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Balducci, Pasolini e Elza Ferrario


di Stefano Sodaro


Il fatto che Pier Paolo Pasolini abbia scritto le Lettere luterane, pubblicate tuttavia l’anno successivo alla sua morte, evoca la straordinaria capacità di divulgazione ecumenica di una protagonista della vicenda non solo ecclesiale dei nostri giorni e del nostro Paese, la Responsabile di Milano del Segretariato Attività Ecumenica (SAE) Elza Ferrario.

Gli interessi di tale ecumenista spaziano dalla Riforma all’universo delle Chiese Ortodosse, dall’Ebraismo agli aggiornamenti più immediati e vivi del movimento di incontro tra le fedi e le religioni.

Sono reperibili su Youtube, o comunque in rete, molti suoi interventi e dibattiti da lei moderati con acume ed intelligenza strepitosa, non cedendo mai cioè al luogo comune, alla frase fatta, allo sbadiglio di un’attenzione solo protocollare all’alterità religiosa e cristiana in modo particolare.

Il qui scrivente ricorda una passeggiata a Camaldoli nel dicembre dello scorso anno, in cui Elza ripercorse vicende antiche e recentissime del mondo cristiano, ponendo puntuali interrogativi e suscitando appassionate domande.

Le lettrici ed i lettori del nostro settimanale sono davvero cordialmente invitate ed invitati a seguire questa figura di “ecumenista femminista”, dal carattere mite e risoluto, umile e fiero, intenso e riservato.

Traluce nella testimonianza di Elza Ferrario quel sogno dell’Uomo Planetario, che coinvolse padre Ernesto Balducci sino alla morte, nel superamento ormai persino della prospettiva identitaria religiosa verso i lidi dell’utopia, nella consapevolezza però che storia e memoria non possono essere ignorate, a pena di non comprendere più nulla di cosa stia accadendo anche nell’evidente implosione dei diversi credi religiosi.

Il confronto tra Balducci e Pasolini fu – lo si è già ricordato – dialetticamente assai vivace, per nulla incline ad irenismi e facili acquietamenti di visioni anche molto contrastanti l’una dall’altra, eppure la capacità di approfondimento di Elza Ferrario riesce ad unire quell’attenzione viscerale verso la postmodernità, che fu propria di Balducci, al superamento della prospettiva neoborghese e neocapitalista, che fu proprio di Pasolini.

Le Chiese hanno un debito nei confronti della giovane responsabile del SAE di Milano, ma un debito lo contrae – verso Elza – chiunque sia anche solo incuriosito dalla complessità degli interrogativi più profondi che agitano la vita di donne e uomini.