Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose



n° 28 

FIDUCIA E CRITICA

Tommaso Padoa-Schioppa




di Guido Dotti

 

Tommaso Padoa-Schioppa, immagine di pubblico dominio

È vero che possiamo essere traditi solo da chi aveva la nostra fiducia, così come la pace si può farla solo con il nemico. Ed è vero che, per chi detiene il potere, è fortissima la tentazione di considerare ogni disaccordo o critica mancanza di lealtà se non tradimento. Ma è anche vero che solo il più fedele degli amici o dei collaboratori può avere il coraggio alimentato dalla sua stessa fedeltà di dare il consiglio che altri non osano.

Tommaso Padoa-Schioppa, “Corriere della Sera”, 16 marzo 2003.





Ascoltare oggi, anche se per inciso, che “la pace si può fare solo con il nemico” può suonare stonato, fuori luogo, un’offesa alla giustizia e al suo ristabilimento. Eppure ci rimanda a una dura verità che interpella la gerarchia di valori sottostante alle nostre scelte: a cosa diamo la priorità nel cercare il bene di noi stessi e della collettività? Domanda sovente drammatica per chi detiene il potere, cioè la responsabilità di scelte che coinvolgono il presente e il futuro non solo di se stessi ma di una “comunità”, di qualunque tipo e natura. Nel discernimento della scelta migliore – o della meno gravida di conseguenze negative – si rivela fondamentale il potersi confrontare e consigliare con persone verso le quali si nutre fiducia, sulle quali si sa di poter contare. Ma qui si insinua il pericolo evidenziato da Tommaso Padoa-Schioppa: cosa ci attendiamo dall’amico o collaboratore “fidato”? Cosa intendiamo per lealtà? Accondiscendenza o franchezza? Assenso a prescindere o critica motivata? Conferma di quanto già deciso autonomamente oppure verifica della fondatezza di un’ipotesi di lavoro?

La fedeltà a una persona, a un’idea, a un’istituzione non si misura nella fissità con cui si affrontano le sfide, ma nella capacità di dialogo, di ascolto, di empatia. In ogni processo in cui una singola persona ha la responsabilità di assumere una decisione a nome e per conto di un insieme di persone – che sia in ambito politico, amministrativo, lavorativo, ecclesiale – fondamentale è il potersi confrontare con interlocutori che abbiano al contempo fedeltà, coraggio, rispetto e capacità critica, persone che, dopo aver pensato a quello che dicono, osino dire quello che pensano e non quello che si immaginano che l’altro voglia sentirsi dire. Sarebbe invece tradire la fiducia dell’amico o di colui che si è fidato di noi proprio l’assecondarlo, sperando magari di ricavarne un interesse personale. 

Ricordo, per averle sperimentate di persona, la passione e la capacità di ascolto con cui Tommaso Padoa-Schioppa si confrontava con le persone che riteneva potessero aiutarlo nel discernimento su quanto fosse meglio fare in determinate circostanze. E l’analoga franchezza e libertà con cui lui stesso forniva il suo parere a chi lo interpellava confidando nelle sue capacità. Da autentico civil servant, “servitore delle istituzioni”, sapeva che la persona fidata era proprio quella capace di mettere in guardia l’amico dai possibili errori nella gestione della “cosa pubblica”. Qualità rara in chi detiene una qualsivoglia forma di potere. 





Tommaso Padoa-Schioppa (1940-2010) è stato un fedele servitore della collettività nei vari incarichi che gli sono stati via via affidati: vice-direttore generale della Banca d’Italia, presidente della Consob, membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, ministro dell’Economia e delle Finanze. Convinto europeista, ha impegnato la sua lungimiranza, competenza e pacatezza per fare dell’economia uno strumento di giustizia.


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org