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In dieci anni ho incontrato il Papa due volte


di 

Stefano Sodaro

 

Sì, mi è successo due volte.

Alla conclusione del 2017, durante il seminario di fine anno organizzato a Roma dall’Associazione Teologica Italiana (ATI) che compiva i suoi 50 anni, e nel settembre 2017, assieme alla Società per il Diritto delle Chiese Orientali.

Non posso riferire cosa ho detto al Papa, non sarebbe né opportuno né corretto. Ed anche le Sue espressioni è meglio che le custodisca dentro di me.

Però è accaduto. Ed in entrambe le volte – senza cercarne di sicuro la coincidenza temporale – quasi sancendo importanti relazioni d’amicizia, che poi però si sono, anche drammaticamente ed abbastanza improvvisamente, spezzate.

Mi chiedo cosa significhi tutto questo.

Forse misconosciamo e sottovalutiamo – oltre che la frenetica opposizione a Francesco vescovo di Roma – anche il simbolismo della sua veste bianca. Che non è il candore dell’impeccabilità (come magari potrebbe credere qualcuno/a di fronte al dogma dell’infallibilità pontificia che, invece, e forse con sorpresa, non dice affatto questo), ma la somma di tutti i colori. Il bianco appunto.

Francesco ha portato l’America Latina al centro della Chiesa e ne è sorto un fastidio isterico ed esagitato che non cessa.

Perché cosa significa portare l’America Latina al centro della Chiesa? Vuol dire, molto semplicemente, che se le amicizie cessano, bisogna riconoscere che amicizie – almeno sino in fondo - non erano, ma che la strada dell’amore è ancora lì davanti, tutta da percorrere. Ed è ciò che conta, che resta, che decide di tutto.

Fa differenza tra amore e amicizia? La psicologia insegna che assolutamente sì, guai se no.

La fraternità e la sororità svelano, invece, che nel Cantico dei Cantici l’Amata è ricercata spasmodicamente proprio come “sorella mia, sposa”.

Sì, in dieci anni ho incontrato due volte, a Roma, quell’uomo biancovestito.

E non ho finito di amare.