Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose


n° 38

STUPITI E CONSOLATI

Jim Forest




di Guido Dotti

 

Jim Forest - foto tratta dalla rete, si resta a disposizione per il riconoscimento di eventuali diritti

I santi della chiesa primitiva resterebbero stupiti alla vista di cristiani che si fanno promotori di guerre e che combattono, ma sarebbero forse consolati al vedere che un numero sempre minore di cristiani considera la guerra come un bene o come una cosa giusta, mentre un numero sempre maggiore cerca ostinatamente di rispondere con atteggiamenti nonviolenti all’ingiustizia e ai conflitti. I santi sarebbero consolati anche al vedere quanti cristiani “idonei alle armi” si rifiutano di uccidere o di sostenere la guerra.

 

Jim Forest, Introduzione a I cristiani e la guerra, Qiqajon, Magnano 2015, p. 36.

 



Queste parole sullo sguardo di stupore e di consolazione dei santi della chiesa primitiva nell’osservare il comportamento dei cristiani dei nostri giorni Jim le scrisse nel 2015, come introduzione a una raccolta di scritti su “Pace e nonviolenza nella tradizione cristiana dalle origini a oggi”. Ebbe modo di rileggerle, con sguardo ancor più sofferto, anche negli ultimi mesi, settimane e giorni della sua vita, amareggiati dalla guerra in Ucraina, combattuta anche da cristiani appartenenti alla medesima confessione ortodossa. Eppure l’insaziabile desiderio di pace che abitava il cuore di Jim non si scoraggiava, come mai era venuto meno nei suoi oltre sessant’anni di militanza nonviolenta.

Per le Chiese e i cristiani di oggi avere le parole del Vangelo nella mente e nel cuore e custodire il patrimonio di vissuto e testimonianza di quanti li hanno preceduti nel cammino di fede è impegno ineludibile. Tentati come siamo di ritenere impossibile nel nostro mondo la soluzione pacifica dei conflitti, dimentichiamo che la vera “follia” è la guerra, come seppe proclamare con forza papa Giovanni XXIII nella Pacem in terris e come ha ribadito più recentemente papa Francesco. Ma questo rifiuto di ristabilire la giustizia con la guerra va accompagnato con un ancor più convinto e faticoso impegno a costruire la pace giorno dopo giorno, non come risposta di emergenza a una crisi, ma come “emergenza” di un anelito profondo presente in ogni essere umano.

Artigiani di pace come è stato Jim Forest non si nasce ma lo si diventa, grazie ai maestri che scegliamo, nella testimonianza personale e collettiva, nei piccoli gesti quotidiani come nelle prese di posizione eclatanti, nel saper dire “no” a chi chiede di violare l’imperativo a “non uccidere”, nell’imparare a dire “sì” al comandamento impossibile dell’amore per i nemici. Se infatti, come i cristiani dei primi secoli, ci ritroviamo ancora oggi stupiti anzi scandalizzati nel vedere discepoli di Gesù che imbracciano le armi, dobbiamo anche ritrovare il balsamo di consolazione che ci viene dall’incontro con chi risponde al male con il bene.

 



James Hendrickson (Jim) Forest (02.11.1941 – 13.01.2022), giovane agnostico, verso la fine del servizio militare nella Marina U.S.A., diventa cattolico e compie obiezione di coscienza. Oppositore della guerra in Vietnam, sconta anche alcuni mesi di prigione per le sue azioni nonviolente. Come collaboratore del Catholic Worker Movement fondato da Dorothy Day, diventa amico e poi biografo di Thomas Merton e di Thich Nhat Hanh. Co-fondatore della Catholic Peace Fellowship (1964), diventa segretario generale del Movimento Internazionale della Riconciliazione (1977-1988) e successivamente, una volta accolto nella Chiesa ortodossa (1989), della Orthodox Peace Fellowship, in cui ha lavorato, assieme alla moglie Nancy, fino agli ultimi giorni della sua intensa vita di uomo di pace e giustizia.

 


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org