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Madonna col Bambino e gli Angeli - Giovanni Battista Salvi da Sassoferrato, 1674, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini (Roma) – foto di Livio Andronico, tratta da commons.wikimedia.org 


Ancora sulla Madonna

 

di Dario Culot

 

Diverse persone si sono premurate di farmi sapere che sono rimaste contrariate e anche scombussolate da una mia conferenza tenuta su invito del gruppo Liberare l’uomo,[1] dal titolo ‘Incarnazione e il Figlio’, in cui ho detto che in quell’ambiente religioso, dove Gesù si era scontrato, molti gli rinfacciavano di essere figlio illegittimo per cui chiamavano sua madre ‘prostituta’. Nella conferenza, da desacralizzatore e da disturbatore delle tranquille e statiche coscienze altrui qual sono,[2] avevo sostanzialmente detto che:

- Giovanni (Gv 8, 41), nel raccontare lo scontro violento verbale fra Gesù e i capi giudei, fa dire loro: “”noi non siamo nati da prostituzione” il che porta chiaramente a pensare che gli antagonisti di Gesù vedevano invece in sua madre una prostituta, anche se non detto espressamente nel vangelo. Insomma, il vezzo di insultare qualcuno coinvolgendo sua madre sembra piuttosto antico;

- secondo la Mishnà Yebamot  4, 13, cioè la Torah orale, Gesù era infatti un “un bastardo di un’adultera”;[3]

- Tertulliano (155-230 d.C.),[4] uno dei primi e più importanti scrittori cristiani, riconosce che Gesù veniva spesso apostrofato come “figlio di una prostituta”. Ovvio che, ieri come oggi, oralmente si usa una formula più brutale, perché nessuno dice a un altro volendolo offendere: “Tu! Brutto figlio di…una prostituta”; neanche dirà “figlio di una…meretrice”; più facilmente dirà: “Figlio di puttana!” Ma se una simile frase offensiva ci lascia indifferenti quando la sentiamo in un film, per i nostri moralismi, certe cose non si possono né dire né pensare quando si parla della Madonna; e siccome molti nella Chiesa sono abituati all’eufemismo, già solo queste crude parole – che Gesù avrà sicuramente sentito più volte - li scioccano.

- il filosofo pagano Celso, nel suo pamphlet di feroce critica ai cristiani,[5] rivolgendosi direttamente a Gesù, scrive come se dialogasse direttamente con lui: “T’inventasti la nascita da una vergine: in realtà tu sei originario di un villaggio della Giudea e figlio di una donna di quel villaggio che viveva in povertà filando a giornata. Inoltre costei, convinta di adulterio, fu cacciata dallo sposo, falegname di mestiere. Ripudiata dal marito e vergognosamente randagia, essa ti generò figlio furtivo… tua madre …fu resa incinta da un soldato di nome Pantera[6]. L’invenzione della nascita da una vergine è simile alle favole di Danae, Melanippe, Auge e Antiope[7]”.

Ancora oggi, in molti pensano che, quando si parla di Maria, si debba solo volare in alto e ripetere che lei è l’Immacolata santissima creatura del cielo, la Vergine purissima[8] che è entrata nel nostro mondo avvolta da un’aureola di impareggiabile incanto. So bene che la dottrina cattolica ce l’ha presentata così, su un piedistallo avvolta in un bel mantello d’oro, simile a una dea. Quindi il solo accennare a termini così poco idonei al sacro e al santo, appare già come una blasfemia, come una cosa contraria alla fede.

Ma chissà quanti che si dichiarano fermamente cristiani, entusiasti di questo eccesso di sacralità con cui pensano alla Madonna, poi pensano anche che il colore della pelle sia già una scala precisa di valori degli esseri umani per cui più si è scuri più in basso si sta nella gerarchia umana. Perciò sarebbero sicuramente sorpresi nello scoprire che Maria doveva avere la pelle olivastra e gli occhi scuri (dopo tutto era palestinese), mentre è assai improbabile che Gesù potesse essere alto, biondo e con gli occhi azzurri (come spesso ce lo raffigurano), a meno che Maria non fosse stata violentata da un soldato romano proveniente dal nord Europa che era passato di là.

Un’ascoltatrice è intervenuta polemicamente dicendomi che, se parlo così della Madonna, tanto valeva che dicessi che Maria era una donna che faceva sesso a pagamento. Certo, capisco che le verità più dure possono essere riconosciute solo dopo che le emozioni che hanno scatenato hanno esaurito la loro furia. Ma è solo l’emozione che ha fatto parlare questa signora, perché razionalmente quello che ha detto non può essere accettato, in quanto non risulta da alcun documento. Invece i documenti storici come quelli sopra esposti (e non si può far finta che non esistano) ci ricordano che nella realtà, in determinati ambienti, questa Maria godeva di assai scarsa stima[9]. E questo è un dato di fatto, non una mia valutazione su Maria.

La mia valutazione su Maria è invece questa:[10]

- la verginità di Maria non sarebbe l’affermazione di un fatto reale, quanto un modo letterario – analogo a alla comunicazione degli idiomi di cui ho parlato nella conferenza -  per dire che non Giuseppe, ma un altro Padre, trasmetterà tutti i valori a questo figlio[11]. Il senso teologico della concezione verginale potrebbe essere allora questo: facendo quasi scomparire il padre umano (Mt 1, 18; Lc 1, 31-35) Gesù non ha per modello un uomo, né soprattutto risulta condizionato da una tradizione ereditata dal padre terreno; il suo unico modello – almeno da un certo momento della sua vita in poi -  è stato il Padre, Dio.

- E poi, anche se Maria fosse rimasta allo stesso livello degli altri esseri umani, anche se avesse avuto un figlio prima di sposarsi come accade a milioni di altre donne, anche se avesse perfino avuto altri figli dopo essersi sposata con Giuseppe, anche se fosse stata macchiata dal peccato originale come tutti gli altri esseri umani,[12] se cioè fosse stata una vera donna con i piedi ben piantati per terra, che ha lottato durante tutta la sua vita, questo cambierebbe qualcosa al suo status di madre fuori del comune e di esemplare credente in Dio? Non credo. Anzi, solo così la sentiremmo più vicina a noi, miseri esseri limitati, vedendo quali prove ha dovuto affrontare avendo le nostre stesse limitatezze e fragilità.

Maria, secondo l’insegnamento ufficiale, è del tutto esente da questo peccato, “per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente”[13]. Ma di questo non c’è traccia nei vangeli. È stato invece giustamente fatto notare che “se Maria è immacolata[14] nel senso che non ha macchia di peccato o tendenza ad esso; se, in altri termini, da quando è nata è stata messa da Dio alla guida di una ‘Ferrari’ trovando un’autostrada sempre perfettamente diritta, senza curve, senza intoppi, che meriti ha? E soprattutto come potrebbe diventare un modello per noi, miseri peccatori, che non abbiamo avuto la stessa grazia?

Cercherò perciò di chiarire meglio questo mio pensiero.

La prima cosa essenziale da ricordare è che, ancora quando io ero piccolo (a metà del 1900, non duemila anni fa), una ragazza madre era di per sé una ‘poco di buono’. Per una donna (a differenza di un uomo), essere una poco di buono significava essere di dubbia moralità, per cui da qui a prostituta (secondo il vecchio sessismo della lingua), il passo era assai breve. Ed è certo che, duemila anni fa, Maria era stata una ragazza madre.

Verrebbe da dire: “ma benedetto Signore! non potevi aspettare ancora qualche mese in modo che Giuseppe concludesse le nozze con Maria, visto che avevi aspettato almeno centomila anni (tale è l’età minima dell’homo sapiens secondo la scienza)? Avresti evitato un sacco di problemi”.

È bene sapere che in allora, in Israele, le donne raggiungevano la maggiore età a 12 anni:[15] quindi potevano essere sposate dai 12 anni in su e celebrare le nozze un anno dopo, a partire dai 13[16]. Oggi  forse si parlerebbe di pedofilia. I maschi si sposavano a 18 anni, ma potevano farlo dai 13 in poi[17].

Il matrimonio ebraico era poi composto da due fasi: la prima fase del matrimonio (sposalizio), si concludeva con un accordo fra i capi clan perché il matrimonio non era un affare privato ma del clan:[18] con l’accordo contrattuale sull’ammontare della dote quella determinata donna era formalmente riservata come moglie in favore dello sposo, ma continuava a vivere nella propria casa, senza rapporti matrimoniali; a quel punto però lo sposo aveva un suo diritto sulla donna e la donna aveva l’obbligo di fedeltà,[19] pena la lapidazione riservata alle promesse spose adultere[20]. La seconda fase (nozze) comportava l’uscita della donna dalla casa paterna dando adempimento agli impegni presi con lo sposalizio[21]. Il corteo della sposa andava a casa dello sposo, e a quel punto iniziavano i festeggiamenti che potevano durare da 7 a 14 giorni[22].

Poiché Maria afferma di non conoscere uomo (Lc 1, 34), cioè di non avere avuto rapporti matrimoniali, significa che le nozze non si sono ancora celebrate[23]. Ma se Maria non ha concluso le nozze ed è incinta, è una ragazza madre, non ancora formalmente sposata.

Ma allora vien da pensare che il Padreterno l’abbia fatto apposta, e se l’ha fatto apposta, ci sarà pure un motivo. Ufficialmente non ho mai sentito alcuna spiegazione ufficiale in chiesa. Forse sbaglio, ma penso che per il Padreterno il matrimonio, il comportamento sessuale secondo i canoni stabiliti in seguito dalla religione, non è poi così importante. L’importante è l’amore fra i coniugi, che di per sé non ha regole. Se Giuseppe e Maria si amavano e si erano impegnati in un progetto comune, erano già sposati davanti a Dio, anche senza le formalità terrene.

Del resto è mai possibile che Iddio abbia creato l’uomo e la donna, avendo visto che non era cosa buona far rimanere l’uomo da solo (Gn 1, 31; 2, 18), ma non si sia avveduto che era cosa pessima far accoppiare fisicamente l’uomo con la donna? Se nulla è impossibile a Dio, ben poteva prevedere anche per l’umanità una riproduzione per partenogenesi, cioè senza fecondazione. Ma se è stato Lui stesso a prevedere un altro sistema geniale e divertente, anche il sesso deve essere buono, al pari del resto della creazione, e non siamo davanti a un difetto di fabbricazione. Non è lecito perciò disprezzare la vita corporale delle persone.

Invece la Chiesa – seguendo san Paolo[24] e sant’Agostino, - ha da sempre avuto una concezione negativa della sessualità, fino a ieri ritenuta intrinsecamente corrotta (1Cor 7,1.28.38) a causa dell’inevitabile libido (chiamata dalla tradizione “concupiscenza” come spiegato da sant’Agostino[25]). Visto che i più si sposavano l’ha dovuta accettare, ma di malavoglia, e continuando a privilegiare il celibato e la verginità,[26] tanto da indicare come obiettivo del matrimonio solo la funzione della generazione dei figli. Ancora nel Discorso di papa Pio XII del 1952 si trova questo richiamo al bonum prolis, e il vecchio codice di diritto canonico, sostituito appena nel 1983 (sic!), confermava che il matrimonio era, sì, un rimedio alla concupiscenza ma il suo fine primario era la procreazione[27].

Ci si dimentica che nella Bibbia, ai passi che collegano il sesso all’impurità (al peccato), come ad es. nel Levitico, se ne contrappongono altri – come ad es. il Cantico dei cantici,- che molti pii credenti preferiscono non leggere, i quali parlano di focoso sesso sfrenato, non parlano affatto di peccaminosa concupiscenza della carne,[28] e neanche dei figli che dovrebbero nascere da questa concupiscente e lussuriosa unione sessuale.

Che il sesso sia attiguo al peccato è però talmente radicato nel nostro inconscio che c’è ancora oggi gente che si angoscia e si chiede se può aver rapporti con la moglie ormai in menopausa, e ci sono preti che invitano a rinunciare al rapporto matrimoniale dopo una sopraggiunta sterilità post-operatoria di uno dei coniugi[29]. Insomma, quello che agli occhi delle persone normali è assolutamente lecito, non lo è per gli zelanti osservanti dell’ortodossia, i quali amano complicarsi la vita osservando regole da essi inventate,[30] mentre Gesù non ha speso una parola sul sesso e sulla fornicazione. Ciò significa che Gesù non ha mai visto alcun pericolo in base alla condizione sessuale delle persone.

Superfluo anche ricordare che Gesù si faceva accompagnare da un gruppo misto di uomini e di donne, alcune addirittura scappate dai propri mariti, un’altra guarita da sette[31] demoni (Lc 8, 23): questo vuol dire che mischiandosi con gente di assai dubbia reputazione, almeno dal punto di vista morale, quest’uomo non dava proprio un bell’esempio. Inoltre ha perdonato l’adultera in maniera sconcertante (Gv 8, 3-11)[32]. Insomma, Gesù non si è mai scagliato contro i peccatori del sesso, né li ha mai minacciati[33]. Invece per la Chiesa il peccato contro il sesto comandamento giganteggia da sempre su tutti gli altri nove. Contra sextum non datur parvitas materiae”(= tutti i peccati sessuali sono mortali).

Nell’ottica sessuofoba della Chiesa non ci deve neanche sfiorare l’idea che Maria possa essersi spogliata davanti a Giuseppe, e che questi l’abbia potuta vedere come mamma l’aveva fatta. In realtà, per come la coppia ci è stata presentata, questo povero Giuseppe, non avrebbe neanche potuto consumare il matrimonio. Ma se non ha potuto avere altri figli perché Maria si negava dopo aver partorito il Figlio primogenito, anche ammesso che i due fossero stati sposati e non fossero una coppia di fatto, saremmo davanti a un matrimonio nullo, perché questo insegna la Chiesa, che avendo messo al centro la generazione della prole, afferma che il rifiuto di cercar di avere altri figli rende nullo il matrimonio. Ovviamente per non smentire sé stesso il magistero insegna che Giuseppe era perfettamente d’accordo nel non voler aver rapporti con Maria, ed entrambi avrebbero fatto voto di castità, e per questo ce lo mostrano anche vecchio, quindi con un appetito sessuale assai scemato. Peccato che nulla di tutto questo risulti dalle scritture canoniche o da altri documenti ufficialmente utilizzabili[34]. E sappiamo che la dottrina può ancorarsi solo sulle Scritture canoniche, non agli apocrifi.

È solo da pochissimo tempo che la Chiesa vede il sesso non più come peccaminosa concupiscenza. Dopo una minima apertura di papa Benedetto XVI che ha parlato di gioia del sesso, della sessualità come dono,[35] si è arrivati con papa Francesco all'affermazione rivoluzionaria che «Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature, che abbellisce l’incontro tra gli sposi». Ma allora si torna al Cantico dei cantici e tutta la dottrina sessuofoba della Chiesa dovrebbe essere buttata a mare. Nella stessa Esortazione di papa Francesco si riconosce che san Paolo raccomandava, sì, l'astinenza perché attendeva un imminente ritorno di Gesù e voleva che tutti si concentrassero unicamente sull’evangelizzazione (1Cor 7,29), tuttavia si afferma che questa era una sua opinione personale (cfr. 1Cor 7,6-8), e non una richiesta di Cristo (1Cor 7,25)[36]. Ma evidentemente, dopo che san Paolo ha inciso tanto profondamente nella dottrina della Chiesa, ancora oggi è difficile scalzare l’idea che il piacere del sesso sia peccaminoso. E visti i tempi della Chiesa, quanto ci vorrà per far sparire radicalmente 2000 anni di insegnamento del peccato della carne?

Ovvio allora che se il sesso viene abbinato al peccato, Maria, che ha dato alla luce il Figlio di Dio, vero Dio, non poteva peccare facendo porcheriole a letto col suo Giuseppe: doveva essere pura e quindi asessuata.

Ma qui mi sembra giusto allora fare ancora alcune annotazioni:

(a) ricordiamoci delle famose quattro donne nell’incipit del Vangelo di Matteo;[37] quella che si fa mettere incinta dal suocero, quella che – sposata a Uria, - va a fare il bagno nuda davanti a Davide, e Davide naturalmente se la piglia e ne fa la sua amante; e le altre.[38] Ma se mancavano quelle lì, Gesù Cristo mica poteva nascere. Quindi, che senso ha parlare di Maria che deve essere assolutamente pura per portare alla nascita il Figlio di Dio, quando nella sua ascendenza abbiamo già diverse donne così poco pure? E se il peccato originale ha contaminato tutti (dico tutti) i discendenti di Adamo ed Eva,[39] anche tutti i discendenti di queste donne sono contaminati, compresi i genitori di Maria.

(b) oggi sappiamo che metà del patrimonio cromosomico viene dalla madre, ma ai tempi in cui sono stati scritti i vangeli non si conoscevano i cromosomi e si pensava che fosse solo il padre a generare. La scienza ha posto quindi domande nuove. Se mancava il cromosoma Y apportato dal seme maschile, non sarebbe dovuta nascere una femmina? E se Gesù fosse nato senza seme maschile come sono arrivati a Maria i cromosomi mancanti per far nascere un maschio? Non certo da un puro spirito che nulla ha a che fare con la vile materia.

Dio è intervenuto con la bacchetta magica? Ma per volontà di Dio la magia era vietata e punita dalla Bibbia (Dt 18, 10; Sap 12, 4; e condannata anche dal primo cristianesimo che aveva assorbito l’idea giudaica (Didache Cap. II - Secondo precetto della dottrina: “1. non praticherai la magia”). L’intervento diretto miracoloso di Dio? Ma sappiamo che ormai la dottrina odierna abbandona sempre più la visione eteronoma del mondo per cui esclude l’intervento diretto di Dio nella storia umana[40].

- L’esperienza ci dice che Maria non può aver partorito per via naturale e restare vergine. Forse Dio ha operato un taglio cesareo? Ma così si dà nuovamente un’immagine di Dio che interviene con la sua potenza per supplire alla deficienza della natura che non sarebbe riuscita da sola a sortire l’effetto voluto. Idem per la verginità prima del parto, perché se fosse mancato il cromosoma Y apportato dal seme maschile, lo avrebbe dovuto fornire lo Spirito santo sceso dall’alto dei cieli. Più logico e più scientifico dire che è stato Giuseppe o è stato Panthera, anche se questo disturba molti credenti. Ma questi credenti, per rendere credibile la loro convinzione, dovrebbero prima dare una spiegazione scientifica logica e razionale del loro cieco credo. Non possono razionalmente convincere i non credenti trincerandosi dietro al miracolo soprannaturale e inquietarsi se uno non ci crede.

- Gesù non ha mai detto in vita sua di essere nato da una vergine, tanto che Tertulliano, che come sappiamo era un duro ortodosso del II secolo, ma anche il più grande scrittore cristiano dei primi secoli dopo Agostino, sosteneva apertamente che Maria, essendo una femmina come tutte le altre, non poteva di certo essere rimasta vergine dopo il parto[41]. E anche Origene (nella Homilia 14 in Luca) ammette un’apertura del grembo materno alla nascita.

Insomma, spiegare oggi razionalmente la verginità perpetua della Madonna non è proprio così semplice. Non è allora un caso se nell’incontro di Gazzada del 1967 i rappresentanti della Congregazione per la dottrina della fede contestarono ai rappresentanti olandesi che il Catechismo olandese[42] non riconosceva esplicitamente la verginità della Madonna[43]. Ma mentre i rappresentanti romani si aggrappavano all’insegnamento tradizionale, quelli olandesi pretendevano da Roma una spiegazione logica accettabile per sostenere la verginità. Dunque, le persone rimaste scombussolate dalla mia conferenza lo sarebbero ancora di più sapendo che in Olanda i cattolici subito dopo il concilio, già nel 1966 (anno di uscita del Catechismo olandese) non erano obbligati a credere alla verginità perenne di Maria.

(c) Paolo (Rm 1, 3-4) ha scritto che il Figlio di Dio “è nato dalla stirpe di Davide secondo la carne” ed è stato costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito mediante la risurrezione”.

Pertanto, se si afferma che Maria non ha concepito Gesù con Giuseppe, sarebbe ovviamente perduta la discendenza di Gesù da Davide,[44] visto che solo Giuseppe (e non Maria[45]) è discendente di Davide[46] (Mc 10, 47; Mt 1, 16; Rm 1,3-4; 2 Tm 2, 8). Certo, si potrebbe anche dire che l'origine davidica non è essenziale per essere il Messia (Sal 110, 1 - Mc 12, 35-37), ma il magistero cattolico ha continuamente insegnato che il Messia è discendente di Davide[47]. Se il padre non fosse Giuseppe, Gesù resterebbe ebreo[48] perché nato da Maria, ma non sarebbe discendente di Davide.

(d) Marco, il primo evangelista, scrive che gli abitanti di Nazareth, quando ascoltano Gesù parlare nella sinagoga, restano scombussolati: “non è questi il falegname, il figlio di Maria e il fratello di (e qui si danno 4 nomi: Giacomo, Joses, Giuda e Simone); e le sue sorelle (non nominate, perché la donna non contava nulla[49] in quella cultura) non stanno qui da noi?”[50] E si scandalizzavano[51] (Mc 6, 3) come hanno fatto diversi di coloro che hanno ascoltato la mia conferenza. 

E non si deve neanche dimenticare che le parole del Signore potevano essere insegnate solo ai figli maschi (Dt 11, 19) mentre bisognava bruciare la Bibbia[52] piuttosto che contaminarla con la mano di una donna, essere impuro, come è ben chiarito nella Mishna[53] sia nella versione Berakit (Y = Mishnah Palestinese) 6b, che nella versione Sota (B= Mishnah Babilonese) 19a?[54]

Ora, se si fa solo il nome della madre e non quello del padre, si sottintende l’illegittimità del figlio: solo il maschio, infatti, era degno di nota,[55] perché generava biologicamente e poi trasmetteva al figlio tutti i valori contenuti nella Bibbia. Se non viene nominato il padre di Gesù e Gesù non si comporta come Giuseppe, vuol dire che non era ritenuto figlio di Giuseppe nella piccola comunità di Nazareth.

Teniamo anche presente che, nella Chiesa originaria di Gerusalemme alla fine prevarrà come capo Giacomo,[56] il fratello del Signore (Gal 1, 19), e non il cugino, visto che Paolo – che scrive in greco - usa nei suoi scritti sia il termine greco “fratello” che  il termine “cugino” (cfr. Col 4, 10: a proposito di Marco cugino di Barnaba).

Anche Marco, quando parla dei fratelli di Gesù indicando anche i loro nomi (Mc 6, 3)  - e delle sorelle, senza indicare il nome perché le donne non contano nulla,- usa il termine greco “fratello”. Sappiamo bene che la Chiesa interpreta questo termine come cugini. Ma non è determinante il fatto che in aramaico ed ebraico il termine ʹahaʹ/ʹah possa designare sia il fratello, sia il cugino, sia un altro parente stretto[57].

L’aramaico, se è per questo, non aveva neanche il congiuntivo, e allora potremmo tradurre il Padre Nostro così:  “Padre nostro che sei nei cieli, santo è il tuo nome, il tuo regno viene, la tua volontà si compie in terra come nel cielo. Tu doni a noi il pane di oggi e di domani. Tu perdoni i nostri peccati nell’istante in cui li perdoniamo ai nostri debitori. Tu non ci induci in tentazione ma, nella tentazione, tu ci liberi dal male. Amen.

Una simile traduzione ovviamente ci schiuderebbe panorami interessanti e nuovi, che con la versione tradizionale non sono sostenibili. Ora, è da dire che la traduzione da una lingua all’altra è sempre difficile, tanto più quando la lingua originale (l’aramaico) non solo non ha il congiuntivo, ma non ha neppure i tempi come noi li intendiamo, il che però non significa che non esistano le sfumature tipo congiuntivo, ma che sono possibili tutte. Eppure qui la Chiesa è rimasta sempre ancorata alla traduzione col congiuntivo, e non a quella pur possibile con l’indicativo. Come mai? Perché il Padre Nostro che noi possediamo è in greco, cioè in una traduzione già fatta poco dopo Gesù dai suoi discepoli, e in tutte le versioni è stato sempre usato il congiuntivo. Segno che le persone più vicine a Gesù per tempo e discepolanza l'hanno intesa come congiuntivo e non come indicativo[58]. Dunque c’è motivo per fidarsi più della versione greca col congiuntivo di Luca e Matteo (chiunque ci sia dietro a questi nomi), piuttosto che di quella con l’indicativo, che porterebbe ad un’altra teologia. Lo stesso, però, deve dirsi allora per coerenza con il termine greco adelfόi, perché i più vicini a Gesù per tempo e discepolanza, intendevano dire che fra i tanti significati di ʹahaʹ/ʹah andava privilegiato quello di ‘fratello di sangue’: se l’evangelista avesse voluto dire cugino avrebbe usato un altro vocabolo, che in greco esisteva. Per sostenere che ‘fratello’ va inteso in senso allargato dovrebbe dimostrarsi che questo senso era proprio del termine greco adelfόi, mentre non basta dire che lo era in aramaico.

Tanto più che Egesippo, ripreso da Eusebio di Cesarea (il primo grande storico della Chiesa), aveva espressamente detto parlando di fratelli nati da genitori che erano diventati una sola carne: “Della famiglia del Signore rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la carne”[59]. E Giuda è, guarda caso, uno dei quattro fratelli richiamati da Marco 6, 3. Ora, come si fa a interpretare “fratello secondo la carne” come cugino o fratellastro? Mi sembra piuttosto evidente che l’equazione fratello=cugino porti solo acqua al mulino della Chiesa perché serve a puntellare il dogma della verginità (dopo il parto) della Madonna, che altrimenti crollerebbe miseramente.

Certamente anche in italiano il termine fratello può essere inteso in vari significati: per natura (cioè generato dagli stessi genitori), per stirpe (in quanto appartenente alla stessa nazione: pensiamo all’inizio del nostro inno “Fratelli d’Italia”), per estensione come se tutti fossero intimamente amici. Ma già san Girolamo[60] aveva logicamente escluso questi possibili significati diversi: i fratelli di Gesù non potevano essere tali per stirpe, perché solo pochi giudei (neanche gli apostoli[61]) sono stati chiamati fratelli mentre tutti i giudei avrebbero dovuto essere chiamati così; né potevano essere fratelli nel senso che tutti gli uomini lo sono fra di loro, perché «Ecco i tuoi fratelli ti cercano» (Mc 3, 32) ha chiaramente un senso limitativo.

Quanto agli altri figli di Maria, al fatto cioè che le Scritture non dicano espressamente che i fratelli di Gesù siano figli di Maria, si può osservare che se Caio dice di esser fratello di Sempronio non occorre che aggiunga anche di essere nato dalla stessa madre, perché lo si dà per scontato. Nessuno di noi, se gli veniva chiesto se X era suo fratello, rispondeva: “Sì! E abbiamo anche la stessa mamma”.

San Girolamo afferma che Giuseppe non conobbe Maria fino a che essa non partorì il figlio (Mt 1, 25) primogenito (Lc 2, 7) e da qui deduce anche la sua perenne verginità[62]. Si può obiettare che, mentre il figlio unigenito è necessariamente sempre e anche primogenito, non è vero l’inverso, per cui dicendo che uno è il primogenito non si sa se seguiranno o meno altri fratelli. Certamente non lo si può escludere. Del resto, anche su questo punto, va detto che Luca parla di Gesù come primogenito (prōtotokos), mentre altre volte, per altri figli che sono unici, usa il termine unigenito (monoghenes): es. Lc 7, 12 (l’unico figlio della vedova di Nain); 8, 42 (unica figlia del capo della sinagoga); 9, 38 (l’unico figlio del ragazzo tormentato dal maligno).  Perché non l’ha usato anche qui per Gesù, se Gesù era veramente figlio unico?

Da ultimo, l’inciso fino a non esclude che Maria abbia conosciuto dopo il parto colui che aveva differito di conoscerla fino al parto. Quanto meno è un’ipotesi possibile come quella contraria[63].

Quindi, anche qui il magistero fa passare per indiscutibile verità una semplice opinione, sia pur autorevole, di suoi teologi.

(e)  Consapevole di tutta questa sfilza di obiezioni e dubbi, papa Ratzinger – non proprio un progressista sfegatato -  ha scritto che la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un normale matrimonio umano, essendo la figliolanza divina non una fatto biologico, ma ontologico[64]. Quindi neanche questo papa esclude che Giuseppe possa essere stato il padre biologico di Gesù. Se Gesù fosse nato da un regolare rapporto umano (ma allora avrebbe anche potuto avere fratelli) non verrebbe intaccata la dottrina sulla sua divinità. Questa frase detta da un papa mi sembra molto più scombussolante di quanto io abbia detto della fama di Maria nella mia relazione. È forse il timido inizio di un cambiamento?


 

NOTE 

[1] Rivedibile in https://www.youtube.com/c/LiberareLuomo, Incarnazione e Figlio, Quale Gesù?,

https://www.bing.com/videos/searchq=youtube++culot+dario&&view=detail&mid=ACBCF7807D562BCB96F6ACBCF7807D562BCB96F6&&FORM=VRDGAR&ru=%2Fvideos%2Fsearch%3Fq%3Dyoutube%2520%2520culot%2520dario%26%26FORM%3DVDVVXX

[2] Perché tanti si dimenticano che Gesù aveva detto “Tutti voi vi scandalizzerete di me” (Mt 26, 30), sì che una Chiesa che non scandalizza nessuno si riduce a una istituzione priva di mordente, perfettamente inserita nel sistema, incapace di rinnovarsi e quindi senza futuro.

[3] Ricordo che nell’antichità i dèmoni erano i figli bastardi di dèi e madri non dee, cioè terrene (Platone, Apologia di Socrate, XVd).

[4] Tertulliano, nel De spectaculis, XXX, 6.

[5] Celso, Contro i cristiani, Bur- RCS, Milano, 1994, 81s. (I, 28).

[6] Questo nome si trovava in alcuni graffiti di soldati romani scritto come Panthéra, e – secondo alcuni,- storpiato è diventato parthénos.

[7] In tal senso si trattava di miti pagani: il re di Argo aveva rinchiuso sua figlia Danae in una torre-prigione avendo sentito l’oracolo che sarebbe stato ucciso dal di lei figlio, ma Danae concepì il figlio Perseo direttamente da Zeus trasformatosi in pioggia dorata. Così analoghe sono le vicende delle altre donne indicate. Secondo una certa tradizione, anche Atena era nata verginalmente dal pensiero di Zeus (Graves R., I miti greci,, ed. Longanesi, Milano, 1983, 38).

Se è per questo, la nascita verginale non è neanche una novità occidentale. Già secoli prima di Gesù, si dice che Maya (la madre di Buddha) l’avesse concepito senza l’intervento del marito; in sogno avrebbe visto un elefante bianco che l’avrebbe messa incinta (Kautsky K., L'origine del cristianesimo, ed. Samonà e Savelli, Roma, 1970, 174).

[8] Basta leggere il libro Le mani purissime di Maria, di padre Rozo Palic, reperibile presso l’Associazione “Adoratori perpetui della SS Trinità”, Santuario san Giuseppe della Chiusa, San Dorligo della Valle (TS). Forse non bastavano le mani di una qualsiasi mamma terrena per cullare Gesù bambino? E per pulirlo? Forse che Gesù bambino faceva la cacca dorata così da non contaminare le mani purissime di sua madre? Ma insomma, torniamo con i piedi per terra. Perché abbiamo sempre nostalgia di quello che credevamo vero avendolo imparato da piccoli?

[9] Ma le donne, in genere, in quei tempi e in quei luoghi godevano di scarsa stima solo per il fatto di essere donne. La stessa Chiesa ha battuto questa strada: pensiamo ad es. al fatto che, per non riconoscere Maria Maddalena vera apostola (e quindi per non riconoscerle il dovuto ruolo che le dava il vangelo, pari a quello dei maschi) ci hanno insegnato che era una prostituta.

Questa errata identificazione di Maria Maddalena con la peccatrice è stata formalmente rigettata dalla Chiesa cattolica appena nel 1969. Ma quanti sono a conoscenza del fatto che il concilio Vaticano II, nella revisione del Messale romano ha rettificato l’immagine della peccatrice ribadendo che il giorno a lei dedicato, il 22 luglio: «Celebra solo colei a cui Cristo apparve dopo la risurrezione e in nessun modo né la sorella di santa Marta, né la peccatrice alla quale il Signore perdonò i peccati»? (Calendarium Romanum generale (cioè il calendario liturgico ufficiale della Chiesa Cattolica), Roma, giorno 22 luglio).

[10] Invito anche a leggere il mio articolo sulla verginità della Madonna (pubblicato al n.433/2017 di questo giornale).

[11] Martini C.M. Il messaggio della salvezza. Corso completo di studi biblici, IV, Elle Di Ci-Leumann, Colle di Bosco (AT) e Torino, 1964, 172 e 159 nota 9: qui si parla, come una delle tesi possibili, di un racconto che prende spunto dalla Bibbia, ma è un genere di racconto edificante ed esplicativo in cui la parte amplificata è reale, ma resta subordinata al fine religioso essenziale, che è di mettere maggiormente in luce l’opera di Dio.

[12] Il dogma dell’Immacolata Concezione ha affermato che Maria, in quanto madre di Gesù, era esente dal peccato originale.

Si può aggiungere che il passo fondante del peccato originale sta in Rm 5, 12: avviene per la caduta di Adamo. Però questo è già in contraddizione con quanto detto dallo stesso Paolo in un’altra lettera, dove il peccato avviene per la finitezza della carne (1Cor 15, 50 ss), e quindi dovrebbe riguardare tutti senza averlo ereditato dai nostri progenitori. Ma allora anche l’insegnamento tradizionale secondo cui la morte è dovuta al peccato di Adamo è sbagliata? Infatti, dopo che per secoli si è evitato di parlare della morte di Maria, papa Giovanni Paolo II (udienza generale del 25.6.1997), ha parlato espressamente della morte di Maria: prima si parlava solo di assunzione (in occidente) o di dormizione (in oriente), mai di morte, che colpiva solo i peccatori.

[13] La costituzione dogmatica di papa Pio IX Ineffabilis Deus, dell’8.12.1854. La definizione è riportata in AA.VV., Il cristianesimo questo sconosciuto, ed. Didaskaleion, Torino, 1993, 608.

[14] Il papa emerito afferma che i privilegi mariani - essere stata concepita immune dal peccato fin dal suo concepimento ed essere stata assunta in cielo non potendo essere soggetta alla corruzione derivante dal peccato originale (che porta la morte) - sono concessi non per allontanare Maria da noi, ma al contrario per renderla vicina (Benedetto XVI, La gioia della fede, ed. San Paolo Cinisello Balsamo (MI), 2012,118s.). Sinceramente non vedo come.

Più razionale, allora è pensare che “Immacolata Concezione” significhi solo essere in piena comunione con Dio, cosa del resto accettata anche dai musulmani (Cammilleri R., Le lacrime di Maria, Mondadori, Milano, 2013, 88). Sappiamo che per gli ebrei solo il puro poteva essere in comunione con Dio. Ebbene, con Gesù, noi tutti abbiamo la possibilità di essere in comunione con Dio attraverso una pratica di amore generoso (Maggi A., Il peccato, incontro di Assisi, 2013, in www.studibiblici.it).

[15] Chizzoniti A.G. e Tallacchini M., Cibo e religione: diritto e diritti, ed. Libellula, Tricase (LE), 2010, 88 nota 5; Sole F., Il matrimonio presso gli israeliti, “Palestra del clero”, 1964, 1090

[16] Da Spinetoli O., Il Vangelo di Natale, ed. Borla, Roma, 1996, 92 nota 56.

Quindi mi fanno sorridere quei politici nostrani anti-islamici che parlano di Maometto come di un pedofilo perché aveva sposato una bambina. Noi cristiani venivamo da una stessa identica situazione.

[17] Sole F., Il matrimonio presso gli israeliti, “Palestra del clero”, 1964, 1090.

[18] Dellagiacoma V., Il matrimonio presso gli ebrei, “Rivista Biblica” 1959, 230.

[19] Idem, 23s. nota 37.

[20] Sole F., Il matrimonio presso gli israeliti, “Palestra del clero”, 1964, 1092.

Ora mi chiedo, come mai tanti credenti integralisti non fanno una grinza quando leggono nella Bibbia che è giusto lapidare gli eretici, le adultere, gli omosessuali, coloro che lavorano nel giorno del Signore, ma non sono più d’accordo se si afferma che allora, per coerenza, anche Maria doveva essere lapidata.

[21] Tosato A., Il matrimonio israelitico, ed. Biblical Institute Press, Roma, 1982, 86, 109; Sole F., Il matrimonio presso gli israeliti, “Palestra del clero”, 1964, 1092.

[22] Sole F., Il matrimonio presso gli israeliti, “Palestra del clero”, 1964, 1094; Montagnini F., Il matrimonio nella legge rivelata, in Enciclopedia del matrimonio, ed. Queriniana, Brescia, 1960, 134; Dellagiacoma V., Il matrimonio presso gli ebrei, “Rivista Biblica” 1959, 236.

[23] San Girolamo, La perenne verginità di Maria (Contro Elvidio), ed. Città Nuova, Roma, 1988, 63: «Non crediamo che Maria abbia contratto nozze dopo il parto perché non l’abbiamo letto». Nello stesso senso, Laurentin R., I vangeli dell’infanzia di Cristo, ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1985, 28.

[24] Paolo, fariseo stretto osservante della Bibbia, proclama che l’uomo peccatore (Rm 7, 14 ss.) si vedrà precluso l’ingresso nel Regno dell’aldilà se solo ha commesso uno dei peccati riportati nell'apposito elenco da lui stilato: «Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio» (1Cor 6, 9-10); «sappiate che nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio» (Ef 5, 5); «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezza, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come ho già detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio» (Gal 5, 19-21).

Per rendersi conto di quanto abbia influito Paolo nella dottrina della Chiesa sul sesso, basta pensare a come ci è stato presentato il sesso fra Giuseppe e Maria: del tutto assente! Oppure al sesso fra santi sposati, come l'imperatore Enrico e la sua casta sposa Cunegonda, vissuti fra la fine del 900 e l'inizio dell'anno 1000, in www.paginecattoluche.it. Di nuovo totalmente assente!

[25] La tesi di sant’Agostino, di una trasmissione del peccato originale per via sessuale, sembra oggi piuttosto insensata. Sant’Agostino, gran sciupatore di femmine prima di votarsi anima e corpo alla religione cristiana e di diventare santo, dopo la conversione era ossessionato dal peccato sessuale: come il più violento oppositore del fumo è l’ex fumatore, così il più violento fustigatore del sesso diventa chi prima era smodato nel sesso. Egli dunque concluse che, quando ogni padre e ogni madre – e quindi anche i nostri genitori - hanno generato, unendosi sessualmente, hanno comunque posto in atto un amore perverso, sì che ogni figlio nasce col peccato originale perché ogni generazione è macchiata dalla concupiscenza (Mancuso V., L’anima  e il suo destino, ed. Raffaello Cortina, Milano, 2007, 163 s., 251.). “Siamo contaminati dal male fin dall’istante del concepimento, avvenuto mediante un amore concupiscente, in balia del piacere lussurioso, perverso”. Questo insegna Agostino, e la Chiesa ha fatto sua quest’idea, trasformandola nel dogma del peccato originale

[26] Se qualcuno dice che verginità è uguale al matrimonio sia anatema (Concilio di Trento -  Enchirion Symbolorun  DH 1810).

[27] Si pensi alla condanna del Sant’Uffizio nei confronti del tedesco Doms Herbert (negli anni Trenta del 1900) il quale aveva osato affermare che finalità principale del matrimonio non era la procreazione, bensì la comunione profonda degli sposi (riportato da Sebastiani L., Coscienza, libertà profezia di fronte alla legge, in A partire dai cocci rotti, Cittadella, Assisi, 2001, 189).

[28] Il Cantico dei cantici parla di Amore, ma non parla di Dio: “Mi baci con i baci della sua bocca…  passa la notte fra i miei seni… Come sei bella…, come sei bella… Lo strinsi fortemente e non lo lascerò… i tuoi seni sono come… quanto più deliziose del vino le tue carezze…c’è miele e latte sotto la tua lingua… mi sono tolta la veste… l’amato mio ha introdotto la mano nella fessura…alzati, vento del settentrione, soffia nel mio giardino… e ne mangi i frutti squisiti … voltati, voglio ammirarti… le curve dei tuoi fianchi… il tuo ventre…i tuoi seni…i miei seni sono come torri…il mio amato è mio e io sono sua… mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore (altra traduzione più cruda e meno poetica: Portami nella cantina, piantami il tuo stendardo, amore).” E il maschio, che vede la sua femmina venirgli incontro nuda esclama: “Chi è costei che s’avanza quale aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, tremenda come un esercito schierato?” (Ct 6, 10). Inutile dire che in chiesa non si sentono queste traduzioni del Cantico dei cantici. Ma anche questo è Parola di Dio.

[29] Lettera di un lettore a Famiglia Cristiana, n.48/2012, 11. Lettere a “La Repubblica” 27.3 e 4.4.2014.

[30] Maggi A., Versetti pericolosi, Fazi, Roma, 2011, 57.

[31] Si ricorda che il n.7 indica perfettamente completo (Mateos J. e Camacho F., Vangelo: figure e simboli, ed. Cittadella, Assisi, 1997, 79), sì che quella donna era completamente preda dei demoni.

[32] Conosciamo tutti l’episodio della giovane adultera (Gv 8, 1-11), raffigurata nei quadri come una giovane donna formosa, ma –sorpresa! - in realtà doveva essere una ragazzina di 12-13 anni, sposata (noi diremmo meglio: promessa sposa), ma non ancora andata a vivere nella casa del marito dopo le nozze: infatti solo l’adultera sposata, ma non passata attraverso le nozze, veniva lapidata e nel brano si parla espressamente di lapidazione. Invece, dopo le nozze, la moglie adultera veniva strangolata, perché quando la Torah non precisava il modo dell’esecuzione capitale, i rabbini optavano per un sistema meno doloroso (Wengst K., Il Vangelo di Giovanni, ed. Queriniana, Brescia, 2005, 332.Maggi A., Versetti pericolosi, ed. Fazi, Roma, 2011, 130 con i richiami legislativi ebraici).

Non tutti sanno che per diversi secoli moltissime comunità cristiane proprio non volevano nel loro vangelo questo brano: Schnackenburg R., Il Vangelo di Giovanni, Paideia, Brescia, 1977, P.I, 227 s.: i padri greci proprio omettevano la pericope, e solo all’inizio del III secolo essa venne accolta nel canone dei 4 Vangeli. Fabris R., Giovanni, Borla, Roma, 1992, 477: il passo venne ignorato nei primi secoli dai codici e da tutti gli scrittori orientali; aggiunge l’autore che, secondo Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiae, III, 39, 17) il passo sarebbe originale del Vangelo degli Ebrei, poi eliminato come apocrifo. La facilità con cui Gesù aveva perdonato l’adultera non era stata digerita neanche dalla comunità cristiana primitiva e nessuno voleva cimentarsi con l’episodio e dargli adeguata spiegazione: troppo scandaloso era l’episodio, che non è originale in Giovanni (Gv 8, 1) (Schnackenburg R., Il Vangelo di Giovanni, Paideia, Brescia, 1977, P.II, 302; Wengst K., Il Vangelo di Giovanni, ed. Queriniana, Brescia, 2005, 331) e se si tolgono questi 11 versetti si vede effettivamente come il suo Vangelo fili molto meglio. Oggi questi undici versetti vengono per lo più attribuiti a Luca, l’evangelista della misericordia, subito dopo 21, 38 (Schnackenburg R., Il Vangelo di Giovanni, Paideia, Brescia, 1977, P.II, 227; Fabris R., Giovanni, Borla, Roma, 1992, 476.).

[33] Nel vangelo più antico, quello di Marco, manca ogni accenno al sesso. Invece per Paolo questo era un grave problema, tanto che nelle sue lettere parla di castità (10 volte), verginità (7 volte), adulterio (20 volte).

[34] Il parto di Maria, come il concepimento, è un fatto unico ed irripetibile. Giuseppe ha rispettato la memoria di quest’esperienza unica. Quindi sia Maria sia Giuseppe hanno vissuto una vita sponsale verginale (Perrella S.M., La verginità perpetua di Maria è un dogma?, “Famiglia Cristiana”, n.36/2014, 108).

[35] Benedetto XVI, Luce del mondo, ed. Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2010, 151.

[36] Papa Francesco, Esortazione Apostolica Amoris Laetitia del 19.3.2016, §150-159.

[37] Le famose quattro donne: Tamar ebrea (Gn 38, 12-26) che fa un figlio col suocero; Rab cananea (Gios 2, 8ss.; Eb 11, 31), la prostituta che nasconde a casa sua le spie di Giosuè; Ruth moabita (Rut 1, 16-17; 2, 2ss.) che (utero in affitto?) fa un figlio per la suocera Noemi; e Betsabea ittita (2Sam 11, 2-4; 1Re 15, 5) dimostrano che Gesù non discende da una stirpe purissima, e anche che la salvezza è universale.

[38] Per una breve cronistoria v. Maggi A., Gesù ebreo per parte di madre, ed. Cittadella, Assisi, 2006, 18 s.

[39] Ma se Adamo con la sua caduta ha travolto tutte le generazioni future, perché il Nuovo Adamo (Gesù) non ha fatto l’inverso?

[40] Cfr. l’articolo Il Dio del teismo è morto, al n.461/2018 di questo giornale (https://sites.google.com/site/numerigiugnoluglio2018/numero-461---15-luglio-2018/il-dio-del-teismo-e-morto).

[41] Tertulliano, De carne Christi, 23, 11, in www.documentacatholicaomnia.eu: «Virgo quantum a viro non virgo quantum a partu» [vergine quanto all’uomo ma non vergine quanto al parto]. Anche per Giustino la verginità è prima del parto; infatti egli spiega l'espressione: "Ecco la vergine porterà nel ventre" nel senso che la vergine concepì senza unione; se infatti fosse stata unita a chicchessia, non sarebbe stata più vergine. Invece la virtù di Dio, entrata nella vergine, l'adombrò e la rese incinta, pur rimanendo ella vergine (Giustino, Apologia I, XXXIII, 4, in www.documentacatholicaomnia.eu, sotto l’autore Iustinus).

[42] Come l’Italia ha il proprio Catechismo della Chiesa cattolica, ogni Stato ha un suo Catechismo, e quello olandese, ad es., ha un’impostazione molto più discorsiva, totalmente diversa dalla nostra.

[43] Questo, e tutti i problemi sollevati sono reperibili ne Il Dossier del Catechismo olandese, Mondadori, Milano, 1968.

[44] Kautsky K., L'origine del cristianesimo, Samonà e Savelli, Roma, 1970, 331: Maria non ha concepito Gesù con Giuseppe. Poiché Dio non si è congiunto con lei come uomo, ma come spirito, essa è rimasta vergine. Ma con ciò va perduta la discendenza di Gesù da David.

[45] Meier J.P., Un ebreo marginale, I, Queriniana, Brescia, 20063, 210s.

[46] Ibidem, 210s.

[47] Gesù viene indicato come figlio di Davide (Mt 1, 1) in quanto Matteo vuol dimostrare lo stretto legame di Gesù col popolo ebraico; in effetti l’iniziale genealogia non ha funzione anagrafica, ma serve a dimostrare la sua appartenenza al popolo ebraico.

[48] La Nostra Aetate – Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, del 28.10.1965, sottolinea come Gesù, Maria e gli apostoli erano tutti ebrei. Gesù è ebreo e lo è per sempre (Sussidi della Pontificia Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, III, 1, 1985). Questo resta un punto fermo, anche se un consigliere comunale triestino, che si dichiara fervente cattolico, ha scritto nel novembre 2019, al quotidiano locale “Il Piccolo”, di essersi sentito offeso avendo la senatrice Segre dichiarato che Gesù era ebreo. Evidentemente un’ebrea sa di Gesù più di uno che si dichiara fervente cattolico, ma che non ha letto neanche i documenti ufficiali della sua Chiesa.

[49] Tanto che la donna valeva meno della bestia: infatti nel bottino di guerra la donna viene conteggiata dopo gli asini: Nm 31, 34s.

[50] A onor del vero, Luca (Lc 4, 22) riporta nello stesso episodio: “non è lui il figlio di Giuseppe?” seguendo la tradizione secondo cui il figlio viene abbinato solo al padre, e non parla né di fratelli né di sorelle.

Neanche Luca ci dice che Giuseppe era ancora vivo, e secondo alcuni, dire che Gesù è figlio di Maria significa proprio che Giuseppe era ormai morto quando la gente si pone quell’interrogativo (Guignebert C., Gesù, ed. Einaudi, Torino, 1950, 141).

Blaz H. e Schneider G., nel loro famoso Dizionario esegetico del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia, 2004, sotto la voce Maria, 280 riportano perciò correttamente entrambe le versioni: Gesù è figlio di una vedova, oppure è figlio illegittimo.

[51] Comunque anche in Luca i suoi compaesani disconoscono chi si presenta in modo diverso da quello che si aspettano: si aspettano che Gesù sia falegname come il padre, e tale ai loro occhi doveva restare. I cambiamenti non sono graditi.

[52] Che Maria fosse anche di bassa classe sociale disturbava talmente già i primi cristiani, sì che presto si raccontò che anche Maria era di alto lignaggio e venne perfino istruita nel Tempio di Gerusalemme, cosa assolutamente impossibile perché le donne non avevano accesso che al loro cortile nel Tempio e non avevano accesso all’istruzione: basta qui ricordare il noto detto del Talmud secondo cui “è meglio che le parole della Torah siano bruciate piuttosto che cadere nelle mani delle donne” (Martelli G., Le donne nell’AT e nella società ebraica antica, Roma 2004, 9, in www.laparola.info/files/La-Donna.pdf).

[53] Pèrez Márquez R., L’AnticoTestamento nell’Apocalisse, ed. Cittadella, Assisi, 2010,67: trattasi della Raccolta in 63 trattati delle discussioni e delle decisioni rabbiniche sulla Torah orale, risalente all’epoca di Gesù.

[54] È bene ricordare come ancora nel 2013 la polizia è dovuta intervenire per fermare centinaia di fondamentalisti ultraortodossi che cercavano di impedire a un gruppo di donne di pregare al Muro del Pianto di Gerusalemme, perché al rituale le donne, inferiori agli uomini, non possono partecipare (“Il Piccolo”, 11.5.2013, 10).

[55] Il problema è che la Chiesa ha presto fatto sparire anche le donne, che nella Chiesa clericale ancora oggi prevalente, non hanno voce in capitolo: «Non sai, donna, che anche tu sei Eva? In questo mondo è ancora operante la condanna di Dio contro il tuo sesso; è necessario che duri anche la condizione di accusata [...]Tu sei la porta del diavolo! Sei stata tu a circuire colui che il Demonio non era riuscito a raggirare! Tu hai distrutto l’immagine di Dio, l’uomo! A causa di ciò che hai fatto, il Figlio di Dio è dovuto morire!» (Tertulliano, De Cultu Feminarum, I,1-2). Si può replicare con la semplice obiezione inutilmente fatta già da sant’Ambrogio: se Eva era caduta di fronte a uno spirito potente, paragonabile all’angelo, l’uomo era caduto di fronte a una donna, per cui non poteva certamente vantare alcuna superiorità rispetto alla donna, neanche morale.

«L’uomo è nato dalla donna! Non c’è nulla di più abietto» (San Bernardo, Sermo in Feria IV° Hebdamodae Sanctae, 6, SBO V, 60). Semplice obiezione: e Gesù non è nato da Maria?

«Rispetto alla natura particolare, la femmina è un essere difettoso e manchevole.[…] Infatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un seme prefetto simile a sé di sesso maschile. Il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da disposizione della materia» (San Tommaso, Summa Theologiae I,92, I, ad I ).

Secondo la mentalità di allora era il seme del padre a fare tutto, e quindi solo il padre generava il figlio (AA.VV., Il cristianesimo questo sconosciuto, ed. Didaskaleion, Torino, 1993, 612). Vedasi l’inizio del Vangelo di Matteo, dove i padri generano figli (maschi, gli unici importanti). Il maschio forte genera solo figli maschi; la femmina nasce evidentemente quando il seme non è forte. E ancora oggi si arriva a dire: “auguri! E figli maschi”.

[56] Placher W.C., A history of christian theology, ed.Westminster John Knox Press, Louisville-London, 1983, 35.

[57] Il Nuovo Catechismo Olandese, Elle Di Ci, Torino-Leumann, 1969, 95.  

[58] Questa ragionevole risposta mi è stata data da don Sergio Chiesa.

[59] Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 20, 1-2, in www.documentacatholicaomnia.eu.; idem Hegesippus, Frammenti dai suoi cinque libri degli Atti della Chiesa, frammento De propinquis Salvatoris nostru (Dei parenti del nostro Salvatore) in www.documentacatholicaomnia.eu: “nepotes Judae illius, qui secundum carnem frater Christi vocabatur”.

[60] San Girolamo, La perenne verginità di Maria (contro Elvidio), ed. Città Nuova, Roma, 1988, 58.

[61] Vedasi, ad es., il richiamato passo At 1, 14, dove gli apostoli sono distinti dai fratelli di Gesù.

[62] San Girolamo, La perenne verginità di Maria (contro Elvidio), ed. Città Nuova, Roma, 1988, 38ss.

[63] Da Spinetoli O., Il Vangelo di Natale, Borla, Roma, 1996, 98 nota 78: l’autore parla di ambiguità non risolta.

[64] Ratzinger J. Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, Brescia, 2000, 265. L’ontologia è il discorso sull’essere. Ontologico è ciò che riguarda la natura e la conoscenza dell'essere come oggetto in sé.