Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano


Bellezza e sofferenza 

(se i giovani si impegnano, cambiano il verso...)



di Silvano Magnelli

Il bacio di Giuda - particolare del ragazzo che fugge lasciando il mantello in mano agli inseguitori, dal Codice Aureus Escurialensis Fol. 81r (facsimile). Madrid, monastero dell’Escorial. 

“Potranno tagliare tutti i fiori, ma non potranno mai fermare la primavera”, è una frase celebre di un poeta cileno, Pablo Neruda, che unisce due situazioni opposte. Una di bellezza, la primavera che torna con le sue fioriture, l’altra di violenza e di sofferenza. Le storie umane sembrano un pendolo che oscilla tra due poli di attrazione, la bellezza di chi opera con amicizia, sensibilità e disponibilità e chi invece opera come tagliatore dei fiori, ovvero chi mente, chi oltraggia, chi uccide, chi domina, chi schiaccia. Una bellezza che nasce anche dal dolore innocente e inspiegabile.

In queste settimane due classi delle scuole superiori e una ragazzina triestina ci hanno fatto da battistrada, la prima classe ha vinto ogni difficoltà, che impediva ad un compagno autistico di venire alla gita scolastica, inventandosi tutti, studenti e docenti, una progettazione comunitaria di sostegno, in modo che superasse le sue paure, così da farlo venire e renderlo felice come mai. L’altra classe, uno scenario quasi simile, perché tra quegli studenti c’era un compagno disabile motoria e la gita prevista portava in Spagna, senza però i sufficienti supporti meccanici. Non va lui, allora non andiamo neppure noi, così hanno risposto quei giovani, disposti a perdere l’occasione, poi risoltasi con una meta molto più vicina, ma con il loro compagno, non certo senza di lui. E infine Cecilia, giovane calciatrice triestina di dodici anni, che è stata premiata per aver dato una lezione di educazione e di rispetto ai genitori urlanti delle atlete della squadra sua rivale nel gioco, rimproverando il loro stile e linguaggio. Se si mettono, i giovani cambiano verso alla vita….

E chi non si è commosso in questi giorni al vedere Papa Francesco, appena uscito dall’ospedale, abbracciare intensamente due genitori, che avevano perso una bambina in quell’ospedale? Quell’abbraccio senza parole, ma solo lacrime, sembrava riecheggiare il verso di una canzone di Renato Zero: “Stringimi forte ché nessuna notte è infinita”. E quale notte per quei due genitori.

Tante bellezze, quindi, nascono da una sofferenza, dimensione che ci accompagnerà sempre su questa terra, dove nessun male provocato e nessun dolore ingiusto però potranno mai fermare la primavera.