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Fiducia supplicans

di Dario Culot


La bandiera arcobaleno su una chiesa significa che in quella chiesa si dà la benedizione alle coppie  dello stesso sesso - foto tratta dalla rete internet, si resta a disposizione per il riconoscimento di eventuali diritti

La settimana scorsa abbiamo visto le incongruenze e le difficoltà che ci sono nella Chiesa, in particolare con riferimento alle coppie irregolari e al sesso. Ma oggi tanti si pongono questa domanda: la Chiesa s’interessa veramente alla sofferenza della gente, oppure continua a interessarsi al peccato? In questo sta una delle principali spaccature interne della Chiesa. Ai tradizionalisti interessano i dogmi, le tradizioni degli antichi e la sottomissione della gente alla legge divina. Per i tradizionalisti Dio è buono solo con i giusti, cioè con coloro che osservano la sua volontà così come interpretata dal magistero. Dio è invece giustiziere implacabile con i peccatori e li annienterà (Salmo 17, 22-24). Oggi, un Dio così sta bene a chi è convinto di avere in tasca la verità su di Lui. Va bene ai fondamentalisti, a chi vuole esercitare indiscriminato potere sulle coscienze altrui[1]. Quando i rappresentanti della religione esercitano un potere dottrinale e normativo che si presenta come intoccabile e indiscutibile (can 333.3 e 1404 cod. dir. can.), perciò stesso vanno dicendo che il Dio che essi rappresentano è un Dio che si comprende essenzialmente a partire dal potere. In effetti, come fa la Chiesa per ottenere il riconoscimento e l’obbedienza? Mentre il potere di un re si basa sull’esercito e sulla polizia, ai presbiteri non resta che prendere parte al potere di Dio, e per farsi rispettare questo potere deve essere minaccioso. Perciò il sacerdote dice che Dio premia e castiga[2]. Seguendo ancora questa linea di pensiero il Patriarca Kirill può tuonare contro «l'Anticristo» che in Europa legalizza le unioni gay, ma poi benedice la guerra di Putin contro l’Ucraina senza alcun imbarazzo. Analogamente il cardinal Müller – come si è visto la settimana scorsa - può permettersi di dire che papa Francesco deve stare attento, perché non è Dio e non può far benedire il peccato commesso dalle coppie irregolari.

Simili prese di posizione, da parte di chi è stato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, spiegano perché ancora oggi ancora tante persone obbedienti s’indignano più per storie che hanno a che fare col sesso, piuttosto che per storie dove si vede soffrire la povera gente a causa dell’uso del potere da parte di altri[3].

Invece, poiché Dio fa parte della trascendenza (n. 37 Catechismo), cioè di quell’ambito che sta al di fuori della nostra portata e della conoscenza, nessuno sa per certo se Dio è o non è così, se ha detto o non detto questo, se vuole o non vuole quell’altro. In definitiva, quando parliamo della volontà di Dio, non sappiamo se pensiamo come Dio o se siamo davanti a pensieri umani[4]. Tanto più perché, proprio nella Bibbia, Dio stesso dice: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55, 8).

È da dire che, alla fine del 2024, con l’ultima fase del sinodo, non verrà affrontato il problema dell’esercizio del potere nella Chiesa, ma necessariamente verranno al pettine altri nodi da cui si discute da tempo: oltre alle coppie gay e ai divorziati risposati,[5] si dovrà affrontare il tema scottante degli abusi sessuali nella Chiesa,[6] il ruolo delle donne nella Chiesa, il calo delle vocazioni e dei fedeli con necessità di una nuova evangelizzazione, ecc. Se le aperture di papa Francesco saranno condivise dal sinodo, i passi verso le novità saranno probabilmente irreversibili, e il papa potrà a quel punto anche pensare di dare le dimissioni per motivi di salute. Altrimenti…chissà.

Questo papa, raccogliendo i suggerimenti del n. 76 della Relatio Finalis del Sinodo, il documento «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo» (24 ottobre 2015), ha assicurato i tradizionalisti di non voler cedere alla legittimazione delle unioni o dei matrimoni tra persone dello stesso sesso – in modo da mantenere una continuità con la dottrina tradizionale, – ma al tempo stesso ha proposto un cambiamento nell’atteggiamento verso le prassi pastorali e le eventuali nuove legislazioni. Non propone, quindi, di accettare o promuovere in prima persona le unioni Lgbt+, ma di preparare un’accettazione sul piano pastorale e morale delle coppie di credenti che vorranno unirsi davanti allo Stato, nella consapevolezza che la dottrina sull’argomento e la tendenza del «mondo» saranno divergenti.

In quest’ottica va vista la dichiarazione Fiducia supplicans del 18.12.2023[7] che ammette la benedizione delle copie cosiddette “irregolari”. Non è una benedizione liturgica, come avviene nel matrimonio, il che riconoscerebbe direttamente l’unione omosessuale e il secondo matrimonio di un divorziato. Si tratta di un semplice gesto pastorale di vicinanza alle persone che lo chiedono trovandosi in difficoltà, e che per questo non va sottoposto a “troppi prerequisiti di carattere morale, i quali, con la pretesa di un controllo, potrebbero porre in ombra la forza incondizionata dell’amore di Dio su cui si fonda il gesto di benedizione”. Del resto queste persone sono stanche di sentirsi dire che sono sbagliate, che sono loro a dover cambiare e che Dio non le ama ma le rifiuta. L’adesione a Cristo non può mai portare a una diminuzione della dignità delle persone. E se l’unico comandamento dato da Gesù è “Amatevi!” sbaglia la religione che, invece di farci spiccare il volo verso la felicità, è ancora lì a reprimere e a dominare la forza più grande che Dio ha posto a fondamento della nostra vita: la sessualità[8].

La novità del documento sta nel fatto che in precedenza si benediva la persona individualmente, ora anche la coppia. Con la benedizione permessa dal documento Fiducia Supplicans il ministro si unisce all’invocazione della coppia e benedice le persone, non la loro unione; ossia la benedizione è per la coppia di persone, non per la situazione particolare in cui la copia si trova.

I tradizionalisti hanno ferocemente protestato facendo notare che, dando la possibilità di benedire gli omosessuali, non vengono benedette solo le persone peccatrici, ma benedicendo la coppia viene benedetta la relazione peccaminosa stessa: così si benedice il peccato che offende Dio; e sappiamo che Dio non può inviare la sua grazia su una relazione che non è ordinata secondo il suo progetto creativo e quindi va contro la sua volontà. Il rapporto sessuale estraneo al matrimonio, in quanto rapporto sessuale, non può avvicinare l'uomo a Dio e non può quindi essere aperto alla benedizione di Dio. È vero che il cardinale Fernández – nuovo prefetto del dicastero che ha emesso il documento - ha espressamente ribadito che non è l'unione a essere benedetta, bensì la coppia, ma questo significa – secondo gli oppositori,[9]- giocare con i concetti, poiché la coppia è definita proprio dalla sua unione. Quindi la Chiesa deve continuare a sanzionare questi peccati.

Credo si possa obiettare che, se si benedicono sia persone sia animali, può essere benedetta anche l’unità cinofila (coppia composta da uomo e cane) proprio in vista del bene che sta per compiere: si sta preparando per aiutare dopo un terremoto. Non per questo la coppia è definita dalla loro unione, come teme il cardinal Müller e quelli che la pensano come lui, che quindi darebbero due benedizioni separate per non benedire la coppia.

Poi, credo si possa obiettare che l’asfissiante controllo ecclesiastico che la Chiesa pretende ancora di imporre sul sesso (anche con una casistica assai dettagliata ma tutta piena di divieti, e tutta inventata posto che Gesù non ha speso una parola sul sesso) sia semplicemente lo strumento con cui la Chiesa gerarchica cerca ancora di esercitare l’ultimo grande potere rimastole: quello del controllo sulle coscienze.

Già tempo fa papa Francesco aveva detto che «chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante»[10].

Si è poi detto, la settimana scorsa, come suoni abbastanza incoerente dare la benedizione agli animali, alle case e alle cose utili all’uso, alle donne che hanno abortito, e perfino alle armi, ma poi negarla a delle persone che si amano senza essere unite nel vincolo matrimoniale. Non sarebbe meglio chiedersi semplicemente se quell’unione è positiva per la vita o meno, visto che Gesù ha approvato ogni comportamento che fa fiorire la vita, quand’anche questo andasse contro la legge divina?[11] Con Gesù la legge non mantiene più il posto centrale. Gesù non mette la gente a confronto con la legge, ma col Dio compassionevole[12]. E non ha forse invitato anche a benedire perfino coloro che maledicono? (Lc 6,28). Per somigliare a Dio non dobbiamo essere nemici di nessuno, neppure di colui che è nostro nemico; e siccome Dio ama tutti senza limiti e incondizionatamente, non è possibile amare Dio senza amare incondizionatamente coloro che egli ama in quanto Padre di tutti gli esseri umani[13]. Perciò negare una benedizione a chi la chiede, è forse questo in contrasto «con lo spirito del Vangelo», perché benedire non significa “autorizzare” o “convalidare” come pensa il cardinal Müller e tanti altri con lui. Come si può pensare di “convalidare” o “autorizzare” la maledizione? La Chiesa, o prima o poi, deve rendersi conto che, con la benedizione, non esercita alcun potere (ma questo è difficile da accettare per chi abituato a farlo da secoli, e del resto il potere di purificare e di punire il colpevole, il diritto di dire “tu sei peccatore e tu no” ha sempre attratto gli uomini[14]), per cui c’è un errore di partenza nel Responsum, del 22.2-15.3..2021,[15] della Congregazione per la dottrina della fede[16] che si arena sul punto “potere”: «la Chiesa non ha il potere di benedire le coppie dello stesso sesso». Ma come ha invece ben scritto il liturgista prof. Grillo,[17] “non può forse il «bene possibile» (Amoris laetitia, n. 308), che si realizza in una unione omosessuale, essere comunitariamente riconosciuto e apprezzato? Anzi il riconoscimento comunitario non aiuta i soggetti a vivere il bene? Le benedizioni sono il linguaggio di questo riconoscimento, in cui la Chiesa fa esperienza non tanto del proprio potere sul benedire, quanto del potere del bene, che sta al di qua e al di là della competenza ecclesiale”. In altre parole, perché la Chiesa non dovrebbe riconoscere il bene che c’è in una coppia, non importa come sia composta, nella quale la comunione di vita e di amore siano assunte come prospettive di dono reciproco e di una reale esistenza per l’altro?

C’è da domandarsi perché la Bibbia (mai il Vangelo) ha dato una visione negativa dell’omosessualità?[18] La risposta credo sia semplice: in quell’epoca l’omosessuale era percepito come una minaccia per la sopravvivenza tribale, non essendo interessato alla riproduzione dalla quale dipendeva la vita della tribù. Inoltre si temeva che la sua diffusione avrebbe spinto altri fuori dal ciclo riproduttivo. Ma oggi, l’omosessualità va paragonata all’essere mancini:[19] è una componente dell’essere di una minoranza, qualcosa di cui uno prende coscienza, non qualcosa che sceglie di essere[20]. Del resto neanche chi è eterosessuale ha scelto volontariamente di esserlo. La teologia di un tempo ormai lontano e passato, dunque, non è più idonea oggi a guidare, nella nostra cultura, una riflessione seria, ed evangelicamente liberante, sulla sessualità.

Ci hanno anche insegnato che dentro ogni persona c’è Dio, che dentro l’altro possiamo già scoprire Dio, anche se l’altro è peccatore, a prescindere dal fatto se quello è l’individuo più adorabile o il più insignificante, il più divertente o il più noioso; se perciò ogni persona contiene un messaggio che viene dal mondo dell’invisibile, perché ciascuno di noi – come diceva fra Giovanni Vannucci[21]– è un messaggero che Dio manda al mondo, una parola irripetibile che ha pronunciato e che non ripeterà più, come possiamo – di nuovo,-  negare la benedizione a una persona che ce la chiede?

Sta di fatto che  i tradizionalisti restano tetragoni nell’opporsi fermamente anche a questo piccolo passo che è la benedizione, cioè un sacramentale (n.1671 Catechismo).

Cosa sono i sacramentali? Sono semplicemente dei riti[22] della Chiesa capaci di tasformare qualcosa di materiale nell’incarnazione del divino, per cui quello che è profano viene attirato nell’ambito sacro. Con i sacramentali vengono santificate le varie circostanze della vita (n.1667 Catechismo). Ancor meglio: i sacramentali non conferiscono la grazia dello Spirito santo alla stessa maniera dei sacramenti;[23] però mediante la preghiera della Chiesa preparano comunque a ricevere la grazia invisibile e dispongono a cooperare con essa[24]. Quindi sono anch’essi un veicolo della grazia. Dunque i sacramentali riescono, per così dire, a caricare di santità la nostra realtà profana[25].

La differenza fra sacramenti e sacramentali sta nel fatto che i primi sono segni che conferiscono la grazia ex opere operato, cioè in forza della celebrazione stessa del rito. I secondi sono segni solo ex opere operantis, ossia in forza del soggetto che celebra il rito, ma entrambi seguono un rito ed entrambi hanno come celebrante un prete o un suo mandatario battezzato[26].

Ma attenzione osserva il liturgista Andrea Grillo:[27] se è vero che i sacramentali, come la benedizione, hanno una certa “analogia” con i sacramenti (vedi nota 22), se vengono interpretati come un “atto efficace” più che come un “rito ecclesiale di valorizzazione del bene”, possono facilmente indurre a chiedere “condizioni” troppo simili alla “comunione ecclesiale”. La benedizione invece non è un sacramento perché non chiede nulla ai soggetti, nemmeno il battesimo. Dice il bene e riconosce il bene che c’è. Tutto qui.

Ecco perché, anche senza essere specificamente mandatari del presbitero, facendo una crocetta sulla fronte del loro bambino, mamma o papà pensano di dare una vera benedizione. Ma in tal modo si è formata anche l’idea che tante più benedizioni si danno, tanto più santo diventa il bambino, o in generale il mondo. C’è allora da domandarsi: ma senza questa crocetta il bambino non riceverebbe alcuna grazia? Come può un segno esteriore umano cambiare il soggetto che diventa oggetto della benedizione? O il bambino diventa santo perché l’amore dei genitori va a incidere sul suo comportamento, o rimane non santo, mediocre e forse perfino canaglia nonostante tutti i cerimoniali esterni compiuti dai genitori. C’è quindi un evidente pericolo nella benedizione. C’è il rischio che si cominci a pensare che la benedizione (del bambino, della casa, dell’automobile, ecc.) riempia la persona o la cosa che ha ricevuto la benedizione con una forza santa che prima non c’era e che ora terrà lontane le disgrazie. L’acqua benedetta non è più il ricordo del battesimo, ma un mezzo per scacciare il maligno; la benedizione dell’auto, o appender allo specchietto retrovisore la medaglietta del santo protettore dei viandanti eviterà gli incidenti. Ma così si entra a pieno diritto nella superstizione del paganesimo.

Se lo Spirito santo fosse in effetti costretto a operare interiormente solo quando noi invochiamo la sua azione compiendo dal di fuori dei segni rituali, sarebbe prigioniero e vincolato ai nostri segni, cosa invece già smentita dalle Scritture (es. At 10, 44-48). Non esistono, quindi, automatismi sacramentali. La grazia è il favore e l’amore di Dio profusi ininterrottamente su tutti gli uomini; sta a noi accoglierli. La grazia, secondo ancora secondo l’art.526 del Catechismo di Pio X, è un dono di Dio, soprannaturale, interno, che ci viene dato senza nostro merito. Vien quindi confermato che noi possiamo solo accoglierla.

L’odierna visione post-teistica di Dio (che non accetta più l’idea dei due mondi paralleli di cui si è parlato la settimana scorsa) non pone i sacramentali nella prospettiva di santificare il mondo, ma li vede solo come un richiamo per renderci coscienti che il mondo, anzi l’intero cosmo, è già santo, in quanto autorivelazione dell’Amore originario divino. Col che ci ricorda che “Dio non va più cercato in cielo, ma nella profondità della realtà terrena, come Amore che spnge a un’umanizzazione sempre maggiore. Così il fulcro dell’esperienza cristiana si sposta dal cielo alla terra,”[28] ed è l’uomo che a quel punto benedice Dio e lo ringrazia per tutto quello che gli è stato donato. La benedizione sugli animali e sulle cose materiali, ad es., ci ricorda che dobbiamo rispettarli e servircene in un’ottica non di egoistico sfruttamento, perché è in rapporto all’uomo che Dio ha fatto tutte le cose.

Si supera così la contrapposizione tra sacro e profano,[29] e allora non c’è motivo per negare la benedizione a una persona che la chiede, sapendo che Dio ama tutti, ma in particolare si avvicina alle persone che hanno più bisogni, più necessità. Con Gesù Dio si è fatto uomo per essere vicino ai bisogni e alle sofferenze delle persone. Accettiamo l’idea che Dio è amore? Allora dobbiamo anche accettare l’idea che Dio deve volere la felicità dell’uomo perché, quando l’uomo ama qualcuno, vuole la felicità di questo qualcuno[30].

Forse non avete mai sentito questo splendido aforisma:«Amami quando lo merito di meno, perché è allora che ne ho più bisogno!» Questo pensiero non è estrapolato dalle nostre Sacre scritture, ma è un’accorata richiesta che viene dalla tradizione cinese.  Il tradizionale insegnamento cattolico mai si è sognato di fare una propria bandiera di questa invocazione, anche se continua a strombazzare che Dio è Amore. Come si può negare una benedizione a chi sente il bisogno di chiederla, anche se secondo il cardinal Müller non la merita?

Certo che se Dio non premia più i buoni, gli osservanti fedeli delle sue leggi e non castiga più i cattivi peccatori; se l’amore gratuito del Padre va a puri e impuri senza intermediari,[31] se l’amore di Dio non si deve più meritare, non c’è più religione!

Mi sembra chiaro che quando il cardinal Müller chiede alle coppie irregolari di astenersi dal praticare il sesso, chiede un sacrificio in base all’ottica – ante Concilio - secondo cui bisognava meritare la salvezza. In effetti, il Catechismo di S. Pio X (art.964) poneva fra i grandi peccati contro lo Spirito Santo la “presunzione di salvarsi senza merito”[32]. Ma il concilio ha cambiato questa impostazione, anche se la vecchia idea, secondo cui si riceverà in base al merito, è dura da morire. Retribuire ognuno secondo i suoi meriti sarebbe assurdo in una famiglia: guai se un genitore calcolasse il rendimento e i benefici che suo figlio gli ha prodotto quel giorno, per determinare la quantità di bontà, di affetto e tenerezza che si è guadagnato. Eppure molti continuiamo ad applicare a Dio questo ripugnante criterio, dicendo che Dio premierà ciascuno secondo i suoi meriti: agli omosessuali niente, perché non se lo sono meritato; ai divorziati risposati niente, perché non se lo sono meritato. Nella parabola dei lavoratori a giornata (Mt 20, 1-5) Gesù invece spiega che Dio non si relaziona con noi pagando ognuno secondo i suoi meriti, ma lo fa con generosità. Quindi bisogna farla finita con quell’immagine di un Dio che in cielo calcola in continuazione ciò che uno merita o demerita,[33] e segna tutto sul suo libro mastro. Nel racconto del giudizio finale, quando coloro che sono esclusi dal regno credono di aver servito Dio mediante le loro pratiche religiose, chiamandolo: Signore! Signore! (Mt 7,21), obbedendo alla regole insegnate dal magistero dicendo che sono volute da Dio, ma non si sono messi al servizio del prossimo (Mt 25, 44), proprio per questo restano esclusi. E tutto questo resta un severo monito per quanti sono concentrati sui propri principi, ma sono poi incapaci di vedere le situazioni di necessità degli altri[34]. Quanti sedicenti cattolici sono ancora sempre intenti ad aggiungere una maglia al fitto tessuto di perfezione e di merito con cui si avvolgono interamente e al quale non cessano di lavorare?[35] Però così solo credono di credere coloro che si limitano ad obbedire alle leggi e ai precetti della Chiesa, aspettandosi poi la ricompensa, come se il nostro Dio fosse l’amministratore unico di una multinazionale del sacro che dirama le sue direttive al Vaticano, il quale le fa conoscere al suo gregge, il quale deve solo obbedire. Siamo andati a messa, abbiamo osservato i 10 comandamenti e quindi pensiamo di essere a posto con Dio. Ma se non abbiamo anche trasmesso messaggi di vita abbiamo vissuto semplicemente come buoni farisei.

Prendiamo dal vangelo di Luca (Lc 9, 44)  un altro passo a conferma che l’amore è slegato dal merito: dopo la guarigione del bambino epilettico che ha suscitato stupore ed entusiasmo nella folla, Gesù chiama in disparte gli apostoli e rammenta loro per la seconda volta che sta per essere ucciso. Con ciò vuol calmare il loro entusiasmo, e vuole che comprendano la poca consistenza del successo e l’aleatorietà della folla[36].Tuttavia Gesù, pur sapendo quanto sia effimero il sostegno popolare e pur non avendo fiducia in esso, non smette di occuparsi dei tanti bisogni della folla. Dimostra così un amore per gli uomini che non si basa sui meriti. Né si scoraggia per la mancanza di risposta, per la mancanza di meriti. Sta presentando, come sempre, l’amore gratuito di Dio[37]. Allora dobbiamo riconoscere che dove si manifesta un’espressione di amore non interessato, di amore gratuito, lì, e solo lì, si può parlare di manifestazione visibile di Dio. A Dio è gradito colui che si fa pane per gli altri, non colui che pensa di meritare la ricompensa divina dopo aver percorso una propria via personale verso l’alto, magari annullandosi completamente.

“Signore, ho combattuto molto con me stesso, ma non ho toccato neanche con un dito la mia nuova donna (o il mio compagno). Ho represso tutta la mia affettività, ho schiacciato tutta la mia sessualità. Mi sono sacrificato tutta la mia vita per meritare il tuo amore. Insomma, dopo tutto quello che ho fatto, sei tu Signore adesso ad essere in debito con me. Sono stato malissimo, ma ora mi aspetto il meritato premio”. E immaginate ora se Gesù gli rispondesse: “Ma chi te l’ha mai chiesto! Chi ti ha chiesto di sacrificare tutta la tua vita? Non sai che l’amore di Dio, come ogni amore, viene dato gratuitamente? Che come la pioggia cade sui buoni e sui cattivi (Mt 5, 45)?” Che farà quel poveretto che si è autocastrato? Per lo meno cercherà in paradiso col randello tutti i cardinali, i vescovi e i preti che gli hanno inculcato questa idea di un dio giustiziere, ma non l’idea del Padre amorevole di Gesù, che ci porta a dire che la gloria di Dio si rende manifesta in una persona o in una comunità quando lì si nota che è aumentata la capacità d’amare, non la capacità di essere moralmente elevati e perfetti.

L’amore di Dio – ci ha insegnato Gesù - va solo accettato, non meritato. Basta tener presente il ladrone sulla croce accanto a Gesù (Lc 23, 43): Gesù lo porta il giorno stesso con sé in paradiso, perché il Dio che si manifesta in Gesù non è il Dio che guarda i meriti: il ladrone è, per la legge un pericoloso bandito, un terrorista; per la religione uno che non ha neanche chiesto perdono dei suoi peccati e non ha fatto nessuna penitenza. Se non ha nessun merito e ciononostante va dritto in paradiso, vuol dire che Dio non guarda i meriti; se non ha nessuna particolare virtù, vuol dire che Dio non guarda le virtù. Dio è un Padre che concede il suo amore non come un premio per i meritevoli, ma come un regalo gratuito per tutti. È l’accoglienza del Signore che basta a purificare. Gesù ci parla di un Padre misericordioso che ci vuole comunque sempre bene, che ci perdona sempre in anticipo, che si dà gratuitamente a tutti perché il suo amore non è condizionato dall’atteggiamento umano. È come l’acqua del mare che arriva sulla spiaggia, senza che la spiaggia abbia alcun merito. Tutti gli esseri sono scintille di un solo e medesimo fuoco, nessuno perciò nasce impuro e intoccabile; l’impurità, l’intoccabilità è pura religione[38].

Ci hanno insegnato che le Scritture sono legittimamente interpretate solo dal magistero della Chiesa perché così – dice sempre la Chiesa – avrebbe voluto proprio Gesù Cristo (n. 119 Catechismo). Invece il Vangelo di Marco ci dice qualcosa di molto diverso, visto che il primo divulgatore della Buona Novella non è un apostolo, non è neanche un sacerdote, ma un lebbroso (Mc 1, 45),[39] cioè un peccatore anonimo che è stato purificato perché ha semplicemente accolto il messaggio di Gesù, senza alcun merito. Un laico peccatore comincia dunque a predicare questo messaggio evangelico (la Buona Novella) dappertutto. E qual è questo lieto annuncio? Appunto che non è vero che Dio discrimina le persone, che allontana da sé gli impuri e i peccatori, ma l'amore di Dio è rivolto a tutti indistintamente.

Ha detto un grande teologo recentemente scomparso: non crediate che siano i vescovi a dover diffondere la luce, perché la luce sorge là dove si vive la fede, dove s’incontrano i fratelli, dove si parla con coloro che pensano diversamente[40]. Quindi non fatevi allontanare da Gesù dai vari Müller e da quei vescovi convinti che Dio odia i peccatori, e non riescono a capacitarsi che, se Dio ama tutti, ama anche gli omosessuali e i coniugi risposati.




NOTE

[1] Castillo J.M., Dio e la nostra felicità, ed. Cittadella, Assisi, 2008, 101ss.

[2] Idem, 82 

[3] Idem, 270. Giovanni Battista, quello che pensava che con la scure sarebbero stati stroncati i peccatori, non ha guarito nessuno. Gesù non parla della misericordia di Dio solo attraverso le parabole, ma cura ogni malattia e sofferenza del popolo (Mt 4, 23; Mc 1, 39; Lc 16, 18; At 10, 38): dunque il Dio di Gesù è il Dio di coloro che soffrono, non il Dio dei giusti come pensa il cardinal Müller.

La missione del Battista è pensata e organizzata in funzione del peccato, come pensa i cardinal Müller. La prima preoccupazione di Gesù è la sofferenza. Gesù non attraversa la Galilea in cerca di peccatori, ma in cerca di ammalati e indemoniati e li libera dalle loro sofferenze (Mt 4, 23) (Pagola J.A., Gesù, un approccio storico, ed. Borla, Roma, 2009, 196s.)

[4] Castillo J.M., Dio e la nostra felicità, ed. Cittadella, Assisi, 2008,218

[5] Punti su cui ormai è stata presa una precisa direzione: quanto ai divorziati al §305 e nota 351 dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia del 19.3.2016; quanto alle coppie gay con il documento del 18.12.2023 Fiducia supplicans.

[6] Juan Pablo Hermosilla, uno dei principali avvocati cileni nei casi di abusi sessuali della Chiesa, ha dato questa spiegazione sui legami tra omosessualità e pedofilia che ritengo pertinente: “La mia teoria e che i preti pedofili usano le informazioni che hanno sulla gerarchia cattolica per proteggersi. Si tratta di una forma di pressione o di ricatto. I vescovi che hanno a loro volta relazioni omosessuali sono costretti a tacere. Cio spiega perché il sacerdote Karadima era protetto [da vescovi e arcivescovi]: non perche erano essi stessi pedofili, e la maggior parte di loro non lo e, ma per evitare che la loro omosessualità venisse scoperta. Per me, questa e la vera fonte della corruzione e della copertura istituzionalizzata della Chiesa” (Martel F., Sodoma, Feltrinelli, Milano, 2019, 470).

[7] In www.vatican.va/ La Curia Romana/ Dicastero per la Dottrina della Fede/ Documenti.

[8] Scquizzato P., Dalla cenere la vita, Paoline, Milano 2019, 40.

[9] Müller G., Le benedizioni per le coppie gay sono blasfeme,  “La Nuova Bussola quotidiana”, 22.12.2023

[10] Spadaro A., Intervista a Papa Francesco, “La Civiltà Cattolica” n.3918/2013, 470.

[11] Pensiamo solo alle tante guarigioni che ha fatto di sabato, contravvenendo volontariamente alla legge divina del riposo del sabato.

[12] Pagola J.A., Gesù, un approccio storico, ed. Borla, Roma, 2009, 279.

[13] Idem, 293 e 287.

[14] Scquizzato P., Dalla cenere la vita, Paoline, Milano 2019, 36.

[15] Che del resto ha avuto vita breve, perché è stato sostituito dal documento Fiducia supllicans.

[16] In www.vatican.va/ La Curia Romana/ Dicastero per la Dorrtina della Fede/ Documenti.

[17] Grillo A., Dare voce alla potenza del bene, “Il Regno – attualità”, n.8/2021, 213.

[18] Levitico 18, 22 afferma che l’omosessualità è un abominio. Ma se è per questo, Levitico 11,10 afferma che anche mangiare i crostacei, cioè animali che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi, e non hanno né pinne né squame, è abominio. Mi piacerebbe fotografare il cardinal Müller mentre gusta un bel piatto di gamberoni. E sempre il Levitico 21,20 afferma che non possono avvicinarsi all'altare di Dio coloro che hanno un difetto alla vista. Non ho mai sentito il cardinal Müller scagliarsi contro i confratelli che portano gli occhiali.

E la Bibbia ammetteva anche la schiavitù, la poligamia, il concubinato, la vendetta. Riflessi culturali legati a specifiche epoche storiche. Perché non si dice che anche questi istituti fanno parte dell’ordine costituito da Dio? Perché non si dice che chi rifiuta questi istituti rifiuta Dio?

[19] Ricordate, fino a qualche decennio fa, quando i mancini venivano forzatamente obbligati a usare la mano destra, mentre la sinistra era quella del diavolo? Oggi non più: il mondo non è crollato e ci si è accorti che Dio non fa differenza fra destri e mancini. Eppure il termine deriva dal latino mancus sinonimo di mutilato, e quindi questo spiega il pregiudizio durato per secoli.

[20] Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 233 e 49).

[21] Orlandi M., Giovanni Vannucci, custode della luce, ed. Fraternità di Romena, Pratovecchio (AR), 2004, 56 s.

[22] Sono «segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie situazioni della vita» (Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 60).

I sacramentali sono tantissimi, e non si possono numerare in un breve elenco: pensiamo all’acqua benedetta, alle processioni, al crocifisso, alle immaginette dei santi, al segno della croce, ai colori dei paramenti sacri, all’incenso utilizzato nelle cerimonie sacre, ecc. ecc. I sacramentali dovrebbero preparare alla ricezione della grazia santificante trasmessa dai sacramenti

[23] Col concilio di Trento, sette di questi riti sacramentali hanno acquisito un peso particolare e sono stati innalzati a sacramenti. E sono sette perché il numero sette indica simbolicamente la totalità.

Da notare che solo la Chiesa cattolica ha sette sacramenti. La Chiesa Ortodossa non ha mai definito il numero dei Sacramenti: oltre ai nostri 7, essa considera come Sacramenti anche la consacrazione del Tempio, delle croci, delle icone, dell’acqua, dei frutti della terra, i funerali e i voti monastici, il segno della croce e la preghiera, proprio perché anche in tutti questi riti e momenti è donata la grazia dello Spirito Santo. I protestanti luterani riconoscono, invece, solo 2 sacramenti: il battesimo e l’eucaristia (Kampen D., Introduzione alla spiritualità luterana, Claudiana, Torino, 2013, 40).

Il concilio tridentino e ancora oggi la Chiesa invece sostengono che tutti e sette sono stati istituiti da Gesù (n.1114 Catechismo), ma vorrei che qualcuno mi indicasse, ad esempio, dove Gesù ha istituito l’unzione degli infermi o il matrimonio  - che per i protestanti non sono sacramenti, sì che, essi ritengono che una coppia non è sposata meno bene, né l’unione è meno benedetta da Dio se non vi è stata cerimonia religiosa (Gounelle A., I grandi principi del protestantesimo, ed. Claudiana, Torino, 2000, 47).

Teniamo, anche presente – come osservato la settimana scorsa - che il matrimonio è stato configurato quale sacramento appena nel XII secolo. Quindi per oltre un millennio (non per pochi anni!) anche i cristiani d’occidente regolavano la propria esistenza in base al solo diritto civile vigente in loco (che prevedeva anche lo scioglimento del matrimonio).

[24] «Ai fedeli ben disposti è dato di santificare quasi tutti gli avvenimenti della vita per mezzo della grazia divina che fluisce dal mistero pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo, mistero dal quale derivano la loro efficacia tutti i sacramenti e i sacramentali; e così ogni uso onesto delle cose materiali può essere indirizzato alla santificazione dell'uomo e alla lode di Dio» (n.1670 Catechismo).

[25] Lenaers R., Benché Dio non stia nell’alto dei cieli, Massari, Bolsena (VT), 2012, 224.

[26] Mazza E., Sacramentali e sacramenti, in Studi RDL (Rivista di pastorale liturgica), nov-dic 2014, 4.

[27] Grillo A., Benedizione e potere: una confusione illecita, in “Come se non” - http://www.cittadellaeditrice.com/munera/ - del 15 marzo 2021

[28] Lenaers R., Benché Dio non stia nell’alto dei cieli, Massari, Bolsena (VT), 2012, 225.

[29] Scicolone I., Le altre celebrazioni liturgiche, in Catechismo della Chiesa Cattolica, ed. Piemme, Casale Monferrato (AL), 1993, 941.

[30] Castillo J.M., Dio e la nostra felicità, ed. Cittadella, Assisi, 2008, 82. 

[31] Maggi A., Padre dei poveri – 1. Le Beatitudini di Matteo, ed. Cittadella. Assisi, 2008, 169.

[32] Cavalcoli G., L’inferno esiste, ed. Fede&Cultura, Verona, 2010, 12 s.

[33] Castillo J.M., Dio e la nostra felicità, ed. Cittadella, Assisi, 2011,183ss.

[34] Maggi A., Parabole come pietre, ed. Cittadella, Assisi, 2007, 129 s.

[35] Mauriac F., La farisea, ed. Oscar Mondadori, Milano, 1970, 82.

[36] Scmid J., L’evangelo secondo Luca, ed. Morcelliana, Brescia, 1965, 221.

[37] Mateos J. e Camacho F., Il figlio dell’uomo, ed. Cittadella, Assisi, 2003, 93 s.

[38] Vannucci G., Pellegrino dell’Assoluto, ed. Cens, Liscate (MI), 1985, 110.

[39]Ogni qualvolta manca il nome, l’evangelista vuole figurare un personaggio rappresentativo ideale, nel quale ogni lettore, ogni ascoltatore si può identificare;

Sappiamo che per la Bibbia la malattia era una punizione divina per i peccati commessi (Nm 12, 9s.) e che l’impurità della persona impura si trasmetteva al puro anche se questi aveva toccato la fonte d’impurità senza pensarci (Lv 5, 3); Dio stesso aveva assicurato che l’impurità sarebbe passata dal toccato al toccante (Ag 2, 13; Lv 15, 2 ss.). Invece Gesù nega questa equivalenza malattia = impurità = peccato, perché di fronte al cieco nato, alla domanda degli apostoli se ha peccato lui o i suoi genitori (Gv 9, 2), Gesù esclude entrambe le ipotesi. Analogamente, vedendo il lebbroso che poi sarà il suo primo testimone, Gesù si commuove, lo tocca e lo guarisce (Mc 1, 40ss.).

 40] Molari C., Quando Dio viene nasce un uomo, Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR), 2023, 140 .