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L’immagine di Dio impostaci dalla Chiesa


di Dario Culot


Creazione di Adamo - Michelangelo - Cappella Sistina - immagine tratta da commons.wikimedia.org 

Come ho già accennato in precedenti articoli, non posso credere all’immagine di Dio che ci è stata imposta dal magistero, e non credo per questo di essere né ateo, né eretico. Tutti coloro che dicono di credere in Dio dovrebbero prima porsi la domanda: “a quale Dio mi riferisco?” Se infatti la divinità è per definizione inconoscibile, non è automatico che l’umanità la immagini in molti modi?

In pillole, l’insegnamento religioso che abbiamo ricevuto dalla Chiesa è il seguente: nella realtà ci sono due piani, due mondi paralleli[1]. Il nostro mondo che ben conosciamo (con la terra rimasta per secoli al centro dell'universo, ora – per fortuna - non più neanche per la Chiesa) è dipendente da un altro mondo perfetto, che sta al di sopra del nostro e che chiamiamo soprannaturale, o Cielo. Il nostro mondo di quaggiù, l’unico visibile, è totalmente dipendente da quello invisibile di lassù, che è il mondo di Dio. Anche quel mondo di lassù, però, è strutturato un po’ come il nostro, con un Sovrano (Dio) molto più potente dei nostri sovrani, circondato da una corte di angeli e santi, anziché da ministri e portaborse. Questo Sovrano onnipotente ma inaccessibile, che conosce ogni cosa, anche i nostri pensieri più nascosti (una specie di Grande Fratello al quale nulla sfugge), al pari dei sovrani terreni emana leggi, controlla che vengano osservate, punisce chi le viola e ricompensa chi le osserva. Quando l’abbiamo fatto arrabbiare, perché abbiamo disobbedito alle sue leggi, possiamo comunque placare la sua ira attraverso preghiere, suppliche, sacrifici e penitenze. Se invece siamo obbedienti alle sue leggi, così come interpretate e insegnate dalla Chiesa, una volta morti, saremo accolti in quel suo mondo e continueremo a vivere felicemente per sempre, in anima e corpo perché anche i nostri corpi risorgeranno.

Perciò, dopo questo insegnamento, quando sentiamo la parola “Dio”, oltre all’immagine di un sovrano solennemente seduto su un trono, o un eminente vecchio con la barba, mentalmente pensiamo anche a un Essere tri-Personale Supremo, onnipotente perché può fare tutto ciò che vuole, antropomorfo (infatti al pari degli uomini Dio parla, viene preso dall’ira, si offende, cambia idea e perdona), maschio e mai femmina (il che è una chiara proiezione del pater familias romano, il quale aveva pieno potere sulle donne e sui figli), ma al tempo stesso anche perfettissimo, che vive lassù in alto nel suo mondo parallelo, invisibile per noi, ma dal quale può intervenire a suo piacimento nel nostro mondo di quaggiù; da questo secondo mondo perfetto il Sovrano gestisce e guida il nostro mondo imperfetto, ricompensa o punisce le azioni dei mortali di quaggiù[2].

Mi sembra evidente che questa immagine, chiamata teista o eteronoma, non è molto diversa da quella pagana degli dèi Zeus & Co.; solo che qui c'è un unico Dio che, anziché dimorare sul Monte Olimpo, dimora in un mondo parallelo invisibile[3].

Questa Realtà originaria (che chiamiamo Dio) “parla”, cioè si esprime nel corso delle ere cosmiche, in un modo sempre più ricco. La sua espressione più ricca è stata l’uomo e, al suo interno, l'apice è stato Gesù. In questo senso Gesù è la massima autorivelazione di Dio, il “parlare di Dio”, la Parola di Dio. Questa Parola va intesa nel senso che qualcosa è successo da noi a livello visibile, ma qualcosa contemporaneamente e inspiegabilmente è anche successo al livello superiore soprannaturale, invisibile, ma pur sempre reale. Questa Parola arrivata sulla Terra è stata la definitiva spiegazione su Dio, nel senso che l’intero scibile su Dio è stato ormai depositato in un recipiente limitato (l’uomo Gesù) senza che neanche Dio possa più aggiungere nulla[4].

Ma perché Gesù, da Dio che era (che però non si chiamava ancora Gesù, ma solo Figlio di Dio o Logos), è dovuto venire in questo mondo facendosi uomo, e prendendo come uomo il nome di Gesù?[5] Poiché Adamo ed Eva, i primi uomini, avevano troncato il rapporto con Dio a causa del peccato originale, quest’ultimo è dovuto intervenire di sua iniziativa sacrificando suo Figlio per salvare l’umanità altrimenti perduta. A ben vedere, però, anche se continuano a insegnarci che il sacrificio cruento del Figlio ha redento l’umanità peccatrice, noi uomini non siamo ancora sicuri di salvarci perché continuando a peccare possiamo ancora offendere Dio e conseguentemente subire ancora la condanna eterna. Quindi il sacrificio di Gesù in realtà non è decisivo, perché resta condizionato dal nostro comportamento.

Imperterrita la Chiesa continua a insegnare che circa 2000 anni fa, Gesù, vero Dio,[6] è disceso dal Cielo sulla nostra terra nascendo in forma umana da una vergine, e col suo sacrificio di sangue ha operato la redenzione, cioè ha ricucito il rapporto fra Dio e gli uomini, rotto dalla prima maldestra coppia umana; poi, dopo la sua morte umana, è risalito al Cielo. Ma prima di morire ha nominato Pietro come suo rappresentante vicario in terra dotandolo di alcuni dei suoi poteri, con diritto di trasmetterli ai suoi successori. Quindi Pietro e i suoi successori (papi) hanno l'autorità per emettere ordini e divieti, e possono delegare parte della loro autorità ai loro subordinati della scala gerarchica (vescovi, preti), in ordine decrescente. In altre parole, il collegamento fra questo secondo mondo parallelo e il nostro avviene attraverso un canale esclusivo che – in regime di totale monopolio - collega il mondo soprannaturale invisibile solo al Vaticano,[7] perché così ha deciso Gesù, cioè sempre Dio. Ad ognuno dei successori è stato assicurato una costante connessione con l’onnisciente mondo superiore, il che assicura che la gerarchia (i pastori del gregge) sappia infallibilmente ciò che il mondo celeste richiede alla massa dei miseri laici (gregge) di questo mondo terreno[8]. L’autorità d’insegnare appartiene così esclusivamente al papa e ai suoi vescovi (il cd. magistero). Tutto questo è chiaramente il risultato di una visione eteronoma[9] del nostro mondo: l’autorità della Chiesa discende ed è conferita dall’alto[10]. Consequenziale è la pretesa dell’istituzione-Chiesa di essere entrata in possesso della Verità assoluta (perché rivelata da Dio) e di essere l’unica rappresentante ufficiale in terra di questo secondo mondo che tutto controlla, col che tutta la gente deve sottomettersi ad essa se vuole salvarsi, perché al di fuori della Chiesa non c'è salvezza[11].

Ebbene, questa impostazione della Chiesa-istituzione che ha retto per secoli, alla quale gli atei non hanno mai creduto, oggi fa sempre più fatica ad affermarsi anche fra i credenti.

Le formule utilizzate dalla Chiesa nel Credo hanno più di un millennio e mezzo, e mentre la cultura e le società sono enormemente cambiate in questo lasso di tempo, la Chiesa cambia assai più lentamente. Fino a papa Benedetto XVI pretendeva ancora di avere la stessa autorità che godeva in passato, quando esisteva un’altra cultura[12].

Oggi in un’epoca in cui ogni autorità viene contestata, anche l’autorità del magistero viene ormai messa in discussione da più parti. Poi, la spiegazione di un Dio che vive sopra la terra in cielo, in un mondo parallelo al nostro viene intesa oggi solo come un mito, perché con l’attuale visione scientifica non c’è un “sopra” nel cosmo, e non c’è neanche un altro mondo “esterno” al cosmo. Quindi tutto ciò che abbiamo detto su Dio dobbiamo oggi rivederlo. Nessuna immagine di Dio va guardata come fosse l'approccio definitivo al Mistero inesprimibile. Come ha dovuto riconoscere perfino papa Benedetto XVI,[13] quando si parla del Dio Trascendente, non sappiamo sostanzialmente nulla e riusciamo solo ad accennare alla verità, che tuttavia nella sua totalità non coglieremo mai in questa vita, appartenendo noi a un ambito diverso. E sempre questo papa conservatore ha implicitamente finito col riconoscere sbagliata la storiella, a lungo insegnataci, secondo cui la Chiesa possedeva la Verità Assoluta; infatti ha riconosciuto che “Noi siamo solo collaboratori della verità che non possediamo; è lei che possiede noi, che ci tocca. E nessuno osa più dire "Possediamo la verità", cosicché anche noi teologi abbiamo tralasciato sempre più il concetto di verità”[14]. Insomma, viene confermato quanto sosteneva già Kant: è ingenuo pensare che le cose siano come le pensiamo.

In parole più crude, lo stesso papa Benedetto riconosce – con queste ammissioni - che le persone che ci hanno spiegato per duemila anni chi è Dio e come è Dio sono delle incompetenti che, credendo di sapere più degli altri, hanno l’errata convinzione di poter chiarire ciò di cui non sanno quasi niente: possono solo fare qualche accenno. Quindi, come si fa a dire che l’immagine di Dio, presentataci dalla Chiesa, è l’unica corretta e deve essere obbligatoriamente accettata?

Visto che noi stessi cristiani riconosciamo che nessuno ha mai visto Dio (Gv 1, 18),[15] io penso che il cd. ateo, il quale nega l’immagine di Dio che gli è stata imposta dalla Chiesa, ha ragione a dire che simile immagine di Dio, se accettata, ci fa cadere nell’idolatria. Questo perché, quando ci viene presentata un’immagine, tendiamo ad appropriarci di questa immagine. Ogni punto fermo diventa allora pericoloso, perché l’immagine si trasforma facilmente in idolo, e lo sguardo fisso sull’immagine si appropria dello slancio della fede, invece di farlo rimbalzare più lontano: non orienta più verso il divino, ma lo sostituisce[16]. Se perfino un papa conservatore come Ratzinger riconosce che di Dio possiamo avere solo qualche vaga idea, come fa il credente ad accettare in silenzio tutti i dogmi che definiscono in maniera definitiva e indiscutibile l’essenza di questo Dio? Come fa il credente a qualificare come ateo colui che non crede a questi dogmi imposti? Non lo so.

Quello che so è che non posso accettare dogmi immutabili, teorie non negoziabili rispetto alle quali uno deve posizionarsi: o dentro o fuori. Quello che so è che l’immagine di Dio che abbiamo imparato al catechismo è stata inventata dall’uomo, che l’odierna definizione che diamo di Dio non risponde più a molte nostre domande, per cui mi sembra ovvio che il Dio cui c’impone di credere la Chiesa-istituzione non esiste[17]. Perciò il cristiano che dice “io Dio lo conosco” in realtà non lo conosce; esattamente come non lo conosce l’ateo il quale dice “io Dio non lo conosco”. Dunque non vedo grande differenza fra l’ateo che non crede perché non comprende, ed il credente che crede di sapere tutto senza riuscire a sua volta a comprendere. E sinceramente, piuttosto che rinunciare a farsi domande in nome di una dottrina calata dall’alto, non è meglio dialogare con l’ateo come fosse un ospite? Non è meglio riconoscere che esistono diversità, accettare che la questione è complessa e non semplice come ci ha spiegato la Chiesa, e dialogare senza la pretesa di dover convincere l’altro e senza la sicurezza di arrivare a un punto fermo? Non se ne ricava entrambi un beneficio, visto che i dubbi e le domande di un altro aiutano anche noi a chiarirci le idee e viceversa? Dopotutto, come diceva se ben ricordo Romano Guardini: “La fede adulta è quella che sa sopportare i dubbi”. Sappiamo invece che è impossibile dialogare con chi è convinto di sapere già tutto, perché l’ortodossia non ha dubbi, e non accetta alcun confronto.

Dunque, proprio grazie alle domande e ai dubbi, la visione eteronoma del mondo (secondo cui Dio governa il nostro mondo dal suo mondo parallelo) è stata vista- negli ultimi decenni - sotto una nuova luce, come un assioma a lungo accettato ma mai dimostrato, mentre le spiegazioni scientifiche razionali sono state più che sufficienti a metterla in crisi: un nuovo assioma, quello dell’autonomia del mondo terreno ha lentamente soppiantato la visione eteronoma del mondo[18]. Per fare qualche facile esempio, una volta scoperto come si formano i fulmini e come il parafulmine può evitare i suoi effetti devastanti, l’acqua santa e i salmi penitenziali hanno perso immediatamente e completamente il loro effetto di antidoto, ed è scomparsa pure la paura che Dio (o prima di lui Zeus) potesse scagliarli. Una volta scoperta la penicillina capace di distruggere i batteri, la peste non è stata più vista come un castigo di Dio per i peccati commessi dagli uomini. Lentamente, ma inesorabilmente, si è escluso che quellaltro mondo celeste interferisse continuamente nel nostro mondo terreno, perché si era capito che i fulmini, le malattie, i terremoti obbedivano a leggi interne di questo mondo, che era quindi autonomo senza dipendere dal mondo di lassù[19]. Perciò, come ha scritto il gesuita Lenaers[20], un mondo che è arrivato a prendere coscienza della sua autonomia non può essere più teista, ma a-teista, perché si è liberato dalla rappresentazione di un Dio che lo dominava e decideva sempre tutto.

Molte dottrine tradizionali del cristianesimo sono state credibili nel periodo in cui sono state formulate: esse avevano senso nel loro contesto storico e hanno saputo trasmettere elementi positivi alle persone che vivevano in tale contesto. Oggi, però, molte credenze del passato sono divenute assurde perché la situazione è cambiata, facendo parte di una cultura ormai scomparsa. È un dato ormai assodato che nessuna cultura è eterna, nessuna cultura è invariabile, ci sono i cambiamenti anche nel trascorrere del tempo e allora, quando una cultura è rigidamente chiusa, muore, cioè diventa secca, non è capace di offrire niente, si cuoce nel suo proprio brodo; ecco perché oggi si pensa invece che l’interculturalità permette sia di dare qualcosa agli altri (perché c’è qualcosa di prezioso in ogni cultura), sia di sentirsi vivi, cioè di poter cambiare nell’interrelazione[21]. Anche il dialogo interreligioso fa parte dell’interrelazione. Ecco perché oggi il filone che appartiene al cd. post-teismo non solo nega l’immagine, che ci è stata presentata per secoli, di quel Dio violento, a volte sadico, costantemente impiccione invadente, ma arriva a dire che non basta purificare la precedente immagine divina, perché occorre negare lo stesso modello di Dio quale Essere onnipotente spirituale, pronto a intervenire a suo piacimento dal suo mondo nel nostro mondo[22]. Ciò che resta intatto è il Mistero della realtà che ci circonda, che possiamo continuare a chiamare Dio, che il credente vive in un modo e l’ateo in un altro. Ma forse non sarebbe male rifiutare di voler a tutti i costi determinare il contenuto della parola ‘Dio’.

Peccato che tanti credenti abbiano dimenticato quanto ha ammesso papa Benedetto, o anche quanto più poeticamente aveva detto – credo - Gilbert K. Chesterton: la verità è come il sole; nessuno riesce a guardarvi dentro, ma nella sua luce tutti intravediamo qualcosa del resto.


NOTE

[1] La separazione fra cielo e terra ha rotto la precedente e più antica visuale unitaria, dove tutto era ammantato di sacro. La realtà naturale, materiale, carnale è scivolata al piano di sotto (profano), mentre quella spirituale è salita al piano di sopra (divino). C’è un dualismo che separa nettamente sacro e profano, spirituale (anima) e materiale (corpo), cielo (mondo soprannaturale) e terra (mondo naturale) come ben risulta dal

- Padre nostro: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra,

- e dal Credo: creatore del cielo e della terra…discese dal cielo…è salito al cielo.

[2] Lenaers R., Benché Dio non stia nell’alto dei cieli, ed. Massari, Bolsena (VT), 2012, 14s.

[3] Ricordiamoci che Giordano Bruno era stato condannato al rogo, nel 1600, fra l’altro per aver affermato l’esistenza di universi paralleli (Foa A., La terza via di Giordano Bruno, “La Stampa” 3.2.2007, 35): la sua intuizione era forse troppo avanzata per l’epoca. Non m’interessa analizzare qui in modo critico ciò che ebbe a dire Giordano Bruno, se cioè quelle idee che professava erano giuste o sbagliate. Ciò che mi preme sottolineare è la reazione repressiva e violenta in cui ebbe a vivere l’Europa tutta in un certo periodo storico. Ora, è vero che il concetto di libertà di pensiero e il diritto alla libertà di pensiero – oggi da noi così scontati – erano allora giudicati comunemente un assurdo, nel senso che non appartenevano alla cultura dell’epoca, come oggi non appartengono al mondo musulmano (Averroè in Spagna la pensava diversamente, ma alla fine nel mondo musulmano è prevalso il filone più conservatore). È sicuramente anche vero che le autorità religiose e civili ritennero di agire sulla base delle leggi allora vigenti, nel modo più giusto, e che i giudici di Roma e il cardinale Roberto Bellarmino – in seguito diventato pure santo - applicarono le leggi proprio come fanno oggi i giudici quando applicano il codice di procedura penale (così: Iannaccone M.A., Il caso Giordano Bruno, ed. Art-I Quaderni del Timone, 2008, 11). Il problema è che oggi, nel mondo occidentale, prenderebbero per pazzo un giudice civile o penale il quale dichiarasse di essere sagace ed infallibile nel fare Giustizia essendo in possesso della Verità assoluta perché illuminato dallo Spirito santo, cioè da Dio stesso che non può sbagliare e che quindi non può farlo sbagliare! Questa, invece, è la convinzione di superiorità che la Chiesa ha avuto per secoli.

[4] Ma non è stato lo stesso Gesù ad affermare: molte cose ancora ho da dirvi, e sarà lo Spirito ad ammaestrarvi (Gv 16, 12s.)? Comunque, nella Dichiarazione sull’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa - Dominus Iesus del 6.8.2000 - §§ 4-5, si afferma che in Gesù Cristo è contenuta la rivelazione piena del mistero di Dio, cioè il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo.

[5] Mi piace riportare il pensiero del personaggio Alex sui cristiani, nel romanzo di Roth P., Lamento di Portnoy, ed. Leonardo, Milano, 1989, 39: “Loro adorano un ebreo… ’sta gran religione è basata sull’adorare un tale che ai suoi tempi era un ebreo di successo. Ora, non ti pare una stupidaggine? Gesù Cristo che loro vanno in giro dappertutto a chiamare Dio, in realtà era un ebreo! E a questo particolare, che mi fa star male quando ci penso, nessun altro presta la minima attenzione. Che era un ebreo come te e me, e che loro hanno preso un ebreo e l’hanno trasformato dopo morto in qualche specie di Dio, e poi… ed è questo che mi fa salire il sangue alla testa… poi i luridi bastardi rivoltano la frittata, e chi ti mettono in cima alla lista dei perseguitati? Chi non hanno mai smesso di odiare e assassinare per duemila anni? Gli ebrei! Che gli hanno dato il loro adorato Gesù.” Forse Alex non ha tutti i torti.

[6] Sempre la Dominus Iesus del 6.8.2000 - §10 afferma che non è compatibile con la dottrina della Chiesa la teoria che attribuisce unattività salvifica al Logos come tale nella sua divinità, che si eserciterebbe «oltre» e «al di là» dellumanità di Cristo, anche dopo lincarnazione. Ma la seconda Persona della Trinità, il Logos, non era comunque già attivo nel mondo prima dell’incarnazione di Gesù?

[7] Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena (VT) 2009, 365.

[8]“Solo nella gerarchia risiede il diritto e l’autorità necessaria per …dirigere tutti i membri… quanto alla moltitudine, questa non ha altro diritto (sic!) che quello di lasciarsi docilmente condurre e quello di seguire i suoi pastori” (Enciclica Vehementer Nos dell’11.2.1906, in www.vatican.va/Sommi_pontefici/sito_web_Pio_X/Encicliche).

[9] Che riceve da fuori di sé le norme della propria azione, e pretende obbedienza proprio perché questo ‘fuori di sé’ è Dio.

[10] Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena (VT), 2009, 103.

[11] Lo avevano affermato già i Padri della Chiesa (vedi in https://apostatisidiventa.blogspot.it/2016/06/necesse-est.html), e lo hanno ribadito vari Papi: Pio IX, Singolari quidam, 222; Pio XII, Lettera al Sant’Officio 8.8.1949, in Enchiridion Symbolorum, ed. Dehoniana, Bologna, 1995, n.3866 (ove si specifica pure che questo è un insegnamento infallibile; Giovanni Paolo II: Veritatis Splendor, II, 62, 64; e perfino lo stesso Concilio Vaticano II: Costituzione dogmatica sulla Chiesa – Lumen Gentium – n.16, del 21.11.1964. Vedi ancora oggi Ruppi C., Qual è il rapporto della Chiesa cattolica con il popolo ebraico?, “Famiglia Cristiana” n.3/2008, 11. “La salvezza ci viene solo da Cristo e dalla sua Chiesa… Solo la Chiesa unisce veramente tutti gli uomini e donne” (Ruppi C., In che senso la Chiesa è mistero? “Famiglia Cristiana” n.45/07, 11). Con la Dominus Iesus del 6.8.2000, al §20.2 si ribadisce ancora che deve essere fermamente creduto che la Chiesa è strumento necessario per la salvezza di tutta l'umanità.

Eppure questa verità infallibile contrastava con Gv 3, 16, ove si afferma che "Dio ha tanto amato il mondo," e non solo i cattolici.

[12] Ad es., a Trieste, nel 1900 venne impedito al coro misto Palestriniano, diretto da Julius Kugy (il padre dell’alpinismo moderno nelle Alpi Giulie) di cantare in chiesa la Missa Papae Marcelli, per il ferreo divieto paolino mulier taceat in ecclesia (Il Piccolo 6.8.2011, 35). Oggi che le donne non possano cantare in chiesa sarebbe impensabile. Ma perché la Chiesa per tanti secoli si è dimenticata di dirci che il Gesù terreno ha combattuto il patriarcato ed ha accolto le donne come discepole, alla pari degli uomini?

[13] Ratzinger J., Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, Brescia, 163s.

[14] Benedetto XVI, Ultime conversazioni a cura di Seewald P., Corriere della sera, Milano, 2016, 225.

[15] Visto che Dio non appare mai da nessuna parte, è solo grazie alla fede di Gesù che possiamo ancora credere (Melloni J. e Cobo J., Dios sin Dios. Una confrontción, Fragmenta, Barcellona, 2015, 47).

[16] Gounelle A. Parlare di Cristo, ed. Claudiana, Torino, 2008, 66.

[17] Teniamo poi presente che, se l’uomo calpesta la terra da circa due milioni e mezzo di anni, e la nostra specie (homo sapiens), da circa 150-100.000 anni, la religione come l’intendiamo noi è un prodotto tardivo dell’umanità visto che risale a non prima della rivoluzione agricola (circa 10.000 anni fa). In precedenza l’immagine divina era prevalentemente femminile (la Dea Madre) e s’identificava con la natura feconda.

[18] Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena /VT) 2009, 21ss.

[19] Lenaers R., Benché Dio non stia nell'alto dei cieli, ed. Massari, Bolsena (VT), 2012, 16.

[20] Idem, 274.

[21] Arturo Sosa Abascal, preposito Generale della Compagnia di Gesù, intervistato a Trieste 26 gennaio 2018.

[22] Occorre dare un nuovo significato alla parola ‘Dio’ non potendolo più intendere come quel Theós lassù, la fuori, esterno, separato, (Vigil J.M., Rivisitando la questione Dio, in Oltre Dio, a cura di Fanti C. e Vigil J.M., Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR), 2022,  83), in cui i cristiani si sono identificati per secoli.