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La Papessa Giovanna che partorisce durante una processione; la Papessa donna circondata dai cardinali a destra, il neonato a terra; a sinistra il corteo e un buffone in piedi dietro una colonna che si fa beffe della scena; illustrazione a una pubblicazione non identificata - Strasburgo, 1539 - British Museum - immagine tratta da commons.wikimedia.org


De Papissa numquam satis, de Papissa nunc satis



di Stefano Sodaro




Trascorsero circa trenta minuti prima che la papessa ebrea Maria I si affacciasse alla medesima loggia dell’annuncio del protodiacono per impartire la sua prima benedizione Urbi et Orbi, “alla Città e al Mondo”.

Comparve la figura slanciata di una donna di mezza età, priva però di abito bianco pontificale, di paramenti, di pilleolo bianco sul capo sostituito invece da una kippah. Era vestita normalmente, come ogni donna ed ogni uomo, tra lo stupore incontenibile della Città e del Mondo, per appunto.

«Care amiche e cari amici, Vi saluto in nome di Dio. Potrò da qui pronunciare su di Voi una berakha, una benedizione, ma poiché non sono una convertita e voglio rimanere strettamente fedele al mio Popolo non potrò continuare ad essere il Vostro Papa. Ho accettato questa straordinaria elezione solo per umilmente rammentare a tutta la Cristianità che Gesù di Nazaret – Yeshua Ha Nosri – era ebreo e lo è per sempre. Sta scritto proprio così anche nei documenti della Santa Sede. Dunque, nessuna paura. È stata, come si usa dire, una specie di provocazione, non però blasfema, bensì benedetta. Così come ho accettato, ora pubblicamente rinuncio, perché, benché Yeshua fosse ebreo, Voi avete bisogno di un Papa cristiano e non già di un ormai impossibile Papa ebreo e, figuriamoci un po’, addirittura di una Papessa. Ma voglio aggiungere una cosa: gli Ebrei non hanno bisogno di riconoscere Gesù come Salvatore per essere salvati. È necessario che questo sia ben chiaro per tutte le cristiane e tutti i cristiani. L’Alleanza di Dio con il nostro Popolo mai è stata revocata ed anche questo sta scritto nei documenti vaticani. Prosegua, pertanto, il Conclave, che ha voluto questa parentesi di catechesi di forte impatto per la Chiesa tutta. Tra poco Voi celebrerete la nascita di Yeshua e noi, invece, da questa sera stessa, la festa di Hannukkah. Proseguiamo insieme, ma fedeli alle nostre identità religiose, a dare testimonianza di fede nell’unico Signore.»

A quel punto, nel silenzio assoluto dell’Urbe e dell’Orbe collegato in diretta tramite ogni mezzo possibile, Maria I cantò una preghiera di benedizione, non tracciò alcun segno di croce, sorrise e si ritirò. Si chiusero le vetrate della Loggia delle Benedizioni. Fu immediatamente diffuso un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede: «Dopo le parole di Sua Santità Maria I che ha pubblicamente rinunciato alla canonica elezione al soglio pontificio, i Cardinali Elettori sono rientrati nella Cappella Sistina per proseguire nelle operazioni di voto atte ad eleggere un nuovo Romano Pontefice.»

La gente cominciò finalmente ad abbandonare un silenzio ormai insopportabile e a parlottare fittamente: «Gesù era ebreo e lo è per sempre? Ma che vuol dire?» Nelle chiese i preti non se la sentirono di commentare in alcun modo l’accaduto e la Conferenza Episcopale non diede alcuna istruzione al riguardo. L’ebraicità di Gesù lasciava quasi increduli, eppure stava nella storia.

Lo scossone di quell’elezione papale assurda portò tuttavia anche a singolari articoli di insigni canonisti: «Bisogna ricordare che nella Chiesa Latina, a norma di legge ecclesiastica, chiunque, e dunque anche una donna ebrea, può impartire il battesimo. Il ministro del battesimo può essere addirittura anche un non credente». Si moltiplicarono dibattiti televisivi ed edizioni speciali di radio e telegiornali, ma sempre – rigorosamente – fuori dagli spazi ecclesiali: associazioni e movimenti sembravano vittime di un annichilimento intellettuale, non sapevano più che dire. E pure gli anticlericali non ci avevano capito nulla, né desideravano capirci di più: tutta questione di preti e di chi ancora si lascia istupidire dall’oppio dei popoli.

Ma quella domenica, a Roma, era accaduto qualcosa da cui nessuno e nessuna poteva più prescindere. Si era detto dalla Loggia delle Benedizioni che Gesù era stato ebreo ed ebreo sarebbe rimasto per sempre. Non era più considerazione erudita di teologi specialisti. Era stato proclamato a voce in Piazza San Pietro.

Quel Natale sarebbe stato memoria della nascita di un rabbi ebreo. Cose da non crederci.

Buona domenica.