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Tutti meno qualcuno?


di Silvano Magnelli

Foto del Card. Fernández con il nostro direttore durante il Concistoro del 30 settembre 2023


Fin da piccolo, frequentando la Chiesa e il suo insegnamento, mi sono imbattuto in persone che mi proponevano una fede estensiva e accogliente, perché nel Vangelo il messaggio di Gesù è esplicito al riguardo. Ho poi avuto la fortuna di ascoltare e vedere dal vivo personalità infiammate da tale passione fraterna senza esclusioni, icone credibili di quell’annunzio superlativo, da don Tonino Bello all’Abbè Pierre, dal vescovo brasiliano Helder Camara a Chiara Lubich. Vangelo quindi inteso come buona notizia universale, da cui nessuno può essere escluso. Gesù si era fatto prossimo di chi veniva tolto dalla pubblica considerazione, andava da pubblicani e peccatori, aveva amicizie tra chi non contava nulla, perché malato, povero, impuro, donna, bambino, e indicava come esempio il buon samaritano e il padre misericordioso.

Nel tempo mi sono accorto però che tale vetta dello spirito di Gesù non affascina tutta la Chiesa, che pur a Lui dice di rifarsi. C’è chi nella Chiesa pensa a comunità circoscritte ai considerati bravi, agli impeccabili, ai riusciti e circonda le comunità di paletti divisori, un sistema di dogane, ben altro quindi dall’ospedale da campo evocato da Papa Francesco. E Gesù, il Benedetto per eccellenza, segno visibile del Dio invisibile e delle sue benedizioni, che non ha mai posto alcuna condizione al contatto con lui, che è venuto per i malati e non per i sani, viene fatto passare per un selezionatore di accessi consentiti ad alcuni, impediti ad altri. La benedizione è una ventata di tenerezza che fa parte del misterioso, ma immenso amore di Dio per ogni uomo. Chi può negare una benedizione come incontro possibile, specie se cercato e richiesto, con la misericordia di Dio? Non ci è richiesta la perfetta condizione di un’umanità senza difetti, che ci vede tutti, comunque imperfetti e bisognosi di benedizioni. Su questa via, inoltre, si finisce per escludere una moltitudine di sorelle e di fratelli, anche se travagliati e in difficoltà, da un contatto benefico, perché benedetto, con Dio, su cui non ci è dato di dare giudizi o commenti di sorta, magari benedicendo invece auto, negozi, case, animali, ma non certi uomini considerati reprobi a prescindere.

Dopo avere scoperto in parti della Chiesa un tale atteggiamento escludente, non certo insito nell’annuncio evangelico, considero quindi un’importante svolta la possibilità oggi emersa con la Dichiarazione Fiducia supplicans di benedire tutti, anche se in condizione affettiva e umana non corrispondente ai dettami di una morale, che di certo non si tocca e resta un essenziale cartello indicatore, ma che non autorizza nessuno a trasformare le comunità ecclesiali in tribunali.