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Benedetto XVI Dottore della Chiesa?



di Carlo Pertusati



Subito dopo la morte di Benedetto XVI, avvenuta il 31 dicembre 2022, il Cardinale di Vienna, Christoph Schönborn, ha paragonato il pontefice scomparso ai grandi padri e dottori della Chiesa. «Potrebbe diventare, come mi auguro, appena possibile dottore della Chiesa», ha dichiarato altresì il Card. Angelo Bagnasco, che era stato nominato Presidente della CEI proprio da papa Benedetto XVI nel 2007 e mantenne l’incarico per due quinquenni. A ruota, mons. Guido Marini, che era stato nominato Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie dallo stesso Ratzinger nel 2007 (incarico svolto fino al 2021, quando papa Francesco lo nominò vescovo di Tortona), ha chiesto di pregare perché Benedetto XVI sia proclamato dottore. 

Le dichiarazioni di questi e di altri porporati e vescovi, come anche uno striscione, apparso in piazza san Pietro durante i funerali, su cui era scritto: «Benedetto XVI Dottore della Chiesa» [1], accanto ad altri con la scritta «Santo subito», hanno portato per qualche giorno l’attenzione di alcuni quotidiani, telegiornali e talk show al tema del possibile dottorato di papa Ratzinger. Penso che a questo proposito ci si possa o forse ci si debba chiedere se un’immediata o comunque prossima proclamazione dottorale di Benedetto XVI sia una possibilità realistica. Questo articolo cerca di rispondere a questo interrogativo o comunque si propone di contribuire alla riflessione in merito.

Innanzitutto, ricordiamo che la proclamazione a Dottore della Chiesa è il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa Cattolica dell’eminente dottrina di una donna o di un uomo che hanno condotto una vita santa. Spetta al papa (o ad un concilio, ma questa seconda possibilità non si è ancora verificata) dichiarare un dottore della Chiesa, dopo un iter promosso dal dicastero per le Cause dei Santi, sentito il dicastero per la Dottrina della Fede.

Chi sono i dottori della Chiesa? Come sono state finora le tempistiche delle proclamazioni dottorali, anche rispetto alla canonizzazione dei candidati?


1. I trentasette dottori della Chiesa


I dottori della Chiesa ad oggi sono trentasette ed è utile presentarne una breve panoramica [2]. Circa metà sono Padri della Chiesa, vissuti tra il IV e l’VIII secolo, a parte Ireneo di Lione [3]. Quest’ultimo è vissuto nel sec. II ed è stato dichiarato dottore da papa Francesco nel 2022, che ha anticipato il confine dell’epoca dei primi concili ecumenici, fino a lui osservato nelle precedenti proclamazioni. Tra i grandi Padri ci sono ad esempio: Ambrogio, Agostino, Girolamo, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Giovanni Crisostomo. A cavallo tra i due millenni troviamo l’altro Dottore dichiarato da papa Francesco: Gregorio di Narek, con il quale è stato superato un altro confine, quello confessionale, trattandosi di un monaco appartenente alla Chiesa Armena, all’epoca di Gregorio già separata da secoli dalle sedi di Roma e Costantinopoli. Nel basso Medio Evo troviamo nove dottori; alcuni monaci: Pier Damiani, Anselmo d’Aosta e Bernardo di Chiaravalle; alcuni teologi degli ordini mendicanti: Antonio di Padova, Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d’Aquino; e finalmente due donne: Ildegarda di Bingen (proclamata dal conterraneo Benedetto XVI nel 2012) e Caterina da Siena. Nell’età moderna incontriamo otto dottori; alcuni spagnoli del ‘500: Giovanni d’Avila (il meno conosciuto, proclamato da Benedetto XVI insieme a Ildegarda), Teresa d’Avila e Giovanni della Croce; i gesuiti Pietro Canisio e Roberto Bellarmino; il cappuccino Lorenzo da Brindisi; e infine i cosiddetti dottori dell’amor divino: Francesco di Sales e Alfonso Maria de’ Liguori. Nell’età moderna troviamo soltanto Teresa di Lisieux, dichiarata dottore da Giovanni Paolo II [4]. 


2. Soltanto due papi


Solo due papi sono stati dichiarati Dottori della Chiesa: Leone e Gregorio, entrambi contraddistinti dall’appellativo Magno. Appartengono al gruppo dei ventuno dottori vescovi, quattordici dei quali vissuti entro il sec. VIII, quattro nel basso medioevo (di cui tre si dimisero mentre erano ancora nel pieno delle forze) e tre nell’epoca moderna. Questo indica che dopo l’epoca patristica si è attenuato il legame tra teologia ed episcopato. Leone Magno (390-461) fu eletto pontefice nel 440 e dichiarato dottore nel 1754 da Benedetto XIV. Gregorio Magno (540 c.-604) diventò papa nel 590 e fa parte dei quattro grandi Padri latini proclamati dottori da Bonifacio VIII nel 1295. È curioso il fatto che nella cronologia dei dottori, Leone e Gregorio siano consecutivi, pur essendo morti a distanza di un secolo e mezzo. Se può stupire che i papi dichiarati dottori della Chiesa siano soltanto due, è forse più sorprendente constatare che l’ultimo pontefice proclamato dottore sia morto quattordici secoli fa! Se molti tra gli ultimi pontefici sono stati canonizzati o sono in corso le relative cause, nulla di certo si può dire a proposito di loro eventuali proclamazioni dottorali.


3. Distanza temporale tra la morte e la proclamazione dottorale


È da notare quando sono vissuti i cinque dottori più vicini a noi nel tempo: Lorenzo da Brindisi (1559-1619), Roberto Bellarmino (1542-1621), Francesco di Sales (1567-1622), Alfonso de’ Liguori (1696-1787) e Teresa di Lisieux (1873-1897). Nessuno è vissuto nel sec. XX. Dobbiamo anche considerare la distanza temporale tra la morte e la proclamazione dottorale nella storia della Chiesa. I primi dottori sono stati proclamati da Bonifacio VIII nel 1295 ed erano tutti Padri della Chiesa (il più vicino a lui nel tempo era Gregorio Magno). Sarà Pio V a ridurre il delta temporale tra morte (1274) e dichiarazione dottorale (1567) con Tommaso d’Aquino: circa tre secoli; similmente a quanto compirà Sisto V per Bonaventura, rispettivamente 1274 e 1588. Pio IX diminuirà questa distanza nel 1871, dichiarando dottore Alfonso Maria de’ Liguori, morto nel 1787, cioè solo ottantaquattro anni prima, che resta, mi si passi il termine, un record. Lo stesso pontefice proclamò dottore Francesco di Sales nel 1877, morto nel 1622, poco più di un secolo e mezzo prima. All’interno di questo delta si inserirà la proclamazione di Teresa di Lisieux da parte di Giovanni Paolo II nel 1997, nel primo centenario della morte della giovane monaca carmelitana.

 

4. Canonizzazione e proclamazione dottorale


Tra i criteri richiesti per la proclamazione di un Dottore della Chiesa c’è la santità, ma l’analisi di alcuni casi fa emergere che questa condizione ha goduto di una certa elasticità.

Il caso di Ildegarda di Bingen (1098-1179) mostra che la canonizzazione possa essere finalizzata alla dichiarazione dottorale. Quando Benedetto XVI prese in considerazione la sua proclamazione a dottore della Chiesa, il nome di Ildegarda era iscritto nel Martirologio Romano, ma ella non era mai stata dichiarata santa, forse anche perché la sua morte avvenne nel periodo storico del passaggio dalla canonizzazione vescovile a quella papale. In vista della dichiarazione dottorale, il 10 maggio 2012 Benedetto XVI firmò la lettera decretale della canonizzazione equipollente [5]. Soltanto dopo la canonizzazione equipollente, il 27 maggio 2012, durante il Regina Coeli, il papa annunciò che il 7 ottobre, all’inizio del sinodo sulla nuova evangelizzazione, l’avrebbe proclamata dottore della Chiesa insieme a Giovanni d’Avila, come poi sarebbe avvenuto. Di quest’ultimo, Benedetto XVI aveva già comunicato che sarebbe stato dichiarato Dottore [6] e qui dobbiamo sottolineare che Giovanni era stato canonizzato da Paolo VI nel 1970. 

Gregorio di Narek (950 c.-1003) rappresenta un’altra particolarità. A differenza di quanto compiuto da Benedetto XVI per Ildegarda di Bingen solo tre anni prima, papa Francesco non procedette alla canonizzazione equipollente, riconoscendo di fatto la validità della canonizzazione del santo da parte della Chiesa Armena e sottolineando ampiamente la portata ecumenica della sua dichiarazione dottorale. Il 12 aprile 2015, nella basilica di san Pietro alla presenza dei patriarchi Karekin II e Aram I (Chiesa Armena Apostolica) e Nerses Bedros XIX (Chiesa Cattolica Armena), commemorò il centenario del genocidio armeno e dichiarò Dottore della Chiesa Gregorio di Narek [7]. Possiamo aggiungere che il suo culto era già praticato da secoli dalla Chiesa Armena Cattolica. Il 25 gennaio 2021, al termine della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il nome di Gregorio di Narek è stato inserito nel Calendario Romano Generale, contestualmente a quelli di Giovanni d’Avila e Ildegarda di Bingen. 

Altri due casi particolari sono quelli di Pietro Canisio e Alberto Magno, dichiarati Dottori da Pio XI nel momento della canonizzazione. Sono gli unici due casi di contestualità, a parte la conferma del culto dei Padri della Chiesa dichiarati dottori da Leone XIII e Benedetto XV (ma il loro culto era attestato da tempi immemorabili) e a quello di Pier Damiani (ma il suo culto venne semplicemente esteso). Penso che si possa affermare che queste due canonizzazioni siano state finalizzate al dottorato, come sarebbe avvenuto con Ildegarda di Bingen, ma con la particolarità della contestualità. Nel caso di Alberto Magno sembra particolarmente evidente, vista la reiterata richiesta dell’episcopato tedesco, come stiamo per vedere.

Pietro Canisio (1521-1597) era stato beatificato da Pio IX nel 1869. Il 14 maggio 1925, Pio XI procede alla canonizzazione e contestualmente alla dichiarazione dottorale, con la lettera decretale Misericordiarum Deus (Dio di misericordia). 

Alberto Magno (1200 c.-1280) venne beatificato nel 1622 da Gregorio XV e sarebbero trascorsi tre secoli per giungere alla canonizzazione e al dottorato. Un’istanza ufficiale per la proclamazione a Dottore della Chiesa era stata posta dall’episcopato tedesco a Pio IX durante il concilio Vaticano I (1869-1870), ma l’interruzione dell’assise non rese possibile l’istruzione della causa. Lo stesso episcopato la richiese anni dopo a Pio XI, che con la bolla In thesauris sapientiae (Tra i tesori della sapienza), del 16 dicembre 1931, procedette alla canonizzazione equipollente e contestualmente alla dichiarazione dottorale. 

Aggiungiamo un appunto su Roberto Bellarmino (1542-1621). Il suo processo di beatificazione era stato avviato poco dopo la morte, nel 1622, ma fin dagli inizi aveva incontrato innumerevoli ostacoli. Sarà Pio XI a riprendere in mano la causa e ad imporre un iter rapidissimo, tanto da beatificarlo nel 1923, canonizzarlo nel 1930 e dichiararlo dottore della Chiesa il 17 settembre 1931 con la lettera apostolica Providentissimus Deus (Dio provvidentissimo). In questo caso non c’è stata la contestualità con cui lo stesso pontefice aveva e avrebbe caratterizzato le proclamazioni di Pietro Canisio e Alberto Magno, ma resta un fatto unico tra i dottori la rapida successione che in otto anni condusse dalla beatificazione al dottorato [8]. 

Concludiamo l’analisi dei casi precisando quanto avvenne per Pier Damiani (1007-1072). Il suo culto iniziò con la sua morte, quando la folla acclamò: «Santo subito!» e sarebbe stato ratificato all’interno dell’ordine camaldolese a più riprese, in base agli accorpamenti di famiglie religiose. Quando Leone XII lo dichiarò Dottore della Chiesa, con la costituzione apostolica Providentissimus Deus (Dio provvidentissimo) del 1° ottobre 1828, ne estese il culto alla Chiesa universale. 

   

5. Distanza temporale tra la canonizzazione e la proclamazione dottorale


La precedente analisi sul rapporto tra la canonizzazione e la proclamazione dottorale, ci porta a considerare un altro dato: la distanza temporale tra i due eventi nell’ordinarietà, cioè quando l’una non è stata finalizzata all’altra. Ci limitiamo ai dottori del secondo millennio, dato che quelli del primo godono di un culto attestato nei secoli e prima che la canonizzazione diventasse appannaggio del papa. Il delta temporale tra canonizzazione e dottorato per metà di loro è stato tra due e sette secoli; circa un secolo per Bonaventura; settantotto anni per Lorenzo da Brindisi e settantadue per Teresa di Lisieux; quarantadue anni per Giovanni d’Avila e trentadue per Alfonso de’ Liguori; i casi particolari sono quelli presentati sopra: Bellarmino (un anno), Ildegarda (quattro mesi), Alberto Magno e Canisio (contestuale).  


6. Rilievi statistici e non solo


Riassumendo, la distanza tra la morte e la proclamazione dottorale quasi sempre è plurisecolare; sotto i tre secoli di intervallo troviamo soltanto: Alfonso de’ Liguori (ottantaquattro anni), Teresa di Lisieux (cento anni) e Francesco di Sales (centocinquantacinque anni), che sono anche i più vicini a noi nel tempo. La distanza tra canonizzazione e proclamazione dottorale in otto casi è stata inferiore al secolo e tra questi troviamo le quattro eccezioni citate (Bellarmino, Ildegarda, Alberto Magno e Canisio), che vanno dall’anno alla contestualità. A costo di un accanimento statistico, rileviamo infine che al delta temporale stretto o nullo di questi quattro casi, non corrisponde per nulla la vicinanza temporale tra morte e dichiarazione dottorale, sempre superiore a tre secoli. 

Se è vero che in alcuni casi la causa di canonizzazione è stata accelerata in vista del dottorato, non è mai accaduto per un candidato appena scomparso o scomparso da pochi decenni. È diverso il tema della canonizzazione, infatti, come sappiamo, nel caso di Giovanni Paolo II, proprio Benedetto XVI permise l’apertura praticamente immediata della causa senza attendere i cinque anni dalla morte, come previsto dal Dicastero delle Cause dei Santi. Papa Ratzinger beatificò il suo predecessore nel 2011, a soli sei anni dalla morte e papa Bergoglio lo canonizzò nel 2014 insieme a Giovanni XXIII, durante la cosiddetta celebrazione dei quattro papi (per la presenza di Benedetto XVI accanto a Francesco). Un’altra eccezione avvenne per Madre Teresa di Calcutta (1910-1997), che fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 2003 e canonizzata nel 2016 da papa Francesco; papa Wojtyła aveva concesso la deroga due anni dopo la morte della religiosa. La fama di santità di Madre Teresa era indiscussa, ma ci possiamo chiedere quanto abbia pesato, nel caso di Giovanni Paolo II, il fatto che si trattasse di un papa. A questo proposito, se dopo la morte di Benedetto XVI si è iniziato a parlare di una sua possibile canonizzazione (rapida o meno), è dovuto anche al fatto che i suoi immediati quattro predecessori sono stati dichiarati santi o beati (inoltre Ratzinger aveva dichiarato venerabile Pio XII nel 2009). Chiaramente non è sufficiente essere papa per essere canonizzato, ma la statistica ci dice che ottantadue sono santi e undici beati, su un totale di duecento sessantasei (quasi il 35%): in parole povere un papa su tre diventa santo o almeno beato.


Considerazioni finali


In modo schematico, cerchiamo di trarre alcune conclusioni.

- È possibile che papa Francesco o un suo immediato successore decidano di permettere rapidamente l’apertura della causa e di procedere in breve alla canonizzazione di Benedetto XVI, anche se non sembra probabile. Il notevole afflusso di persone presso la basilica di san Pietro nei giorni in cui è stata esposta la salma di papa Ratzinger e l’importante numero di partecipanti al suo funerale non si possono paragonare al riconoscimento popolare della santità riscontrato nei confronti di Madre Teresa di Calcutta e di Giovanni Paolo II, gli unici per i quali vi è stata una deroga nelle tempistiche della causa. 

- Non è mai accaduto che venga proclamato un Dottore da chi l’ha conosciuto, ma sono sempre passate almeno alcune generazioni tra la morte e la dichiarazione dottorale. È successo in alcuni rari casi che la canonizzazione sia stata operata in vista del dottorato, ma mai vicino alla morte del candidato.

- Ci sono solo due precedenti di papi dichiarati Dottori della Chiesa: Leone Magno e Gregorio Magno, proclamati non perché papi, ma in quanto Padri della Chiesa con una dottrina eminente. Anche nel caso di Benedetto XVI non dovrebbe contare il fatto di essere stato un pontefice. Le richieste di alcuni cardinali e vescovi, elencate nelle prime righe di questo articolo, sono riferibili al fatto che, con Ratzinger, fosse eletto papa un teologo, ricercatore e professore, fatto (per quanto suoni strano) piuttosto raro. Ma è sufficiente essere teologo per diventare Dottore della Chiesa? Certamente no, neanche se si tratta di un papa. Il dottorato richiede la dottrina eminente, non soltanto l’ortodossia della dottrina o la capacità di trasmetterla.

- Solo il tempo potrà far capire se gli insegnamenti di Ratzinger/Benedetto XVI si saranno distinti per la dottrina eminente rispetto a quelli di altri teologi o di mistici suoi contemporanei, quando la Chiesa inizierà a prendere in considerazione gli autori del sec. XX. 

- Queste considerazioni, soprattutto di carattere storico, portano a supporre che sia azzardato immaginare una rapida dichiarazione a dottore della Chiesa di Benedetto XVI, ma non possono escludere che un papa, viste le sue prerogative assolute, possa decidere di canonizzare e dichiarare dottore della Chiesa Benedetto XVI con tempistiche mai viste prima. Se così avvenisse, però, quel pontefice si prenderebbe la responsabilità di considerare Ratzinger meritevole di un trattamento unico in tutta la storia della Chiesa, fatto oggettivamente davvero improbabile.



Appendice


Attraverso due tabelle possiamo osservare le distanze temporali tra la morte, la canonizzazione e la proclamazione dei dottori del secondo millennio e le distanze temporali tra la morte, la beatificazione la canonizzazione di alcuni tra gli ultimi pontefici.



Dottori del secondo millennio

nascita morte santo dottore

Pier Damiani 1007   1072   1072   1828

Anselmo d’Aosta 1033   1109   1163   1720

Bernardo di Chiaravalle  1090   1153   1174   1830

Ildegarda di Bingen 1098   1179   2012   2012

Antonio di Padova 1195   1231   1232   1946

Tommaso d’Aquino 1225   1274   1323   1567

Bonaventura da Bagnoregio 1217   1274   1482   1588

Alberto Magno 1200 c.   1280   1931   1931

Caterina da Siena 1347   1380   1461   1970

Giovanni d’Avila 1499   1569   1970   2012

Teresa d’Avila 1515   1582   1622   1970

Giovanni della Croce 1542   1591   1726   1926

Pietro Canisio 1521   1597   1925   1925

Lorenzo da Brindisi 1559   1619   1881   1959

Roberto Bellarmino 1542   1621   1930   1931

Francesco di Sales 1567   1622   1665   1877

Alfonso Maria de’ Liguori 1696   1787   1839   1871

Teresa di Lisieux 1873   1897   1925   1997


  

Pontefici recenti     

(pontificato) nascita morte beato santo

Giovanni XXIII      (1958-1963) 1881 1963 2000 2014

Paolo VI                 (1963-1978) 1897 1978 2014 2018

Giovanni Paolo I     (1978-1978) 1912 1978 2022 --

Giovanni Paolo II   (1978-2005) 1920 2005 2011 2014

Benedetto XVI       (2005-2013) 1927 2022 -- --




NOTE


[1] La paternità dello striscione è del giovane Ivan Marsura, collezionista di cimeli papali, come documentato da egli stesso sui social media.

[2] Ai dottori della Chiesa ho dedicato la recente pubblicazione: Dottori della Chiesa. Donne e uomini esperti di Dio, Effatà Editrice, Cantalupa 2022. Segnalo anche il seguente testo: WODRAZKA P. B., Eminente dottrina. La procedura per il conferimento del titolo di Dottore della Chiesa, Fede & Cultura, Verona 2019.

[3] I Padri della Chiesa sono autori cristiani vissuti tra le origini del Cristianesimo e la metà del sec. VIII, che hanno contribuito in modo decisivo alla nascita e allo sviluppo della teologia e della spiritualità cristiana, caratterizzati da una vita santa e da una dottrina ortodossa. Non vi è un’attribuzione liturgica o formale del titolo di Padre della Chiesa: si tratta di un riconoscimento da parte della tradizione. Per questo, a differenza dei dottori, non si possono enumerare in modo compiuto: sono alcune centinaia, tra i quali alcune decine sono considerati i più importanti. L’epoca patristica normalmente si distingue in tre periodi: antico o preniceno (dalle origini al primo concilio di Nicea - 325 -), aureo (dal concilio di Nicea a quello di Calcedonia - 451 -) e tardo (da Calcedonia alla metà del sec. VIII e comunque entro il secondo concilio di Nicea - 787 -).

[4] Nonostante il lungo pontificato e le innumerevoli beatificazioni e canonizzazioni, Giovanni Paolo II ha dichiarato un solo dottore della Chiesa.

[5] Si tratta di una forma di canonizzazione introdotta da Urbano VIII (1623-1644) e definita da Benedetto XIV (1740-1758), che prevede il riconoscimento del culto di un servo di Dio o di un beato attraverso l’inserimento diretto della sua memoria liturgica nel Calendario Romano Generale, per autorità papale. Ad esempio, nel 2014 papa Francesco ha utilizzato questa forma per canonizzare Giovanni XXIII, senza attendere un nuovo miracolo dopo la beatificazione.

[6] Lo annunciò il 20 agosto 2011, nella cattedrale di Madrid.

[7] La celebrazione avvenne in prossimità dalla data in cui gli armeni commemorano annualmente il genocidio: 24 aprile.

[8] Per analogia si può citare quanto lo stesso papa fece pochi anni prima con Teresa di Lisieux: nel 1923 la beatificò, nel 1925 la canonizzò e nel 1927 la proclamò co-patrona delle missioni.