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Alexandra Cabanilla nel ruolo di Rossy nel musical Amante a la Antigua” - foto tratta da commons.wikimedia.org

La politica del dire “ti amo”


di Stefano Sodaro


La lettura della corrispondenza tra Karl Barth, la consorte Nelly Hoffman e la donna da lui amata, Charlotte von Kirschbaum, che visse sino alla morte di Barth nella sua casa assieme alla sua famiglia, figli compresi, ha gettato qualche lettore e qualche lettrice – anche autorevole teologa – nello scandalo, prima ancora che nello sconcerto.

Tali lettere – non tutte quante ma una loro selezione estremamente ampia e significativa (sino allo scandalo, appunto) – sono contenute nel volume Un amore. Lettere 1925-1935, pubblicato da Claudiana a cura di Beata Ravasi e Fulvio Ferrario: si veda al link https://www.claudiana.it/scheda-libro/karl-barth-charlotte-von-kirschbaum/un-amore-9788868981860-2240.html.

Psicologi e psicanalisti d’ogni scuola e d’ogni dove invitano a non fare confusione e a saper distinguere tra amore di amicizia, amore d’innamoramento, amore filiale, amore materno, amore paterno, amore per gli animali, amore per il prossimo. La policromia del sentimento “che move il sole e l’altre stelle” imporrebbe distinzione e attenzione, ci ammoniscono coloro che ne sanno.

Ma il punto è proprio questo: chi sa dell’amore e può al riguardo insegnare?

È annunciata, proprio in questi giorni, l’uscita di un altro volume, dal titolo Storie di madri. Marie-Anne Robinot, Amelia Pincherle Rosselli, Alice Weiss (https://www.sefeditrice.it/catalogo/storie-di-madri/9543), di Stefania Di Pasquale per i tipi della Società Editrice Fiorentina.

Alice Weiss era la madre, ebrea triestina, di don Lorenzo Milani (https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20202/numero-573---6-settembre-2020/rodafa) ed il rapporto straordinariamente intenso tra madre e figlio concentra su tale coppia, con i dinamismi profondissimi propri del rapporto di maternità, il faro dell’attenzione per studiosi e biografi del Priore di Barbiana, mentre i rapporti con il padre, Albano Milani, non paiono avere altrettanta rilevanza ricostruttiva della figura di don Lorenzo.

Era amore quello tra Alice Weiss e Lorenzo Milani? La domanda è persino retorica. Ed era amore quello tra Alice Weiss e Albano Milani? Senza dubbio alcuno. Tanto che affrontò prima il matrimonio civile e poi il rito religioso.

L’amore esige di essere riconosciuto come tale, ma non richiede affatto una sua precisa collocazione istituzionale che metta tutti tranquilli. Fuoriesce da ogni tassonomia, vi si ribella, reagisce, implode ed esplode. Non fa morti e feriti, perché allora non sarebbe amore, ma sovverte le logiche acquietanti delle sistemazioni sociali.

Dire “ti amo”, in sé evento brevissimo, è in realtà molto impegnativo e vi sono amanti – non coniugi –, anche di assai nobile lignaggio, ad esempio intellettuale o sportivo o politico, che non hanno, o non hanno avuto, il coraggio di dirlo mai (sia permesso un pudico rinvio a https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-668-3-luglio-2022/stefano-sodaro-quando-non-riesci-a-dire-ti-amo), forse neppure di scriverlo.

Le due parole – “ti amo” –, brevissime sì, hanno in effetti importanti conseguenze “politiche”, perché provocano, come che sia, una contemporanea, contestuale, inevitabile ed incontenibile espropriazione da sé. Qualunque sia il loro esito, di corrispondenza oppure no – oppure non ancora, oppure non si sa -, il movimento è fuori da sé, “e-statico”.

Di Dio il cosiddetto, o la cosiddetta, credente non può che essere innamorato/a. Una fede priva di innamoramento non è una fede. Ma dire “ti amo” a Dio è uno sconquasso esistenziale e non può essere pronunciato che nella più riservata intimità, lontano da ogni fervore religioso condiviso, quasi in una nudità anche fisica, come insegnava Adriana Zarri.

Insomma la crisi inflazionistica che stiamo vivendo con enorme preoccupazione non è inflazione del dire “ti amo”, anzi. Sono passati i tempi in cui l’ “I love you” sembrava – Anni Settanta, Ottanta – sigillo immancabile di vita intensa e per questo sempre pubblicamente esposta. Il “riflusso nel privato” ha creato la quasi estinzione del “ti amo” che molti “esperti” ritengono addirittura “il bacio della morte” della passione amorosa: non bisognerebbe, cioè, dirlo mai, per non presentarsi senza difese, quasi denudati della propria rispettabilità e capacità seduttiva che, per mantenersi tale, deve manifestarsi come tenebrosa piuttosto che solare.

Inizia agosto, tempo – per molti e molte – di ferie, riposo, relax, ristoro.

Forse la vacanza più refrigerante e ritemprante sta nel prendersi tempo e spazio per riuscire a dire anche a se stesse e se stessi “ti amo”. Il primo altro, la prima altra, da amare è il nostro io più vero e profondo.

“Ti amo” apre prospettive inaudite e inedite. La legge, il diritto, probabilmente dovranno solo adeguarvisi, rincorrere il loro orizzonte, la loro scia luminosa.

Ma intanto iniziamo a dirlo. O a scriverlo.

Buona domenica.

Buona settimana.

Buon mese d’agosto.



Numero 672 - 31 luglio 2022