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Il narcisismo maligno e Pasolini


di Stefano Sodaro


Vi è molta esitazione, riconosciamolo con sincerità, da parte del nostro “mondo culturale” di riferimento a dire con le necessarie urla di rabbia che l’aggressione di Putin all’Ucraina è un atto criminale.

Si preferisce assai – troppo - spesso andare a piè pari oltre, scavalcare un’affermazione di precisa responsabilità gravida di enormi conseguenze (che fanno paura) e parlare d’altro.

Addirittura si giunge a dire che sia preferibile mettere tutti sullo stesso piano (pure invocando il Papa, che non si capisce bene che cosa c’entri e perché debba essere sempre preso di mezzo, quasi non esista una coscienza laica mondiale capace di esprimersi da sé, così come peraltro è accaduto con la recente risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU), mediante un’equiparazione battente, ribadita, tra aggressori ed aggrediti, senza attribuire torti e ragioni, in un generico, indistinto, mieloso, e molto comodo, ecumenismo del rimbrotto verso le guerre sempre orrende, lasciando l’onere – terribile, persino indescrivibile nella sua carica mortifera - della difesa armata agli altri, non certo a noi, purissimi, bensì a chi viene aggredito e non può tollerare che vengano massacrati i propri cari, distrutte le proprie case.

Un po’ come fece Pilato (siamo in Quaresima, un pensiero al riguardo si può fare), che si lavò le mani invece che affermare nettamente l’innocenza di un Giusto. Se si dovesse adottare a schema costante di politica istituzionale un simile chiamarsi fuori per parlare d’altro, dovremmo abolire anche il diritto interno ed i tribunali, dovremmo tornare ad una giustizia amministrata da ciascuno come gli pare, fermandoci alle dichiarazioni di principio dei codici e delle leggi e lasciando il lavoro sporco a chi cerchi quella giustizia concreta che non trova da nessuna parte perché nessuno è legittimato ad amministrarla per conto di tutti e tutte.

E così diventa oltremodo scomoda la memoria di Dietrich Bonhoeffer e diviene un po’ semplicistico anche richiamare Gandhi senza considerare la divisione del Pakistan con i suoi 17 milioni di persone in fuga da un Paese all’altro ed i suoi 500.000 morti, oltre ai 379 morti del massacro di Amritsar per mano inglese.

Si nota anche un certo compiacimento nel controbattere alle affermazioni su una degenerazione psicopatica di Putin, argomentando, al contrario, di una sua – non meglio definita – grande intelligenza strategica e politica, salvo non riuscire a dire in che cosa consista.

Personalmente, per quanto possa importare, sono fiero di essere stato obiettore di coscienza e di avere svolto il servizio civile. Ma sono consapevole che la possibilità di riconoscere l’esercizio del mio diritto all’obiezione di coscienza è stato frutto maturo della Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza, armata, al nazifascismo.

Sarebbe necessario guardare dentro la logica, perversa, che sostiene il desiderio di aggredire, qualunque nome e forma quel desiderio abbia e anche qualora resti inespresso in quanto tale. Lo stesso eros è “aggressione”, desiderio di possesso, “voglia”.

Ma si potrebbe iniziare anche da un altro versante; ad esempio, da una domanda molto semplice: alzi la mano chi sa chi siano i cosiddetti “greco-cattolici ucraini”, perché mai greco-cattolici.

E proseguire: alzi la mano chi sa che esiste in Italia, dal luglio 2019, un Esarcato Apostolico, eretto dal Papa, per tali cattolici. E alzi la mano chi sa cosa sia un “Esarcato Apostolico”.

Sosta per prendere fiato: l’ignoranza sta sempre, immancabilmente sempre, alla base della furia aggressiva. Non ci si sente bisognosi di un incontro con l’Altro, anzi con le Altre e gli Altri che hanno volti e nomi, perché simile incontro destabilizza, facciamo benissimo da soli. E qui s’incista una patologia narcisistica, che, anche quando si proclama tutta socialmente orientata, in realtà si nutre di quell’individualismo spinto davanti al quale inorridiva Pier Paolo Pasolini, di cui sono ricorsi ieri i cent’anni dalla nascita.

Pasolini sarebbe andato a cercare, con acribia professionale di artigiano del sapere e remando contro ogni omologazione culturale di marca consumistica, chi siano i greco-cattolici ucraini, cosa significhi appartenere ad un rito piuttosto che ad un altro dentro la Chiesa Cattolica, perché quei cattolici – di Ucraina – abbiano preti sposati, con figli e famiglia, e noi no.

Il narcisismo pressoché mai riconosce d’essere tale, ma resta acquattato, appunto, dietro esplosioni di aggressività affettiva che travolge tutto e tutti. Ed inizia dall’ignoranza, sì: ogni qual volta non riesco ad uscire dal campo dei miei interessi specifici, fossero pure di alta, altissima, specializzazione. Perché – come udii dire ad Assisi lo scorso settembre durante il Convegno per i cent’anni dalla nascita di Paulo Freire – a forza di essere sempre più specialisti di pochissimo diventeremo alla fine specialisti di nulla.

Non si fa la morale sulla vita degli altri. Non si insegna agli altri che muoiono sotto le bombe cosa debbano fare mentre noi viviamo in condizioni di conforto e tranquillità. No, non si fa.

Dalla Resistenza al nazifascismo nacquero la partecipazione democratica, i sogni di pace, gli ideali di nonviolenza che devono avere il coraggio di fissare nelle pupille proprio la violenza, altrimenti la stessa fobia ossessiva che abbiamo avuto per secoli verso il sesso si sarà semplicemente trasferita verso le armi che uccidono, di cui nemmeno vogliamo sentir parlare e che nemmeno vogliamo sentir nominare. Ma così non si va da nessuna parte e si ripiomba nel buio.

È semplice, persino elementare, insegnamento etico che l’aggressore debba essere fermato. Ma forse è ogni nostra attitudine aggressiva a dover essere allora riconsiderata, compresa quella rivestita apparentemente dei dolcissimi e seduttivi panni dell’amore romantico.

La stessa, medesima, sacrosanta denuncia verso gli abusi sessuali deve accompagnarsi ad un’altrettanto vigorosa denuncia di un abuso micidiale di violenza armata contro un popolo intero. Ne va della nostra umanità, prima ancora che della nostra coerenza e della nostra credibilità.

Buona domenica, come augurio.

Perché, purtroppo, come constatazione al momento non è possibile.