La lettrice istituita

di Paola Franchina

Siamo in compagnia di Deborah Sutera, prima donna ad aver ricevuto il ministero di lettrice da Papa Francesco il 23 Gennaio 2022 nella Basilica di San Pietro.

Nel suo nome riecheggia quello di un personaggio femminile del libro dei giudici, la profetessa Deborah, la quale si distingue per la parresia e l’ardore per la Verità.

Deborah Sutera è nata in una famiglia praticante, ove era solita frequentare la Scrittura, da lei percepita «come una casa». All’età di 22 anni, dopo aver dato abbrivio agli studi filosofici, accede alla lettura delle opere di Santa Teresa D’Avila, nelle quali scorge «la bellezza di un cammino che attraversa la sofferenza». Sostiene, infatti: «Teresa era una donna frantumata affettivamente ma, nonostante questo, il Signore ha fatto grandi cose nella sua vita». Decide, allora, di entrare nelle Carmelitane Scalze di Lucca, attratta dalla «misericordia del Padre». Gli anni del Carmelo sono segnati dallo studio teologico, dalla meditazione della scrittura e dalla vita fraterna.

Il cammino claustrale viene repentinamente interrotto all’età di 28 anni, a seguito della diagnosi di una patologia muscoloscheletrica; le viene, pertanto, consigliato dagli specialisti di interrompere il suo percorso nel Carmelo: la notizia fu per Deborah come una doccia fredda. Deborah si sentiva come «Frodo che, alle pendici del monte Fato, si vede costretto a tornare in Contea».

Una volta lasciata la vita claustrale sceglie di continuare con gli studi teologici, afferma: «il percorso accademico è stata la strada che si è spalancata e ha dato continuità con quanto facevo prima, è stato il modo con cui il Signore mi ha accolta»; questo percorso, tuttavia, non è privo di ostacoli, «in Italia il cammino teologico richiede grandi sacrifici e dà pochissimo merito, soprattutto alle donne, ma, se si vive questo percorso con cuore ardente e saldo, introduce nel cuore del Figlio. Si rende auspicabile un maggior riconoscimento e agevolamento per i laici e le laiche, affinché la riflessione non rimanga prerogativa esclusiva di coloro che intraprendono cammini ministeriali ordinati o religiosi».

Nel corso dei suoi studi teologici, inaspettata appare la proposta di diventare lettrice. Deborah racconta: «non è stato facile per me accogliere l’invito, pur comprendendo l’importanza di questo passo, percepivo che molte questioni restavano aperte da un punto di vista intellettuale».

Sceglie, non senza perplessità, di accettare, sentendo che «questo ministero doveva essere accolto a nome di tutte le altre donne». Deborah, tuttavia, non nasconde come questo passaggio presenti zone d’ombra: «rimangono sospese alcune questioni, tra le quali occorre comprendere cosa significhi il fatto che un laico e una laica possano essere lettori. Il rito vissuto a San Pietro presenta un legame intrinseco tra proclamazione e annuncio, non si riduce al momento occasionale di proclamazione della Parola, ma deve essere ripensato all’interno della dinamica più generale dell’annuncio. Occorre, dunque, riflettere su cosa significhi che un laico possa annunciare la Parola, in virtù dell’autorità ricevuta nel Battesimo».

Dopo due mesi dell’avvenuta istituzione del ministero, Deborah sostiene che ci sia stata una buona accoglienza da parte del clero, tuttavia esprime le sue preoccupazioni: «temo che la riflessione teologica su questi ministeri non progredisca e quanto è accaduto divenga solamente un fatto estemporaneo e marginale». La giovane lettrice auspica un ripensamento del ruolo del laicato all’interno della vita della Chiesa: «Credo che tutto il popolo di Dio sia chiamato ad una grande avventura, un nuovo cammino verso Mordor, ma uniti possiamo farcela; accogliendo con docilità l’invito dello Spirito, è possibile rinunciare ad ogni forma di clericalismo, gettando nelle fiamme del monte Fato l’anello del potere».