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Milano, vicolo di S. Caterina, s. Nazaro, porta della cappella di S. Caterina - foto tratta da commons.wikimedia.org


Toc! Toc! ‘Posso entrare?’ ‘No, tu no’.



di Dario Culot


Stando all’insegnamento ufficiale, questo Dio buonissimo e misericordioso ha voluto la morte sacrificale del proprio Figlio per riallacciare i rapporti con noi perversi peccatori, perché già quando si nasce non solo eravamo, ma siamo tuttora invisi a Dio a causa del peccato originale. Dunque, la Chiesa ci fa capire che la Buona Novella sottintende che ogni bambino che nasce è da subito odiato da Dio, pronto a cacciarlo all’inferno (come insegnava sant’Agostino) o quanto meno al Limbo se questo peccato non viene immediatamente cancellato col battesimo. Ma se le cose stanno così, vuol dire che la morte cruenta del Figlio ha reso Dio solo un po’ più malleabile, perché questa salvezza dobbiamo in realtà ancora sudarla, meritarla e diventare degni di essa. Non è affatto bastata la sofferenza e la morte di Gesù. Non a caso a messa si ripete ancora la litania “Signore! non son degno… Signore pietà!”. La dura realtà, dunque, è che il sangue versato da Cristo non salva tutti, perché durante la vita ognuno di noi deve munirsi di un lasciapassare e solo in base ai timbri che ivi saranno stampati (a cura dei rappresentanti ufficiali di Dio in terra) ci sarà concessa o meno la salvezza. Se non abbiamo abbastanza meriti riconosciuti dai timbri non varrà la regola “bussate e vi sarà aperto” perché anche se busseremo quelle porte resteranno definitivamente sbarrate per noi. Infatti il paradiso è un premio (come ricorda sempre il domenicano Cavalcoli G.), e non tutti possono entrare.

Dunque, stando sempre all’insegnamento ufficiale, mentre l’onore di Dio è stato salvato una volta per tutte dal sangue di suo Figlio, noi uomini non siamo in realtà ancora veramente salvati. Ma c’è di più: Dio avrebbe dato carta bianca al magistero della Chiesa di verificare, caso per caso, se il singolo individuo è degno di entrare in paradiso da salvato, o meno. Infatti Dio perdonerà solo il peccatore che è stato perdonato dalla Chiesa, mentre lo manderà all’inferno per l’eternità se la Chiesa non l’ha perdonato. Ed è la Chiesa, in regime di assoluto monopolio, che decide chi entra e chi no.

Ma se, di nuovo, le cose stanno in questi termini, viene da dire che il catechismo non ce l’ha raccontata giusta perché il sangue e le sofferenze di Cristo non bastano per la redenzione e la salvezza dell’umanità; infatti deve essere aggiunto che fuori della Chiesa cattolica non c’è salvezza, e soprattutto che Dio si fida solo della Chiesa cattolica.

“Tu cosa hai fatto?”

“Ho ammazzato e fatto a pezzi cento donne perché odio le donne, non mi sono confessato e non ho avuto il perdono della Chiesa.”

“All’inferno, subito!” dice Dio.

“Tu invece cosa hai fatto?”

“Ho aiutato tutti nella mia vita, ma poi ho mangiato un panino al prosciutto di venerdì e sono morto mentre lo mangiavo, per cui non mi sono confessato e non ho avuto il perdono della Chiesa.”

“All’inferno anche tu per l’eternità!” sentenzia Dio, “Io ho ormai le mani legate perché ho delegato ogni mio potere ai preti sulla terra”. Uguali, tutti e due sullo stesso piano, senza alcuna differenza.

Ora, vi sembra sensato affermare - come fa il domenicano Cavalcoli G. - che i dannati per l’eternità restano sempre sottoposti ad una giusta pena e hanno avuto ciò che hanno voluto, perché coscientemente avevano fatto una scelta contro Dio? Secondo Cavalcoli è una scelta voluta, e quindi imperdonabile contro Dio, sia l’ammazzare che il non mangiare di magro il venerdì. Ma visto che ci hanno anche insegnato che Dio è Amore, che razza di amore mai è questo? E con simile delirante insegnamento non viene sconfessata pure la parabola del buon samaritano, che mai avrebbe ricevuto dai sacerdoti di allora il lasciapassare indispensabile per la salvezza? Per la Chiesa di allora il samaritano era un eretico irrecuperabile, destinato alla perdizione eterna. Gesù invece la vede diversamente, e fa di questo eretico, mai perdonato dalla Chiesa di allora, il modello di credente.

Insomma, è in queste cose illogiche che la Chiesa ha imposto di credere per secoli, dichiarandosi pure infallibile (art.176 Catechismo Pio X) e per chi non credeva a quello che diceva il magistero c’era di nuovo la condanna eterna (art.188). In precedenza c’era anche il rogo terreno; perciò, se oggi non ci credete, vi va anche bene. Ma oggi nessuna persona di buon senso può pensare che se mangia una fetta di prosciutto per sei giorni alla settimana non succede niente, che se la mangia ancora alle 23,59 di giovedì non succede niente, ma se la mangia alle 0,01 di venerdì il Padreterno s’infuria come una iena e mette il panino sullo stesso piano della strage di bambini compiuta da Erode.

Insomma, un simile Dio sarà anche buonissimo e misericordioso, ma dopo aver pensato che era un’ottima idea far morire suo Figlio fra atroci sofferenze quanto meno per riparare alle offese fatte al suo onore immenso, in realtà rimane sempre molto sospettoso nei confronti degli esseri umani, per cui continua a rifiutarsi di accogliere tutti i peccatori che non sono in regola con i timbri di perdono e di merito dati dalla Chiesa.

Se però leggiamo con un minimo di attenzione i vangeli, vediamo che Gesù è morto a causa delle pie persone religiose, non certo per riparare l’alto senso di un onore orientaleggiante di Dio. Viene più volte ribadito che quelli che vogliono uccidere (e poi uccidono) Gesù non sono affatto i cattivi peccatori come ci hanno sempre insegnato. Anzi, Gesù non corre alcun pericolo quando sta in mezzo ai ladri, alle prostitute, ai derelitti, ai peccatori; invece più una persona era religiosa e più sentiva un odio mortale nei suoi confronti. Come mai? Ma perché ogni credente veramente religioso capiva che Gesù gli stava distruggendo tutto il suo mondo pieno di sicurezze, e la reazione quindi è di odio, odio mortale. Dunque sono le persone più pie e devote, sono coloro che osservavano religiosamente tutti i precetti divini mettendo Dio al centro della loro vita che vogliono uccidere Gesù. Il bello è che questo lo dice ripetutamente ed espressamente Gesù stesso: sarà la classe dirigente religiosa a ucciderlo (cfr. primo annuncio della morte: Mc 8, 31; Mt 16, 21; Lc 9, 22; terzo annuncio della morte: Mc 10, 33; Mt 20, 18. In Lc 18, 32 si parla della consegna di Gesù ai pagani, ma è chiaro che quanti lo consegnano ai pagani romani hanno la responsabilità nella sua morte quali mandanti, come confermano i discepoli di Emmaus, i quali chiamano in causa i capi - Lc 24, 20). Questa versione viene ripetuta nei vangeli anche senza essere messa in bocca a Gesù, a cominciare da quello più antico, quello di Marco (Mc 3, 6): «i farisei uscirono dalla sinagoga e subito fecero una riunione…per cercare il modo di far morire Gesù». Oppure: «I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire…ma non sapevano come fare perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo» (Lc 19, 47-48). Stando ai vangeli, dunque, Gesù muore perché gli uomini di potere si oppongono al piano di sviluppo totale per tutti gli uomini da lui proposto (Mateos J. e Camacho F.; Castillo J.M.), non per ovviare ai peccati degli uomini secondo un insondabile disegno del Padre, come ancora incongruamente c’insegnano.

Se fosse vero quanto ci ha insegnato e continua a insegnarci il magistero avrebbe ragione Nietzsche quando parlava del Dio cristiano come di un terribile vampiro che ha bisogno del sangue umano (anche quello di suo figlio) per placarsi. Se questo Dio dei cristiani fosse vero, sarebbe difficile credere in Lui, e impossibile amarlo. Perciò il dio creato da Paolo (e accolto dalla Chiesa) è la negazione del Dio mostratoci da Gesù, come dice correttamente Nietzsche nel suo libro L’anticristo, all’epoca prontamente messo all’indice dalla Chiesa. Per carità non leggete libri che possono insinuarvi qualche dubbio!

Forse è giunta finalmente l’ora di cambiare e cominciare ad affermare a gran voce che la Buona Novella non è che noi peccatori siamo stati salvati dal sangue di Gesù, non è che Gesù è morto per i nostri peccati. La Buona Novella è tale perché ci dà una nuova visione del significato della vita. Noi uomini non siamo caduti a causa del peccato dei nostri progenitori; la teoria dell’evoluzione ha ormai fatto capire che non c’è mai stata una perfezione originale da cui noi esseri umani siamo caduti, e fin dall’inizio siamo stati semplicemente incompleti. Non siamo chiamati ad essere redenti, ma a superare i nostri limiti e capire finalmente cosa significa essere umani (Spong J.S.). La via della salvezza offerta da Gesù ci libera semplicemente dall’insensatezza del vivere senza amore (Mori B.) incapaci di prenderci cura degli altri, perché solo questo ci rende compiutamente umani. Gesù ci ha insegnato che l’amore, l’amicizia, la condivisione, la compassione, la fratellanza sono il destino degli umani. Ha sollecitato ad andare a curare chi ne ha più bisogno: non dobbiamo cercare chi è il nostro prossimo, ma noi dobbiamo essere il prossimo per chi ha bisogno di noi. Purtroppo il nostro Ego è un compagno ingombrante di cui difficilmente ci si libera, e fa sembrare che sia l’unica cosa veramente importante sia il nostro tornaconto, ma attorno a noi – ci ha sempre fatto capire Gesù,- ci sono tante cose più grandi, più belle di questo piccolo nostro Io, che invece crediamo così speciale. Questi sono i valori che Gesù ci ha lasciato in eredità. E questi sono i valori che dovremmo cercar di perseguire, tenendo presente che la grande novità portata da Gesù è l’aver spostato il concetto di ‘sacro’ dalla religione e dal Tempio all’essere umano e al creato (Mori B.). Anche la religione, perciò, non deve essere al servizio dei peccati e della colpa, ma deve essere capace di generare vita, perché il Dio di Gesù è il Dio della vita, e se il Vangelo non ci fa vivere meglio è del tutto inutile.

Numero 677 - 4 settembre 2022