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Cosa succede questa domenica a Roma?

di Stefano Sodaro


Roma, in primo piano la Chiesa di Sant’Atanasio - Foto tratta da commons.wikimedia.org


Mentre il Papa, al mattino di questa domenica 28 aprile 2024, volerà da Roma a Venezia per poi rientrare in Vaticano subito al pomeriggio, il medesimo mattino, nella Chiesa romana di Sant’Atanasio, in Via del Babuino, alle ore 10:30, nelle immediate vicinanze del Pontificio Collegio Greco, il Professor Stefano Parenti, marito e padre di famiglia, viene ordinato presbitero nel rito bizantino per l’Eparchia di Lungro. Ed è proprio il Vescovo Eparchiale di Lungro, mons. Donato Oliverio, a conferirgli l’ordinazione.

Ne abbiamo parlato al n. 761 del nostro settimanale, due domeniche fa.

Per chi – come il sottoscritto – studia praticamente da una vita la possibile, legittima, canonica, ordinazione al presbiterato di uomini sposati nelle Chiese Cattoliche Orientali, secondo il loro diritto, il loro specifico ordinamento giuridico, l’evento non provoca semplice emozione, commozione, coinvolgimento emotivo acutissimo, no, non basta. Esso si colloca quasi ai limiti della realtà, dell’incredibile, dello sbalorditivo. E non è un’esagerazione.

Ai tempi della redazione della mia tesi di laurea (dedicata all’ammissione al presbiterato degli uomini sposati nel diritto delle Chiese Orientali Cattoliche), venticinque anni fa, poi confluita nel volume Keshi. Preti sposati nel diritto canonico orientale, la delineazione di un percorso canonico – o canonistico – che ricomprendesse, senza alcuna contrarietà normativa od ostacolo di legge, il cosiddetto “passaggio di rito”, dal rito latino cioè ad uno dei riti orientali, e poi l’ordinazione presbiterale del diacono già sposato incontrò sussieghi, indifferenze, reazioni molto infastidite, persino aperte condanne e critiche salaci, nel mondo ecclesiastico. Diversamente da quello laico.

Sembrava che avessi voluto attentare al celibato, mentre mettevo solo e semplicemente in evidenza come, nella stessa Chiesa Cattolica – e non al suo esterno -, vi fossero tradizioni disciplinari diverse, valorizzate con solennità, rispetto e grande simpatia, dal Concilio Vaticano II.

Fui ospitato, allora, dopo la laurea, al Pontificio Collegio Greco in più riprese. Conobbi padre Emmanuel Lanne e Rettore era, in quegli anni, padre Manel Nin, anch’egli benedettino ed attualmente Vescovo Esarca di Grecia per i Cattolici di Rito Bizantino. Custode e portinaio – lo ricordo bene – era il diacono eritreo Enoch e numericamente significativa la presenza di seminaristi fidanzati.

Ma sembrava, nel 1999, che chi provasse a toccare simile, allora misteriosissimo, argomento, dovesse rimanerne folgorato, come da una presa di corrente casualmente sfiorata senza protezioni.

Venticinque anni dopo è cambiato quasi tutto.

Ad esempio, è scomparsa – come altre volte rilevato – la famigerata clausola “excepta sacrorum ordinum receptione” che, inserita nell’indulto di passaggio di rito rilasciato dalla Santa Sede, impediva l’ordinazione di chi, sposato, divenisse membro di una Chiesa Cattolica Orientale provenendo dal rito latino. Nonostante il canone 373 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, che sancisce (e sanciva già allora): 

Il celibato dei chierici, scelto per il regno dei cieli e tanto conveniente per il sacerdozio, dev’essere tenuto ovunque in grandissima stima, secondo la tradizione della Chiesa universale; così pure dev’essere tenuto in onore lo stato dei chierici uniti in matrimonio, sancito attraverso i secoli dalla prassi della Chiesa primitiva e delle Chiese orientali.

Niente da fare: negli anni Novanta dello scorso secolo – e non parliamo degli anni Ottanta - era impossibile anche solo bisbigliare, appena sussurrare, come in Italia, nella cattolicissima Italia, in ben due diocesi di rito bizantino, Lungro in Calabria e Piana degli Albanesi in Sicilia, vi fossero preti legittimamente sposati e con una loro famiglia. E cattolici, appunto. Una cosa del tipo – con rispetto parlando – “hic sunt leones”.

Purtroppo l’assetto canonico orientale cattolico quanto all’ordinazione presbiterale degli sposati non ha costituito modello di riferimento neppure per le più recenti assisi sinodali. Addirittura, in occasione del Sinodo Speciale sull’Amazzonia del 2019 – in cui la questione fu posta con chiarezza e la richiesta di ordinazione dei viri probati avanzata dai Padri Sinodali al Papa (che non la raccolse) -, nessun rappresentante delle Chiese Cattoliche Orientali fu invitato a parteciparvi.

La chirotonia (come si definisce in greco l’ordinazione) presbiterale del Prof. Parenti questa domenica a Roma, nel cuore della cristianità cattolica, potrebbe davvero costituire potente segno dei tempi, avvolto dalla luce di una Chiesa Sinodale che non teme il confronto con la sua stessa vivente e pluriforme Tradizione, d’Occidente sì, ma anche d’Oriente.

Buona domenica.