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Un Cardinale e una scrittrice ribelle? No, semplicemente due amici...

di Silvano Magnelli



Può esserci un legame di amicizia tra un autorevole Cardinale e una nota e impetuosa scrittrice ribelle? La risposta è, forse a sorpresa per molti, decisamente affermativa, soprattutto dopo aver letto il messaggio inviato dal Cardinale Zuppi in occasione del funerale di Michela Murgia, nota scrittrice sarda, venuta a mancare a soli 51 anni. “Il libro della sua vita non è finito - ha scritto il Cardinale Zuppi - e le sue pagine continuano a essere scritte con lettere d’amore in quella lingua universale dello Spirito”. E lei, poco prima di morire, comunque sempre in piedi e con una fede inscalfibile nella vita che non finisce, gli aveva scritto: “Ti ho pensato tanto in questi giorni delicati, pregando per la tua missione di pace, prego per te e per chi anche stanotte avrà paura in un rifugio, con i suoi bambini. Fai il meglio che sai”. E sulle sue condizioni di salute: “La qualità della vita è alta, non ho dolori e sono amata. Il resto è il lavoro del sorcio, rosicchiare ogni giorno un giorno in più”. E continua il Cardinale nel suo messaggio:  “Anche quando non eravamo d’accordo, Michela con la sua ricerca appassionata ci aiutava a trovare i veri motivi e a non essere  scontati né supponenti. Ma questo è il segreto dell’amore, perché l’amore vero unisce, genera legami strettissimi possibili, solo se è libero, gratuito”.

Nel tempo dell’alienazione affettiva, dell’aridità comunicativa, e del ritorno di rigide e violente classificazioni stereotipate tra chi si sente superiore e degno di vivere e chi sta in basso e non è degno di esserci, la storia dell’amicizia tra un alto prelato, uomo di Chiesa, fiduciario del Papa al punto da essere mediatore al suo posto e in suo nome tra i belligeranti, e la scalpitante e passionale scrittrice, convinta che stiamo sempre più stretti nei vestiti di una società in progressiva glaciazione dei sentimenti e  inabissata nei gorghi dell’odio e dell’indifferenza, tale storia in verità fa cedere i muri e aprire i varchi di possibili nuove relazioni, dove non governano i demoni dell’arricchimento, della violenza, dell’ingiustizia, dell’ipocrisia,  ma dove si scopre la gioia dei legami di anima. E non si dica che è meglio soccombere al conformismo dei ruoli prefissati e anonimi, perché significherebbe rinunciare alla felicità possibile.