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Il matrimonio della Vergine - Alexandre-François Caminade, 1824. chiesa di chiesa Saint-Médard, Parigi - immagine proveniente da commons.wikimedia.org

Trieste, da oggi in poi, avrà due vescovi, ma forse non solo, chissà


di Stefano Sodaro


Dobbiamo rinviare ad un Comunicato della Diocesi di Trieste per far comprendere il significato del titolo di questo nostro editoriale. Si veda dunque: https://www.diocesi.trieste.it/blog/2022/05/06/comunicato-un-importante-accordo-per-la-comunita-cattolica-ucraina/. Riproduciamo il testo di seguito: “Domenica 8 maggio S.E Mons. Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo-Vescovo di Trieste, e S.E Mons. Paulo Dionisio Lachovicz, OSBM, Esarca dell’Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, dopo la Santa Eucarestia, firmeranno una convenzione che fornirà un nuovo assetto canonico alla comunità cattolica ucraina presente a Trieste. Finora questa comunità cristiana era seguita pastoralmente dalla Diocesi di Trieste. Dopo l’erezione canonica dell’Esarcato Apostolico in Italia da parte del Santo Padre Francesco l’11 luglio 2019, anche questa comunità ucraina sarà affidata alla cura pastorale dell’Esarcato. Dall’8 maggio, quindi, la comunità dei cattolici ucraini di rito bizantino presente a Trieste diventerà una delle comunità dell’Esarcato. L’impegno delle circoscrizioni ecclesiastiche della Chiesa Cattolica nella sua unità e nella sua diversità rituale è orientato, infatti, a garantire la pastorale adeguata dei fedeli di vari riti residenti su un medesimo territorio. L’accordo che si firmerà impegnerà quindi la Diocesi e l’Esarcato a collaborare per il bene spirituale sia dei fedeli latini sia dei fedeli di rito bizantino-ucraino.”

Vi sarà quindi, a Trieste, una diretta giurisdizione, sui propri fedeli, del Vescovo Esarca Apostolico degli Ucraini Cattolici di Rito Bizantino, accanto a quella del Vescovo latino per tutti coloro – l’assoluta maggioranza - che, invece, di Rito Bizantino non sono. Non è poca cosa, non è cosa irrilevante.

La teologia cattolica sull’episcopato è ben matura ed il vescovo, al momento della sua ordinazione, riceve un anello, sostanzialmente nuziale, ad attestazione del suo vincolo con la sua gente, come accaduto ieri a Torino, ove è stato ordinato vescovo di quella arcidiocesi metropolitana, e della diocesi di Susa, don Roberto Repole, già presidente dellAssociazione Teologica Italiana (ATI).

Un legame sponsale, dunque, matrimoniale, quello del vescovo con la sua Chiesa.

Peraltro questa questione dell’esistenza di diverse Chiese tutte Cattoliche, ma di rito e di diritto completamente differenti, non è per nulla nota alla quasi totalità del popolo cattolico italiano. Se poi si passa alla faccenda, spinosissima ed intricatissima, del “passaggio di rito”, dall’una all’altra Chiesa – pur entrambe cattoliche (Ecclesia a qua ed Ecclesiam ad quam, come dicono gli esperti, i tecnici del diritto canonico) – c’è il rischio che scenda il buio più assoluto di una ignoranza generalizzata.

Perché è molto importante la presenza a Trieste di una giurisdizione vescovile non latina? Perché ci proietta in un altrove della Comunità Ecclesiale che è quasi sempre taciuto. Neppure al Sinodo Speciale per l’Amazzonia ebbe alcuna rilevanza l’esistenza di ordinamenti cattolici orientali non assimilabili al rito latino: tra i Padri Sinodali non comparve neppure uno di rito orientale. E la raccomandazione dei Padri sulla possibile ordinazione presbiterale di diaconi sposati sappiamo come andò a finire. Le Chiese Cattoliche Orientali, evidentemente, con i loro preti legittimamente sposati, non furono considerate atte ad insegnare alcunché al riguardo. Senza paura di usare termini troppo forti, chi scrive qui – il sottoscritto – crede che da simile noncuranza sia derivato un certo “disastro” degli assetti ecclesiali che ora, con la guerra proprio in Ucraina, è deflagrato.

La coscienza della semplice esistenza di Comunità ecclesiali, anche in “diaspora” – come si dice – rispetto ai territori storici di loro insediamento, Comunità appartenenti dunque, sotto ogni profilo, ad una disciplina canonica del tutto altra rispetto al diritto delle Chiese d’Occidente ha conseguenze che vanno oltre il perimetro delle identità cristiane. Sono le Chiese Cattoliche Orientali a rendere possibile un raccordo con la radice ebraica della fede cristiana, nonostante – paradossalmente – siano spesso le più lontane dalla consapevolezza di che cosa abbia significato la Dichiarazione Nostra Aetate del Vaticano II al riguardo e quali conseguenze diventino necessarie ed inevitabili per quanto concerne l’approfondimento vitale del dialogo con l’Ebraismo (quantunque esistano iniziative importanti, come quelle di cui al sito https://ukrainianjewishencounter.org/en/).

La nostra “Rabbi-in-training”, Miriam Camerini – che tiene sul nostro settimanale la ormai ben nota rubrica “The Rabbi is in” (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-605/stefano-sodaro-la-discepola-di-emmaus) -, terrà un corso, dal 14 al 17 luglio 2022, nell’ambito del Yiddish Summer Festival di Weimar, dal titolo Judaism on One Foot: a whirlwind tour of Jewish culture and ritual (https://yiddishsummer.eu/main/workshops/judaism-on-the-other-foot-a-whirlwind-tour-of-jewish-culture-and-ritual.html).

Ora: non è possibile che il mondo cattolico italiano ignori la cultura Yiddish. È davvero indispensabile che si accosti la conoscenza di Chiese Cattoliche Orientali a quella di un universo culturale e religioso ebraico vivacissimo e attualissimo, non trattandosi per nulla “degli antichi Ebrei”, come si sente talora dire – m’è capitato – anche in un bar della colazione mattutina. Non ci sono “antichi Ebrei”: ci sono gli Ebrei, ed in particolare le Ebree, di oggi, con una ricchezza culturale incomparabile, in grado di preparare e donarci in un prossimo futuro una rabbina/un rabbino come Miriam. Perché Trieste non potrebbe essere, da oggi stesso, cassa di risonanza anche dell’evento di luglio a Weimar? La dott.ssa Camerini conosce benissimo Trieste (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-618/miriam-camerini-the-rabbi-is-in-trieste), dove ha vissuto ed insegnato per alcuni anni.

Per il momento ci fermiamo qui. Ce n’è abbastanza, ci pare.

Buona domenica, e considerato che madri si è in molti, moltissimi, modi... Buona Festa della Mamma!