Il Libano a Trieste
di Stefano Sodaro
Tomba del Vescovo Armeno Martino Carabath nella Cattedrale di San Giusto a Trieste - foto di Stebunik tratta da commons.wikimedia.org
Nella storia della Chiesa Cattolica di Trieste non è più avvenuto, dai tempi della misteriosissima sepoltura di un vescovo armeno nella Cattedrale di San Giusto addì 24 febbraio 1756, che qualche vescovo latino, ordinario della diocesi locale, facesse menzione di Chiese Orientali Cattoliche diverse da quelle Bizantine.
Ora, al cap. 7.3, 2° cpv., della nuova Lettera Pastorale Io sono con te del Vescovo di Trieste mons. Enrico Trevisi, si legge testualmente: c’è un piccolo gruppo siro-libanese. E prosegue: Per tutte queste comunità, in modalità differenziate a seconda delle esigenze di ciascuna, abbiamo iniziato a riflettere come meglio metterci al servizio della crescita della loro fede.
Il grassetto è nostro.
Ma una piccola annotazione, quasi en passant, quella sul gruppo siro-libanese presente a Trieste, acquista un significato ecclesiologico e canonistico enorme, se solo si pensa a cosa stia attraversando il Libano in queste ore.
Le cronache sembrano registrarvi un conflitto che coinvolge solo militari e miliziani e civili appartenenti alle comunità islamiche, mentre Beirut è sede di ben 6 vescovi orientali cattolici ed 1 latino: il Patriarca Maronita – Cardinale Béchara Boutros Raï – con il Vescovo Eparchiale di Beirut mons. Boulos Abdul Sater; il Patriarca Siro-Antiocheno – Ignace Youssif III Younan -; il Patriarca Armeno – Raphaël Bedros XXI Minassian –; l’Arcivescovo Greco-Melkita mons. Georges Bacouni; il Vescovo Caldeo mons. Michel Kassarji ed il Vicario Apostolico dei Cattolici Latini mons. César Essayan, dei Minori Conventuali. È interessante osservare, che, a fronte dei diciottomila cattolici latini, il numero dei preti del Vicariato Apostolico è, in termini proporzionali, superiore a quello di tutte le altre circoscrizioni ecclesiastiche orientali indicate: 138 preti cattolici latini a fronte di 305 ma appartenenti a ben 5 Chiese Locali (con una media di 61 preti per ognuna), mentre il rapporto è inversamente proporzionale – e con cifre impressionanti – rispetto ai battezzati cattolici, che sono per circa 530.000 di rito orientale
Il gruppo siro-libanese menzionato da mons. Trevisi può essere siro-occidentale (dunque antiocheno o maronita), oppure siro-orientale e dunque caldeo, ma in ogni caso viene aperto uno sguardo propriamente pastorale, anzi, di più, viene esplicitata una vera e propria tensione alla cura pastorale, nei confronti di chi, cattolico/a, non appartiene però né alla Chiesa Latina né alla Tradizione Orientale Bizantina (propria in Libano della Chiesa Greco-Melkita).
Una specie di sogno pastorale potrebbe essere quello di un centro pastorale triestino, od altra struttura, che fosse dedicato proprio alla pastorale di cattolici orientali non-bizantini. Del resto a Trieste è comunque presente, ma si tratta di circoscrizione autonoma rispetto alla Diocesi giuliana, l’Esarcato Bizantino degli Ucraini Cattolici residenti i Italia.
Chissà: forse potrebbe essere anche qualcosa di molto diverso da una articolazione strutturale pastorale, ma – ad esempio – dar vita ad una testimonianza liturgica, spirituale, canonica, che rimandi piuttosto al modo di pregare di quelle terre di antico cristianesimo ed al silenzio orante che le permea e le fa vivere anche in diaspora.
La migrazione dei cristiani dal Medio-Oriente – e segnatamente anche dei cattolici orientali e, specificità nella specificità, dei cattolici orientali libanesi – è una realtà consolidata da decenni ed affrontata con lungimiranza episcopale, ad esempio, dalla Chiesa Caldea e Armena, ma anche Maronita, che non hanno esitato ad assicurare “all’estero” presbiteri con moglie e famiglia, in coerenza con le previsioni secolari del diritto canonico orientale e peraltro con le stesse attese dei, e delle, loro fedeli cattolici e cattoliche, abituati ed abituate a vedere nei villaggi, quale proprio parroco, un uomo capace di condividere la vita familiare ordinaria e, nello stesso tempo, a venerare il monachesimo come altra, alternativa ma non opposta, strada vocazionale.
Mercoledì prossimo inizia il Sinodo a Roma. Per meglio dire: la Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dopo la Prima svoltasi lo scorso anno.
Si registra una certa diffusa disillusione previa, se non proprio diffidenza.
Le urgenze pastorali indifferibili che la contingenza della situazione libanese sta ponendo in queste ore alle Comunità Cattoliche non possono diventare oggetto di speculazione intellettuale astratta, ma richiedono, vitalmente, di essere soddisfatte con apertura massima di mente e di cuore.
I Patriarchi delle Chiese Armena, Maronita, Sira, Caldea – ma anche Greco-Melkita - saranno tutti presenti. Hanno davanti a loro il dramma infinito, persino ormai indescrivibile a parole, della loro gente. Possa il mondo ascoltare il dolore immane di popoli interi.
E che, nonostante tutto, si riesca a fare oggi una buona domenica.
Trieste, porta in Oriente, più che essere porta d’Oriente, perché l’Oriente ce l’ha a casa e non da oggi.