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“Sentinella, quanto resta della notte?”

Riflessioni di un ultra ottuagenario

quarta puntata




di Pietro Duosi

“La sentinella risponde:

«Viene il mattino, poi anche la notte;

se volete domandare, domandate,

convertitevi, venite!». (Isaia 21,11)

È sempre vero quanto scrisse Lattanzio, parafrasando Epicuro:

«Dio o vuole eliminare i mali e non può, oppure può e non vuole, oppure non vuole e non può, o infine vuole e può. Se vuole e non può, è debole, il che non appartiene alla sua natura. Se può e non vuole, è malevolo, cosa ugualmente aliena dalla natura di Dio. Se non vuole e al contempo non può, allora è sia malevolo sia debole, e per questo non è nemmeno Dio. Se è vero che vuole e può - e soltanto questo può convenire a Dio -, da dove vengono, allora, i mali? O perché non li elimina?».

Ma noi crediamo che Gesù è Dio, che noi siamo figli suoi, che Lui ci ama di un amore disinteressato e infinito, che vuole il nostro bene ora e per l'eternità. Solo Tu, Dio, hai parole di vita eterna, ripetiamo ogni giorno. Ma come si concilia tutto ciò con le barbarie dette sopra?

Ma, bisogna sempre ricordarlo, i Vangeli riportano anche parole di Gesù di condanna per gli uomini che hanno trasgredito e che verranno gettati nel fuoco eterno.

Come non si può non essere dubbiosi, di fronte a tante contraddizioni?

Rileggo Qohelet, il grande saggio a lungo ignorato dalla Chiesa. Tutto è soffio, niente conta nella vita, domani sarà uguale a oggi, che era uguale a ieri. Tutto è vanità, nulla vale, né il lavoro, né l'amore, né i sacrifici. Perché anche molti saggi fin dall'antichità hanno rinunciato a capire e ad accettare l'idea di un Dio onnipotente e misericordioso e amante dell'uomo? Come si può non avere una fede piena di dubbi?

Confesso che il mio santo preferito è Benedetto Giuseppe Labre, un monaco modesto che cercò Dio tutta la vita senza trovarlo. Ma la sua tenace volontà fu premiata dalla Chiesa che lo fece santo. E' forse questa la strada unica che si può perseguire, quando un fulmine non ti fa cadere dal cavallo? Ricordo ancora il grande Cardinale Martini che, nel libro “Conversazioni a Gerusalemme” sosteneva con il suo intervistatore che un uomo senza dubbi non poteva essere un vero uomo di fede, perché la fede genera automaticamente dubbi.

Voglio introdurre ora pensieri di speranza.

“Preghiera della domenica mattina.

Caro Dio, sono tempi d'ansia.

Questa notte, per la prima volta, sono stesa nel buio con gli occhi brucianti per le scene della sofferenza umana passate davanti a me.

Ti prometterò una cosa, Dio, una cosa molto piccola: non caricherò mai la mia giornata con le preoccupazioni per il mio domani, anche se richiede un certo esercizio. Ogni giorno basta a se stesso.

Voglio tentare di aiutare Te, Dio, a frenare la mia forza che sfugge, anche se non posso garantirlo a priori. Una cosa però mi sta diventando sempre più chiara: Tu non puoi aiutarci, noi dobbiamo aiutare Te ad aiutare noi stessi. Ed è tutto quanto possiamo fare in questi giorni e pure quanto realmente conta: noi salviamo quel piccolo pezzo di Te, Dio, in noi stessi. E forse pure negli altri. Ahimè, non sembra che ci sia molto che Tu, da Te stesso, possa fare per le nostre circostanze, per le nostre vite. Non te ne ritengo, però, responsabile. Tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare Te, difendere fino all'ultimo la tua casa in noi.” (da Etty Hillesum, Pagine mistiche 12 luglio 1942)