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La rappresaglia delle Fosse Ardeatine


di Stefano Sodaro


Foto tratta da commons.wikimedia.org


Esiste un diritto di rappresaglia all’interno del diritto bellico?

Personalmente non lo so, non ho mai approfondito un simile tema e resto aperto ad ogni contributo al riguardo di chi sia competente.

La domanda non è di poco conto, come si può immaginare.

Ottanta anni fa esatti – il 24 marzo 1944 -, l’eccidio delle Fosse Ardeatine fu giustificato dai nazifascisti come atto legittimo di rappresaglia dopo l’attentato di via Rasella.

Noi, invece, inorridiamo davanti al massacro e non solo non troviamo, da nessun punto di vista, una qualche, anche solo latente e remotissima, legittimità, ma pure condanniamo l’uccisione di 335 persone come un evento tra i più spietati e crudelmente mostruosi.

La proporzione omicida di dieci italiani – se militari o civili non aveva nessuna importanza - per ogni soldato tedesco ucciso è, per noi, raccapricciante.

«Roma, 24 marzo 1944, quarto giorno di primavera. In una cava di pozzolana sulla via Ardeatin»a i tedeschi uccidono 335 uomini, tra i 15 e i 74 anni, sparandogli a ripetizione un colpo di pistola alla testa. «Le raffiche di mitra, – annota nel suo diario pare Libero Raganella che passa di lì per caso e viene bloccato da una SS, - ora si sentono a breve distanza, ad intervalli, unite a grida disperate e strazianti. […] “Là stanno morendo. Io sono sacerdote, vorrei assisterli, benedirli” riesco a dire a dire con un filo di voce. “Non è possibile, nessuno può passare. E se pure io la facessi passare – dice quello, voltandosi e accennando agli altri soldati – lei non tornerebbe indietro e noi faremmo la stessa fine di quelli là dentro.

Quelli là dentro sono prigionieri politici di tutte le forze della Resistenza, ebrei, detenuti comuni e civili rastrellati in quelle ore per fare numero, in proporzione di 10 a 1, più 5 per errore, come rappresaglia per l’attacco partigiano del giorno precedente in via Rasella, costato la vita a 33 soldati delle forze d’occupazione tedesche. È il più grande massacro compiuto da nazisti in un’area metropolitana. Ed è la strage della Resistenza italiana.»

Così inizia il volume, appena uscito per Einaudi, di Mario Avagliano e Marco Palmieri intitolato Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine. Le storie delle 335 vittime dell’eccidio simbolico della Resistenza.

Nel 1948 il Tribunale di Roma giudicò illegittimo l’ordine di uccisione delle 335 persone – si ripropone, dunque, l’interrogativo: può esistere una rappresaglia non illegittima e perciò legittima? -, ma assolse Herbert Kappler dall’accusa di aver voluto, con propria responsabilità, la morte di 320 assassinati, poiché avrebbe comunque obbedito ad un ordine, pur illegittimo, e fu condannato all’ergastolo per l’uccisione di 15 persone.

Proprio oggi, questa domenica, 80 anni dopo l’Eccidio, in cui morirono almeno 75 ebrei, è la festa di Purim.

E nel Libro di Ester, il Re Assuero risulta aver impartito un ordine di sterminio legittimo e irrevocabile, sebbene su istigazione del perfido Aman. Ci vorrà una donna, Ester appunto, per rovesciare le sorti e riscattare un intero popolo.

Al capitolo VIII di quel libro biblico, infatti, si legge, quale nuovo e contrario decreto regale:

Ora, noi troviamo che questi Giudei, destinati da quell’uomo tre volte scellerato allo sterminio, non sono malfattori, ma sono governati da leggi giustissime, sono figli del Dio altissimo, massimo, vivente, il quale in favore nostro e dei nostri antenati dirige il regno nel migliore dei modi. Farete dunque bene a non tenere conto delle lettere mandate da Aman, figlio di Amadàta, perché costui, che ha perpetrato tali cose, è stato impiccato a un palo con tutta la sua famiglia alle porte di Susa, giusto castigo datogli rapidamente da Dio, dominatore di tutti gli eventi. Esposta invece una copia della presente lettera in ogni luogo, permettete ai Giudei di valersi con tutta sicurezza delle loro leggi e prestate loro man forte per respingere coloro che volessero assalirli al momento della persecuzione, in quello stesso giorno, cioè il tredici del dodicesimo mese, chiamato Adar. Infatti questo giorno, invece di segnare la rovina della stirpe eletta, Dio, dominatore di ogni cosa, lo ha cambiato per loro in giorno di gioia.

Mentre escatologicamente ancora attendiamo che le vittime di quell’asserita – orrenda – rappresaglia possano vedere ribaltata in resurrezione il loro massacro, facciamo già rivivere ora, adesso, la memoria di 80 anni fa, che ha segnato la nostra storia comune, di un intero Paese. E non comprendiamo come si possa impunemente obbedire a chi ordini di massacrare centinaia e centinaia di uomini inermi, come noi.

Oggi, per molti cristiani, è la Domenica di Passione.