Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose


n° 23

 


RICREARE LA VITA


Simone Weil






di Guido Dotti

 

Simone Weil, fotografia tratta da commons.wikimedia.org

La grandezza dell’uomo consiste nel ricreare la sua vita. Ricreare ciò che gli è dato. Forgiare anche ciò che subisce. Mediante il lavoro produce la propria esistenza naturale. Mediante la scienza ricrea l’universo per mezzo di simboli. Mediante l’arte ricrea l’alleanza tra il suo corpo e la sua anima. Notare che ciascuna di queste tre creazioni è qualcosa di povero, vuoto e vano preso in sé e fuori dal rapporto con le altre due.

 

Simone Weil, Quaderni, vol. I, a cura di G. Gaeta, Adelphi, Milano 2004, p. 157.


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Ricreare la propria vita attraverso l’intreccio sapiente di lavoro, scienza e arte: così Simone Weil vedeva la possibilità, propria solo degli esseri umani, di forgiare – cioè di riplasmare, dare nuova forma – quanto accade a noi e attorno a noi, perfino le cose che si subiscono. E se ci appare quasi evidente che lavoro, scienza e arte siano tre attività a disposizione di ogni essere umano per dare forma alla propria vita, Simone Weil ci ammonisce che, prese da sole, queste tre potenzialità umane realizzano “qualcosa di povero, vuoto e vano” se non interagiscono tra loro.

Del resto è quanto constatiamo se osserviamo negli altri e in noi stessi l’intreccio di queste tre attività creative: quale lavoratore – manuale o intellettuale – può prescindere dalla conoscenza scientifica, che sia la padronanza del fuoco o la conoscenza degli algoritmi o lo studio dei virus? Quale scienziato ignora la fatica dei giorni e delle notti spese per venire a capo degli enigmi nascosti nella natura? E quale artista può fare a mano della conoscenza e dell’applicazione proprie dell’artigiano? Ciascuno può intrecciare e dosare nel modo più consono alle proprie capacità questi tra aspetti, ma se li manteniamo separati non otterremo alcunché di “ricreato”, non acquisiremo mai padronanza sugli eventi ma continueremo a subirli come sorte iniqua. Tanto meno assumeremo come nostra la vita che ci è stata donata. Lavoro, scienza, arte: in altri termini dovere/fatica, studio/conoscenza, libertà/gratuità non si contrappongono ma si completano, mentre la loro pretesa autonomia vanifica ogni nostro sforzo.

E questo fecondo intreccio, indispensabile a ciascuno per ricreare la propria vita, è ancor più essenziale per ogni corpo comunitario: il nostro vivere insieme, la convivenza civile, la crescita della consesso umano cui apparteniamo e la stessa armonia con il creato risulteranno povere, vuote e vane senza la coesione e la solidarietà di questi tre talenti affidati al genere umano.

 

        

Simone Weil (1909-1943), filosofa e mistica francese di ascendenze ebraiche, abbandona presto l'insegnamento per immergersi nella condizione operaia e, successivamente, aderire all’organizzazione “France libre” dei resistenti francesi in esilio. Affascinata dal cristianesimo ma lontana da ogni istituzionalizzazione religiosa, arrivò ad affermare di essere “disposta a morire per la Chiesa, se mai ne avesse bisogno, piuttosto che entrarvi”. La tubercolosi di cui soffriva, unita al regime di privazioni che si era imposta la conduce alla morte a soli 34 anni. Le sue opere di etica, estetica e filosofia politica, così come le sue poesie, conobbero una considerevole divulgazione grazie allo scrittore Albert Camus.


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org