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Il Sinodo di Mestre e di Lampedusa

di Stefano Sodaro

Piccola Pratincole (Glareola lactea) nel Parco Nazionale di Bundala, Sri Lanka - foto di A. Savin, tratta da commons.wikimedia.org

Mestre e Lampedusa, disegno di Rodafà Sosteno

Il mare di Trieste - foto del direttore

La regata Barcolana - foto tratta da internet

La Cattedrale Cattolica di Asmara - foto tratta da commons.wikimedia.org

La concretezza delle tragedie delle vite umane, soppresse – 368, quasi tutte provenienti dall’Eritrea – dieci anni fa in un annegamento al largo di Lampedusa e ieri, 21, a Mestre per il precipitare da un cavalcavia di un bus, si intersecano e si intrecciano, lasciando senza fiato e parole possibili noi che, invece, in questa vita ancora sostiamo, e non sempre con gioia.

“La sinodalità tocca la vita della Chiesa e parlare della vita non è facile”, riconosce sinceramente il Patriarca Copto Cattolico Ibrahim Isaac Sedrak in apertura della Prima Congregazione del Sinodo questo pomeriggio.

Poi scorrono le immagini di don Riccardo Battocchio, Presidente dell’Associazione Teologica Italiana (ATI), e di padre Matteo Ferrari, del Monastero di Camaldoli, entrambi accanto al Papa, quasi segno di quella Chiesa italiana postconciliare che, nonostante tutto, è riuscita a superare “ruinismo” ed immobilismo.

Colpisce che non si tratti di un’Assemblea con le sue file ordinate una dietro l’altra o a semicerchio, ma di un “convenire” espresso anche tramite il segno eloquente di singoli tavolini, cui siedono a piccoli gruppi i Partecipanti al Sinodo, che, come ricorda il Segretario Generale - Card. Mario Grech -, per la prima volta nella storia non sono soltanto chierici insigniti dell’ordine episcopale.

Il Papa ripete che il Sinodo non è un Parlamento, è un’altra cosa. Perché la Ruah di Dio, lo Spirito Santo, ne è il protagonista, dice sempre il Papa.

Ma il Papa si rivolge poi proprio specificamente ai giornalisti, dunque anche al sottoscritto. Ed invita a far passare il messaggio di una “pausa di tutta la Chiesa in ascolto”. E non archivia le trascorse attese – secondo lui, ci pare di aver compreso, sostanzialmente infondate o comunque improprie – per cui il Sinodo sulla Famiglia avrebbe dovuto aprire, chissà, la possibilità di accesso all’Eucarestia dei divorziati risposati ed il Sinodo per l’Amazzonia quella dell’ordinazione dei “viri probati”.

Eppure l’ordinazione presbiterale di uomini sposati anche per la Chiesa Latina è stata questione esplicitamente posta a questo Sinodo e recepita dall’Instrumentum Laboris, alla domanda 9) B 2.4

Nella sua Relazione Introduttiva, il Cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich non tralascia la dialettica tra progressisti e conservatori nella Chiesa, pur riconducendola a una visione di profonda comunione cristologica tra gli uni e gli altri, e ricorda che “La nostra madre Terra grida e con lei i poveri”. E finalmente spiega con chiarezza perché il Sinodo non possa considerarsi un parlamento. Nel senso che non ci sono proposte di maggioranza e di opposizione da tradurre poi in un testo legislativo vincolante per tutti, bensì c’è – appunto – uno “strumento di lavoro” (Instrumentum Laboris, esattamente) sul quale discutere con quel discernimento, che appartenendo all’universo spirituale, è del tutto alieno alle logiche parlamentari, anche le più rispettose della democrazia. La sottolineatura del discernimento come asse portante dell’assemblea sinodale fa trasparire una chiarissima impostazione ignaziana, se non propriamente gesuita, del contesto di riferimento.

Ed a metà giornata, sempre oggi, Festa di San Francesco di Assisi, è stata pubblicata la nuova Esortazione Apostolica Laudate Dominum sulla crisi ambientale.

Scrive il Papa, ai nn. 13 e 14 di questo nuovo documento:

13. La coincidenza di questi fenomeni climatici globali con la crescita accelerata delle emissioni di gas serra, soprattutto a partire dalla metà del XX secolo, non può essere nascosta. La stragrande maggioranza degli studiosi del clima sostiene questa correlazione e solo una minima percentuale di essi tenta di negare tale evidenza. Purtroppo, la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili.

14. Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica. Ma non possiamo più dubitare che la ragione dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia un fatto innegabile: gli enormi sviluppi connessi allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli. Gli elementi naturali che tipicamente causano il riscaldamento, come le eruzioni vulcaniche e altri, non sono sufficienti a spiegare il tasso e la velocità dei cambiamenti degli ultimi decenni. L’evoluzione delle temperature medie della superficie non può essere spiegata senza l’effetto dell’aumento dei gas serra.

E pone al n. 33 la domanda delle domande.

Nella propria coscienza, e di fronte ai figli che pagheranno per i danni delle loro azioni, si pone la domanda di senso: qual è il senso della mia vita, qual è il senso del mio passaggio su questa terra, qual è in definitiva il senso del mio lavoro e del mio impegno?

L’aria che si respira al Sinodo è profondamente diversa da quella di qualunque altra assise finora celebrata. Sembra davvero una primavera conciliare, di un Concilio però che – proprio per sottrarsi ad ogni comoda tassonomia – rinunci ad auto-presentarsi (Lateranense, di Trento, Vaticano).

Davanti alle tragedie incommensurabili di Mestre e Lampedusa uno spiraglio di luce viene - oltre che dall’Aula Paolo VI del Vaticano e dalla nuova “Laudate Dominum” – dall’isola di Creta, dove proprio la nostra Miriam Camerini domani, 5 ottobre 2023, farà memoria (musicale) dell’affondamento della nave Tanais, che pose fine a 2.300 anni di presenza ebraica in quell’isola meravigliosa.

E, per singolare assonanza di visioni, il Papa usa la parola “concerto” (il grassetto sottostante è nostro) – nella “Laudate Dominum” – proprio allorché si riferisce alla tradizione giudaico-cristiana:

67. La visione giudaico-cristiana del mondo sostiene il valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri, ma oggi siamo costretti a riconoscere che è possibile sostenere solo un “antropocentrismo situato”. Vale a dire, riconoscere che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature. Infatti, «noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile».

68. Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che si trova alla radice del nostro essere, perché «Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione». Così mettiamo fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato, e ripensiamo noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca.

69. Invito ciascuno ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo, perché il nostro impegno ha a che fare con la dignità personale e con i grandi valori. Comunque, non posso negare che è necessario essere sinceri e riconoscere che le soluzioni più efficaci non verranno solo da sforzi individuali, ma soprattutto dalle grandi decisioni della politica nazionale e internazionale.

Non abbiamo davvero altro da aggiungere.

Il Sinodo è iniziato, mentre piangiamo i morti di ieri e quelli di dieci anni fa. Ed ascoltiamo il canto struggente e bellissimo di Miriam. 

Il deposto e defunto Patriarca eritreo cristiano ortodosso Abune Antonios - foto di pubblico accesso, si resta a disposizione per il riconoscimento di eventuali diritti

La cattedrale ortodossa Nda Mariam di Asmara - foto tratta da commons.wikimedia.org

Abune Antonios - foto tratta da commons.wikimedia.org