Madama, la vergine, l’infedele e la Principal
di Stefano Sodaro
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È stato appena pubblicato, da Editori Laterza, il volume a cura di Silvia Mantini dal titolo Reti d’Europa. Margherita d’Austria tra confini e modernità. Ed alla vigilia del 25 novembre – giornata internazionale contro la violenza verso le donne – merita riflettere su cosa accadde, all’età di 18 anni, alla figlia di Carlo V, nella lontana prima metà del Cinquecento.
Dopo un primo matrimonio durato solo un anno e conclusosi tragicamente con l’assassinio del marito, a 14 anni, con un Medici, a Margherita fu imposto, dal padre e dal Papa, un secondo matrimonio con il tredicenne nipote di Paolo III, Ottavio Farnese, figlio di Pier Luigi Farnese, nato dall’unione del Card. Alessandro Farnese, futuro Paolo III – fratello della famosa Giulia Farnese, amante di Papa Alessandro VI – con Silvia Ruffini, nobile romana. A Pier Luigi, truculento personaggio dalle smanie sessuali irrefrenabili ed incontrollate, viene imputato anche il cosiddetto “oltraggio di Fano”: lasciamo a chi legge eventuali approfondimenti. Povera nuora, verrebbe da commentare.
Ed in effetti, nonostante il contesto culturale ed anche il dato generazionale e demografico fossero completamente diversi dai nostri, attuali, colpisce che una ragazza, poco più che bambina, di 14 e 16 anni, sia stata fatta oggetto di calcoli ed interessi politici. Il matrimonio d’amore, al tempo, era peraltro del tutto inesistente.
Il dato biografico sconvolgente, nella narrazione della vita di Margherita, è tuttavia un altro: il 18 ottobre 1540, quando colei che venne soprannominata la “Madama” aveva compiuto 18 anni e suo marito 16 (diconsi: 16!), si diffuse finalmente, tra le Corti europee ma anche tra il popolo, l’attesissima notizia dell’avvenuta consumazione del matrimonio per obbedienza della signora, che fino a tale data aveva rifiutato con assoluta determinazione l’indissolubilità di un matrimonio soltanto “rato” e dunque dispensabile.
Questa ragazza si era contraddistinta – senza alcuna ammirazione, beninteso - per una battaglia di fiera opposizione ai desideri ed alle strategie di potenti d’ogni dove, fino a combattere davanti all’alcova, ma alla fine non aveva potuto far altro che capitolare.
E che le cronache tramandino un amore impensato tra i due sposi, sorto dalla vera e propria violenza impositiva della consumazione matrimoniale. rende ancora più oscuro, straziante e inavvicinabile, persino insostenibile, questo concentrato di eventi, divenuti da intimamente personali a pubblicamente apprezzabili, da chiunque.
Si racconta anche – ma è narrazione comprovata da documenti inoppugnabili – di una intensa frequentazione tra Margherita e Ignazio di Loyola, tanto che qualche autore ha ricondotto all’influenza del fondatore della Compagnia di Gesù l’intransigenza anti-copulatoria di Margherita. Ma sembra troppo.
Di certo, Margherita sembra stare, per così dire, a metà tra una scelta in qualche modo “virginale” – perché opposta ai voleri matrimoniali dei potenti – e un’eversione, sempre per così dire, “infedele”, che osava ribellarsi al volere del patriarcato di metà Cinquecento.
Facciamo un salto di quasi cinquecento anni. Però restiamo dentro il perimetro dell’istituzione ecclesiastica, la medesima che aveva vigorosamente chiamato Madama ai suoi irrifiutabili doveri coniugali.
Solo pochi giorni fa, la Santa Sede – come abbiamo riportato la scorsa domenica e come commentiamo assieme a don Marco Strona questa domenica in apposita intervista – ha approvato il “Messale maya”, per la Diocesi messicana di San Cristóbal de Las Casas, nel Chiapas.
Tra le indicazioni normative di questo Ordinario della Messa secondo quelle culture (i Maya hanno al loro interno universi culturali differenti e plurimi), si può leggere quanto segue:
El ministerio del Principal
400. El oficio litúrgico del Principal se confiere a la persona, varón o mujer, que goza de autoridad moral en la comunidad, que guía a su pueblo en la oración y la fe. En la comunidad cristiana es quien guía y da consejos sobre la vida de fe, las tradiciones religiosas y cuida también el buen desempeño del trabajo de quienes tienen un ministerio de servicio en la comunidad cristiana, siendo reconocido como guía espiritual. Consiguientemente, dentro de las celebraciones litúrgicas sus funciones son en guiar al pueblo, por invitación del sacerdote que preside la celebración, en los momentos de oración comunitaria.
Traduciamo:
Il ministero del Principal
400. L’ufficio liturgico del Principal si conferisce ad una persona, uomo o donna, che gode di autorità morale nella comunità, che guida il suo popolo nella preghiera e nella fede. Nella comunità cristiana si tratta di chi guida e consiglia sulla vita di fede, le tradizioni religiose e, riconosciuto appunto quale guida spirituale, si prende cura del proficuo lavoro di quanti hanno un ministero di servizio nella stessa comunità cristiana. Di conseguenza, le sue funzioni proprie durante le celebrazioni liturgiche sono, su invito del sacerdote che presiede la celebrazione, guidare l’assemblea nei momenti orazione comunitaria.
Forse, dunque – anche se la storia, lo sappiamo, non si fa con i “se” -, se Margherita d’Austria, invece che a metà Cinquecento, fosse vissuta negli anni Venti del ventunesimo secolo, lei che esercitava un potere signorile sui Paesi Bassi e sui feudi farnesiani abruzzesi, potrebbe oggi, in Messico, essere la “Principal” di qualche comunità cristiana.
La violenza si esercita, a tutt’oggi, implacabile, verso coloro alle quali non è consentita alcuna “verginità” rispetto alle strategie maschili di una precisa dominazione di genere e verso coloro che sono stigmatizzate con il marchio indelebile di presunte infedeltà, al partner, alla comunità, al gruppo, alla congregazione religiosa.
Il Messale maya si sofferma, piuttosto a lungo, anche su qualcosa di completamente estraneo alla nostra sensibilità: l’uso abbondante, addirittura “a volontà”, dell’incenso. Cioè di quello spreco di profumo per amore e per mano femminile secondo i racconti evangelici.
Le arti rinascimentali non potevano prescindere da colori, scritture e profumi, ma di questi ultimi nulla ci è rimasto.
Profumo inebriante come coltre che annebbia i violenti. Profumo che, condannato dalla morale, rientra in gioco grazie alla liturgia. Ma queste sono, probabilmente, divagazioni.
Domani è una giornata importante. Che lo siano tutte, sempre, nessuna esclusa. Viva le “vergini” e le “infedeli”.
Margherita d’Austria sorriderà.
Buona domenica, buona settimana.