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Individualismo, confine invalicabile?

di Silvano Magnelli



Leggo sempre con grande interesse i commenti del prof. Rovatti, che si batte con costanza contro il dilagante individualismo accecante. Le sue idee sono condivisibili e i suoi richiami al pensiero critico e alla riscoperta del valore  intrinseco e irrinunciabile di chi è diverso da noi e delle relazioni sono utilissimi. L’argomento è pressante e importantissimo per la diffusione di costumi e mode, in cui  vige una regola non scritta, da sempre pericolosa, mai così estesa e legittimata, di un accentramento assoluto su se stessi, in una sorta di incartamento avvolgente e oscurante, che copre l’intera corporeità, anche lo sguardo e spesso paralizza il pensiero libero. Replicare acriticamente gli stili dominanti blocca infatti la vitalità del pensiero  e credo la bellezza della vita.

Dagli scritti di Rovatti emerge comunque una volontà di uscita da questa situazione degenerativa , che non riguarda certo tutti, ma che impregna e ostacola non di poco la socialità e le formazioni comunitarie. Tanti ego così giganteschi non possono che scontrarsi a tutti i livelli. Nessuno ha ricette in piccole confezioni e ad uso immediato, l’anomala ondata di narcisismo di varia entità richiede comunque lo sforzo di tentare altri sentieri educativi e di pensiero e altre scelte di vita. 

Va detto che esiste un pullulare di oasi comunitarie di varia ispirazione, che non fanno notizia, che entrano nella vita dei più provati e che agiscono al ritmo della gratuità e della relazione affettiva senza secondi fini. Sono numerose e hanno uno spirito indomito di altruismo creativo, parlano appunto con scelte e gesti personali e collettivi espliciti, possiamo dire che non ce sono state mai tante, sono comunità aperte senza confini stretti, senza blocchi e senza ostilità. 

A mio avviso tali stupende realtà sono il frutto di uomini e donne, che almeno negli ultimi cento anni hanno preparato tale fioritura avendo fatto scelte radicali, sempre pagate a caro prezzo. Comunque si ergono anche oggi come alberi robusti e con radici inamovibili. 

Negli ultimi mesi ne abbiamo ricordato due, per alcune specifiche. Don Lorenzo Milani: “ La più grande ingiustizia è fare uguali tra disuguali”, e Papa Giovanni XXIII:” Tutto il mondo è la mia famiglia”. Non da molto è venuto a mancare, e quanto ci manca, in un ambito più laico, il medico Gino Strada, che ha dato lezioni di civiltà e di pacifismo attivo a tutti noi. Solo per citarne alcuni, ma ci sono anche le coraggiose donne iraniane, le madri coraggio di vari scenari di guerra o di regimi autoritari.

Insomma è una questione di scelte che vanno dalla parte opposta allo sterile individualismo, e si possono fare in famiglia, a scuola, nel lavoro, nella sanità, nelle chiese. La vita disimpegnata appare infatti molto attraente, ma lascia sul terreno solo tanti infelici.


Numero 718 - 18 giugno 2023