Foto di Gianni Passante

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The Rabbi is in


Nel 700 il germe del 7, lo Shabbat


di Miriam Camerini


700 è un numero impegnativo: porta in sé il germe del 7, lo Shabbat, la creazione del riposo, della Sosta.

L’inizio della fine dei freddi invernali corrisponde quest’anno con la lettura della prima formulazione delle Dieci Parole, conosciute popolarmente come i Dieci Comandamenti, nel II libro della Bibbia, Esodo. 

Abbiamo aperto l’infinito rotolo alla fine di ottobre, era il mio primo sabato a Gerusalemme dopo la lunghissima estate, e ancora una volta ci abbiamo trovato dentro la divinità intenta a separare cielo e terra, nuovo giro, altra creazione: un nuovo regalo, il nuovo anno. Abbiamo srotolato piano piano, settimana dopo settimana, tutta le Genesi, culminando l’ispirazione narrativa con l’affascinante e magica figura di Yosef, Giuseppe, che si è stagliata e separata dalle altre, diverso dai fratelli, favorito dal padre, figlio primogenito di una madre che farà a tempo a generargli appena un unico fratello, prima di morire, ci ha accompagnati, o forse noi abbiamo accompagnato lui, shabbat dopo shabbat, giù in Egitto e di nuovo con quei fratelli che cerca da quando sa camminare da solo. 

Domenica scorsa abbiamo celebrato un capodanno “minore”: il Capodanno degli alberi, l’inizio della fine dell’inverno.

Qualche giorno fa sono stata invitata a partecipare a una serata “sperimentale”: una mia amica, Yael, studiosa e insegnate di Torah, scrittrice e attrice inglese, ha radunato alcuni suoi amici, particolarmente ispirati, intrigati e toccati dalla figura del sognatore biblico: per un paio d’ore, nel suo salotto, gelido come solo le vecchie case di Rechavia durante il piovoso inverno di Gerusalemme, ci siamo raccontati il nostro Giuseppe. 

A me quella sera è capitato di pensare che Yossef è una figura che sta a metà tra passione e buone maniere, tra desiderio e dovere. 

Il verso che maggiormente riassume questa sua qualità è il mio preferito di tutta la storia: Genesi 37:16 וַיֹּ֕אמֶר אֶת־אַחַ֖י אָנֹכִ֣י מְבַקֵּ֑שׁ הַגִּֽידָה־נָּ֣א לִ֔י אֵיפֹ֖ה הֵ֥ם רֹעִֽים׃

Che significa: “Io cerco i miei fratelli, dimmi per favore dove pascolano”.

Un verso pieno di buona educazione, di maniere civili, riassunte in quel verbo אָנֹכִ֣י מְבַקֵּ֑שׁ, io cerco, che significa anche in ebraico: io chiedo, domando, desidererei avere, prego.

Interpretare i sogni in fondo, l’asso nella manica di Giuseppe, il suo “forte”, ciò che lo salva e rende immortale, è anche una azione di mediazione “narrativa” fra la piena libertà dell’inconscio, che si esprime nel sogno senza filtri né censure, e un racconto, qualche cosa di “dicibile”, che si può condividere, ripetere, dire per interpretare, per comprendere tramite esso la realtà.

Una signora la settimana scorsa ha condiviso con me una canzone israeliana vecchissima, che emergeva chissà come e chissà dove dalla sua memoria: “Che fare, che fare che io sono così bella e che un’altra come me non c’è, dal mare fino al Giordano?”. La figlia Anita aveva partecipato alla cena de Lo Shabbat di tutti che avevo portato a Sondrio, appena arrivata da Israele, ed era stata una bella sorpresa trovare una signora dai grandi occhi blu che mi parlava in ebraico in piena Valtellina. A fine cena la signora aveva preso un po’ di quel cibo, di hummus, di challah, il pane a treccia del Sabato, da portare alla madre, 96enne, israeliana, in una casa di riposo a Poschiavo, poco distante da Sondrio, in Svizzera. 

Dopo il nostro concerto sulle canzoni del Bund a Poschiavo la scorsa settimana sono andata a trovare la signora Hedva, vecchissima e dolcissima, che non ricordava il cibo dello shabbat ma mi ha preso la mano e cantata questa bellissima canzone. Quando le ho chiesto: da dove è arrivata la tua famiglia in Israele mi ha detto: “La mia famiglia... La mia famiglia... Non me lo ricordo”. 

Ricorda il giorno del Sabato, dice la III di quelle Parole. Ricorda. 

Shabbat Shalom


Le belle bandiere, Teatrino Franco e Franca Basaglia - Trieste, 2 ottobre 2022 - foto di Gianni Passante

Foto, qui, di Stefano Sodaro durante il Concerto Caffè Odessa tenutosi a Matera il 19 maggio 2022 e durante la rappresentazione Le Belle Bandiere, tenutasi al Castello di Casalgrande (RE) il 7 luglio 2022.

Foto di Stefano Sodaro, spettacolo Le Belle Bandiere, Trieste - 2 ottobre 2022