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Murales in Via Smolna a Varsavia, Polonia - foto tratta da commons.wikimedia.org


Ancora sull’Ucraina: considerazioni etico-politiche



di Dario Culot


La guerra in Ucraina non accenna a spegnersi, e cresce il rischio che l’incendio si propaghi in altre parti dell’Europa. Siccome in guerra tutti sono in pericolo, tranne normalmente coloro che l’hanno voluta e dichiarata, e siccome anche una guerra apparentemente lontana può improvvisamente divampare vicina, tutti invocano a gran voce la pace, ma il problema è come arrivare a questa pace. Da un po’ di tempo, qui da noi, si sente suggerire con sempre maggior vigore che bisogna far terminare questa guerra 1) col negoziato e 2) smettendo d’inviare armi agli ucraini, perché con le armi si aggrava il rischio di intensificazione del conflitto (a dire il vero è più di moda usare la parola inglese escalation militare) e si frena ogni possibilità di pace. Peccato che questa idea di pace - sventolata come fosse a portata di mano e che sarebbe pregiudicata solo dalla pervicace e irragionevole indisponibilità al compromesso dell’Occidente guerrafondaio e dell’Ucraina che si ostina nella difesa grazie alle armi occidentali - sia basata più su una fede ideologica che sulla realtà dei fatti, e spesso le notizie travisano i fatti[1].

Vediamo i fatti: dunque, questi pacifisti italiani sono pronti a cedere a Putin territori che legalmente – in base al diritto internazionale,- sono ucraini e non sicuramente né italiani, né russi. Questa generosa offerta mi ricorda tanto papa Niccolò V che, con la bolla Romanus Pontifex[2] dell’8.1.1454, donava al re Alfonso del Portogallo tutta l’Africa (che certamente non era sua), affinché gli abitanti arrivassero a conoscere il vero Dio, e non quello dei musulmani, convinto che in tal modo “si prestava a Dio il massimo ossequio”. Ora, a parte il fatto che in Africa ci sono oggi più musulmani che cristiani, penso che oggi Kirill sarebbe perfettamente d’accordo con papa Niccolò, visto che ha dato a questa guerra di aggressione russa una giustificazione teologica: salvare il vero Dio – e quindi il cristianesimo - dall’immagine decadente che ne dà il mondo occidentale[3]. Qui è opportuno pure ricordare come il grazioso dono papale al re portoghese comprendesse espressamente anche “la piena e libera facoltà d’appropriarsi, per sé e i suoi successori, dei beni” (come potrebbero oggi fare i russi con le miniere del Donbass con la benedizione di Kirill, e come già stanno facendo molti soldati russi che saccheggiano le case ucraine vuote e spediscono a casa i beni che trovano interessanti) e, soprattutto, conferiva allo stesso re il diritto di conquistare e “sottomettere a perpetua schiavitù queste genti”. Ieri come oggi, una pace senza libertà è semplicemente servitù per chi la subisce, e neanche una pace senza giustizia – come insegna la Chiesa cattolica (n.2304 del Catechismo) - è pace.

Dunque, invocare questo tipo di pace, che non è pace, dovrebbe subito far storcere la bocca. Per di più, sostenendo questo tipo di ‘pace’, anche se si dice che non si vuol apparire sostenitori di Putin, in realtà è così che si viene visti, come del resto ha fatto chiaramente intendere l’ambasciatore russo a Roma, Sergej Razov, il quale si è pubblicamente rallegrato che vi siano tanti italiani contrari all’invio di armi in Ucraina perché avrebbero capito che così si protrae solo il conflitto all’infinito[4]. Dunque, la cantilena di Conte e Salvini contro le armi all’Ucraina è chiaramente tutta acqua al mulino di Mosca, come appunto riconosciuto dall’ambasciatore russo.

È anche un dato di fatto che la storia umana, solo a rileggerla, è piena di gente che ha voluto e vuole comportarsi da padrona in casa d’altri, piaccia o no a questi altri. Atteggiamento, questo, decisamente sgradevole per chi viene aggredito, ma da sempre praticato in tanti luoghi. Sul fatto che in questa vicenda sia la Russia ad aver aggredito un altro Stato facendo strame del diritto internazionale, l’ambasciatore sorvola elegantemente. L’importante per la Russia è che gli ucraini non abbiano più armi per difendersi. Anzi, sarebbe ancora più contento se l’Ucraina e l’Occidente chiedessero scusa alla Russia, con un’inversione di ruoli che dovrebbe scatenare risate a crepapelle.

Ora, escludere l’invio di armi a chi cerca di difendersi da un’aggressione e si trova in partenza già in uno stato di inferiorità militare, equivale a un invito, neanche troppo velato, alla resa totale, ovviamente con totale disconoscimento delle ragioni dell’aggredito. Come si può parlare di pace se questa uscirebbe conforme alla sola volontà dell’aggressore?

“Non si devono mandare armi in Ucraina perché non si deve umiliare la Russia” osserva qualcuno. Ma è invece etico umiliare chi si sta difendendo da un’aggressione?[5]

È indubbio che in questa guerra siamo davanti a molteplici paradossi su cui magari sarebbe utile fermarsi a riflettere. Tra i paradossi della strana guerra in Ucraina va considerato ad esempio questo: la Russia invade la confinante Ucraina dichiarando l’intendimento di cancellare ogni desiderio di identità distinta, perché gli ucraini non lo sanno, ma non devono esistere autonomamente dai russi;[6] anzi l’idea è di cancellare l’Ucraina come Stato sovrano perché lì sono tutti nazisti. Tuttavia nelle more dell’operazione militare speciale è mantenuto attivo un rapporto contrattuale in base al quale l’Ucraina consente di far passare sul proprio territorio il gas che la Russia poi vende ai Paesi dell’Europa occidentale. Qualcuno avrebbe potuto ingenuamente pensare che, a seguito dell’aggressione militare, il Paese invaso chiudesse i gasdotti per ritorsione nei confronti dell’aggressore e per mettere anche noi europei con le spalle muro, facendo al posto nostro quella scelta che noi non abbiamo avuto finora il coraggio di fare; il flusso del gas è stato invece scrupolosamente mantenuto fino ad ora, forse perché anche il Paese invaso aveva interesse alle relative royalties, che evidentemente l’aggressore continuava scrupolosamente a corrispondergli, fra un bombardamento di scuole e una strage di civili, alle scadenze pattuite.

Ma la cosa ancor più paradossale è che escludere da parte nostra l’invio di armi non eliminerebbe comunque il rischio di allargamento della guerra, perché l’escalation non la decide l’Italia che, a livello internazionale, conta come il due di picche[7]. In cambio, però, una decisione del genere darebbe un chiaro segnale a tutto il resto del mondo: con una simile decisione informeremmo tutti che se un domani l’Italia venisse attaccata da un altro Stato non opporrà resistenza armata perché noi siamo contro la guerra e a favore del disarmo, e ovviamente non aspetteremo di essere soccorsi da altri, perché non sarebbe dignitoso chiedere o sperare che altri accorrano armati in nostro aiuto e facciano per noi quello che noi oggi riteniamo sbagliato fare per altri[8].

Dunque, una volta privati delle armi, cosa possono fare gli aggrediti se non arrendersi di fronte a chi è armato? “Sì, ma così si salverebbero tante vite” rispondono sempre i pacifisti (i quali evidentemente pensano che la vita sia solo quella biologica per cui va bene anche vivere da schiavi sotto chi ha fatto coriandoli del diritto internazionale e creato una nuova era d’insicurezza in tutta Europa) perché chi è armato non uccide chi si arrende ed è disarmato. Ne siete proprio sicuri?[9] Chi può assicurare che una capitolazione ucraina non porterà a un’ulteriore aggressione russa verso qualche altro Stato limitrofo e farà comunque cessare ogni atrocità sul territorio ucraino?[10] Forse si è già dimenticato che la strage di Srebrenica del 1995,[11] è avvenuta proprio perché i soldati olandesi dell’Onu – che dovevano interporsi fra i contendenti - hanno fatto i pacifisti e non hanno usato le armi per difendere chi era senza armi? Ma si dimentica pure che neanche il mondo occidentale deve la sua libertà di cui gode ancora oggi a dei pacifisti conclamati:[12] anzi, la falsa ed effimera pace raggiunta a Monaco nel 1938 con i negoziati (oggi tanto osannati) è lì a dimostrare che la seconda guerra mondiale non è stata evitata, e che la Germania nazista, espansionista vorace, ha solo avuto – grazie ai negoziati - un anno in più per preparare la sua guerra di aggressione. Ciò dimostra che il dialogo spesso serve solo alla parte che mira al proprio tornaconto per prendere tempo e far meglio posizionare le proprie pedine.

Altro fatto: molti di quelli che si proclamano pacifisti, anche se in cuor loro non sono pro Putin, se guardiamo a ciò che dicono si dimostrano in realtà semplicemente anti-americani (tanto che sostengono che dietro a tutto questo c’è uno scontro fra Stati Uniti e Russia, sì che l’Ucraina starebbe combattendo una guerra per procura[13]). Putin, è vero, non si sta comportando benissimo. Però non è colpa sua. Il suo è un fallo di reazione,[14] provocato dalla Nato a guida americana. Putin vuole demilitarizzare e denazificare l’Ucraina e allontanare dai suoi confini la minaccia della Nato[15] che – come spiegato dal papa in un’intervista[16]- abbaiava troppo vicino ai confini russi. Dunque, di nuovo, si sottintende che la responsabilità della guerra è principalmente dell’Ucraina che resiste, aggiungendo a questo punto anche i vari leader europei che inviano armi, appiattendosi vergognosamente sulle direttive americane. In realtà, col suo rallegrarsi, l’ambasciatore russo ha fatto chiaramente intendere che è molto importante per la Russia poter contare in ogni Paese europeo su più soggetti in grado di destabilizzare il quadro politico in senso anti-atlantico. L’avversione per la Nato a guida americana è il fattore unificante della maggior parte dei cosiddetti pacifisti. Ecco perché insistere sul disimpegno italiano per far saltare gli equilibri e la coesione in Occidente a tutto vantaggio di Mosca, è musica alle orecchie di Putin.

Ma forse dovremmo porci questa domanda: non è forse vero che Putin si è azzardato ad attaccare l’Ucraina proprio perché non faceva parte della Nato, sapendo perfettamente che attaccare un Paese Nato significherebbe scatenare una reazione di tutti i Paesi facenti parte dell’alleanza? Come, di fronte all’aggressione nazista alla Polonia, Francia e Inghilterra sono state costrette a entrare in guerra perché avevano sottoscritto un trattato internazionale con la Polonia, così le altre nazioni Nato (Italia compresa) sarebbero costrette a entrare in guerra contro la Russia qualora un Paese Nato venisse aggredito come è successo all’Ucraina, perché i trattati vanno rispettati. Certo Putin non si aspettava una reazione da parte dell’Europa così compatta e – come tanti pacifisti anti-americani - dichiara che anche l’imprevisto (per lui[17]) ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato allontana la pace. I comunisti nostrani dicevano lo stesso quando l’Italia è entrata nella Nato nel lontano 1949[18]. Eppure l’entrata nella Nato ci ha assicurato lunghi decenni di pace, e nel 1976 Berlinguer poteva dire a Pansa, in un’intervista al Corriere, che si sentiva più protetto dall’ombrello della Nato che dal patto di Varsavia. Guerrafondaio pure lui? O forse tanti pseudo pacifisti sono per l’appunto solo anti-occidentali, e pensano - esattamente come Putin - che lui si stia giustamente riprendendo ciò che in passato era della Russia, mentre il vero avversario è l’Occidente che vuole contenere la risorgente potenza russa? O ancor più semplicemente a loro non interessa molto cosa accadrà all’Ucraina, ma basta che gli Stati Uniti escano ridimensionati da questa guerra?

Ci si dovrebbe poi anche domandare: i vari Paesi dell’ex Patto di Varsavia sono entrati nella Nato perché coartati dagli Stati Uniti, oppure – come hanno fatto adesso i due Paesi rimasti neutrali per decenni (Finlandia e Svezia) - hanno chiesto di entrare nella Nato perché si sentivano minacciati dall’imperialismo dell’ingombrante vicino russo?[19] È un dato di fatto che, grazie a Putin, la Nato – ormai con encefalogramma piatto come diceva il presidente francese Macron - è di colpo risuscitata. Se questo sarà un fuoco di paglia spetterà solo all’Occidente deciderlo.

Altra domanda che dovremmo porci: forse anche la richiesta di vari ex Paesi satelliti dell’Urss di entrare in Europa non deriva dal fatto che volevano avvicinarsi culturalmente all’Europa occidentale, che li attraeva più della Russia?[20] E non è forse esatto dire che anche questo desiderio degli ucraini di agganciarsi all’Occidente costituisce un inaccettabile vulnus all’idea di egemonia imperiale russa tornata in auge con Putin, scatenando la sua reazione?

La continuazione della guerra giova solo agli USA? Ma allora come mai gli investitori non se ne sono accorti e le Borse americane non sono schizzate in alto grazie alla guerra? Se la guerra fosse un grande vantaggio per le sole industrie americane (e perché no, per gli altri Paesi che fabbricano e vendono armi, Russia compresa) le Borse dovevano salire[21]. E che dire della Russia che, pur esportando meno gas e petrolio guadagna più di prima perché i prezzi sono saliti alle stelle? Non è che questa guerra giova anche alla Russia, tanto più che gli ucraini non portano nel suo territorio le distruzioni che i russi stanno portando in Ucraina?

‘Ma non si devono dimenticare le bombe americane in Vietnam, in Iraq o in Afghanistan’ dicono ancora i pacifisti. Anche se per chi riceve le bombe in testa non fa differenza che a sganciarle siano gli americani o i russi (o gli arabi come in Yemen), l’osservazione svia l’attenzione dal presente: oggi chi sgancia le bombe e i missili in testa ai civili è indubbiamente la Russia, che non può invocare l’invasione nazista del lontano 1941 per giustificare una sua aggressione in via preventiva[22].

In ogni caso, pur con tutti i limiti dei Paesi democratici, non si può dimenticare che negli USA – non in Russia,- la libertà di stampa ha permesso critiche talmente serrate ai governi da far perfino dimettere presidenti (come Nixon) e da far cessare le guerre (come in Vietnam)[23]. Se invece Putin ha fatto chiudere d’autorità le testate a lui contrarie e ha fatto eliminare (ad es. la giornalista Anna Politkovskaja) o arrestare gli oppositori politici (come Alexei Navalny, senza neanche far sapere in che carcere è finito[24]) non è forse perché teme la democrazia? E allora c’è da chiedersi: Putin non vuole la Nato vicino ai suoi confini perché teme di essere aggredito militarmente, oppure perché teme ancora di più un sistema democratico vicino che potrebbe contagiare la sua Russia? Se in Russia è vietato avere opinioni diverse da quelle del governo, tanto che arrestano non solo i suoi possibili avversari politici, ma ormai anche chi innalza cartelli con scritto Nyet Voyna (No guerra), oppure chi indossa un nastro verde, se cioè perfino la protesta silenziosa fa paura ai regimi autoritari, come si pensa di poter concludere negoziati equilibrati con questo tipo di persone che dicono apertamente di odiarci e di volerci cancellare dalla faccia della terra?[25] Vari pacifisti antioccidentali dicono che i bambini ucraini potrebbero vivere felici anche dopo l’occupazione russa del loro Paese (per non far nomi, il prof. Orsini); personalmente preferisco vivere in uno Stato certamente non perfetto, dove però c’è multipartitismo, una magistratura e un’autorità religiosa non legate a doppio filo al potere politico, libertà di stampa e la gente che si oppone al governo non sparisce in qualche carcere nascosto senza che si sappia più nulla di loro. Una democrazia seppur imperfetta mi sembra migliore di un’autocrazia, perché l’autocrazia ha più probabilità di degenerare, e più facilmente toglie ogni libertà.

Altro dato di fatto: fino a poco fa si dava per certo che il 25 aprile in Italia si celebrava la vittoria contro l’aggressore e si sapeva che opporsi all’aggressore era mettersi dalla parte del giusto. Sembra non sia più così. Sembra che, come nella favola di Fedro, oggi ci sia chi dà tranquillamente ragione al lupo che sta più in alto e accusa l’agnello che sta più in basso di inquinargli l’acqua del ruscello e di volergli recar danno. Se la favola suona ancora oggi grottesca, nella realtà è chiaro che l’agnello sacrificale, accusato dal più forte di fargli danno, potrebbe trasformarsi in un antagonista del lupo solo se aiutato militarmente in maniera massiccia dall’esterno. Le spiegazioni degli anti-americani[26] che invitano gli americani e i loro lacchè europei[27] a non gettare benzina sul fuoco perché altrimenti il lupo russo si arrabbia ancora di più, sono prese da molti così seriamente da non avvedersi che in questa loro presa di posizione c’è qualcosa di grottesco. In particolare non capisco come non suoni grottesca l’illusione politica che le cose (per noi italiani) si possano aggiustare con facilità, semplicemente chiamandoci fuori dal conflitto che sarebbe pilotato dagli USA; di più: che basti autoproclamare la pace nazionale per fermare una guerra che è internazionale[28]. Vi ricorda niente l’8.9.1943, quando l’Italia ha pensato di chiamarsi fuori dalla seconda guerra autoproclamandosi neutrale? Sono stati necessari quasi altri due anni di guerra e di grandi sofferenze perché il nostro giochetto di chiamarci fuori non era stato immediatamente apprezzato dagli altri, in particolare dai tedeschi. Sembra che tanti nostri politici non abbiano ancora imparato dalla storia: è pericoloso cambiare posizione nel pieno di una guerra, ed è ancora più assurdo farlo per beghe interne partitiche, per raccattare una manciata di voti, non perché sta a cuore la sorte dell’Ucraina.

Putin non è riuscito finora a vincere militarmente con una guerra lampo come si aspettava, ma –giocando su grandi pulsioni anti-americane e sull’indulgenza verso la Russia fortemente radicate in Italia, - scommette ancora che l’Europa – e in particolare l’Italia - non avrà le palle per sopportare a lungo un impatto duro sulla propria economia[29]. È convinto che amiamo la nostra agiatezza economica ben più della pace in un Paese per noi lontano come l’Ucraina. e anche in questo trova supporto in coloro che affermano che le sanzioni economiche danneggiano più noi che la Russia, anche se questo è ancora assai dubbio[30]. Forse l’errore del governo italiano è stato di non far capire immediatamente alla gente che questa guerra imponeva da subito un’economia di guerra, che la maggior parte dell’energia doveva essere riservate alle industrie perché il lavoro non si deve fermare,[31] mentre noi a casa avremmo avuto razionamenti di energia e minor illuminazione stradale. Forse così avremmo capito subito che la guerra apparentemente lontana è una cosa seria che ci tocca direttamente da vicino. E forse, evitando di pagare alla Russia 80 milioni al giorno per il gas, e se tutta l’Europa si fosse comportata così, entro l’estate anche la Russia avrebbe probabilmente esaurito i suoi soldi per fare la guerra. Perché i soldi per fare la guerra glieli diamo noi europei comprando gas e petrolio, e senza soldi, tanti soldi, nessuno può fare una guerra.

Come ho scritto nel mio primo articolo sull’Ucraina nel n. 659 del 1.5.2022 di questo giornale (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-659-1-maggio-2022/dario-culot-ucraina-1), la scelta dell’attuale governo di non chiamarsi fuori, di rispettare invece l’impegno italiano preso nel lontano 2014 (non dunque da Draghi[32]) con gli alleati per accrescere fino al 2% del PIL le spese per la difesa va mantenuta perché (purtroppo) è vitale per la sicurezza nazionale e degli altri Stati europei. E perché è vitale? Perché se l’Europa vuol essere certa di mantenere la propria indipendenza o Mosca rinuncia ai suoi progetti espansionisti a scapito di altri Stati, oppure l’Europa si vede costretta e prendere misure precauzionali davanti a chi dimostra di voler operare in palese violazione del diritto internazionale [33]. Cioè, anche se l’Italia decidesse il proprio disarmo unilateralmente, sarebbe inevitabile che tutti gli altri Paesi limitrofi, per nulla rassicurati, continuassero ad armarsi, non sentendosi affatto sicuri di fronte a Mosca che non ha rinunciato al suo progetto espansionista, e ritenendo che è più saggio farsi trovare pronti in caso dovessero diventare essi oggetto del prossimo appetito di Putin. Così, ad esempio, fa la Finlandia da ben prima di aver chiesto l’adesione alla Nato: con circa 5 milioni di abitanti, spende da tempo il 2% del bilancio per spese militare e riesce a rapidamente mettere in campo un esercito di circa 280.000 uomini. L’Italia ne ha meno di 100.000 con 60 milioni di abitanti. E in Finlandia – dove tutti ricordano bene di essere stati già attaccati dalla Russia nel 1900 – nessuno dice che con i soldi spesi per le armi si potrebbero invece costruire tante scuole: lì le scuole funzionano benissimo già così.

Ma soprattutto (purtroppo per noi) in politica vale tuttora la regola aurea ricordata da Henry Kissinger: nelle relazioni internazionali la reputazione dell'affidabilità è una risorsa ben più importante della dimostrazione di abilità tattiche. Perciò, se l’Italia si tirasse unilateralmente indietro rimangiandosi gli impegni presi in sede internazionale, incrinando così la coesione dell’Europa e ponendosi in maniera ambigua rispetto alla Nato (unica in grado di contrastare l’aggressività di Putin; non lo potrebbe certo fare l’Italia da sola), correrebbe il rischio di finire in poco tempo in default, vittima dei mercati e degli altri Stati che non perdonano una repubblica delle banane dove un giorno si prende un impegno internazionale e di lì a poco lo si rinnega e si abbandona unilateralmente il gruppo dopo aver promesso di farvi parte. E visto il nostro mostruoso debito pubblico non ci vuole molto a farci fallire, se gli altri Stati decidono di farcela pagare. Con questo pacifismo saremo disarmati ma anche falliti come Stato: quindi non avremmo comunque i soldi per fare nuove scuole.

In ogni caso, perché si dovrebbe credere che le mire espansive di Putin si fermerebbero davanti alla resa dell’Ucraina? Se l’Ucraina sparisce perché Putin se la mangia, perché non ricordarsi dell’adagio popolare sempre valido secondo cui l’appetito vien mangiando?[34] Non è che l’appetito gli è cresciuto dopo aver mangiato Ossezia e Crimea e aver rimesso in riga Georgia e Kazakistan senza trovare alcuna vera opposizione nel mondo? Ma soprattutto quale fiducia si può porre in uno Stato che fa coriandoli degli impegni internazionali precedentemente presi? Non sto parlando in questo momento dell’Italia, ma della Russia che ha palesemente violato l’accordo internazionale di Budapest del 5.12.1994, con cui l’Ucraina – aderendo al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari - inviava in Russia tutto il suo arsenale nucleare ereditato con il dissolversi dell’Urss, e la Russia, in cambio, garantiva per iscritto l’indipendenza ed l’integrità territoriale dell’Ucraina[35]. Perché le parole del presidente russo, che minaccia apertamente l'impiego di armi mai viste nell'attacco all’Ucraina,[36] non vengono considerate dai nostri pacifisti almeno come indizio della sua pericolosa volontà aggressiva nei riguardi di coloro (Stati ed organizzazioni) che cercano di salvaguardare l'integrità della Nazione ucraina, attraverso iniziative militari, ma anche diplomatiche? Perché le parole dell’ex presidente Medvedev il quale apertamente afferma di odiare tutti gli occidentali e di voler farli sparire dalla faccia della terra[37] lasciano i nostri pacifisti tranquilli e beati? Com’è che non capiscono che, stando ai discorsi degli attuali governanti, la Russia comprende sé stessa in modo anti-occidentale? Sono forse convinti che noi non siamo occidentali e che quindi non facciamo parte dei Paesi che il governo russo vorrebbe far sparire? E soprattutto, come possono pensare che simili parole non proprio concilianti possano invece costituire una seria base per iniziare solidi negoziati?

Alcuni pacifisti si accontenterebbero di non mandare armi letali agli ucraini: in altre parole, sulle pistole ad acqua non avrebbero nulla da dire, ma sui missili anti-aerei, anti-navi e anti-carro sì. Ma perché non si chiedono se dovremmo invece smettere i mandare soldi ai russi - continuando a comprare il loro gas e petrolio - affinché possano acquistare o costruirsi da soli le armi con cui hanno attaccato l’Ucraina? Siamo tutti talmente ben abituati agli agi (compresi i pacifisti) che si dava per scontato che dovessimo vivere per sempre così. Oggi si comincia ad avere qualche dubbio, ma preferiamo che se la sbrighino fra di loro, e la finiscano il prima possibile per poter noi continuare a vivere come prima, perché probabilmente – proprio come pensa Putin,- amiamo il nostro quieto vivere ben più della pace[38]. Dobbiamo invece renderci conto che comunque non vivremo più come prima.

Ancora più assurda poi appare l’idea pacifista di distinguere fra armi difensive ed offensive: la distinzione sottintenderebbe che l’Ucraina non deve andare a riprendersi i propri territori occupati dai russi, perché in tal caso non starebbe più difendendosi, ma passerebbe all’attacco aggredendo e offendendo l’esercito russo, anche se questo esercito si trova ad occupare il territorio altrui in palese violazione del diritto internazionale. Se un cannone è considerato difensivo finché spara a 10 km, e offensivo se spara a 30km, e se solo i russi utilizzano al momento cannoni che sparano a 30 km trovandosi così fuori del raggio di reazione dell’artiglieria ucraina, di che tipo di difesa stiamo parlando? Ci si difende forse ricevendo le cannonate altrui senza poter rispondere?

Perché allora non dire chiaramente che ciò che i pacifisti realmente vogliono è che l’Ucraina metta fine alla guerra capitolando o facendo concessioni territoriali che permettano a Putin di dichiararsi vincitore, e poco importa se questo non porterà a una pace duratura. Insomma, non vi sembra che questi pacifisti non pensino alla pace, ma scommettano solo sul loro facile pacifismo come toccasana ad ogni male?

Negoziare? Mi sembra lapalissiano che se l’Ucraina perde sul campo e si arrende non può negoziare un bel nulla[39]. A quel punto la pace può risolversi soltanto in una passiva accettazione del torto, in un mantenimento di un ordine ingiusto imposto da chi ha aggredito violando le norme internazionali. Un negoziato diventa serio solo quando entrambe le parti si convincono che non ci può essere né un vincente né un perdente, e che riescono a guadagnare di più dal negoziato che con le cannonate: come diceva Tucidide più di duemila anni fa, si negozia quando i piatti della bilancia sono più o meno alla pari, altrimenti il più forte decide e il più debole si piega. Chiaro perciò che smettere di inviare armi all’Ucraina in questo momento favorirebbe solo uno dei due contendenti: la Russia che è più forte. Tra cercare una via della pace armando chi è aggredito e si difende, e cercare una via della pace rimproverando chi si difende perché si arma, mi sembra ci sia una differenza abissale, anche dal punto di vista etico. E sempre dal punto di vista etico, come possono i pacifisti osar parlare di dignità delle persone quando pur assistendo a un’aggressione lasciano che i diritti e la libertà dell’aggredito siano cancellati dall’aggressore?

E non è neanche vero che basterebbe negoziare; finora si è tentato di farlo, ma hanno fallito Macron, Scholz, Draghi, il cancelliere austriaco, il primo ministro israeliano, il turco Erdogan; quanto al papa che si è fin offerto di andare in Russia, Putin non ha neanche risposto. Certo che la diplomazia può risolvere tanti problemi, ma chiaramente per negoziare è indispensabile che entrambi i contendenti vogliano farlo. Perciò il pacifismo ispirato da grandi principi condivisibili in astratto, se non riesce a incidere nella situazione concreta è solo ingenuo (o peggio, nasconde antipatie verso una delle parti in conflitto e verso chi l’aiuta, e parteggia per l’altra parte). Un pacifismo che si limita a dirci che dovremmo vivere tutti da fratelli (e fin qui siamo tutti d’accordo), ma non ci dice come in pratica si può fare, è sostanzialmente inutile. Invocare la pace e il disarmo senza proporre soluzioni concrete e fattibili per far terminare la guerra lascia il tempo che trova.

Quindi, un giornalista serio dovrebbe immediatamente chiedere ai nostri politici di turno che invocano a gran voce il negoziato, dove vedono – per i due contendenti - il reciproco vantaggio nel dialogare. In particolare, di fronte a un grande successo russo sul campo di battaglia dovrebbero spiegarci perché la Russia dovrebbe pensare che negoziare sia nel suo interesse. Sarà suo interesse solo quando si renderà conto che il costo della sua aggressione è inaccettabile. Inoltre questi signori dovrebbero soprattutto chiarire come pensano di riuscire essi a concludere brillantemente questi negoziati quando tutti i grandi della terra hanno già fallito. Hanno forse la bacchetta magica per convincere al dialogo uno che dice di odiarci e vuol farci sparire dalla faccia della terra?

Strano anche che nessun giornalista faccia notare ai politici nostrani un’altra portentosa incoerenza visto che invitano sostanzialmente gli ucraini alla resa di fronte all’avanzata degli invasori russi, mentre non hanno mai invitato allo stesso modo noi italiani alla resa di fronte all’invasione degli immigrati stranieri che arrivano dal Mediterraneo e dai Balcani. Al contrario hanno sempre invitato a serrare ben bene le porte di casa; eppure questi ‘invasori’ sono assai meno pericolosi dei russi perché non arrivano armati a casa nostra. Com’è possibile che la gente non si accorga dell’incoerenza di un Salvini che da anni sostiene a gran voce che ogni proprietario di casa italiano ha il diritto di difendersi sparando al ladro entrato in casa sua, ma poi nega che gli ucraini possano reagire con armi (magari fornite dall’Occidente) quando i russi sono entrati in casa loro con i carri armati e saccheggiano quello che riescono a saccheggiare, a cominciare dal grano?[40]

Basterebbe che i giornalisti facessero poche domande mirate per dimostrare come tanti nostri politici che si vestono da pacifisti e da grandi statisti mirano solo a raccattare un po’ di voti attingendoli dalla vasta area pacifista; in realtà, però, non sanno suggerire alcuna soluzione concreta per uscire da questa situazione di stallo.

Infine si è anche sentito anche dire che, per evitare la guerra, bisognava muoversi prima. Vero, verissimo; ma riflettere su questo aiuta oggi a risolvere l’attuale conflitto? Ormai al punto in cui siamo è troppo tardi. Siamo impotenti e non possiamo cambiare il passato. Si può solo far tesoro dell’esperienza vissuta per utilizzarla in futuro, e quanto al presente si tratta di vedere come uscirne in modo ragionevole. Poi, certo, ci si dovrebbe impegnare per il futuro a preparare la pace quando siamo in tempi di pace,[41] perché quando la guerra è scoppiata è troppo tardi.

(continua)




NOTE

[1] Un bell’esempio è stato riportato da Palma C., È la propaganda putiniana, bellezza (in https://www.linkiesta.it/2022/05/pace-guerra-ucraina-media/) sul presunto conflitto a distanza tra Zelensky e Stoltenberg segretario generale della Nato. In realtà il presidente ucraino aveva detto che per fermare la guerra e iniziare il negoziato era necessario che la Russia tornasse sulle posizioni precedenti il 24 febbraio 2022 (data di inizio dell’aggressione) mentre Stoltenberg aveva affermato che la Nato non avrebbe mai riconosciuto l’annessione illegale della Crimea dichiarata unilateralmente da Mosca, e che per quanto riguardava una possibile soluzione di pace si sarebbe comunque rimesso alla decisione del governo e del popolo ucraino.

Il racconto è stato capovolto su molti giornali nazionali: agli italiani è stato raccontato che Zelensky avrebbe offerto alla Russia la Crimea e le porzioni di Donbass occupate prima del 24 febbraio e che la Nato avrebbe bloccato la sua iniziativa di pace dichiarandosi indisponibile ad accettare le concessioni di Kiev. Conseguenza dedotta? Sono la Nato e gli USA a non volere la pace e a costringere Zelensky alla guerra, come se gli occidentali potessero costringere gli ucraini a combattere e morire per gli interessi capitalistici. Conclusione suggerita: per propiziare la pace sarebbe meglio disarmare gli aggrediti e vari politici populisti si sono ingegnati a rafforzare questa inclinazione e a salutarla come una prova di raffinata saggezza, non come una conseguenza di fake news.

[2] Il testo latino è reperibile nel Bollarium Romanum, in www.icar.beniculturali.it, Tomo V, bolla n.VIII, §5. In italiano potremmo così tradurre il passo: “poiché abbiamo concesso precedentemente con altre lettere nostre, tra le altre cose, piena e completa facoltà al re Alfonso di invadere, ricercare, catturare, conquistare e soggiogare tutti i Saraceni e qualsiasi pagano e gli altri nemici di Cristo, ovunque essi vivano, insieme ai loro regni, ducati, principati, signorie, possedimenti e qualsiasi bene, mobile ed immobile, che sia di loro proprietà, e di gettarli in schiavitù perpetua e di occupare, appropriarsi e volgere ad uso e profitto proprio e dei loro successori tali regni, ducati, contee, principati, signorie, possedimenti e beni, in con­seguenza della garanzia data dalla suddetta concessione…”

[3] Kirill vede sé stesso dalla parte del bene, e nega che altri possano rivendicare la loro libertà quando scelgono il male. Ma si dovrebbe chiedergli: affermare il bene e aggredire con violenza chi non segue la sua idea di bene, non è già scegliere il male? Ogni conflitto non sorge proprio quando una religione rivendica per sé stessa il possesso della verità assoluta?

[4] Cappellini S., L’ingerenza di Mosca, “La Repubblica”” 19.6.2022, 36.

[5] Come ha scritto il giornalista Jonathan Littell (“Corriere della sera” 22.6.22, 11) Putin si umilia da solo, con la sua ambizione di sedersi tra i grandi della terra, senza però rispettare le regole, disprezzando e violando i diritti dei popoli.

[6] Un chiaro messaggio in questo senso è stato far crivellare di colpi il busto di Shevchenko, padre fondatore della lingua ucraina. E piuttosto significative sono anche le parole non particolarmente dialoganti pronunciate sempre da Dmitry Medvedev: «Entro due anni l’Ucraina non esisterà più», e quelle di Putin al Forum economico internazionale di Pietroburgo, del 17.6.2022, quando ha detto che l’Ucraina è uno Stato che non esiste.

[7] Basta ricordare la storia dei nostri due marò con l’India, che di certo non ci ha considerato un peso massimo in politica internazionale, da trattare con i guanti. O come l’Egitto ci ha trattato col caso Regeni.

[8] Come già scritto nel secondo articolo sull’Ucraina nel n. 660 dell’8.5.2022 di questo giornale (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-660-8-maggio-2022/dario-culot-ucraina-2).

[9] È recente la notizia che l’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha bollato come illegale la condanna a morte inflitta a tre soldati dell’esercito ucraino arresisi a Mariupol, di cittadinanza straniera, da un tribunale dell’autoproclamata ‘Repubblica popolare di Donettsk’, che in realtà dipende dall’occupante Russia. E Amnesty International ha aggiunto che i tre non sono stati processati da un tribunale imparziale, regolarmente costituito: trattandosi di tre membri delle forze regolari ucraine una loro esecuzione sarebbe crimine di guerra.

Insomma, questa soluzione (se resistete morirete, se vi arrendete vivrete) mi ricorda tanto le minacciose raccomandazioni dei rapinatori in banca: “che nessuno reagisca, che nessuno si muova, e così nessuno si farà male”.

[10] Ricordate il caso del sergente russo di 21 anni (tale Vladimir Shishimarin) che ha ucciso senza motivo sparando alla testa a un cittadino ucraino che stava semplicemente andando in bicicletta? Per non dire dell’uso dello stupro usato in Ucraina come arma di guerra, ricordato da Patten Pramila, rappresentante speciale del segretario dell’Onu Guterres. E che dire della deportazione di bambini ucraini in Russia (per privare di forze future il nemico? Per darli in adozione? Per rieducarli? (“Corriere della sera”, 26.6.2022, 28).

[11] Con circa 8000 morti, cioè più dei civili uccisi finora in Ucraina, che sembrano attestarsi al momento intorno ai 4000.

[12] Sarebbe meglio non dimenticare che il nostro stile di vita, i tanti diritti di cui godiamo non sono frutto del caso, di lunghi negoziati fra Usa e Urss e neanche di una volontà di totale disarmo, ma sono il frutto di equilibri di forza che hanno mantenuto i piatti della bilancia più o meno alla pari fra Oriente e Occidente.

[13] Come se bastasse uno schiocco di dita dei malefici americani perché un popolo si metta improvvisamente a combattere con incrollabile volontà, quando all’inizio - e questo non va dimenticato - nessuno, proprio nessuno pensava possibile una simile resistenza. Non gli americani che avevano offerto a Zelensky di fuggire, non gli altri che davano per scontato che i russi avrebbero vinto in pochi giorni come avevano fatto in Georgia.

[14] E per come noi abbiamo depredato ad es. l’Africa, dai tempi di papa Niccolò, non si dovrebbe dire lo stesso degli immigrati che arrivano fin qui da noi per ‘fallo di reazione’?

[15] Rogozin, il capo dell'agenzia spaziale russa, ha scritto in un tweet (pubblicato il 14.6.22) che l'Ucraina è «una minaccia esistenziale per la Russia» chiedendo di porre fine agli ucraini «una volta e per sempre» e avvertendo che in mezz’ora la Russia sarebbe in grado di distruggere tutti i Paesi Nato. Non proprio il miglior approccio per iniziare un dialogo.

[16] La Nato ha provocato Putin, intervista a papa Francesco, “La Stampa” 14.6.2022, 1-30. Sarebbe stato un capo di Stato, parlando col papa, che ben prima dell’invasione sovietica aveva capito cosa sarebbe successo, ed ha fatto riferimento alla Nato che abbaia troppo vicino al confine russo, spiegando che i russi non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi troppo a loro.

[17] Come ha detto il nostro ministro della difesa Guerini, in un intervista, Putin voleva meno Nato e ora si trova con più Nato (“Il Foglio” 11.6.2022, 1).

[18] Per chi ha tempo e voglia di leggere suggerisco di rileggere due sedute importanti del dibattito sull’adesione dell’Italia alla Nato nel 1949: quella iniziale alla Camera (11 marzo 1949) in cui il Presidente del Consiglio De Gasperi presenta la Nato come “integrazione concreta dell’Onu” https://documenti.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0191/sed0191.pdf

e quella finale al Senato (27 marzo 1949) in cui afferma il raccordo di quella scelta con l’articolo 11 della Costituzione

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/487027.pdf

Ed è bene ricordare che anche i fascisti, i quali vedevano ancora negli Usa il nemico recente, e perfino molti cattolici contrari a De Gasperi (a partire da Giuseppe Dossetti che votò contro l’adesione e dal cardinale Ottaviano che propendeva per la dichiarazione di assoluta neutralità) fecero lo stesso. Questo, a conferma del fatto che già in allora in tanti sostenevano che l’adesione alla Nato avrebbe aumentato il rischio di guerra e frenato ogni possibilità di pace. Così non è stato.

[19] La Nato, in realtà, non ha dovuto fare alcuna guerra per espandersi; è la Russia che, per espandersi, deve fare guerra, perché evidentemente nessuno vuole associarsi a lei spontaneamente.

[20] Scrive Polito A., (Battaglia per procura, “Corriere della sera” 8.6.2022, 1): la guerra in Ucraina è questa: i russi puniscono gli ucraini perché non si sentono più russi, ma occidentali.

[21] I mercati sono molto attenti e reagiscono immediatamente ai cambiamenti. Vedi successiva nota 28.

[22] Sarebbe come se l’Italia dicesse di aver paura dell’Austria che è stata nostro grande nemico fra il 1800 e fino alla fine della I guerra mondiale.

L’esercito tedesco attuale è poi in condizioni piuttosto precarie, e di nuovo Putin, con la sua aggressione, ha messo paura alla Germania che ha improvvisamente deciso di investire nell’esercito cento miliardi nei prossimi anni. Forse è la Germania che sente l’abbaiare del lupo russo troppo vicino.

[23] In Russia, a cadere non sono le teste dei presidenti ma dei giornalisti scomodi: il caso di Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa perché scriveva verità scomode al Cremlino, valga per tutti.

[24] “Il Piccolo” 16.6.2022, 9.

[25] Vedi di seguito le dichiarazioni di Medvedev alle note 29, 36 e 38.

[26] Sull’antiamericanismo vedi la riflessione di Claudia Mancina, sul Riformista, leggibile in https://bit.ly/3moXF2l. Anche se l’Urss non esiste più, continua ad esistere il riflesso pavloviano di vicinanza ideologica alla Russia, ancorché camuffata da pacifismo.

[27] Compresa l’Italia: ricordate la vignetta di Draghi disegnato come un cane al guinzaglio degli Stati Uniti?

[28] Vedi sempre l’articolo di Palma Carmelo citato alla nota n.1. Sul sito www.maschileplurale.it n.2/2022 una lettera risponde al nostro ministro della difesa che aveva scritto su “La Stampa” del 28.3.2022, e si dice che dobbiamo affrancarci, anche interrompendo unilateralmente, da questa competizione guerriera mortifera. Come se l’Italia fosse l’ago della bilancia.

[29] Già il giorno dopo la decisione della Banca europea di alzare i tassi d’interesse, come da lungo tempo preannunciato, di fronte alla persistente inflazione, abbiamo vari politici che, di fronte all’innalzamento dello spread, danno subito colpa all’Europa, ai mercati speculatori, e non al mostruoso debito pubblico che i governi del passato hanno tranquillamente creato in Italia. Peccato che la diffidenza degli investitori non dipenda dall’UE e non si fermi davanti alle campagne elettorali italiane, e che non spetti alla Banca centrale europea risolvere i problemi italiani dell’enorme debito.

[30] La Banca Mondiale ha appena pubblicato la previsione aggiornata per il 2022, e se il PIL europeo scenderà dell1,7/% e non supererà quest’anno il 2,5%, quello russo (e lo stesso dato viene anche dalla Banca centrale russa) scenderà dell’8,9% (Editoriale de “Il Foglio”, 9.6.2022, 1). Tuttavia altre fonti dicono che la Russia abbia aumentato i sui guadagni col gas e petrolio di oltre il 30% e stia distribuendo questo surplus ai pensionati per ottenere il loro appoggio. Infatti, il notevole aumento dei prezzi avrebbe ampiamente compensato la lieve diminuzione delle vendite: in realtà l’Europa avrebbe sì importato meno gas e petrolio dalla Russia, ma in cambio avrebbe importato più inflazione, il che già comincia a pesarci.

Però il fatto che le sanzioni europee facciano male alla Russia trova riscontro sempre nelle parole di Medvedev il quale, davanti al viaggio compiuto a Kiev da Macron, Scholz e Draghi con cui si è assicurato all’Ucraina l’ingresso in Europa, ha sprezzantemente detto: «Ai fan europei di rane (Macron), salsicce di fegato (Scholz) e pasta (Draghi) piace visitare Kiev…». E lo dimostra ancor di più l’immediata ritorsione russa con cui sono state parzialmente tagliate le forniture di gas all’Europa e la quasi contestuale dichiarazione di Putin, al Forum economico internazionale di Pietroburgo del 17.6.2022, in cui ha previsto un danno di 400 miliardi per l’Europa, colpita energeticamente anche se non ancora con le armi. La miglior prova del fatto che i russi non hanno visto questa visita dei capi europei come semplici chiacchiere da salotto.

[31] Ricordo che, dopo il terremoto del Friuli nel 1976, per prima cosa si sono ricostruire le industrie, poi le case e il resto.

[32] Gli impegni sono stati sottoscritti dall'allora Governo italiano in carica e riaffermati da tutti i successivi presidenti del Consiglio, nessuno escluso: cioè anche dai due governi Conte, il quale oggi dimentica di aver sottoscritto lui stesso questo impegno internazionale, quand’era lui il capo del governo italiano; oggi, senza responsabilità governativa diretta, pretende di ritirarsi unilateralmente per raccattare qualche voto in più, ma con sicura possibilità di portare l’Italia al disastro economico e politico internazionale.

[33] Così ha scritto correttamente Ernesto Galli della Loggia (Noi e la Russia, “Corriere della sera” 11.6.2022, 36).

[34] Winston Churchill diceva che uno Stato arrendevole davanti a uno aggressivo è come quel tale che dà da mangiare a un coccodrillo perché così spera di essere mangiato per ultimo (in https://aforisticamente.com//frasi-citazioni-aforismi-sul-coccodrillo/).

E la storia dimostra che la Germania nazista, che a sua volta aveva delle ragioni per come era stata trattata alla fine della prima guerra mondiale, non si fermata dopo aver occupato i primi territori che legalmente non le appartenevano (prima l’Austria, poi i Sudeti, poi Danzica). A sua volta Putin, durante il discorso al Forum economico internazionale di Pietroburgo, del 17.6.2022, ha fatto espresso riferimento ai confini della Russia storica, il che fa intendere che le sue ambizioni non si fermeranno all’Ucraina.

[35] Assurdo quindi sentir dire che la Russia ha agito in via preventiva perché l’Ucraina si stava costruendo la bomba atomica per bombardare Mosca. Le atomiche l’Ucraina le aveva già, ed ha rinunciato ad esse consegnandole alla Russia.

[36] Pensiero ribadito dal decano de senatori di Putin, Andrey Kilmov, quando ha detto che non conviene minacciare un Paese con seimila testate nucleari, e il fatto che la Russia le ha risolve tutte le altre questioni (Intervista su il “Corriere della sera”, 25.6.2022, 15).

[37] “Corriere della Sera”, 8.6.2022, 1; idem 26.6.2022, 8.

[38] Nell’ultimo sondaggio di giugno (riportato in “Corriere della Sera”, 8.6.2022, 9), le sanzioni economiche prese contro l’aggressore, che però si fanno sentire in Italia (tensioni inflazionistiche, aumento dei generi alimentari e dei carburanti) ha fatto scendere di molto i favorevoli alle misure punitive contro la Russia, e questo ha fatto mutare l’opinione di alcuni leader politici nostrani, sempre a caccia di voti. Insomma stiamo troppo bene per accettare di essere risucchiati nel conflitto.

[39] Non è che noi, dopo l’8.9.1943, abbiamo negoziato alcunché con i tedeschi che ci hanno invaso considerandoci traditori. Hanno messo su un governo fantoccio a Salò, come i russi speravano di fare a Kiev se l’avessero occupata, e se Zelensky fosse fuggito come aveva fatto il nostro re.

[40] Se già ora la Russia tiene sotto ricatto il mondo, usando come arma il blocco delle partenze di grano dai porti dell’Ucraina (per lasciare partire le navi chiede che siano tolte le sanzioni) cosa potrebbe succedere un domani quando, impadronitasi dell’Ucraina, potrebbe definitivamente incidere sull’economia di tanti Paesi usando il grano come arma: quante migliaia di persone potrebbero essere spinte ad emigrare verso l’Europa dall’Africa alla fame per mancanza di grano? E come mai queste masse se si spostano non vanno verso la Russia, ma verso l’Europa occidentale?

[41] Questo, per lo meno, suona cristiano. I romani, più pragmatici, dicevano invece che se vuoi la pace devi essere pronto alla guerra (“Si vis pacem, para bellum”): cioè uno dei mezzi più efficaci per assicurarsi di non venir aggrediti consiste nell'essere possentemente armati. È legge di natura quella secondo cui l’aggressore sceglie come preda sempre il più debole.