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Altre cose cui non credo


di Dario Culot


Creazione di Adamo - Michelangelo - Cappella Sistina - immagine tratta da commons.wikimedia.org 

• Non credo che Gesù sia nato miracolosamente da una vergine, perché parti verginali miracolosi avvengano solo nella mitologia[1].

Già secoli prima di Gesù, si diceva che Maya (la madre di Buddha) lavesse concepito senza l'intervento del marito; in sogno avrebbe visto un elefante bianco che l'avrebbe messa incinta[2]. E come diceva il filosofo pagano Celso,[3] l’invenzione della nascita da una vergine è simile alle favole di Danae,[4] Melanippe,[5] e Antiope[6].

Paolo, il primo ad averci lasciato scritti cristiani, dice che Gesù è nato come tutti noi da una donna (Gal 4,4); meglio è nato dal seme di David secondo la carne (Rm 1, 3). Paolo non ha mai sentito parlare di nascita verginale. In Marco, il primo evangelista, non c’è nemmeno il racconto della nascita di Gesù. Se ne deduce che, anche se aveva sentito parlare di questo evento prodigioso, non l’aveva proprio tenuto in alcun conto. Strano, non è vero? Solo con Matteo (il suo vangelo è scritto almeno un decennio dopo Marco) si comincia a parlare di nascita verginale. Anche in Giovanni non esiste la nascita miracolosa verginale: secondo la tradizione Gesù è figlio di Giuseppe (Gv 1, 45; 6, 42). Su queste esili basi la Chiesa ha invece sviluppato un dogma che oggi non ha senso (perenne verginità di Maria anche dopo il parto): ci dovrebbe infatti spiegare, con un semplice ragionamento alla portata di tutti, come questo sia biologicamente possibile. Tanto più che, anche dopo i vangeli dell’infanzia, Tertulliano (155-230 d.C.), il quale era un duro ortodosso del II secolo, sosteneva ancora apertamente che Maria, essendo una femmina come tutte le altre, non poteva di certo essere rimasta vergine dopo il parto[7]. Insomma la Chiesa può continuare a sostenere che Maria era vergine anche dopo il parto, ignorare la realtà, ma non per questo la realtà svanisce.

• Non credo che una stella abbia guidato i maghi[8] (Mt 2, 9) perché è impossibile che una stella possa segnare una casa. Ma dobbiamo ricordare che i vangeli non sono stati scritti da storici, bensì da credenti per credenti, e ogni vangelo ha un messaggio teologico che vuol trasmettere, in base alla visuale e alla sensibilità di chi lo scrive.

Lo spagnolo Francisco Sánchez de Las Brozas aveva coraggiosamente sostenuto – ai tempi dell’Inquisizione - che i re magi probabilmente non erano re, visto che nel vangelo si dice solo che dei magoi d’oriente arrivarono a Gerusalemme (Mt 2, 1). Aveva anche aggiunto che era illogico pensare che una stella li avesse guidati fino alla città santa (Mt 2, 2) e in seguito fino alla casa dov’era il bambin Gesù (Mt 2, 9-11). Questa critica non piacque per niente alle alte sfere ecclesiastiche. L’autore finì sotto processo. Stante l’età (era ormai intorno ai 75 anni) finì agli arresti domiciliari nella casa del figlio, e opportunamente morì nel 1600 (a 77 anni), sì che il processo inquisitorio – che avrebbe potuto sfociare nella condanna al rogo come per Giordano Bruno, nello stesso anno - venne interrotto.

Per fortuna oggi viviamo in tempi diversi.

• Non credo che Gesù sia nato a Betlemme  (Mt 2, 1); più logico pensare sia nato a Nazareth.

La Bibbia, che elenca più o meno tutti i villaggi d’Israele, non parla mai di Nazareth, un piccolo, insignificante e primitivo borgo della Galilea, regno di povera gente rozza, ignorante e semi-selvaggia (“Può forse venire qualcosa di buono da Nazareth?” chiede perplesso Natanaele - Gv 1, 46): ci si può aspettare che nasca proprio lì, da genitori assolutamente modesti e insignificanti, un qualsiasi personaggio credibile? No. In tutto il mondo ebraico c’era la convinzione che il Messia sarebbe venuto dal “Santo dei Santi”, sarebbe venuto nel cuore del Tempio, nel cuore pulsante della struttura religiosa ebraica della città santa di Gerusalemme, o quanto meno sarebbe nato a Betlemme provenendo dalla discendenza di Davide (Mic 5, 1; Am 9, 11). La Bibbia non prevedeva di certo che il Messia nascesse in Galilea [9]. La nascita a Nazareth deve aver disturbato anche la Chiesa primitiva (Gv 7, 42[10] dimostra appunto l'imbarazzo delle prime comunità, visto che molti negavano che Gesù potesse essere il Messia non essendo per l’appunto nato a Betlemme), e per questo motivo la nascita di Gesù è stata spostata nella più nobile Betlemme. Ma questa è quasi di sicuro una leggenda inserita nei tardivi vangeli dell’infanzia di Gesù[11] - attribuiti a Matteo e Luca - per dire che Gesù era proprio il Messia che veniva dalla famiglia del re David,[12] il quale era nato appunto a Betlemme (1 Sam 16, 4-18)[13].

Marco, il primo degli evangelisti, non sa nulla della nascita di Gesù a Betlemme tant'è che non fa discendere Gesù da Davide (Mc 12,35-37). Ma non gl'importa, perché se ai cristiani si obiettava che il figlio di Davide viene da Giuda (Betlemme) e non può essere nazareno, essi potevano giustamente ribattere che i Sal 109 e 110 non prevedevano l'origine genealogica del figlio di Davide, e Mc 12, 36 è chiaramente la citazione del salmo 110, 1 (109).

Ernest Renan (nel suo famoso libro Vita di Gesù, del tutto innovativo rispetto alla precedente lunga tradizione cattolica) per aver affermato che Gesù era nato a Nazareth e non a Betlemme finì subito all’Indice e nel 1863 venne revocato dalla cattedra al Collège de France per il clamore suscitato dal suo libro. La Chiesa, allora, andava per le spicce.

Ma la nascita a Nazareth è ormai l’opinione prevalente fra gli studiosi, i quali confermano che la nascita di Gesù venne spostata da Nazareth a Betlemme per una mera professione di fede in Gesù come Messia da tempo atteso[14]: visto che l’atteso Messia era un discendente di Davide (Ger 23, 5 e 33, 15), scrivendo che Gesù era nato a Betlemme come David, si confermava più facilmente che era lui l’atteso Messia.

Nel vangelo dell’infanzia di Matteo la nascita avviene in una casa a Betlemme (Mt 2, 11) da dove la famiglia fuggirà in Egitto, e si trasferirà nell’oscura e semi-selvaggia Nazareth solo al rientro dall’Egitto (Mt 2, 23). Nel vangelo dell’infanzia di Luca, invece, Giuseppe e Maria già vivono a Nazareth, ma vanno a Betlemme per il censimento e lì nasce Gesù (Lc 2, 6); non c’è traccia dell’emigrazione in Egitto, anzi Gesù è inserito pienamente nella tradizione ebraica perché dopo 40 giorni già lo portano al Tempio di Gerusalemme e poi sembrano rientrare a Nazareth: ma in tal caso Gesù sarebbe dovuto ricadere nella strage ordita da Erode, raccontata solo da Matteo (Mt 2, 16)[15] ma non da Luca. Quel che è certo è che i due racconti non possono essere armonizzati. Ma per rendersi conto di quanto questi tardivi racconti siano fatti al fine di assecondare l’aspettativa biblica, per cui sono inventati, è sufficiente richiamare quanto scritto con estrema lucidità dal gesuita Roger Lenaers, nel suo libro Gesù di Nazaret: «essendo pronipote di Davide, Giuseppe doveva farsi registrare nella città di Davide, a Betlemme, per un censimento, in realtà una dichiarazione delle tasse… All’epoca della nascita di Gesù non ci fu alcun censimento di questo tipo[16]. E Betlemme era sì il luogo della nascita di Davide (in Matteo ventotto generazioni prima, in Luca quaranta!), ma Davide se n’era andato ben presto, senza mai più tornarvi. La vera città di Davide era la fortezza di Gerusalemme, conquistata a spese dei Gabusei, e definita da lui stesso come città di Davide (2Sam 5, 9). Perché mai Giuseppe non si reca allora a Gerusalemme? E perché prende con sé Maria, che non aveva bisogno di accompagnarlo e nulla c’entrava con la dichiarazione delle tasse? E quale giovane marito arriverebbe anche solo a pensare di portare con sé, in un viaggio di centoquaranta chilometri a piedi (o, se va bene, a dorso d’asino), senza che sia assolutamente necessario, la sua giovane moglie prossima al parto? …E soprattutto un’amministrazione così efficiente come quella romana come avrebbe potuto pensare di incaricare ogni capofamiglia di registrarsi là dove mille anni prima era nato un suo antenato? … se Giuseppe doveva registrarsi a Betlemme perché pronipote di Davide, dovevano farlo anche gli altri pronipoti maschi di Davide. Quanti sarebbero stati, dopo ventotto o addirittura quaranta generazioni? Un numero spropositato! Davide da solo aveva avuto diciassette figli maschi. Se ne trovano i nomi nel Secondo Libro di Samuele. Il viaggio a Betlemme, insomma, è tutta un’invenzione al servizio della mitologia, perché serve soltanto a presentare Gesù, grazie alla nascita a Betlemme, come il Messia tanto atteso».

Renan aveva allora ragione ad affermare per primo, già nel 1863, che Gesù è nato a Nazareth. Ma si sa che ai pii osservanti le novità non piacciono, e i tempi non erano maturi per dire la verità.

•Non credo che Gesù sia morto a causa dei nostri peccati. I teologi cristiani hanno utilizzato il senso ebraico del giorno del perdono (Yom Kippur) interpretando la morte di Gesù come un sacrificio offerto a Dio per compensare i nostri peccati. Ecco la definizione di Gesù come ‘agnello di Dio’ il cui sangue lava i peccati del mondo. Ma come può essere meritevole di adorazione un simile Dio, che ha bisgono di un sacrificio cruento umano?

Questa spiegazione poteva andar bene nella cultura di allora. Secondo il Deuteronomio chi moriva in croce era un maledetto da Dio (Dt 21, 22-23). Nulla allora di più lontano da quanto ci si poteva attendere come manifestazione divina, e quindi una morte così diffamante sarebbe stata la prova provata che Gesù non poteva essere inviato da Dio: il figlio di Dio, l’inviato da Dio non poteva morire come un maledetto da Dio. E la cosa disturbava talmente anche i primi cristiani, che da parte di alcuni era stato sostenuto che in realtà, sulla croce, era finito qualcun altro, non Gesù. Secondo il grande Marcione, ad esempio, Cristo non ha sofferto realmente nella passione e nella morte, perché la sua carne era solo apparenza; secondo altri (Menandro, Saturnino e Basilide), non era stato Cristo a patire sulla croce, ma un certo Cireneo che aveva assunto le sembianze di Gesù[17]. Seguendo questa linea di pensiero cristiana, anche l’Islam nega la crocifissione del profeta Gesù (Corano, sura 4, 156-158). Insomma, se è già inaccettabile che un grande profeta di Dio sia sconfitto dagli uomini, è evidentemente ancor più inaccettabile l’idea che il figlio di Dio possa essere sconfitto e possa essere condannato a morte come un qualunque malfattore.

Ma se si accetta la morte di Gesù per volere del Padre, l’espiazione dello Yom Kippur poteva essere una spiegazione accettabile per gli ebrei.

Afferma ancora oggi il n. 598 del Catechismo della Chiesa Cattolica che ogni peccatore è con-causa della morte di Gesù, e che «più gravemente colpevoli sono coloro che più spesso ricadono nel peccato».

Invece la triste realtà è che il mondo si regge su un sistema di potere che da sempre si oppone all’azione di Dio, ed è il Potere che ha ucciso Gesù (Mc 14, 1-2)[18]. Gesù si è sempre posto dalla parte degli esclusi e degli emarginati, e conseguentemente si è sempre opposto al potere, il quale per primo ignora coloro che sono senza voce e vorrebbero far valere i propri diritti fondamentali.

Il bello è che Gesù stesso ha affermato più volte che sarebbe stata la classe dirigente a ucciderlo (primo annuncio della morte: Mc 8, 31; Mt 16, 21; Lc 9, 22; terzo annuncio della morte: Mc 10, 33; Mt 20, 18; in Lc 18, 31 si parla della consegna di Gesù ai pagani, ma è chiaro che quanti lo consegnano ai pagani romani hanno la responsabilità nella sua morte quali mandanti). Gesù non ha mai detto che sarebbe morto a causa dei peccati dell’umanità cattiva, ma al contrario – stando ai vangeli - lui stesso ha affermato più volte che sarebbe stata la classe dirigente a ucciderlo [19]. Infatti dice ai suoi: “il mondo non può odiarvi (Gv 7, 7), perché non vede in voi nessun pericolo visto come siete tranquillamente sottomessi, assoggettati a questo sistema, senza osar contestarlo. Invece odia me”. Perché? “Perché io testimonio che le sue opere sono maligne”. L’odio del sistema di potere verso Gesù è dovuto al fatto che Gesù con le sue azioni e con il suo insegnamento smaschera davanti al popolo sottomesso e succube la condotta delle autorità che non persegue una vera giustizia sociale, per cui Gesù non poteva essere apprezzato dal potere perché poneva tutti (e tuttora pone tutti) davanti a una chiara scelta: l’opzione per i poveri ed emarginati che disturba il potere, piuttosto che i riti vuoti che non disturbano il potere. Mai e poi mai, nei vangeli, si dice che Gesù è morto a causa di quelli che la religione considerava (e considera tuttora) peccatori; perciò, da qualunque parte la si guardi, se Gesù è morto per mano delle persone molto religiose, molto pie, molto devote, allora c’è da chiedersi: come mai la dottrina ufficiale della Chiesa insiste tanto sul fatto che tutti noi siano i colpevoli della morte di Gesù in quanto peccatori, mentre glissa sui pii e devoti assassini? Se ancora oggi il magistero c’insegna che siamo stati noi, con i nostri peccati, a crocifiggere Gesù, come può far finta di non vedere che i vangeli ripetono in continuazione una versione opposta a quella insegnata in chiesa? Giusto per riportare qualche esempio, nel caso abbiate ancora qualche dubbio:

(a) Dopo la guarigione dell’uomo dalla mano paralizzata, i farisei usciti dalla sinagoga decisero di ucciderlo, mettendosi d’accordo con gli erodiani, cioè con la casta che deteneva il potere politico (Mc 3, 6);

(b) La stessa cosa si dice in Matteo (Mt 12, 14);

(c) La stessa cosa si dice in Luca (Lc 6, 11);

(d) Dopo la guarigione alla piscina di Bethesda fatta di sabato, in violazione della legge, il santo magistero decide di ucciderlo (Gv 5, 18).

         (e) Anche in Lc 24, 20 i discepoli affermano che è stata l’autorità a uccidere Gesù, non il popolo. Anche negli Atti degli apostoli, Pietro, nuovamente arrestato con i suoi compagni dai sommi sacerdoti perché predicava nel nome di Gesù, dimostra chiaramente di credere che Gesù era un uomo e che i mandanti della sua morte erano il sommo sacerdote e quelli del sinedrio, visto che al loro cospetto risponde così: «Il Dio dei nostri padri ha resuscitato Gesù, che voi avete assassinato appendendolo a una croce» (At 5, 30). E manifesta la stessa idea anche in seguito (At 10, 39). Evidente che Pietro non pensa minimamente che Dio Padre abbia voluto la morte di Gesù, anzi afferma che Dio Padre l’ha resuscitato e posto alla sua destra in cielo, costituendolo a quel punto Capo e Salvatore (At 5, 31),

Se all’inizio gli apostoli non avevano capito cosa Gesù voleva loro dire accusando i sacerdoti, i pii farisei e gli anziani del sinedrio, ciò è dipeso dal fatto che essi erano persone religiose, timorate di Dio, e all’improvviso, seguendo questo sconcertante profeta e messia sentono dire che la religione lo assassinerà: chiaro che non possono accettare l’idea, tirano giù la saracinesca e si rifiutano di farla entrare nelle loro teste. Del resto ancora oggi molti cristiani pii e religiosi fanno lo stesso.

• Non credo che, dopo essere risorto, Gesà sia salito come fosse un razzo sparato in cielo sparendo nelle nubi[20]. L’odierna conoscenza del cosmo, che ha chiarito che Dio non vive nei cieli, al di sopra la nostra terra, rende la cosa impensabile.

Fra l’altro, nel Vangelo di Matteo non c’è alcuna ascensione, perché Gesù è sempre con noi (Mt 28, 20). E allora condivido questa spiegazione teologica dell’Ascensione, letta in un libro:[21] “finora, - avrebbe detto Gesù -, ho operato io, aiutando la gente a trovare qual è la strada giusta.  Ora io parto, e tocca a voi”. L’Ascensione, allora, è un invito a svegliarsi; è la festa che ci rilancia.  “Cosa state a guardare su nel cielo?” chiede l’angelo agli apostoli che stavano col naso all’insù, cioè aspettano spaesati senza saper cosa fare, in attesa di un evento soprannaturale.  “Tornerà. Ma ora tocca a voi.” Dio non è il burattinaio del mondo. Siamo blasfemi quando lo preghiamo con: “Signore facci questo! Signore fammi quell’altro!” Molta gente è ancora ferma al Vecchio Testamento.  Pensa che credere in Dio vuol dire che quando ho bisogno mi rivolgo a Lui, e poi lo metto in disparte fino alla prossima occasione. Invece il Nuovo Testamento ci dice esattamente il contrario: è Dio che si rivolge a noi, e dice “io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28.20), ma siete voi a dovervi muovere. Se collaborerete, senza neanche accorgervi, vi ritroverete con un’energia tale che – a distanza di tempo - penserete: “Ma come sono riuscito quella volta a fare tutte quelle cose? Non posso essere stato io a farle”.

•Non credo che Gesù abbia fondato la Chiesa cattolica con la gerarchia che abbiamo oggi, iniziata dagli apostoli e proseguita con i loro successori fino ai giorni nostri. Non risulta che Gesù abbia consegnato il suo messaggio a particolari plenipotenziari[22].

Ancora oggi, invece, ci sono persone religiose convinte che Gesù abbia invitato la gente ad andare al tempio per assistere alle funzioni religiose (il che tradotto oggi, sarebbe andare a messa per pregare), a star bene con i sacerdoti, ad avere timore e rispetto per le cose sacre, che abbia organizzato la chiesa con i suoi apostoli (oggi, per successione apostolica, i suoi vescovi), e altre cose del genere. Gesù non ha fatto nulla del genere; non era sacerdote, mai si è messo al servizio del tempio o della religione[23], e non si è nemmeno mai sognato di ordinare sacerdoti i dodici apostoli;[24] men che meno li ha muniti dell'infallibilità; non ha organizzato una sola funzione religiosa. In poche parole, Gesù ha tolto la religione dalle mani dei sacerdoti. Ha proprio trascinato la religione fuori dall'ambito del sacro, per porla piuttosto nella vita, visto che i vangeli sono innanzitutto vita. Conferma di ciò si trova al termine del Vangelo di Luca, che racconta succintamente l’ascensione di Gesù al cielo. Dalle parole Gesù passa ai fatti: “li condusse fuori” (Lc 24, 50), cioè “fuori” dalla città santa di Gerusalemme, come un tempo Dio “aveva fatto uscire” fuori il popolo di Israele dalla terra d’Egitto (la stessa espressione nella versione greca dei Settanta (LXX) in Es 12,42.51; 13,3; ecc.); in altre parole Gesù, come unico pastore, ha condotto le persone fuori del recinto creato dall’istituzione religiosa (Gv 10, 3), e quel “li condusse fuori” vuol dire fuori dall’istituzione religiosa giudaica, diventata terra di oppressione, affinché non vi tornassero più. E se qualcuno ancora dubita che sia questa la giusta interpretazione da dare alla frase "li condusse fuori", ricordo che Gesù invita a predicare «a tutte le genti la conversione per il perdono dei peccati cominciando da…» (Lc 24, 47): qual è il primo posto che occorrerà convertire? Forse Sodoma, forse Gomorra? Forse occorre cominciare dalle popolazioni pagane, idolatre, immorali, dedite al libertinaggio, all'aborto, all'omosessualità? No: si comincia da Gerusalemme, la città santa per antonomasia, il luogo dove Dio stesso aveva la dimora in terra, il centro della vera religiosità. Sarebbe come dire oggi: il Vaticano.

La comunità (o ecclesia o chiesa), fatta di uomini imperfetti e limitati come lo sono tutti gli uomini, è allora una comunione di tutti e con l’unica forza sovrana, trascendente, che promana dallo Spirito[25]. Da noi, dal 1500 al 1900, la Chiesa si è invece sempre più identificata con il papato e la curia romana. Dire Chiesa era dire gerarchia. Il centro era Roma; il popolo ruotava attorno al centro. Appena col concilio Vaticano II è stata impressa una svolta copernicana: la Chiesa non coincide più con la gerarchia. La Chiesa non è fatta più solo dal clero, che si è posizionato per secoli su un gradino più alto dei laici. Il Popolo di Dio è la Chiesa (1Pt 2, 10), e tutti gli uomini sono chiamati a formare il Popolo di Dio[26]. Il popolo, non più il clero, diventa il centro, mentre la gerarchia deve limitarsi ad essere al servizio del popolo di Dio.

Da notare che neanche il termine ‘gerarchia’ esiste nei vangeli; esso era presente nella tradizione, e nel concilio non lo si poteva evitare per non urtare i conservatori. Ma alla gerarchia viene ricordato che il suo posto non è d’interposizione fra Dio e il popolo - designato al cap. II come comunità di cui Dio si prende direttamente cura senza far ricorso a rappresentanti, - ma dentro al popolo, al servizio del popolo.

Se il vangelo sottolinea la comunione fra uguali (Mt 23, 8), e non a caso Gesù si mette sempre in mezzo sì che il cerchio è l’immagine più idonea a rappresentare la sua comunità, la gerarchia piramidale della nostra Chiesa è esattamente l’opposto di quanto ha fatto e insegnato Gesù e non può venire da lui[27].



NOTE

[1]  Cfr. L’articolo La verginità della Madonna, al n.433/2018 di questo giornale.

[2] Kautsky K., Lorigine del cristianesimo, ed. Samonà e Savelli, Roma, 1970, 174).

[3] Celso, Contro i cristiani, Bur- RCS, Milano, 1994, 81s. (I, 28).

[4] Si trattava di miti pagani: il re di Argo aveva rinchiuso sua figlia Danae in una torre-prigione avendo sentito l’oracolo che sarebbe stato ucciso dal di lei figlio, ma Danae concepì il figlio Perseo direttamente da Zeus trasformatosi in pioggia dorata. Così analoghe sono le vicende delle altre donne indicate. Secondo una certa tradizione, anche Atena era nata verginalmente dal pensiero di Zeus (Graves R., I miti greci, ed. Longanesi, Milano, 1983, 38).

[5] Regina delle amazzoni; per possederla Poseidone si camuffò da toro,

[6] Altra regina delle amazzoni; Zeus la sedusse dopo aver preso le sembianze di un satiro.

[7] Cfr. De carne Christi, 23: «Virgo quantum a viro non virgo quantum a partu» [vergine quanto all’uomo ma non vergine quanto al parto].

[8] Maghi, e non magi: cfr. Il mio articolo I re magi, al n.434/2018 di questo giornale

[9] Rius-Camps J., Il Vangelo di Marco, Settimana di studi biblici, Verona, 29.2-5.3.2016.

[10] Anche Giovanni non sa niente della nascita di Gesù a Betlemme, tantè che in Gv 7, 41-42 la non-nascita a Betlemme viene usata contro Gesù (Schillebeeckx E., Gesù, la storia di un vivente, ed. Queriniana, Brescia,1976, 528s.).

[11]Schillebeeckx E., Gesù, la storia di un vivente, ed. Queriniana, Brescia, 1976, 101. Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena (VT), 2009, 175. Pagola J.A., Gesù, un approccio storico, ed. Borla, Roma, 2009, 53 nota 1.Non è un caso, forse, se i vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca sono gli ultimi a venire alla luce (Da Spinetoli O., Il Vangelo di Natale, ed. Borla, Roma, 1996, 66). Che Gesù derivi dalla stirpe di Davide è confermato anche in Ap 5, 5 e 22, 16.

[12] Naturalmente, se come ci hanno insegnato, Dio non si è congiunto con Maria come uomo, ma come spirito, lei è rimasta vergine. Ma allora, se Maria non ha concepito Gesù con Giuseppe, sarebbe comunque perduta la discendenza di Gesù da Davide (Kautsky K., L'origine del cristianesimo, ed. Samonà e Savelli, Roma, 1970, 331), e neanche la nascita a Betlemme avrebbe più alcun valore confermativo della messianicità. Il cardinale Ratzinger, ritenuto ortodosso anche dai credenti più conservatori, aveva conseguentemente scritto: “la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un normale matrimonio umano. Infatti, la figliolanza divina, di cui parla la fede, non è un fatto biologico” (Ratzinger J., Introduzione al Cristianesimo, ed, Queriniana, Brescia, 2005, 265).

[13] Castillo J.M., Teología Popular (I), ed. Desclée De Brouwer, Bilbao (E), 2012, 39.

[14] Spong J.S., Il quarto Vangelo, ed. Massari, Bolsena, 2013, 49s.

[15] Pur avendo vari resoconti storici di tutte le malefatte di Erode il Grande, che regnò in Giudea fra il 37 e il 4 a.C. sotto il protettorato romano (vedasi in particolare Giuseppe Flavio, Le antichità giudaiche, 15, 290; 16, 42 ss., in www.documentacatholicaomnia.eu (sotto Flavius Josephus): testo solo in greco o in inglese), il quale indubbiamente uccise un numero notevole di persone, nessun storico menziona questa strage dei bambini a Betlemme, per cui dobbiamo ritenere che la strage, in realtà, non sia mai avvenuta (National Geographic, Storica speciale, n.7/2012, La storia di Gesù, 56. Da Spinetoli O., Il Vangelo del Natale, ed. Borla, Roma, 1996, 147: “ciò che a prima vista può sembrare cronaca è più verosimilmente cristologia, teologia”. Matteo (Mt 2, 17) per questa strage si richiama alla profezia di Geremia, ma leggendo Geremia si scopre che non aveva predetto nessuna strage di innocenti, ma solo la triste fine di Gerusalemme). Siccome Matteo scrive per gli ebrei, e fa un continuo parallelo fra la storia di Gesù e quella di Mosè, come Mosè è sfuggito ad una strage del faraone, così Gesù sfugge alla strage di Erode. Ma, lasciando perdere la lettera del racconto, il significato da estrapolare dal testo è semplicemente questo: il potere, ogni potere, usa o prima o dopo la violenza per difendere i suoi privilegi.

[16] E gli studiosi storici hanno confermato il punto.

[17] Flores d’Arcais P., Gesù, L’invenzione del Dio cristiano, ed. add, Torino 2011,101 e 104.

[18] Come detto nell’articolo Chi ha causato la morte di Gesù? al n.446/2018 di questo giornale Gesù è morto per mano delle persone molto religiose, molto pie, molto devote. Rinvio a quell’articolo per ulteriori motivazioni.

[19] Cfr. amplius l’articolo Chi ha causato la morte di Gesù, al n.446/2021 di questo giornale.

[20] Boff  L., Vita oltre la morte, ed. Cittadella, Assisi,1993, 157s.: la salita di Cristo al cielo non è identica alla salita dei nostri razzi. Solo in Luca lascensione (scomparsa visibile di Cristo) è separata e successiva alla resurrezione; e solo a partire dal V secolo venne accolta questa tesi e non quella di Mt, Gv, mentre il finale di Mc è pacificamente un’aggiunta.

[21]  Tor C., C’è vita e vita, EMI, Bologna, 2000, 120.

[22] Il concilio di Trento ha affermato solennemente: Gesù “per lasciare alla Chesa, sua amata sposa, un sacrificio visibile offrì a Dio padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino e lo diede, perché lo prendessero, agli apostoli che in quel momento costituiva sacerdoti del nuovo testamento”. Ma da nessuna parte, nei vangeli, viene detto che Gesù dona sé stesso come sacrificio al Padre.

[23] Castillo J.M., Teología Popular (II), ed. Descelée De Brouwer, Bilbao (E), 2013, 46.

[24] Se si sostiene che Gesù ha nominato i dodici apostoli sacerdoti nell’ultima cena, valgono le obiezioni svolte nell’articolo Donne e sacerdozio, al n.542/2020 di questo giornale.

[25]  Ortensio da Spinetoli, L’inutile fardello, Chiarelettere, Milano, 2017, 44s.

[26] Costituzione dogmatica sulla Chiesa – Lumen Gentium § 13 – del 21.11.1964.

[27] Ortensio da Spinetoli, L’inutile fardello, Chiarelettere, Milano, 2017, 48.