Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose


n° 37

UMANITÀ NELLA SPECIFICITÀ

Paolo Dall’Oglio




di Guido Dotti

 

Padre Paolo Dall'Oglio a veDrò 2012 - foto tratta da commons.wikimedia.org

Arrivederci, miei vicini, musulmani e cristiani, nel mio cuore siete un’unica nazione, la sola alla quale appartengo! Arrivederci a presto, se Iddio vorrà! Sì, me ne vado e quanto più mi allontano, tanto più mi immergo nella mia appartenenza araba, siriana e qalamunita, perché l’umanità non si realizza se non nella specificità.


Riccardo Cristiano, Una mano da sola non applaude. La storia di Paolo Dall’Oglio, letta nell’oggi, Àncora, Milano 2023, p. 28.



Sono passati dieci anni da quando non si hanno più notizie di Abuna Paolo, come lo chiamavano gli amici siriani, cristiani e musulmani – ma quell’allontanarsi da un luogo amato che diventa immersione sempre più profonda in un’appartenenza plurale risale a due anni prima ancora. Padre Paolo si definiva come “innamorato dell’islam, credente in Gesù” e come tale ha vissuto fino all’ultimo, fino a una scomparsa di cui tuttora ignoriamo i contorni e i termini. In realtà potremmo dire che è stato anche un “innamorato di Gesù e dei credenti dell’islam” tale la sua capacità di entrare in quei due mondi spirituali e di fede le cui divisioni non salgono fino al cielo né scendono fino nel profondo di un cuore che ama. Dialogare con p. Paolo ha significato lasciarsi assorbire dalla sua passione per ogni essere umano, dal suo desiderio di giustizia, dalla sua sollecitudine per la pace, dalla sua umanità debordante, dalla sua spiritualità accogliente.

Un uomo, un cristiano, un prete capace di creare comunità, di armonizzare differenze, di valorizzare specificità: la forza per fare questo a p. Paolo è sempre venuta dalla preghiera, dal suo abbandonarsi a Dio, dal suo guardare agli eventi attraverso le lenti della Scrittura. Ora che si è allontanato, a noi sono rimasti i legami che ha saputo creare, nella sua comunità e attorno ad essa. Questo tessuto di “vicini”, di “prossimo” è davvero un’unica realtà cui ormai appartengono tanti uomini e donne: quanti hanno potuto gioire dello stare insieme e quelli che si sono incontrati solo nel cuore di p. Paolo, un cuore capace di accoglienza come quello del suo Signore e Maestro, Gesù.

È proprio grazie a tutto questo che sentiamo Abuna Paolo ancora presente in mezzo a noi, ovunque egli si trovi ora: nelle mani di uomini o nelle braccia di Dio.



Paolo Dall’Oglio (Roma, 17.11.1954 – rapito a Raqqa, 29.07.2013), entrato nella Compagnia di Gesù nel 1975, viene ordinato presbitero di rito siro-cattolico nel 1984 e decide di ridare vita all’antico monastero di Mar Musa in Siria, dove nel 1992 avvierà una comunità monastica ecumenica, Al-Khalil (“l’amico di Dio”, Abramo). Espulso dalla Siria nel 2011 per la sua attività di dialogo e di difesa delle vittime della guerra e dell’odio, vi farà ritorno nel 2013 per tentare una trattativa con l’ISIS. Dal 29 luglio 2013, giorno del suo rapimento a Raqqa, non si hanno più notizie certe di lui.


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org