà esclusiva del Padre (che dunque non sarebbe più esclusiva), quella cioè di essere principio di tutta la divinità[11].

In effetti mi sembra corretta l’osservazione secondo cui, se effettivamente lo Spirito santo procede dal Padre e dal Figlio, se quindi viene “spirato” dai due, non si può parlare di tre persone sullo stesso identico piano. Come già si diceva per il Figlio,[12] qui è ancora più evidente che le due persone che spirano sono dotate di una priorità nascosta, alla quale viene riferita la terza persona. Proprio come sostengono le Chiese d’Oriente, le quali ritengono che lo Spirito viene dal Padre attraverso il Figlio, col Filioque si finisce invece per creare una duplice paternità, in quanto il Figlio diventa Padre insieme al Padre nei confronti dello Spirito santo, che resta dunque fanalino di coda. Forse questi pensieri già circolavano all’inizio, per cui Nicea aveva preferito non dare alcuna definizione strutturale.

Comunque la nuova formula del Filioque si diffuse gradualmente in occidente, anche se appena nell’810, al sinodo di Roma, papa Leone III proclamò l’ortodossia della nuova formula senza ancora inserirla nel Credo; cosa che avvenne appena fra il 1009 e il 1014 da parte di papa Sergio IV. Quindi, per il primo millennio il Credo non veniva recitato nelle nostre chiese come lo si recita oggi. Non molto tempo dopo questo cambiamento unilaterale, nel 1054, il papa romano Leone IX e il patriarca ortodosso Michele I Cerulario si scomunicarono a vicenda proprio scontrandosi sulla parola Filioque. Naturalmente non si trattava solo di questa questione teologica visibile a tutti, ma c’entravano anche ragioni nascoste culturali, politiche e di potere[13]. Alla fin fine, non si è combattuto su ciò che un cristiano deve credere per essere cristiano, ma principalmente su questioni di autorità e di potere istituzionali. Curioso comunque notare come il distacco non avvenne per nessuno dei principi non negoziabili di oggi (aborto, fine vita, ecc.[14]); avvenne formalmente per questo Filioque, ma sostanzialmente per la pretesa supremazia nel mondo del papa romano, inaccettabile in oriente. Quindi se fossimo nati in Grecia penseremmo che è stata la Chiesa cattolica romana a separarsi, allontanandosi sacrilegamente da quanto avevano affermato i concili ecumenici.

Forse è il caso di notare che, stando ai vangeli (Gv 15, 26), Gesù stesso ha detto espressamente che lo Spirito procede solo dal Padre e non anche dal Figlio. Gesù parla dello Spirito del Signore sopra di sé,[15] quindi un qualcosa di altro nettamente separato da lui (Lc 4, 18-21), e che soprattutto non viene da lui; mai cioè ha sostenuto che lo Spirito procede anche da lui. Anche nel momento in cui Gesù rivela la sua relazione intima col Padre (Lc 10, 21s.) rende lode solo al Padre e afferma che nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre. Se le Persone sono Tre, in strettissima comunione ed uguaglianza, non avrebbe dovuto coinvolgere nella sua preghiera anche lo Spirito Santo?

In ogni caso, lo Spirito santo non scende mai sulle persone che stanno pregando in chiesa,[16] ma si manifesta nelle relazioni umane, dove c’è una comunicazione di vita: infatti, si legge nel vangelo, che Elisabetta fu subito colmata di Spirito santo (Lc 1, 41). Se ne deduce che non è solo la gerarchia vaticana ad essere ispirata dallo Spirito santo[17] che invece soffia dove vuole (Gv 3, 8), e che – nonostante la convinzione di tanti cattolici integralisti – non si trova (per fortuna) agli arresti domiciliari presso la Chiesa cattolica.

Il concilio di Firenze (tenuto fra il 1438-39; e si ricorda che Costantinopoli cadrà poco dopo nel 1453, ma all’epoca era già sotto attacco turco) equiparò “procede dal” con “procede attraverso il Figlio”:[18] la formula compromissoria sembrava mettere finalmente tutti d’accordo, ma poi tutto saltò perché, al momento della partenza della delegazione orientale, il patriarca di Costantinopoli si rifiutò di baciare il piede del papa romano in segno di sottomissione,[19] affermando giustamente che nessun apostolo aveva baciato il piede di Pietro[20]. Di nuovo una questione di mero potere.

Lo scisma fra occidente e oriente permane tuttora, anche se le reciproche scomuniche sono state ritirate da entrambe le parti, ma appena nel 1965 da papa Paolo VI e dal patriarca Atenagora I[21].

Il problema, come detto in altra occasione, è che le tradizioni religiose sono talmente forti che quando si radicano nell’intimo delle persone (e qui si sono radicate nel corso dell’intero secondo millennio), le rendono quasi impermeabili all’azione dello Spirito santo, e per quanto l’uomo si apra all’azione creatrice di Dio, l’influenza dello Spirito nella loro vita è lenta. Quindi si capisce perché cambiare è estremamente difficile. Del resto, non conoscendo la storia, la maggior parte della gente oggi erroneamente pensa che il Credo che oggi recitiamo sia sempre quello iniziale, mentre così lo recitiamo da mille anni e solo in occidente, e per i primi mille anni si recitava come ancora oggi lo recita la Chiesa ortodossa d’oriente.

C’è però anche chi ha sostenuto che ormai sulla questione se lo Spirito procede solo dal Padre oppure dal Padre e dal Figlio (Filioque), non ci sono più difficoltà,[22] perché tutti questi problemi si erano sviluppati nell’illusione di poter parlare di Dio in sé (cd. Trinità immanente[23]). Oggi ci siamo ormai resi conto che non siamo in grado di dire nulla con certezza sulla realtà di Dio, che appartiene all’ambito della trascendenza per noi irraggiungibile, e quindi accettiamo queste formule differenti anche nella discussione ecumenica. Tant’è vero che grazie al dialogo interreligioso cominciato fra papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I nel 1967, nell’incontro di Roma fra Papa Giovanni Paolo II e Bartolomeo patriarca di Costantinopoli, è stato recitato da entrambi insieme il Credo in lingua greca nella formula originale niceno-costantinopolitana (che ovviamente non conteneva ancora il Filioque), durante la messa del 29 giugno 2004[24]. Quindi di per sé si può usare indifferentemente una formula o l’altra.

Trova con ciò conferma quanto affermato da teologo Dupuis[25] secondo il quale il Padre è principio senza principio, unica fonte del Figlio e dello Spirito Santo: «Lo Spirito Santo trae dunque la sua origine solo dal Padre...in via principale, propria e immediata» per cui la clausola Filioque può essere lasciata fuori del Credo anche nel rito latino.

Perciò, mantenendo questa formula del Filioque, trova necessariamente conferma il fatto che nella Chiesa regna una notevole confusione, per cui in varie questioni sembra ormai di assistere alla fuga dei conigli dalla conigliera: nello sforzo di tener dietro a tutti non se ne afferra nessuno. Sembrerebbe infatti che - dopo lunghe discussioni teologiche e scomuniche reciproche,- la frase latina secondo cui lo Spirito santo procede dal Padre e dal Figlio, e la frase greca secondo cui lo Spirito santo procede dal Padre per (attraverso) il Figlio possano esattamente voler dire la stessa cosa, ma non lo si dice espressamente. Perché? Perché tutto questo can-can durato secoli, per nulla?

Il problema è che la maggior parte dei credenti non sa nulla di queste raffinatezze teologiche, e mancando una chiara visibile riconciliazione, pensa che nulla sia cambiato dallo scisma del 1054. Finché non si afferma esplicitamente che la questione è rientrata e finché non si dà un unico significato alle varie formule, dubito che i credenti si rendano conto che il problema non cessato.

Voglio concludere con due considerazioni finali: la Chiesa afferma l’esistenza di un Dio uno e trino, in cui il Padre sta tutto nel Figlio, tutto nello Spirito, il Figlio è tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo, e lo Spirito Santo è tutto nel Padre e tutto nel Figlio[26]. Però il Padre che dà tutto al Figlio non può dare il fatto di essere Padre; il Figlio dà tutto al Padre meno il fatto di essere Figlio generato dal Padre; lo Spirito dà tutto al Padre e al Figlio meno il fatto di essere spirato dai due[27]. Dunque, un padre non può essere mai il proprio figlio; e se è così anche per Dio-Padre, che non è Dio-Figlio, significa che all’interno dell’Infinità-Dio, al Padre manca qualcosa, appunto perché non potrà mai essere né Figlio, né Spirito Santo: il Padre non potrà mai comunicare al Figlio la paternità, e il Figlio non potrà mai comunicare al Padre la figliolanza: c'è un'incompletezza di fronte a questa incomunicabilità. Ma l’Infinito, se è incompleto, non può essere Infinito. Come si può sostenere che il Padre è tutto nel Figlio (e nello Spirito Santo), ed il Figlio è tutto nel Padre (e nello Spirito Santo) (art. 255 Catechismo)?

Si è anche visto che fra Padre e Figlio c’è un amore che si dà e un amore che si restituisce. Si aggiunge che in questa dedizione specifica non si opera nessun annullamento né dell’amore che si dà, né dell’amore che si restituisce, ma si consolidano entrambi assumendo un’ulteriore forma personale nello Spirito Santo[28]. Ma l’ ovvia domanda, allora, è: come e perché il dono del mutuo amore (fra Padre e Figlio) dà luogo a una persona distinta? Se lo Spirito è il legame d’amore fra Padre e Figlio, difficilmente emerge la distinta persona dello Spirito. La risposta secondo cui ciò che non è vero a livello umano potrebbe essere vero a livello divino non è di certo né esauriente[29].

In ogni caso è stato sottolineato come nei vangeli non viene mai dimostrata fra Figlio e Spirito la stessa comunione di esistenza che c'è fra Padre e Figlio. La compenetrazione che caratterizza sia la presenza che l'azione dello Spirito crea difficoltà nel concepirlo come persona. Spirito del Padre (Gv 14, 16.26; 15, 26) o Spirito del Figlio (Gv 20, 20-22), egli sembra mancare di personalità in quanto non si appartiene, non è interlocutore degli altri due, perché non dice 'io' e a lui non si dice 'tu'[30].

Insomma, tacciare subito di eresia o ateismo chi non digerisce subito le solenni affermazioni del Credo, mi sembra un poco fondamentalista. Il filosofo, sociologo praghese Tomáš Halík ha giustamente sottolineato che ci sono tanti tipi di atei, così come ci sono tanti tipi di credenti. Esiste un ateismo non meno stupidamente dogmatico del suo fratello gemello, che è il fondamentalismo religioso, ma ci sono anche gli atei che, come Nietzsche e molti altri, non si stancano di lottare appassionatamente con Dio.

In conclusione, mi sembra ci sia un ampio spazio per rimeditare la dottrina insegnataci.


NOTE

[1] Boismard M.E., All’alba del cristianesimo, ed. Piemme, Casale Monferrato (AL), 2000, 157. Küng H., Cristianesimo, ed. Rizzoli, Milano, 1997, 104.

[2] Tertullianus, Adversus Paxeam, 13, in www.documentacatholicaomnia.eu.

[3] Placher W.C., A history of christian theology, ed. Westminster John Knox Press, Louisville-London, 1983, 76.

[4] Catechesi dell’udienza generale in Roma del 29.8.1990 – punto 2, in www.vatican.va.

[5] Bell’espressione usata da don Luciano Locatelli.

[6] Ed è curioso notare come nel Catechismo della Chiesa cattolica non si spieghi come si può procedere da qualcuno senza essere subordinato.

[7] Coda P., Dio, libertà dell’uomo, ed. Città nuova, Roma, 1992, 98.

[8] Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena (VT), 2009, 357.

[9] Tillich P., Teologia sistematica, III, ed. Claudiana, Torino, 2003, 310s.

[10] Placher W.C., A history of christian theology, ed. Westminster John Knox Press, Louisville-London, 1983, 101. Moingt J., I tre visitatori, ed. Queriniana, Brescia, 2000, 41.

[11] Boff L., Trinità e società, ed. Cittadella, Assisi, 1992, 253.

[12] Johnson E.A., Colei che è, ed. Queriniana, Brescia, 1999, 402.

[13] O’Collins G., The Tripersonal God, ed. Paulist Press, New York/Mahwah, N.J. (USA), 2014, 138.

[14] Qualche secolo ancora più tardi, con Lutero, lo scisma d’occidente avverrà per la lite sulla salvezza tramite la fede oppure per la salvezza tramite la fede + le opere, principi non negoziabili di una volta, oggi sostanzialmente superati.

[15] Lo stesso avviene nel battesimo di Gesù, quando lo Spirito sotto forma di colomba discende su di lui, e l’unico a parlare è il Padre (Mc 1, 10s.; Mt 3, 16s.): quindi è ovvio pensare che lo Spirito discende solo dal Padre.

[16] Come ha scoperto l’attonito Pietro vedendo che, a differenza di quanto lui stava predicando, lo Spirito era disceso su tutti gli ascoltatori, i quali semplicemente lo ascoltavano e non erano neanche stati battezzati (At 10, 45).

[17] Benedetto XVI, L’elogio della coscienza, ed. Cantagalli, Siena, 2009, 127, secondo il quale lo Spirito Santo si comunica solo nella Chiesa, intesa come Chiesa istituzione.

[18] Daniélou J., Trinità e mistero dell'esistenza, ed. Queriniana, Brescia, 1969, 49s. e 54.

[19] L’arrogante pretesa del papa romano era legata alla regola IX del Dictatus papae di Gregorio VII: «Quod solius pape pedes omnes principes deosculentur» (Che solo al Papa tutti i principi devono baciare i piedi).

[20] Placher W.C., A history of christian theology, ed.Westminster John Knox Press, Louisville-London, 1983, 102.

[21] Atanasio, Il Credo di Nicea, con note di Cattaneo E., ed. San Paolo e Città nuova, Milano e Roma, 2005, 141 ss.; Binns J., Le Chiese ortodosse, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2005, 223ss.).

[22] Molari C., Trinità, perché?, relazione tenuta a Trieste il 28.2.2016, presso la chiesa Santa Teresa del bambino Gesù.

[23] Cfr. l’articolo sulla Trinità al n.510/2019 di questo giornale, https://sites.google.com/site/archivionumeri500rodafa/numero-510---23-giugno-2019/definizione-della-trinita.

[24] Valente G., L’unità che auspichiamo di vedere con i nostri occhi durante i giorni della nostra vita terrena in http://www.30giorni.it/articoli_id_3949_l1.htm.

[25] Dupuis J., Perché non sono eretico, ed. EMI, Bologna, 2014,142.

[26] Concilio di Firenze decreto per i giacobiti del 1442, riportato da Coda P., Dio, libertà dell’uomo, ed. Città nuova, Roma, 1992, 104.

[27] Boff L., Trinità e società, ed. Cittadella, Assisi, 1992,112.

[28] Daniélou J., Trinità e mistero dell'esistenza, ed. Queriniana, Brescia, 1969, 68: l'amore che unisce il Padre e il Figlio sussiste nella realtà di una Persona. Mondin B., La Trinità: mistero d’amore, ed. ESD, Bologna, 1993, 85.

[29] Così O’Collins G., The Tripersonal God, ed. Paulist Press, New York/Mahwah, N.J. (USA), 2014, 195s.

[30] Moingt J., Dio che viene all'uomo, 1. Dal lutto allo svelamento di Dio, ed. Queriniana, Brescia, 2005, 458s.