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Maria Maddalena - Caravaggio, 1606, Roma, Collezione Privata - immagine tratta da commons.wikimedia.org


Maria Maddalena


di Dario Culot


Maria Maddalena - Scultura in legno di Donatello, 1453-1455, Museo dell'Opera del Duomo - foto tratta da commons.wikimedia.org


Come ha ben spiegato don Paolo Scquizzato,[1] siamo abituati a sentire indifferentemente parlare di Maria Maddalena o Maria di Magdala. Però la parola Magdala (ad esempio, si veda la traduzione CEI 2008, di Gv 19, 25) è una scelta del traduttore, perché non c’è nell’originale greco dove si dice Maria la Magdalene. È stato anche spiegato che Maria di Magdala viene da Migdal, torre nei pressi del lago di Tiberiade che sorvegliava un antico villaggio ancora in gran parte sepolto sotto terra. Per maggior facilità di pronuncia il luogo di provenienza si sarebbe poi trasformato in Maddalena, più scorrevole.

Abbastanza recentemente, però, è stato fatto notare che nessuna donna, in quell’epoca, ha mai ricevuto appellativi collegati a dei luoghi, a differenza dei maschi (ad esempio, Gesù di Nazaret).

Magdalene, Migdal in ebraico, effettivamente significa torre, fortezza. Quindi sarebbe meglio tradurre con Maria la forte, la tosta, la possente, la donna tutta d’un pezzo, la grande. Dunque è un soprannome attributivo di una determinata qualità.

Va però anche detto che, stando sempre ai vangeli canonici, solo gli uomini ricevevano un soprannome e questo poteva essere dato loro anche direttamente da Gesù (Pietro, che in realtà si chiamava Simone, viene chiamato kefa’ in aramaico - Mc 3, 16; Lc 6, 14. In Gv 1, 42, quando Gesù cambia il nome all’apostolo soprannominandolo come il figlio di Giovanni, con l’articolo determinativo ‘il’, indica il modello: “tu Simone sei un perfetto discepolo di Giovanni, perché condividi l’idea del Messia annunciata da Giovanni: un Messia violento e vincitore; ti chiamerò Cefa, petros, pietro, che vuol dire testa dura come la pietra). Giacomo e Giovanni sono chiamati ‘figli del tuono’ (Mc 3, 17); autoritari e violenti, vogliono distruggere col fuoco chi non accetta le loro idee (Lc 9 54), e vogliono impedire che altri, al di fuori del loro gruppo, usino il nome di Gesù (Mc 9, 38), ma soprattutto vogliono comandare. Nel corso dei secoli la Chiesa ha avuto vari e degni eredi di questi due fratelli. Giuseppe è stato soprannominato Barnaba dagli stessi apostoli (At 4, 36). Ma proprio perché mai le donne ricevevano soprannomi, se Maria l’ha eccezionalmente ricevuto, significa che è stata particolarmente importante nella comunità iniziale. Questa eccezionale grandezza è confermata:

a) dal fatto che il suo nome compare, oltre ovviamente che in vari apocrifi, in tutti e 4 i vangeli canonici;

b) dal fatto che il suo nome occupa normalmente il primo posto nella lista delle donne discepole, prima anche della madre di Gesù:

Mc 15, 40s.: Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo il minore e Iose[2]s e Salome;

Mc 15, 47: Maria Maddalena e Maria madre di Ioses;

Mc 16, 1: Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e Salome;

Mt 27, 55s.: tra le donne che osservavano da lontano la crocifissione c’erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, la madre dei figli di Zebedeo;

Mt 27, 61: sedute di fronte alla tomba c’erano Maria Maddalena e l’altra Maria;

Mt 28, 1: dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono alla tomba;

Lc 24, 10: le donne, indicate genericamente in Lc 24.1, sono poco dopo identificate in Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. E anche le altre che erano con loro…

E chi è che apre normalmente la lista dei maschi? Normalmente Pietro. Quindi, quanto meno nel gruppo femminile che seguiva Gesù, la Maddalena aveva la stessa importanza che aveva Pietro nel gruppo maschile.

c) A differenza delle donne di allora, - spiega sempre don Scquizzato - la Maddalena non è mai collegata a un maschio (padre, marito, o figlio), il che, da una parte, ci impedisce di avere notizie sue più precise; dall’altra però, costituisce un’eccezione assoluta perché che in quell’epoca nessuna donna poteva essere autonoma e avere un’identità propria. La donna era sempre l’appendice di un uomo.

Ma a ben guardare, Maria Maddalena non è l’unica a seguire Gesù in autonomia. Pensiamo a Giovanna, moglie del ministro delle finanze di Erode Antipa (Lc 8,2-3): provate a pensare oggi alla moglie del nostro ministro delle finanze che lascia suo marito e si accoda a un gruppetto di disperati di un centro sociale, e per mantenere quel gruppo usa i soldi del marito![3] Anche Maria di Nazaret è andata contro corrente: quando Gesù è andato via di casa e ha incominciato la sua vita pubblica, anche lei ha pensato, come il resto del suo clan, che fosse impazzito e che bisognasse andarlo a prenderlo per riportarlo a casa, prima che facesse del male a sé e ai suoi (Mc 3, 21-31)[4].  Perché si muove l’intero clan di Gesù per andare a catturarlo? Perché se il clan non fa nulla, sembra accettare l’operato di Gesù, e chiunque lo accettava doveva essere espulso dalla sinagoga (come dimostra la guarigione del cieco nato che non rinnega la guarigione ottenuta da Gesù - Gv 9, 22). La scomunica non significava solo non poter partecipare al culto, ma aveva gravi conseguenze nell’ambito sociale:[5] insomma era la morte civile per tutta la famiglia che non poteva aver più alcun rapporto con gli altri compaesani ammessi al culto. Dunque, il clan parte da Nazareth, ma, arrivato dove si trova Gesù, si ferma, perché Gesù è attorniato da un cerchio di folla impura:[6] non mischiandosi con gli impuri e non facendosi contaminare da loro, il clan, che si ritiene puro ed eletto, è convinto non solo di dimostrare visibilmente a tutti il pieno disaccordo con Gesù, ma anche di far parte dei perfetti ed unici veri osservanti della legge divina. I ‘veri credenti’ erano ritenuti quelli che non deflettono mai dai principi non negoziabili, quelli che sanno cosa Dio pensa e cosa vuole perché sono già in possesso della Verità Assoluta; ma questa mentalità, in realtà, spinge all’aggressività, perché chi si sente difensore solo dei diritti di Dio non si controlla, non accetta ostacoli sulla sua strada, e reagisce facilmente con violenza a ogni sua opinione che viene messa in discussione; nulla gli deve essere rifiutato, perché chi rifiuta lui rifiuta Dio. Il ‘vero credente’ è convinto di essere l’uomo eletto dallo Spirito Santo per dire al mondo quello che deve fare (ad esempio, non mischiarsi con gl’impuri), ma proprio dal racconto del vangelo si capisce che questo è sbagliato. Il vangelo ci fa chiaramente intendere che il clan non si rende minimamente conto che nessuno di essi potrà mai fare vera esperienza di Dio se non si avvicina a Gesù, sì che, in realtà, proprio coloro che si ritengono gli eletti sono i più lontani da Dio, anche se sono convinti di essere i più vicini. Ma non si può fare a meno di evidenziare che, se la Madonna fa parte del clan che considera Gesù pazzo, appare infondata la tesi secondo cui ella ha dato adesione immediata e senza incertezze alla Parola di Dio[7]. La sua conversione sarà lunga, faticosa e dolorosa,[8] e solo alla fine, sotto la croce (dove non ci saranno gli apostoli, almeno nei vangeli sinottici), si dimostrerà disposta a seguire da vera discepola la sorte del figlio Maestro. In realtà Maria si è trovata davanti a un bel dilemma: rinnegare il figlio e restare col suo clan, oppure scegliere il matto di casa, diventare sua discepola e perdere la propria reputazione (ecco la sua croce),[9] perché – lo ripeto - in quell’epoca era semplicemente inconcepibile che una donna onesta vivesse fuori del clan, da emancipata. Maria sceglierà col tempo la strada più difficile, rendendo evidente che sollevare la croce è, per tutti, il simbolo di tutte le prove, i sacrifici e le sofferenze che incontriamo per strada se si decide di dare adesione a Gesù.

Oggi sappiamo anche che, in allora, un rabbi non poteva avere discepole: non esisteva neanche il termine femminile per discepola, esisteva solo il discepolo maschio[10]. La donna era una cosa di proprietà del marito, tanto che nel bottino di guerra valeva meno dell’asino (Nm 31, 34-35). Insomma, capite perché quell’amico della feccia (Mt 11, 19), quell’indemoniato (Mc 3, 22), quel ribelle (Lc 23, 5) che non osservava la tradizione ed era pure inosservante della Legge (Mc 2, 23-27), quel pazzo (Mc 3, 21) che traviava le donne trasformandole in discepole emancipate, non poteva essere Figlio di Dio, secondo la gente perbene timorata di Dio.

Ma tornando a Maria Maddalena, doveva trattarsi almeno all’inizio di una donna difficile da gestire: era quella dei 7 demoni (Lc 8, 2). Cosa sono i 7 demoni? Sappiamo che il numero 7 indica pienezza[11]. Il demone, poi, era tutto ciò che inficiava la salute psico-fisica di una persona. La febbre, la depressione, la malattia, eccetera. Dunque probabilmente era una donna con qualche problema psichico piuttosto serio.

Eppure, in poco tempo, rigenerata da Gesù, ha avuto un ruolo eccezionale nel gruppo, almeno nel gruppo femminile, tanto da meritare il titolo di apostola degli apostoli. Dopo la morte e risurrezione di Gesù, Maria Maddalena viene inviata dallo stesso Gesù: «va’ e di’ ai miei fratelli che sono risorto» (Gv 20, 17), e per questo incarico san Tommaso d’Aquino[12] riconosce a Maria Maddalena il titolo di apostola degli apostoli (apostolorum apostola)[13]. E cosa è questo incarico se non una missione apostolica? Questo incarico non viene dato a nessuno dei 12 apostoli. Dunque, se si vuol parlare di successione apostolica, essa non comincia da Pietro come ci è stato insegnato, perché il primo anello della catena è una donna, Maria Maddalena[14].

Papa Giovanni Paolo II ha ripreso l’appellativo di “apostola degli apostoli”: “Maria di Magdala fu la testimone oculare del Cristo risorto prima degli apostoli e, per tale ragione, fu anche la prima a rendergli testimonianza davanti agli apostoli”[15]. Anche Papa Benedetto XVI è ritornato sul titolo di apostola degli apostoli[16].

Con un simile titolo dovremmo pensare che Maria Maddalena venisse posta quanto meno sullo stesso piano di Pietro. Guardiamo cioè ai fatti con un po’ di attenzione: la tradizione della particolare apparizione del Risorto a Pietro è costante e anche qui s’insegna che questa sia un’altra ragione fondamentale della preminenza petrina:[17] se Pietro fu il primo degli apostoli a vedere Gesù risorto (Lc 24, 34; 1Cor 15, 5), ne consegue l’importanza primaria di Pietro in rapporto al cuore della fede cristiana[18]. Va bene, sarà stato anche il primo degli apostoli a vedere Gesù risorto, ma la prima persona in assoluto è stata una donna, Maria Maddalena[19] (Mt 28, 9-10; Mc 16, 9; Gv 20, 11-18).

Stando ai vangeli, ai discepoli, ancora rintanati dietro alle porte sprangate, Gesù apparirà più tardi, e comunque dopo che Maria Maddalena li avrà già informati di aver visto Gesù risorto (Gv 20, 19). Maria Maddalena è rimasta fedelmente sotto la croce, ha preso l’iniziativa per riunire le pecore sperdute dopo aver visto per prima Gesù risorto. Eppure la dottrina ufficiale, com’è noto, non dà alcuna importanza a questi fatti: la donna conta meno dell’uomo Pietro. Ma se fosse veramente fondata l’idea che il primato va collegato automaticamente alla prima apparizione, allora Maria Maddalena avrebbe dovuto essere papessa, non Pietro. Se invece l’idea della prima apparizione non conta, non si vede perché l’apparizione a Pietro venga interpretata come un segno di una sua supremazia. Piuttosto evidente che con questa interpretazione la Chiesa sta solo tirando ancora una volta l’acqua al mulino della sua dottrina.

Naturalmente all’epoca tutta questa precisa descrizione evangelica suonava assurda, visto che le donne non erano soggetti di diritto, e non essendo soggetti di diritto non potevano neanche testimoniare[20]. Quindi il vangelo sta offrendo un elemento che, per noi oggi non è affatto sconcertante, ma in allora era del tutto inconsistente per affermarne la credibilità; anzi era controproducente; il che può essere certamente interpretato come prova di autenticità (è stato veramente riportato fedelmente cos’era successo).

L’evangelista, dunque, attribuisce a una donna, non a Pietro, il ruolo del pastore che raduna le pecore che si erano disperse, come aveva predetto Gesù: «Viene l’ora in cui vi disperderete, ciascuno per conto suo» (Gv 16, 32). È lei, una donna, che lo va ad annunziare ai discepoli, ancora chiusi in casa per paura (Mc 16, 10; Gv 20, 18). Giovanni la presenta con Gesù a livello figurato come la nuova coppia: nel giardino c’è Gesù e la nuova Eva, che Gesù chiama “donna”,[21] cioè sposa (Gv 20, 13), per cui ben potrebbe sostenersi che è di nuovo la Maddalena a rappresentare la nuova comunità[22].

Ancora di più: Maria Maddalena crede quando le appare Gesù risorto. Pietro ancora no: non gli basterà neanche l’apparizione e dovrà seguire ancora un lungo cammino, come ben risulta dagli Atti degli apostoli. È proprio difficile, perciò, vedere un primato di Pietro nei racconti evangelici, anche se è consolante pensare che se perfino un testadura come Pietro alla fine si converte, tutti abbiamo la possibilità di farlo.

Ma stando agli scritti canonici, Maria Maddalena non è neanche l’unica apostola. In Rm 16, 7 san Paolo parla anche dell’apostola Giunia. Giunia, in greco ουνίαν, Iounían, è stata presto trasformata dalla Chiesa romana in un uomo. In realtà la parola greca è ambigua, nel senso che può essere tranquillamente tradotta come nome di donna, e – visto l’abbinamento - si tratterebbe della  moglie di Andronico:[23] sotto tale interpretazione cadrebbero due coniugi giudeo-cristiani, come Aquila e Priscilla, nominati poco prima (vv. 3-4), che avrebbero meritato il glorioso nome di apostoli per il loro zelo. È vero che Giunia non è mai stata inserita nel Martirologio Romano cattolico, ma i santi Andronico di Pannonia e Giunia, sposi e discepoli di san Paolo, sono invece festeggiati dalla Chiesa ortodossa greca il 30 giugno: uomo e donna, entrambi apostoli.

Dunque, ci si può domandare perché la Chiesa ha sepolto rapidamente l’apostolato femminile? Perché la Chiesa ha ritenuto legittimo solo l’apostolato maschile?

Evidentemente non si voleva inficiare il modello giunto fino a noi, maschilista e patriarcale. Si è da subito temuto di vedere in una donna un temibile concorrente per Pietro.

E qual è il modo migliore per far sparire dalla scena una grande donna? Infangandola: così l’hanno presentata come la peccatrice, la penitente, la prostituta. Nell’arte (vedi sopra il quadro di Caravaggio e la statua di Donatello) è raffigurata sempre con i capelli sciolti, e all’epoca solo le prostitute portavano in pubblico i capelli sciolti.

Dunque, sulla vita di Maria Maddalena definita da san Tommaso d’Aquino “apostola degli apostoli”, sono sorti presto vari equivoci. La tradizione l’ha voluta identificare con una prostituta perché nel capitolo 7 del vangelo di Luca, si narra la storia di un’anonima “peccatrice nota in quella città”, che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli. Ma l’unzione con l’olio profumato è un gesto che è stato compiuto anche da Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, in una diversa occasione di cui riferisce l’evangelista Giovanni. E così, Maria di Magdala da alcune tradizioni popolari verrà identificata con la prostituta, da altre con Maria di Betania. 

L’accostamento definitivo tra Maria Maddalena e la prostituta redenta risale al 591, quando il papa Gregorio Magno, in alcuni suoi scritti, ha identificato le due figure[24].  

Il grave è che questa storiella l’hanno ripetuta talmente tante volte che più o meno tutti sono ormai convinti che Maria Maddalena sia la prostituta pentita[25]. Del resto, se l’ha detto un papa, deve essere vero. Nell’immaginario collettivo, poi, più degli scritti ecclesiastici conta l’arte; e la tradizione, come ha scritto non ricordo chi (forse il cardinale Gianfranco Ravasi), ripetuta mille volte nella storia dell'arte e perdurante fino ai nostri giorni, ha fatto di Maria una prostituta[26].

Questa errata identificazione di Maria Maddalena con la peccatrice è stata formalmente rigettata dalla Chiesa cattolica appena nel 1969. Ma quanti sono a conoscenza del fatto che il concilio Vaticano II, nella revisione del Messale romano ha rettificato l’immagine della peccatrice ribadendo che il giorno a lei dedicato, il 22 luglio: «Celebra solo colei a cui Cristo apparve dopo la risurrezione e in nessun modo la sorella di santa Marta, né la peccatrice alla quale il Signore perdonò i peccati»?[27] La maggior parte dei cattolici ancora credere che Maria Maddalena sia la prostituta pentita, redenta da Cristo.

Per spiegare l’erronea identificazione è stato osservato che Maria Maddalena è fin dall’inizio individuata sempre col suo nome. Ancorare ai vangeli ogni spiegazione – come ha sollecitato il Concilio – vuol dire restar strettamente legati al testo, non separarsene neanche di un centimetro, perché quando si imbocca questa seconda strada del “è probabile, è possibile,” allora ogni fantasia diventa possibile. Sono stati proprio i ben pensanti, sconvolti dal fatto che Gesù potesse perdonare una prostituta senza neanche chiederle di cambiare vita, a seguire in questo caso la seconda strada, creandosi a loro uso e consumo la storiella del pentimento e della redenzione, che ovviamente si attagliava molto meglio alla credenza che senza penitenza e pentimento non ci può essere perdono. In tal modo i moralisti si sono sentiti finalmente rinfrancati: ma non è questo che dice il vangelo, e i suoi insegnamenti non devono essere coperti da pietosi veli per nascondere o modificare ciò che in realtà sta dicendo. Col modificare i vangeli a proprio uso e consumo, le persone religiose dimostrano di scambiare per fede il proprio desiderio di sicurezza.

Invece oggi si concorda nel dire che non si deve identificare nessun personaggio anonimo (si pensi anche al discepolo amato o al lebbroso primo divulgatore della Buona Novella). Ogni qualvolta manca il nome, l’evangelista vuole figurare un personaggio rappresentativo ideale, nel quale ogni lettore, ogni ascoltatore si può identificare; allora è chiaro da una parte che identificando il personaggio anonimo con un’altra persona nominata si svilisce l’importanza di questo personaggio; dall’altra, l’evangelista ci vuol solo descrivere un modello di discepolato che tutti possono realizzare, accogliendo pienamente Gesù, seguendolo e interessandosi agli altri. Ma allora cosa se ne può dedurre? Che forse non sono i 12 apostoli, seppur identificati con il loro nome, il massimo della sequela, sì che non necessariamente da quei dodici deve derivare la classe dirigenziale della nuova Chiesa.

In conclusione: nei vangeli viene detto esplicitamente qualcosa che non siamo abituati a sentire in chiesa: se in retrospettiva si parte dalla incarnazione di Cristo e si arriva alla resurrezione, si parte con una donna (Maria), si prosegue con una donna anonima che introduce alla Passione col gesto del versamento del costoso profumo che vale dieci volte quanto Giuda riceverà per tradire il maestro (Lc 14, 3 -9), e si finisce con una donna (Maria Maddalena) e non con i 12 apostoli maschi[28]. Anzi, proprio uno dei dodici facilita e rende attuabile l’arresto del suo Maestro; e gli altri maschi, scapperanno tutti (Mc 14, 50), anche se poche ore prima, a parole, si erano dichiarati disposti a non abbandonare mai Gesù[29] (Mc 14, 31). Le donne sono le grandi testimoni dell'incarnazione, della passione e della risurrezione, e fra le donne Maria Maddalena ha quantomeno il ruolo che compete a Pietro fra gli apostoli[30]. Insomma c’è molta materia su cui dovremmo meditare.




NOTE

[1] Scquizzato P., Il Vangelo di Maria (Maddalena), videoconferenza del 14.2.2024 su www.liberareluomo.it di Treviso.

[2] Chi è questa Maria, madre di Giacomo e Ioses? Forse Maria madre di Gesù, visto che in Mc 6, 3 la Madonna è anche madre di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone e di almeno due altre figlie (ma le donne contavano così poco che non si scrive neanche il loro nome). Ma perché qui non la chiamano madre di Gesù? Forse perché qui viene messa in rilievo non più il suo ruolo di madre, ma di discepola. Maria ha compiuto un lungo cammino di fede per diventare discepola.

[3] In allora, in Palestina, le donne erano sempre sottoposte alla tutela di un maschio (il padre, il marito o il fratello maggiore). Quindi non potevano gestire un patrimonio in proprio.

[4] Nel Vangelo segreto di Marco che, in una sua lettera, Clemente Alessandrino dice di aver a disposizione (Mc 10, 46a-b-c) Gesù non accoglie neanche sua madre (né le altre donne) quando arriva a Gerico prima di salire a Gerusalemme perché, mentre loro lo vogliono fermare, Gesù è deciso a continuare la sua strada che lo porterà fino alla morte (Rius-Camps J., Il Vangelo di Marco, Settimana di studi biblici, Verona, 29.2-5.3.2016). Nel testo ordinario che oggi tutti leggiamo è evidente che manca qualcosa, perché Gesù entra a Gerico e poi parte da Gerico: sembra senza aver fatto o detto nulla (Mc 10, 46). Ma allora, qual è la rilevanza di quella sosta?

[5] Maggi A., La follia di Dio, ed. Cittadella, Assisi, 2010, 169. E questo è rimasto nei secoli: vedasi il provvedimento di scomunica di Spinoza del 1656, in AA.VV., Il cristianesimo questo sconosciuto, ed. Didaskaleion, Torino, 1993, 37 s. Vedasi anche Gv 9, 22.

[6] L’evangelista non usa il termine laos, per cui si tratta di una folla di pagani impuri.

[7] Benedetto XVI, L’elogio della coscienza, ed. Cantagalli, Siena, 2009, 120s.

[8] Ecco la famosa spada che la trafiggerà (Lc 2, 35). Ma la spada non va intesa tanto come segno di dolore, perché essere trafitti fa male, ma è piuttosto l’immagine della Parola di Dio che costringe a stare di qua o di là, visto che la spada taglia in due parti nette (Maggi A., in www.studibiblici.it/Multimedia/Interviste_e_video_vari/Cefalù_novembre_2013).Vedasi come, fra l’altro, questo doloroso percorso ci mostri Maria molto più umana di quanto normalmente ce la presentino (Maggi A., Nostra Signora degli eretici, ed. Cittadella, Assisi, 2003, 131 ss.).

[9] Mc 3, 32: “chi è mia madre? Chiunque compie la volontà di Dio è mia madre”.

[10]Nella lingua ebraica non esiste un termine per indicare discepolo al femminile (Maggi A., I volti delle scritture – Donne fra fede e sacrilegio, conferenza tenuta a Vicenza  nel 2009, in www.studibiblici.ti/Scritti/Conferenze).

[11] Mateos J. e Camacho F., Vangelo: figure e simboli, Cittadella (assisi), 1997, 79.

[12] Non l’ultimo dei teologi, visto che è stato riconosciuto Dottore della Chiesa con la bolla Mirabilis Deus dell’11.4.1567 da papa Pio V, e ancora oggi gli studenti di teologia si affaticano sui suoi scritti fondamentali.

[13]Tommaso d’Aquino, Super Evangelium Johannis, in www.documentacatholicaomnia.eu.

[14] Ricca P., Gesù e le donne nei vangeli, relazione tenuta al Centro Schweitzer A. di Trieste, l’8.11.2013.

[15] Lettera 15.8.1988, Mulieris dignitatem, 16, in www.vatican.va.

[16]Le donne al servizio del Vangelo, udienza generale 14.2.2007, in www.vatican.va.

[17] Malnati E., “Simone detto Pietro “nella singolarità del suo ministero, ed. Eupress FTL, Lugano (Svizzera), 2008, 71.

[18] Idem, 53 e 62.

[19] Giovanni Paolo II, Lettera 15.8.1988, Mulieris dignitatem, 16, in www.vatican.va.

[20] Ravasi G., I teli e il sudario tra i segni della resurrezione, “Famiglia Cristiana”, n.2/2014, 102.

[21] Nel Vangelo di Giovanni, Gesù si rivolge con questo termine a tre donne, le quali rappresentano le tre spose di Dio. Alla madre, che rappresenta la sposa sempre fedele; alla samaritana al pozzo, che rappresenta la sposa adultera la quale viene riconquistata dallo sposo con un’offerta di un amore ancora più grande di prima; infine a Maria Maddalena, che rappresenta la sposa della nuova comunità.

[22] Sotto la croce, e anche in questa nuova comunità, c’è una prevalenza di donne: infatti Maria Maddalena rappresenta la nuova alleanza, tant’è che quando lei e le altre donne vanno ad annunziare la risurrezione (Gv 20, 18; Mt 28, 10), il verbo annunziare (παγγλλω) ha la stessa radice dell’angelo. Perciò gli evangelisti ancora una volta stanno dicendo che la donna, l’essere umano, ritenuto per la sua condizione di continua impurità fra i più lontani da Dio, in realtà è il più vicino e ha la stessa dignità degli angeli, e può svolgere il servizio che costituiva un privilegio per gli angeli. Quando verrà dato il giusto spazio alle donne all’interno della Chiesa? A quando una papessa?

[23] Vede in Giunia una donna, sorella o piuttosto moglie di Andronico, san Giovanni Crisostomo (in Patrologia greca, Migne, Harvard Divinity School, tomo LX, Homilia XXXI, 670, reperibile in internet). Secondo Barbaglio G., Le lettere di Paolo, 2, 1996, Borla, 525 nota 66, difficilmente il nome Iounían può essere femminile, ma non spiega il perché.

[24] Gregorio Magno, Omelia, II, XXXIII, 1, in Opere di Gregorio Magno, II. Omelie sui Vangeli, a cura di Cremascoli G., ed. Città Nuova, Roma 1994, 422-423; cfr. anche Gregorio Magno, Lettera, VII, 22, in Opere di Gregorio Magno, V/2. Lettere. A cura di Recchia V., ed. Città Nuova, Roma 1996, 450-453.

[25] Anche “Avvenire” riconosce che questa tesi è ormai comunemente rigettata: Iannaccone M., Gesù e l’adultera, “Avvenire” 28.9.2011, 27.

[26] Nella Basilica inferiore di Assisi, ha Giotto congiunto in un’unica figura Maria di Magdala, la peccatrice e Maria sorella di Lazzaro.  Tutti i pittori e scultori hanno poi proseguito su questa linea.

[27] Calendarium Romanum generale (cioè il calendario liturgico ufficiale della Chiesa Cattolica), Roma, giorno 22 luglio.

[28] Ricca P., Gesù e le donne nei vangeli, relazione tenuta al Centro Schweitzer A. di Trieste, l’8.11.2013.

[29] Florio G., Kenosis, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2023, 63, 66.

[30] Daniélou J., La risurrezione, ed. Borla,  Torino, 1970, 16).