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Pacifismo, o meglio: antiamericanismo


di Dario Culot


Esplosione atomica - foto tratta da commons.wikimedia.org

Dicono i pacifisti nostrani: “Va bene, l’Ucraina si è difesa da un’aggressione, ma a che serve dire “avevo ragione”, se la Russia usa la bomba atomica e moriamo tutti? Non è la via della vita quella. Meglio accettare un’ingiustizia e impedire la strage”.

In effetti, la dottrina russa sull’uso dell’arma nucleare ne prevede l’uso se viene messa a repentaglio l’esistenza stessa o la sovranità o l’integrità territoriale del suo Stato. Faccio notare come suoni umoristico il richiamo minaccioso se solo qualcuno oserà fare alla Russia esattamente ciò che la Russia sta facendo all’Ucraina[1]. Ma, nelle politiche imperialiste non si guarda a queste quisquiglie; si guarda però ad altre cose, come ha ben scritto il giornalista Minzolini:[2] certamente Putin potrebbe decidere in qualsiasi momento di usare l’atomica, però l’unico argomento che lo dissuade è che sa perfettamente che un attimo dopo si beccherebbe una o più bombe nucleari sul suo territorio. La sua minaccia avrebbe ben altro peso se tutti gli altri avessero disarmato, seguendo i pressanti inviti dell’ideologia pacifista, e solo lui possedesse l’arma atomica. Non a caso, infatti, Manfred Weber, il capogruppo del Partito Popolare Europeo, ha detto che, quando arriva il momento critico, solo l’opzione nucleare è quella veramente decisiva[3].

I pacifisti sostengono che disarmando gli ucraini si risolve il problema: basta cedere al dittatore,[4] al ricatto energetico e a quello atomico che oggi ci inquietano, e la pace tornerà come d’incanto in Europa per il benessere di tutti (tranne, suppongo, quello degli ucraini). Ma sostenere che l’unica vera pace passi attraverso il disarmo unilaterale dell’aggredito, che tanto non riuscirà a vincere neanche con l’aiuto dell’Occidente - che quindi spreca semplicemente i suoi soldi che potrebbe impiegare meglio -, mette in moto un effetto a catena, ed espone anche altri Stati alla mercé degli eventi e di chiunque voglia invadere con la forza (essendo armato) chi è disarmato[5] o è comunque nettamente più debole. Neanche chiudersi dentro ai propri confini aiuterà a proteggerli, come ha dimostrato la storia, e tenendo presenti anche le recenti e continue minacce in cui si dice che “non esistono confini naturali per la Russia”[6].

Quanto ai pacifisti che si dichiarano cristiani, e dicono di ripudiare ogni azione che richieda l’uso delle armi, torna utile ricordare che, nel 1939, alla vigilia dell’invasione nazista della Polonia, il grande filosofo francese Emmanuel Mounier aveva pubblicato un importante scritto (“I cristiani e la pace”) in cui ricordava il significato della pace cristiana e denunciava il falso pacifismo che l'anno prima, a Monaco, aveva portato alla resa delle democrazie di fronte all’occupazione nazista dei Sudeti. 

“Il cristiano deve rifiutarsi di dare il nome di pace alla semplice assenza di guerra armata o di sangue versato” scrive Mounier. “La pace per il cristiano non solo non è assenza di guerra armata, ma non è neppure sinonimo di tranquillità”. E sul pacifismo, che aveva indotto a trattare con Hitler, scrive: “Questo pacifismo, nel settembre del 1938, non aveva a cuore né la giustizia dei Sudeti, né quella dei Cechi, né quella dei Trattati, né quella delle loro vittime, né l’ingiustizia della guerra, ma aveva una sola ossessione: che non si interrompesse il proprio sogno di pensionato. Volevano conservare la loro pace contro la guerra, come ogni giorno la custodiscono contro la miseria degli altri, contro l’avventura, contro gli incontri, contro gli avvenimenti, contro l’amore … No, l’amore della pace non ha niente a che vedere con questo pacifismo di gente tranquilla, con questo paradiso per professori e collegiali troppo docili. Noi la vediamo da qui la loro Città futura! … Città dei prudenti, città delle anime morte e delle sicurezze vili; no, non è questa la città eroica del cristiano…”. E richiamava il mahatma Gandhi, il quale aveva detto: “Là dove non c’è altra scelta tra vigliaccheria e violenza, io consiglierò violenza … Rischierei mille volte la violenza piuttosto che la distruzione di tutto un popolo”. E ancora “La mia non-violenza non ammette che si fugga dal pericolo e si lascino i propri cari privi di protezione. Tra la violenza e una fuga vile, posso soltanto preferire la violenza alla viltà”. 

Dunque, per Mounier come per Gandhi, la pace non è la tranquillità sognata dal pensionato che spera di non essere coinvolto in una guerra per dedicarsi senza essere disturbato ai propri affari; e la non violenza non può identificarsi con la viltà, che sacrifica la giustizia e il diritto di vivere di un intero popolo. Sembra però che quanto spiegato dalla storia del passato non sia utile nel presente.

Inoltre invitare gli ucraini a deporre le armi, perché così cesseranno la guerra e le sofferenze per gli stessi, è arrogarsi il diritto di decidere al posto di un popolo che ha invece scelto di imbracciare le armi contro l’aggressore per proclamare davanti al mondo il proprio diritto di vivere nell’indipendenza. Gli ucraini, a differenza dei pacifisti, accettano più facilmente la morte che l’ingiustizia.

E poi, se l’unica idea che i pacifisti riescono a produrre è fermare gli ucraini e coloro che li aiutano, perché non pensano invece di fermare i russi per arrivare altrettanto rapidamente alla pace? Forse perché i pacifisti sono pseudo-pacifisti, e in realtà sono semplicemente contro gli USA.

Per cominciare, considerare dalla parte del torto e perfino guerrafondaio l’aggredito che si difende e non vuole arrendersi lasciando mano libera all’aggressore, è rovesciare la verità. Di più: è eticamente immorale perché così facendo si scambia l’illecito (l’invasione contro le regole del diritto internazionale) per il lecito.

Inoltre è impossibile che la resa degli ucraini possa portare a una pace duratura,[7] perché saremmo davanti a una pace subita dai vinti e imposta dai vincitori, e quindi a una giustizia ingiusta. Inoltre l’idea di Putin di occupare i territori altrui in proporzione alla prepotenza e all’appetito sarà ulteriormente sollecitata dopo una frettolosa pace fra Russia e Ucraina. Perciò, smettere di aiutare l’Ucraina non significa operare per la pace. L’Occidente deve scegliere fra darla vinta all’aggressore o aiutare l’Ucraina, anche con le armi, affinché non capitoli e non si sottometta all’aggressione russa che, se conclusa con una pace imposta dal vincitore, porterebbe facilmente a nuovi conflitti[8]. Spesso si deve scegliere il male minore, senza poter scegliere fra bene assoluto e male assoluto.

Ma, insistono i pacifisti, “questa è una guerra per procura,[9] il che vuol dire che l’Ucraina non difende la sua indipendenza, ma solo gli interessi degli USA”. Gli ucraini, gli unici che veramente soffrono la guerra, le morti e le distruzioni, sarebbero cioè dei meri burattini nelle mani degli USA e della Nato[10]. Mi sembra che qui emerga nitidamente il vero volto dei pacifisti nostrani: se gli ucraini non volevano combattere e morire per difendere la propria patria, le armi inviate dall’Occidente non sarebbero servite a niente, tranne che come bottino di guerra dell’attaccante, come del resto è successo in Afghanistan. In Ucraina milioni di civili sono senza energia elettrica, senza riscaldamento ed acqua potabile da due anni; stanno resistendo al freddo, al buio, alla morte e alle distruzioni per fare un piacere agli USA? Solo chi è deviato ideologicamente può pensare così. Questi pacifisti stanno dunque coprendo con la bandiera della pace la loro russofilia. In realtà a loro sembra non interessare molto degli ucraini, interessa solo che gli Stati Uniti escano sconfitti o almeno grandemente ridimensionati. Come mai questi pacifisti, che esistono solo nei Paesi democratici, mai in Paesi retti da dittature che sono normalmente poi quelle che cominciano le guerre, non vanno a propagandare le loro idee in Russia?

Ora, esprimere l’idea di essere contrari agli Stati Uniti e alla sua politica internazionale è legittimo[11]. Che si pensi a un mondo più giusto è anche legittimo. Molti, in Europa e non solo in Italia, sono dell’idea che sia arrivato nel mondo il tempo di ridefinire i ruoli, e puntano su Russia e Cina per cercare nuovi percorsi per perseguire il cambiamento, spodestando dal posto di comando gli USA e l’Occidente in genere, che ormai dominano la scena mondiale da troppi secoli. Però sarebbe più onesto dichiarare apertamente le proprie idee, senza trincerarsi dietro a un finto pacifismo universale e a fantomatici e inconsistenti piani di pace. Altrimenti si diventa come quei fumosi e imbelli insegnanti che vogliono vietare a scuola i canti natalizi e il presepio, con la scusa di non voler offendere i bambini musulmani. In realtà a questi insegnanti non importa niente dei musulmani: vogliono solo combattere la religione cattolica, sicché by-passano il fatto che, per l’Islam, Gesù è uno dei profeti inviati da Dio, nato dalla Vergine Maria, l’unica donna alla quale il Corano dedica un intero capitolo, la sura XIX[12]. Per cui è evidente che chi non lascia fare il presepio per non offendere i musulmani, o ignora proprio tutto dell'Islam, o codardamente si fa scudo dell’l'Islam per combattere la sua guerra personale contro la religione cattolica. In ogni caso offende sia l’una che l’altra religione.

I pacifisti non demordono e suggeriscono il disarmo anche da parte nostra,[13] e non solo dell’Ucraina, perché l’Italia ripudia la guerra[14] e le spese militare sono assurde. Dai! vogliamoci bene, godendoci le meraviglie dell’Ucraina denazificata; e visto che ci siamo aboliamo anche la Nato[15].

Qui, allora, c’è da chiedersi: ma noi esattamente cosa vogliamo ottenere? Ci rendiamo conto delle implicazioni in caso di vittoria di Putin? Una sua vittoria

- farebbe nascere dubbi sulla tenuta difensiva dell’Europa (e pure della Nato in attesa di vedere se Trump vince), il che potrebbe stimolare ulteriori appetiti di conquista, soprattutto se – seguendo l’invito dei pacifisti - si continuasse a tagliare “queste assurde spese militari”.

- dimostrerebbe che la Russia ha fatto bene a usare le armi irridendo il diritto internazionale, perché quando uno Stato è sufficientemente forte militarmente e deciso ad usare la sua forza, mentre altri non la vogliono usare, può tranquillamente appropriarsi di territori e risorse altrui. Del diritto internazionale si può fare a meno.

- rafforzerebbe la voglia di far riacquistare alla Russia la dimensione imperiale degli zar, visto che Putin si renderebbe conto di poter lui decidere dove fissare i confini. Purtroppo ciò che fa normalmente desistere un aggressore non è il disarmo dell’aggredito, ma la paura di essere sconfitto[16]. Questo vale per il rapinatore che sceglie sempre una vittima che ritiene più debole, e vale per gli Stati. Sicuramente anche noi saremmo più propensi ad attaccare San Marino che gli Stati Uniti.

- dimostrerebbe che l’Europa nel suo insieme non è in grado di proteggere nessun altro Stato europeo, anche se aggredito, sì che la Russia, agli occhi del resto del mondo, diventerebbe l’unico interlocutore forte europeo, il che avrebbe necessariamente ripercussioni sia in Asia che in Africa e di riflesso su tutti noi;[17]

- se un domani fossimo invasi noi, non potremmo chiedere aiuto ad altri Stati, dopo che per primi abbiamo rifiutato aiuto a uno Stato che lo richiedeva, ne aveva bisogno e aveva il diritto internazionale dalla sua. Se poi altri c’invadono, una volta che abbiamo smesso di avere un esercito e di spendere ‘assurdamente’ denaro per le armi? Chi se ne frega, l’importante – dicono i pacifisti - è “evitare la strage e restare vivi”. E forse i pacifisti sono anche così ingenui da pensare che gli aggressori ci lasceranno mantenere le nostre istituzioni e il nostro benessere. Ma se gli invasori hanno saccheggiato le case delle città ucraine conquistate e hanno portato perfino via i bambini ucraini per adottarli in Russia…E non si dica che queste sono fake news americane, perché proprio per queste violazioni di diritto internazionale la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro Putin, mentre gli USA non hanno mai sottoscritto il Trattato di Roma,[18] per cui non ha voce in capitolo sulle scelte dei PM internazionali.

I pacifisti non accettano neanche un’altra realtà: che il notevole welfare di cui abbiamo goduto dalla fine della guerra è stato permesso dalla copertura difensiva americana, che ha speso i soldi al nostro posto. Non pensano che chi usa la forza capisce solo la sottomissione degli altri, e non ha remore nello stroncare con la forza ogni opposizione, interna ed esterna[19]. Non si rendono conto che, se saremo invasi e occupati, si ritroveranno in un ambiente autoritario dove non potranno neanche più gridare il loro pacifismo (che infatti non si vede in Russia, perché i pacifisti sono stati rapidamente resi innocui[20]).

Tutti auspicano un mondo libero da tutte le armi, ma se pensiamo che solo le democrazie occidentali debbano dare l’esempio e disarmare, si finisce col dare un vantaggio mostruoso ai regimi che, non disarmando, avrebbero a quel punto il monopolio assoluto delle armi (compresa la bomba atomica), e lo userebbero quanto meno come potentissima arma di ricatto[21]. È di palmare evidenza che chi lascia il vuoto di potere lo vede riempito subito dal più forte di turno che ha deciso d’imbracciare le armi, non dal pacifista di turno. Se agiamo per il disarmo globale il discorso ha senso, altrimenti è poco realistico, perché né la pace né la deterrenza si costruiscono col disarmo unilaterale o ritirandosi in buon ordine dalle crisi in atto.

Limitare il disarmo a noi europei ricorda l’idea di ridurre l’inquinamento dell’agricoltura nella sola Europa. L’idea, di per sé, sarà anche buona, ma rispettando la scaletta, nel giro di un decennio, l’Europa diminuirebbe anche la sua produzione agricola del 20% per inquinare di meno; a quel punto dovremmo però importare da agricolture estere, dall’Asia e alle Americhe che usano molte sostanze chimiche più inquinanti delle nostre[22]. Quindi vedere i propri sforzi vanificati dai comportamenti altrui senza neanche godere di un miglioramento globale, non invoglia di certo a intraprendere quella strada.

Il pacifista italiano oggi s’intesta la protesta stando fuori della zona di guerra, senza rischiare niente: infatti si guarda bene dall’andare nei territori dell’aggressore per manifestare lì a favore della pace. Sa benissimo che lì non lo potrebbe fare, sarebbe bastonato e anche condannato come Navalny[23]. In effetti, come mai il pacifismo nostrano, neanche quello cattolico, non ha mai esaltato e aiutato i pochi coraggiosi pacifisti russi che sono finiti regolarmente in galera o spariti nel nulla? Perché non si batte pubblicamente a loro favore? Perché propone come unica soluzione il non invio di armi all’Ucraina?

La prima cosa che chiederei a questi pacifisti è come si comporterebbero se ricevessero improvvisamente domani la cartolina di richiamo alle armi di fronte a un rischio di aggressione all’Italia. Fuggirebbero all’estero? Direttamente in Russia? E se non fuggissero, una volta in divisa come si comporterebbero con in mano un fucile? Si arrenderebbero subito al primo nemico invasore? Allora ricorderei loro questo racconto[24] ambientato nella Polonia occupata dai nazisti: un giovane soldato tedesco, che non vuol combattere, diserta e si arrende ai partigiani perché vuole scrollarsi di dosso l’etichetta di cattivo tedesco: lui è per la pace. I partigiani riconoscono che la sua intenzione era pura. E allora?

“E allora l’abbiamo fucilato. Perché aveva addosso l’etichetta: tedesco. Perché noi ne avevamo un’altra: polacchi. E perché l’odio era nei nostri cuori”.  E quanti soldati che si sono arresi sono stati fucilati nel conflitto russo-ucraino? Non lo sapremo mai. Dunque, il pacifista che crede comunque di riuscire a vivere perché aborrisce le armi, forse ha sbagliato i suoi calcoli.

La guerra si avvicina al nostro Paese da est e da sud, ma noi vogliamo credere che non sia così, e che sia cosa lontana e che non ci riguarda. Papa Francesco da lungo tempo ci ammonisce che la terza guerra mondiale è in realtà già scoppiata a pezzetti. Ma se fra poco, per non averla fermata in Ucraina, resteremo coinvolti sul nostro territorio, come ci comporteremo? Saremo codardi capaci solo di eseguire tutti gli ordini impartiti per quanto crudeli e brutali, mettendo a tacere le nostre coscienze? Certo, il proprio dovere si può farlo anche senza incrudelire, ma ricordiamoci che di solito le crudeltà in guerra sono commesse da persone che, in tempo di pace, erano assolutamente pacifiche e tranquille. E se il nostro pacifista dovesse restare invischiato nella guerra, è sicuro che si comporterebbe ancora in maniera diversa dagli altri? O forse solo ipocritamente è convinto che anche in guerra manterrebbe il suo indomito coraggio di pacifista? Cosa direbbe se chi c’invade poi arruolasse i nostri giovani nel suo esercito e li costringesse ad altre guerre, come da sempre hanno fatto gli antichi conquistatori?  Gli ricorderei allora queste tremende parole del protagonista di un altro racconto:[25] “Siete nati in un paese o in un’epoca in cui non solo nessuno viene a uccidervi la moglie o i figli, ma nessuno viene nemmeno a chiedervi di uccidere la moglie e i figli degli altri; ringraziate Dio e andate in pace. Ma tenete sempre a mente questa considerazione: avete avuto solo più fortuna di me, ma non siete migliori. Perché se avete l’arroganza di pensarlo, qui comincia il pericolo”. Ecco perché appellarsi genericamente alla pace, dire che la guerra non ci riguarda tanto noi non la faremo, sentendosi con la coscienza a posto, dimostra che il nostro pacifismo si riduce a un pacifismo imbelle, superficiale e terribilmente pericoloso. 

Insomma, in situazioni come queste occorre decidere da che parte stare e di fronte a un’aggressione in violazione al diritto internazionale (perché questo ha fatto la Russia invadendo un altro Stato libero e indipendente) bisogna prendere la parte di chi ha subito l’ingiustizia senza se e senza ma. Come sempre, la passività, l’inazione[26] è più pericolosa di un’imperfetta azione. Se l’aggressione della Russia fosse rimasta senza risposta, l’Ucraina già non esisterebbe più come Stato indipendente e il messaggio che sarebbe stato inviato dal nostro languido pacifismo agli autocrati di tutto il mondo sarebbe chiaro: “Continuate pure così! A noi interessa solo essere lasciati in pace, perciò cercate di occupare altri Stati ma non il nostro”[27]. È sempre opportuno ricordare quel sermone del pastore tedesco Martin Niemöller[28] sull’ignavia davanti al nazismo, poi ripetuto in varie forme da tanti altri: "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".

Ma se non ci muoviamo noi in Europa, altrettanto inimmaginabile è aspettare che sia la Cina a fare pressioni sulla Russia per porre termine a questa guerra. La Cina ha tutto da guadagnare dal logoramento dell’Occidente con la Russia, ma guarda anche con la massima attenzione a come reagisce l’Europa. Se l’Europa non prende una decisa posizione per fatti che avvengono in casa sua, la Cina punterà a sua volta sul fatto che l’Europa non prenderà posizione qualora Pechino decidesse di risolvere con la forza la questione taiwanese. Forse essersi mostrati da subito divisi e imbelli è stato proprio quello che ha convinto anche Vladimir Putin a scatenare l’invasione dell’Ucraina: gli era andata bene già in Georgia, in Crimea, in Siria e perfino nell’Artico, dove non era mai pervenuta alcuna risposta da parte dell’Europa. Perciò, le parole dei pacifisti nostrani sono per lui dolci come il miele. Forse non tutti se ne rendono conto, ma c’è un filo diretto fra Ucraina e Taiwan:[29] se abbandoniamo l’Ucraina Xi Jimping avrà la conferma che l’Occidente è in pieno declino e non riesce nemmeno a difendere i suoi alleati in Europa: immaginarsi se si muoverà per Taiwan. Ma a noi che ce ne frega della lontana Taiwan? Ce ne frega sì, visto che vogliamo continuare a usare automobili, computer, telefonini, ecc., e visto che Taiwan è il primo produttore al mondo di microchip avanzati: se tutto passa in mano alla Cina sarà lei a stabilire se, come, quando, in che quantità e a che prezzo venderceli.

Altrettanto imbelle è dire agli ucraini che muoiono[30] di farla finita e arrendersi, perché sostenerli ci costa troppo denaro. Indubbiamente questa guerra costa; ogni guerra costa. Indubbiamente in una guerra servono soldati in linea, ma alla fine le guerre si vincono o si perdono soprattutto in base alla capacità di rifornire chi sta in linea: quindi in base alle rispettive capacità industriali[31].

L’esercito ucraino, su un fronte superiore al migliaio di km, consuma ogni giorno fra 6-8.000 granate da 155 mm, ognuna delle quali costa € 4.000. L’Europa – che, com’è noto, è una potenza economica, ma un nano politico - aveva garantito di riuscir a fornire entro primavera del 2024 un milione di granate, per un valore di circa quattro miliardi di euro. Non riuscirà a fornirne neanche la metà. La Corea del nord, da sola, ha fornito alla Russia 350.000 granate (quando gli Stati Uniti ne producono circa 300.000 all’anno, e la Francia 36.000). Ovviamente si pensa che, dietro alla Corea del nord, ci sia la Cina. L’Europa non riuscirà a mantenere la promessa perché, pur avendo una notevole capacità di produzione, aveva già contratti di forniture con altri Paesi (es. Arabia saudita, Azerbaigian, ecc.), e i produttori europei di munizioni non intendono pagare penali per deviare tutte le loro forniture all’Ucraina violando i contratti già in essere[32]. Siccome nessun Governo europeo si è dichiarato disposto a pagare le penali necessarie per inviare poi tutta la produzione di munizioni in Ucraina, si capisce perché la promessa non sarà mantenuta[33]. Altra soluzione per aumentare la produzione sarebbe quella di costruire nuovi impianti. Un nuovo stabilimento costa però circa 40 milioni di euro, e nessun imprenditore rischia un simile investimento non essendo sicuro di quanto durerà la guerra in Ucraina. Se la guerra terminasse nel giro di alcuni mesi il nuovo impianto resterebbe fermo e lascerebbe un buco economico enorme. Servirebbero contratti pluriennali che per ora nessun governo europeo è disposto a firmare[34] o garanzie del proprio Stato. Dunque, l’impegno preso non è superiore alle nostre capacità economiche e industriali, ma alla nostra volontà politica[35]. L’unica cosa certa è che, in simile vicolo cieco, c’è il rischio di perdere la guerra in favore della Russia.

Altra soluzione, che neanche i pacifisti hanno finora proposto: si potrebbe finanziare l’Ucraina con i circa 300 miliardi russi depositati, in gran parte, in Europa: trattasi di riserve congelate a causa delle sanzioni occidentali.

Ma anche qui l’Europa cincischia: teme di dover imbarcarsi in futuro in lunghe dispute giudiziarie tese ad accertare se la confisca era legittima o meno, quando la guerra sarà finita. Teme che altri Paesi terzi potrebbero pensare che è rischioso depositare del denaro in Europa; se cominciassero a depositarlo altrove la finanza mondiale verrebbe a frammentarsi con ulteriore inefficacia delle sanzioni applicate dall’Occidente (ma non dagli altri Stati) contro la Russia. Ma soprattutto si creerebbe una rottura definitiva con Mosca mentre l’Europa, ipocritamente, vuol lasciare sempre aperto uno spiraglio nel proprio rapporto con la Russia, oggi compromesso, ma non ancora in maniera definitiva. Il mercato russo, oggi precluso, fa ancora gola per il futuro. Dopotutto Business is business (gli affari sono affari).

In conclusione, abbiamo da una parte un Putin che esprime apertamente la sua volontà imperialista di conquista ritenendo che sia parte integrante della Russia ogni territorio in cui vive un russo, il che lo autorizza ad occupare con la forza delle armi intere regioni e negare il diritto di esistere ad altre nazioni. Dall’altra un’Ucraina che si batte con le unghie e con i denti,[36] e un’Europa che vorrebbe essere solo lasciata tranquilla (questa per lei è il massimo della pace) ed è incerta sul da farsi. Limitarsi a gridare “pace” stando fuori della zona di guerra, pretendendo di disarmare tutti tranne l’aggressore, e soprattutto credere che la pace si mantiene solo quando si è disarmati, potrà anche solleticare la pancia di tanti illusi, ma non fornendo alcuna soluzione realistica si crea solo un pericolo per il nostro prossimo futuro e si dimostra di non conoscere le vie della pace. Si rischia, dopo la resa, di finire come quegli ebrei diventati kapo: nella speranza di avere salva la vita ancora per un po’ quegli uomini sono stati disposti a tutto[37]. Si sceglie un misero pezzetto di vita oggi, sapendo di non poter sperare di più domani.

Allora è vero quanto diceva Esopo più di duemila cinquecento anni fa: pur di vivere gli uomini sono disposti anche a vivere malamente.


NOTE

[1] E mi sorge un’altra domanda avendo sentito cosa è stato detto nel brevissimo incontro del 2.3.2023 fra il ministro degli esteri americano Blinken e quello russo Lavrov, dove il primo ha detto che gli USA sosterranno l’Ucraina finché sarà necessario, mentre il secondo ha criticato i tentativi di interferire negli affari di altri Paesi con il ricatto e le minacce: ma la Russia, invadendo uno altro Stato sovrano, non sta interferendo proprio lei con la forza negli affari di un altro Paese?

[2] Su “Libero” del 12.7.2023.

[3] Su “Il Foglio” del 12.2.2024, 4.

[4] Concedendo così all’invasore i territori che ha già conquistato, o magari anche tutta l’Ucraina; evidentemente per loro è insignificante l’effetto collaterale di consegnarli direttamente nelle mani dei russi, tanto i russi non stanno mica invadendo l’Italia.

[5] Si diceva con realismo già nel ‘500: “I profeti armati vincono sempre, mentre quelli disarmati perdono”. E anche: “Non c’è confronto fra un uomo armato e uomo disarmato, perché non è pensabile che un uomo armato ubbidisca ad uno disarmato” (Machiavelli N., Il Principe, Bur-Rizzoli, Milano, 2013, 6[6] e 14[1]).

[6] Cf. Parsi V.E., La difesa necessaria, “il Foglio”, 15.2.2024.

[7] Costringere l’Ucraina alla resa non porta pace, ma solo umiliazione e inimicizia, prodromo di una futura guerra (così realisticamente il cardinal Zuppi, dopo aver fallito la sua missione di mediatore; riportato in “Domani”, 13.9.23, 10).

[8] Ai primi di quest’anno Putin ha detto che i Paesi baltici sono una minaccia per la sicurezza russa per come trattano i cittadini russi che si trovano in quei Paesi. Esattamente la stessa scusa usata per attaccare l’Ucraina. Per di più ha messo nella lista dei ricercati la premier estone Kajc Lakkas perché ha autorizzato la distruzione di monumenti russi in Estonia inneggianti alla vittoria nella IIWW. Ecco nuove minacce all’ordine internazionale che si profilano chiaramente all’orizzonte.

[9] E come mai questi stessi che parlano di guerra per procura non dicono che Hamas sta facendo una guerra per procura a favore dell’Iran? Non è che forse ce l’hanno semplicemente con gli americani, e ogni nemico degli USA è loro amico?  Continuare a gridare “vogliamo la pace!” (e chi non vuole la pace, ma dipende da quale pace) non serve se ci si arena sul come riuscire a raggiungerla. È chiaro che nessuno dei nostri cartelli inneggianti alla pace, nessuna delle nostre parole ferma – non dico una cannonata - ma neanche un misero colpo di pistola.

[10] Come mai non si dice che i gruppi Hezbollah, Hamas, Houthi sono burattini in mano dell’Iran? Forse che la pirateria Houthi, che sta fermando il 40% delle nostre importazioni via mare in violazione delle norme internazionali, va anche questa giustificata non si sa bene con quale scusa? Perché non si dice apertamente che l’Occidente deve sopportare tutto in silenzio essendo stato per secoli oppressore? E Putin non parlava già di un Occidente rammollito incapace di reagire di fronte ad ogni aggressione e quindi aggredibile dal primo bullo che passa? Non stanno questi bulli cercando di vedere se c’è una linea rossa da non superare, o se Putin aveva ragione? Ma perché i pacifisti non ci dicono direttamente che il controllo del mondo deve passare a nuovi padroni che usano la forza in violazione delle regole internazionali, perché noi occidentali offriremo sempre l’altra guancia essendo ormai pacifisti; per tanti secoli abbiamo fatto noi da padroni, ed è giusto che ora diventiamo noi servi di altri padroni.

[11] Gli USA non sono certamente degli angioletti. Anche gli Stati Uniti avevano invaso l’Iraq mirando a un cambio di regime e in base a una scusa non vera (il possesso di armi di distruzione di massa); esattamente come la Russia ha tentato di fare con l’Ucraina (con la scusa del regime nazista di Kiev che maltrattava i russi ivi residenti, e che l’espandersi della Nato ai confini russi avrebbe minacciato la stessa Russia).

[12] Perché questi insegnanti non parlano della devozione mariana diffusa nell’Islam, dei pellegrinaggi di tanti musulmani ai santuari mariani eretti anche da cristiani in India, Sri Lanka, Vietnam? Cfr. per le ubicazioni dei santuari dedicati alla Madonna e visitati dai musulmani: Gheddo P., La sfida dell'Islam all'Occidente, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2007,125ss.

[13] Cfr., ad es., l’appello di padre Alex Zanotelli già dieci anni fa contro la manovra finanziaria del 2012 che prevedeva una spesa di 20 miliardi di euro per la Difesa: “è mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari…questa è la strada della morte…che vinca la vita!” in http://www.ildialogo.org/appelli/indice1314206334.htm.

Come sappiamo, gli Houthi dalla costa dello Yemen hanno costretto con i loro attacchi alle navi mercantili a evitare di passare per il Mar Rosso e il canale di Suez, a circumnavigare l’Africa con un allungamento di tempi e soprattutto di costi (di viaggio e assicurativi), che si riverbereranno sulle nostre tasche (ormai si parla apertamente di tassa Houthi). Di fatto hanno tagliato questa vena giugulare che unisce le rotte commerciali fra Asia ed Europa. L’aumento dei costi porta un aumento dei prezzi, che porta inflazione (che colpendo l’euro colpirà anche i Paesi del nord, al momento avvantaggiati dalla quasi chiusura del canale di Suez), che fa saltare tutti i patti di stabilità finora concordati in Europa, che ci mangia in poco tempo tutti i risparmi che avremmo potuto accumulare abolendo l’esercito: alla fine ce li faranno spendere comunque non per un migliore il benessere, ma per riscattare navi commerciali e persone catturate dai pirati, o per pagare i maggiori costi di trasporto delle merci che comunque servono al nostro benessere. Ma chi se ne frega: per i pacifisti basta “impedire la strage”, cioè restare vivi.

Una volta completamente disarmati basterebbe a metterci in ginocchio non un esercito, ma pochi briganti anche malamente armati. Questo che sta accadendo nel Mar Rosso è solo un piccolo assaggio di cosa ci succederà dopo che avremo tagliato tutte le “assurde spese militari”.

[14] Su cosa dice esattamente l’art.11 della nostra Costituzione rinvio a quanto scritto nell’articolo Europa, Russia e Ucraina, al n.653 del 20.3.2022 di questo giornale: https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-653-20-marzo-2022/dario-culot-europa-russia-e-ucraina. La nostra Costituzione non dice affatto che ripudia tout court ogni guerra.

[15] Il “Corriere della Sera” dell’8.5.2023, ha pubblicato un articolo dell’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano in cui si chiede lo scioglimento della Nato, priva ormai delle ragioni per cui è nata.  L’ambasciatore ricorda che “in seguito all’implosione dell’URSS (e non alla vittoria degli Usa nella Guerra Fredda) la Nato ha preso a svolgere una costosa campagna acquisti di tanti Paesi dell’ex blocco sovietico portandoli tutti a giocare contro la Russia e arrivando ai confini del suo territorio. “Possibile che nessuno abbia ancora detto che così facendo si stava favorendo lo scoppio della Terza guerra mondiale?” Obiezione: per un certo periodo non è stata la stessa Russia che aveva chiesto di entrare nella Nato?

[16] Per questo, duemila anni fa, i romani già dicevano realisticamente “si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra). Il mondo non è cambiato e non siamo ancora maturi per un disarmo universale, delegando a un ente superiore la soluzione di eventuali frizioni o conflitti. Basta vedere come l’ONU, sul punto, proprio non funziona. Vanno ricordate invece le parole della candidata repubblicana Nikki Haley: “Putin ha già detto che se vincerà in Ucraina, poi toccherà a Polonia e ai paesi baltici. A quel punto saremmo in guerra, perché sono Paesi Nato, e dovremo mandare i nostri figli a combattere. Quindi dobbiamo impedirgli di vincere ora perché aiutando Kiev facciamo il nostro interesse” (riportate da Mastrolilli P, La preoccupazione di USA e alleati, in “La Repubblica”, 18.1.2024, 9).

[17] Dice bene Cottarelli che il rischio del proprio orgoglio nazionale, cioè dell’eccessiva stima di sé, che supera l’idea di coloro che vogliono in qualche modo attenuare il concetto di Nazione per rafforzare quello di Europa (cioè gli europeisti) fa sì che, a forza di insistere sull’orgoglio di essere italiani, francesi, tedeschi si finisce per alimentare se non l’odio, almeno l’antipatia per chi vive al di là della frontiera. Sono duemila anni che l’Europa fa così: sarebbe ora di smetterla soprattutto perché in un mondo globalizzato, se noi europei non stiamo insieme, finiremo con l’essere relegati al ruolo di comparse (Cottarelli C., L’orgoglio e il pregiudizio sull’Europa, “L’Espresso” 5.1.2024, 7). Altrettanto chiari che solo un’Europa della difesa potrà portare a una politica estera comune e a una integrazione europea più forte.

[18] Vedi l’articolo di febbraio scorso: Un anno di guerra in Ucraina: lo Statuto di Roma, al n.702 di questo giornale.

[19] È strano che davanti a un ambiente geopolitico ostile non ci si renda conto che, volenti o nolenti, è necessario prepararsi alla difesa. Non è un caso se dei 9 Stati europei che hanno aumentato le spese per la difesa al 2% e oltre, a parte la Grecia, gli altri 8 sono Stati che erano caduti sotto il dominio l’Urss: quindi sanno cosa succede se si perde la propria indipendenza.

[20] Sono di questi giorni le notizie della morte  di Navalny (l’unico oppositore politico che Putin temeva); del ritiro dal commercio dei libri di Ludmila Ulitskaya, in odore di premio Nobel per la letteratura, perché dando parte dei suoi proventi all’Ucraina è considerata una traditrice; e come si sentiranno tutti coloro che avevano sottoscritto la candidatura politica di Borus Nadezhdin (poi ritiratosi, ma che nel suo programma aveva messo la pace con l’Ucraina), visto che la televisione russa ha detto: “meno male che abbiamo  le liste di tutti questi nemici del popolo”? Insomma, uno Stato totalitario, che usa violenza all’esterno, usa con la stessa facilità violenza anche all’interno, non ammettendo contrapposizioni né esterne, né interne. Putin può solo essere ulteriormente contento quando vede che, pur cancellando ogni opposizione interna anche con la violenza, molti – troppi – europei neanche si scompongono. Queste diverse posizioni politiche sulla morte di Navalny, queste diverse posizioni sull’aiutare o non aiutare l’Ucraina non fanno che confermare in lui la convinzione che l’Occidente è debole, diviso, e quindi non reggerà alla sua ferrea volontà di dominio.

[21] Cosa diremmo a chi un domani c’imponesse: “Trasferisci da noi i tuoi modernissimi ospedali che hai costruito risparmiando sulla difesa, mentre noi abbiamo dovuto dissanguarci per le armi, altrimenti ti colpiamo con una bomba atomica”. Se al governo ci fossero i nostri pacifisti glieli trasferiremmo di certo, perché – come detto sopra - è meglio accettare un’ingiustizia e impedire la strage. Allora l’idea di costruire tanti ospedali e scuole con i risparmi fatti non spendendo un euro per le armi, forse non è vincente come sembra in astratto.

[22] Come ha scritto Weber R., La protesta dei trattori e la cecità dell’UE, “il Piccolo” 4.2.2024, 24, l’Europa diventerebbe il giardino del mondo, ma riporterebbe l’inquinamento nel piatto.

[23] Per la morte in carcere di Navalny, Putin non deve confrontarsi con mobilitazioni e proteste popolari né in Russia né in Occidente. Immaginatevi se cosa del genere fosse invece successa in una democrazia occidentale.

In marzo, Putin – unico candidato - si farà rieleggere come lo zar forte che bombarda l’Ucraina e minaccia l’Occidente, il quale – a suo dire - vuole umiliare la Russia. E come detto alla nota 7 dell’articolo della scorsa settimana, l’unica cosa non accettata da quei Paesi che vedono sé stessi come il centro del mondo è ‘non essere umiliati’. Immobilizzata nel suo passato, la Russia continua a sperare nello zar-padre o in un altro leader dalla mano ferma, cercando di riconquistarre la grandezza passata, i possedimenti perduti e l’influenza globale. C’è chi ha denunciato una restaurazione strisciante dello stalinismo e una propaganda totale che immerge la società russa in un mondo d’illusioni allo scopo esplicito di conservare il potere e i beni di una classe dirigente e del suo oligarcato (Valery Garbuziv, sul giornale moscovita “Nezavisimaya Gazeta”; intellettuale dell’establishment, ovviamente subito silurato dopo simile pubblicazione, richiamato da Zafesova A., Mosca, la rivolta dei professori, “La Stampa” 7.9.23). Non si sa, al momento, dove sia finito questo giornalista. Sarà anche lui precipitato da una finestra? E anche le parole di Navalny, dopo il suo arresto, sono un monito per noi tutti: “Non manifestate solidarietà a me ripetendo che siamo tornati ai tempi di Stalin. Concentratevi su un solo pensiero: cosa posso fare personalmente per resistere? Ricordate: non c’è vergogna nella scelta di resistere, ma ce n’è molta nella scelta di non fare nulla” (riportate da Mauro E., Il corpo di Navalny l’atto di accusa finale contro il Cremlino, “La Repubblica”, 17.2.2024).

[24] Romain G., Educazione europea, Neri Pozza, Vicenza, 2012, 71

[25] Littel J., Le benevole, Einaudi, Torino, 2008, 21.

[26] Ricordate cosa diceva Marthin Luther King? “Non si devono temere i pochi figli delle tenebre, ma ci si deve preoccupare dell’ignavia dei tanti figli della luce, che vedono, ma preferiscono fare finta di non aver visto”.

[27] E, a proposito, la storia sempre insegna che così i romani hanno soggiogato ad una ad una le tribù sannite del centro-sud Italia. Quando attaccavano una, le altre dicevano che la cosa non le riguardava, che loro volevano vivere in pace. Vedi anche nota successiva.

[28] In https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_vennero....

[29] E cosa faranno i nostri pacifisti quando, senza microchip non potranno far funzionare i loro telefonini, i computer, e non funzioneranno neanche gli ospedali che avremo costruito con i soldi risparmiati per la difesa?

[30] Pensiamo solo all’attacco missilistico russo del 29.12.23 – riportato da tutti i quotidiani - che ha fatto una strage di civili.

[31] Gli americani hanno capito questo fin dalla guerra di secessione a metà Ottocento, quando il nord industriale ha sconfitto il sud agricolo. Il sud era convinto che il nord avesse solo omuncoli sotto le armi, mentre loro erano veri uomini, eroici e coraggiosi. Non è bastato.

[32] Josep Borrel ha recentemente invitato i governi europei a interrompere le esportazioni di munizioni verso Paesi terzi per dirottarle in Ucraina, che corre il rischio di cedere di fronte alla maggior potenza di fuoco russa (“Il Foglio”, 6.2.2024, 3). Neanche l’atto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, però, ha toccato il punto dolente: il costo delle penali e chi le paga.

[33] Nessuno sa dire con assoluta esattezza qual è il quantitativo di munizioni che esce dall’Europa verso Paesi diversi dall’Ucraina: si stima che si tratti di circa quel mezzo milione mancante: cioè l’Europa da sola produrrebbe tre volte gli Stati Uniti.

[34] Fubini F., Perché l’Europa non riesce a fornire tutte le munizioni promesse a Kiev, “Corriere della Sera”, 28.12.2023, 14.

È però recentissima la notizia che la Germania ha dato il via alla realizzazione del più grande stabilimento di produzione di munizioni d’artiglieria che, a regime, sarà in grado di produrre due milioni di proiettili l’anno.

[35] Per le armi, nel 2023 si calcola che l’Europa abbia speso circa 325 miliardi di euro, contro gli 886 degli USA. In mancanza di fonti precise, si presume che la Cina abbia speso non meno di 300 miliardi, e che la Russia non abbia speso meno di 170 miliardi per la guerra in Ucraina, e che al momento stia facendo grandi sforzi per aumentare di molto il suo bilancio militare.

L’Europa già spende più della Russia, ma non avendo una difesa comune europea, si moltiplicano i costi per ogni singolo Stato membro perché ognuno ha la sua industria bellica, perdendo complessivamente in efficacia. La difesa comune sarebbe dunque anche un vantaggio economico per noi europei. Resta però assodato che una difesa comune presuppone una sola politica estera, una sola struttura decisionale, un solo sistema di comunicazioni, una sola intelligence, e soprattutto una fiducia reciproca fra gli Stati membri, che al momento manca. Noi ci fidiamo più degli Stati Uniti, come ombrello protettivo, che reciprocamente fra di noi: forse se gli Stati Uniti ci scaricano, finalmente ci sveglieremo.

[36] E meno male che Putin, nell’intervista fattagli dal giornalista americano Tucker Carlos, il 9.2.24, ha detto che l’Ucraina non esiste e gli ucraini si sentono russi; se non si sentissero russi chissà con quale grinta combatterebbero.

[37] Pensiamo ai campi di concentramento nazisti, dove si sono avuti casi di ebrei che si sono arresi davanti a uomini armati mentre loro erano disarmati, ma una volta nei campi si sono facilmente lasciati trasformare in kapo, pur di aver salva la loro vita per un po’.