Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano


Stranieri



di Dario Culot



Da sempre gli uomini si spostano, da soli, a gruppi, o in massa. Se non ci fossero state le migrazioni l’homo sapiens non avrebbe colonizzato tutto il mondo. All’inizio, oltre all’homo sapiens, c’erano altre specie del genere homo. L’evoluzione umana ha avuto luogo 2,5 milioni di anni fa in Africa. Fino a circa 100.000 anni fa esistevano diverse specie umane (almeno 6). L’homo sapiens, partito dall’Africa circa 150.000 anni fa ha cominciato a espandersi, il che ha portato o a ibridazione (ad es. si è fuso col neanderthal che era maggioritario in Europa e con gli erectus in Asia), o a morte per fame oppure anche a sterminio delle altre specie perché il sapiens era più efficiente[1]. L’Australia è stata colonizzata circa 45.000 anni fa, e l’homo sapiens è arrivato in America circa 16.000 anni fa. Il sapiens è rimasto unica specie sulla terra appena da 10.000 anni[2].

La peste del Trecento ha ucciso da ¼ alla metà della popolazione in Europa. Oltre alle preghiere e alle processioni di massa, non c’era niente da fare: non si conoscevano gli antibiotici. Nelle Americhe (nel 1520 si calcola che il Messico avesse circa 22 milioni di abitanti), le malattie portate dagli europei hanno sterminato in poco tempo il 90% della popolazione locale. Si dice che noi europei abbiamo importato dall’America la sifilide, ma non siamo stati sterminati a differenza di loro. Alla fine della prima guerra mondiale l’influenza spagnola ha fatto nel mondo fra i 50 e i 100 milioni di morti; la guerra aveva ucciso appena 40 milioni[3]. Eppure, nonostante tutti questi continui disastri, dal 1400 al 2000, la popolazione mondiale è aumentata di 16 volte, da 500 milioni a 8 miliardi. Solo nel breve tempo della mia vita, l’umanità è triplicata, avendo quest’anno raggiunto gli 8 miliardi di persone, rispetto ai meno di 3 che c’erano quand’ero piccolo io. Insomma siamo in tanti su questa terra. Ma la cosa forse più curiosa è che resta una bella distanza fra realtà e percezione della gente: all’inizio del millennio, nel 2000, sono morti 56 milioni di individui: però solo 310.000 per guerre, 520.000 per crimini, pari all’1,5%. Ben 815.000 persone (pari all’1,45%) si sono suicidate; 1.260.000 (2,25%) sono morte per incidenti automobilistici[4]. Nel 2012 ci sono stati 120.000 morti in guerra, 800.000 suicidi, 500.000 morti per crimine, 1.500.000 morti di diabete; i terroristi hanno ucciso appena 7697 persone[5]. Insomma, se stiamo ai dati, i dolci e gli zuccheri, oltre che le automobili, costituiscono una minaccia ben più letale di Al Qaeda. Eppure né dolci né automobili ci fanno paura. Al Qaeda sì. Poi dicono che l’uomo è un essere razionale.

Da secoli, insediarsi stabilmente in un posto significava per molti ridurre in maniera drastica lo spazio in cui vivere. Se si vuol tenere isolato un gruppo – non si vuol far cioè entrare neri, ebrei, gay, ecc. - la cosa migliore è convincere la gente che questi individui sono fonte di contaminazione[6] (il famoso concetto religioso di puro e impuro). S’insegna che è la stessa natura, creata da Dio a proibire queste contaminazioni,[7] e la cultura tende a sostenere che essa proibisce solo ciò che è innaturale. Razionalmente dovremmo renderci conto che quello che è possibile è, per definizione, naturale. Un comportamento che va contro le leggi di natura non ha bisogno di alcuna proibizione. Nessuna legge al mondo ha mai proibito al leone di accoppiarsi con la gazzella, all’uomo di fare la fotosintesi, alle donne di volare. I nostri odierni concetti di naturale e innaturale derivano dunque non dalla natura, ma dalla teologia cristiana, la quale – ad esempio - c’insegna che se usiamo i nostri organi sessuali in modo diverso da quello previsto da Dio (e il clero sa sempre cosa vuole Dio) facciamo cosa innaturale[8]. In realtà, se la cosa è fisicamente possibile non è innaturale; se fosse innaturale la natura non lo permetterebbe[9]. E se il prete ci dice che è perfino contro natura che una donna vada con un uomo già sposato, gli si dovrebbe chiedere: ma non è molto più innaturale l’astinenza dal sesso del prete?

Diversamente dalle leggi naturali (della fisica, della matematica) che sono prive di contraddizione interna, ogni ordine costruito dall’uomo è ricco di contraddizioni interne. Perciò dovendo tutte le culture costantemente conciliare queste contraddizioni, ogni cultura necessariamente cambia nel tempo, per dinamiche interne ed esterne. Pensiamo solo a questo: se uno affermasse oggi in Occidente di voler andare in Terra Santa a combattere gli infedeli, tutti lo prenderebbero per un poveretto fuori di testa. Se invece decidesse di unirsi a un’organizzazione internazionale per i diritti civili e andasse a Gerusalemme per difendere i diritti umani dei palestinesi sarebbe visto da molti come un modello da ammirare. Nel Medioevo sarebbe accaduto esattamente l’inverso: nessuno sapeva cos’erano i diritti umani,[10] ma tutti sapevano che si guadagnava il paradiso andando a combattere gli infedeli. Eppure i Vangeli sono rimasti sempre gli stessi in questi secoli. È cambiata la cultura attraverso la quale oggi li interpretiamo, almeno qui in Occidente, perché abbiamo inteso che, per il patriarca moscovita Kirill, il soldato russo che va a morire in Ucraina andrà direttamente in paradiso[11] (sta combattendo gli impuri), esattamente come gli estremisti musulmani dicono dei loro fedeli morti nella guerra santa.

Fatte queste lunghe premesse, vediamo ora di ragionare un po’ sulla situazione degli stranieri che emigrano verso l’Europa. Superfluo dire che già le parole che utilizziamo possono portare in direzioni diverse; col linguaggio, cioè, si può già indirizzare l’ascoltatore. Se per gli stranieri che arrivano usiamo il termine “invasione,” chi ascolta è portato a pensare a un’emergenza, a un accadimento che crea paura; se usiamo il termine “fenomeno migratorio” pensiamo a qualcosa di più strutturale, da regolare con più calma. O pensiamo alla situazione che ha portato alla guerra Russia-Ucraina:[12] il presidente Putin minacciava mentre la Nato, attraverso il suo segretario, avvertiva. Ma, visto dall’altro campo, accadeva esattamente l’inverso. Perché gli avvertimenti di uno sono sempre chiamati minacce mentre le minacce dell’altro diventano avvertimenti?

È un dato di fatto, comunque, che, anche qui da noi, a Trieste, incrociamo sempre più stranieri, ma il più delle volte non li guardiamo e facciamo finta di non vederli. Quand’ero piccolo un africano era così raro che incontrandone uno lo si guardava con curiosità e stupore.

È bene sapere che, a prescindere dalla nostra volontà e dai nostri desideri, oggi si calcola che almeno un miliardo di persone sia ormai minacciato dalla desertificazione[13]. Quando le loro terre diventano sterili queste persone si mettono in cammino. Per cominciare, vanno verso le loro città più vicine, allargando le baraccopoli. E già qui, da che mondo è mondo, coloro che vivono in edifici hanno avuto programmi sempre diversi da quelli che vivono nelle baracche.

In Europa siamo circa 450 milioni e la maggioranza vive in edifici. Cosa succederebbe se almeno il 10% di questo miliardo, quando ha perso le proprie terre, cominciasse a muoversi all’unisono verso l’Europa? Perché verso l’Europa? Perché siamo ricchi o almeno benestanti e gli altri – soprattutto quei miliardi che vivono con un dollaro al giorno, senza acqua potabile, senza sanità,- ci vedono tutti come ricchi. Non hanno tutti i torti. E che siamo effettivamente ricchi è dimostrato dal fatto che siamo troppo ben abituati e soprattutto abbiamo molto da perdere, il che ci rende delicati, vulnerabili, incapaci di accettare gravi disagi. I poveri non sono così, sanno cos’è la miseria, la fame, il freddo, la malattia perché ci hanno convissuto. Non hanno paura,[14] neanche se devono fare a piedi migliaia di chilometri o se devono attraversare il mare[15]. Se restano a casa loro questi migranti ecologici sanno di dover morire. Morti per morti, tentato la sorte. E stiamo parlando solo di migranti dovuti al clima, non ancora dei perseguitati politici, o di gente che scappa dalle guerre, o di gente che cerca solo miglioramenti economici. Perciò, credere di poter bloccare l’immigrazione tout court è impensabile.

È anche un ulteriore dato di fatto che la povertà quando s’inserisce in un ambiente ricco crea di per sé una bella sfida. La nostra reazione più comune a questa sfida non è creativa: semplicemente cerchiamo di chiudere le porte dell’Europa. Come fossimo in un castello medievale ci sentiamo assediati e tirar su il ponte levatoio è la prima cosa, e anche la più semplice, che ci viene in mente. Equipariamo l’immigrazione al virus che da due anni ha cambiato le nostre esistenze. Innalzare muri sembra la soluzione migliore per fermare quella che alcuni vogliono rappresentare come un’infezione; i muri sono il nostro vaccino, una vaccinazione contro altri uomini.

La filosofa Hannah Arendt, nel suo libro Le origini del totalitarismo, aveva dato una spiegazione chiara sul perché ci comportiamo così: nella nostra cultura il mondo che conosciamo è diviso in Stati sovrani, con precisi confini, e noi occidentali abbiamo pienamente accettato questa organizzazione globale del mondo. Questo modello è ben radicato nelle nostre menti. A nostro modo di vedere, queste altre persone che si muovono e si accalcano ai confini di uno Stato per entrare non appartengono più allo Stato da cui sono partite, ma men che meno a quello in cui vogliono entrare: l’insieme degli Stati, ognuno con una sua identità rigidamente organizzata e dai confini chiusi, vuole perciò escludere queste persone che premono alle sue porte, per cui alla fine essendo escluse dalle comunità in cui il mondo si è organizzato si trovano di fatto escluse dall’intera famiglia delle nazioni, quindi dall’umanità.

Dobbiamo però tristemente aggiungere che le porte delle frontiere sono chiuse alla vita degli immigrati ma non al denaro. Crediamo improvvisamente allo straniero, se ha molto denaro con sé; o meglio crediamo ai soldi che ha in tasca[16]. Se lo straniero resta senza soldi, la nostra fiducia si esaurisce rapidamente. Se oggi togliamo la parola denaro, non riusciamo più a capire il nostro tempo, qui in Occidente. Addirittura uno straniero può ottenere in brevissimo tempo la cittadinanza in molti Stati occidentali se porta con sé un bel po’ di denaro, non perché è un uomo: il denaro è il suo lasciapassare. In altre parole, l’immigrato senza un soldo viene cacciato; l’immigrato carico di soldi viene accolto a braccia aperte. Ma allora non è morto solo Dio come diceva Nietzsche; è morto anche l’uomo, perché l’uomo non è più un valore in sé. Come ha scritto papa Francesco: le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, oppure se “non servono ancora” – come i nascituri –, o “non servono più” – come gli anziani[17].

Eppure, anche dal punto di vista legale, la nostra Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sì che questi diritti sono antecedenti alla legge e spettano a tutti, senza distinzione di razza, sesso, censo, mentre lo Stato deve limitarsi ad assicurarne il rispetto. È chiaro che in pratica non è così, perché l’Occidente, che si richiama orgogliosamente ai diritti universali e inviolabili che devono essere riconosciuti ad ogni essere umano, poi li nega clamorosamente di fronte all’incapacità di gestire il flusso migratorio. Ci si rifiuta cioè di pensare a queste persone, non dico come fratelli (e invece solo questo sarebbe evangelico), ma si nega loro l’appartenenza del genere umano e facciamo ipocritamente coriandoli dei nostri altisonanti principi che proclamiamo solo a parole. Ciò che adesso l’Europa – cioè noi,- non tollera è che gli africani, o i latinoamericani, o gli asiatici vengano a disturbarci e, ancor meno, a inquietarci con il grido di chi chiede giustizia, sostegno e umanità. Tutte queste pretese fanno innervosire noi cristiani europei, che siamo stati proprio quelli che hanno utilizzato – secoli fa - argomenti teologici per legittimare e giustificare la nostra violenza e il nostro ladrocinio con la scusa che andavamo a portare la fede e la civiltà agli infedeli e agli ignoranti[18]. Stiamo dividendo istintivamente l’umanità in due parti, “noi” e “loro” e non ci sentiamo responsabili di quanto accade a “loro”; a “loro” non dobbiamo niente; semplicemente non vogliamo vederli nel nostro territorio[19]. E la cosa più tragica è che facciamo questo sventolando perfino i simboli del cristianesimo (vedi il nostro Salvini che bacia il rosario, o Trump che tiene in mano e agita la Bibbia), mentre è chiaro che accettando il comportamento di questi politici che si limitano a sventolare simboli cristiani vuol dire incamminarsi verso un’ampia e totale irreligiosità, perché costoro, pur dichiarandosi profondamente religiosi, si riferiscono senza dubbio a qualcosa di assai diverso dal Vangelo di Gesù.

È altrettanto chiaro che queste persone che si proclamano cristiane non hanno mai letto l’Antico Testamento. Quando Dio mette Eva di fronte ad Adamo, l’uomo si accorge di aver uno strano compagno di strada, che però non è lui. È vero che prima niente e nessuno erano di valido aiuto ad Adamo (Gn 2, 20), ma ora egli trova uno straniero davanti a lui, e questo straniero reclama una soggettività uguale alla sua, apparendo diverso, ma nello stesso tempo uguale: un vero e proprio interlocutore, non un aiuto come è stato a lungo tradotto[20]. La doppia creazione umana[21] dimostra che una comunione fra uguali, ma al tempo stesso diversi, è sempre assai complicata,[22] e giustamente questo inquieta l’uomo fin dall’inizio,[23] che vuole avere il potere su tutto ciò che sta attorno a lui. In ogni caso, ripetutamente e in maniera chiara ed espressa la Bibbia si esprime per la tutela dello straniero: Es 12, 49 (Una sola legge vi è per il nativo e per il forestiero che è domiciliato in mezzo a voi); Es 22, 20 (Non devi molestare il forestiero e non lo devi opprimere, perché voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto); Lv 19, 10 (lascia la spigolatura al povero e al forestiero); Lv 19, 33s. (Quando qualche forestiero soggiornerà con voi nel vostro paese, non gli farete torto…lo tratterete come colui che è nato fra voi); Dt 24, 14 (non frodare il salariato anche se forestiero). Come si fa a sventolare la Bibbia ed erigere un muro per bloccare l’arrivo degli stranieri?

Men che meno questi signori hanno letto i Vangeli, perché li ci viene espressamente ricordato che, nel giudizio finale, saremo giudicati per come avremo trattato lo straniero (Mt 25, 35), e non solo il povero. Perciò, se incontriamo per strada un pezzente straniero e lo scansiamo perché ci turba, perché lo vediamo come un intruso e non come un fratello, allora dobbiamo riconoscere che non siamo in sintonia con Dio, perché abbiamo paura dell'uomo che ci mette in questione. È stato allora ben detto che la presenza viva di Cristo nella nostra società non è assicurata dalla presenza dei crocifissi o dalla comunione presa in bocca anziché sulla mano, ma dallo spazio che facciamo a coloro con cui lui ha voluto identificarsi: abbracciare o respingere il forestiero, la persona vulnerabile, significa abbracciare o respingere Cristo, perché questo dice il Vangelo.

Cosa fare allora in concreto? Sinceramente non lo so perché è chiaro che se qualche miliardo di persone vuole spostarsi, non è possibile accoglierle tutte in Europa. So anche che un’accoglienza piena, senza limiti, nei confronti di persone con una cultura totalmente diversa dalla nostra, può portare anche molti di questi stranieri a pensare che essendo noi così permissivi siamo anche deboli, per cui possono fare qui da noi tutto quello che vogliono. Chiaro cioè che le parole accoglienza e pace non devono legittimare disordini, sopraffazioni, abusi o sfruttamento di ospitalità. So però anche che, se vogliamo veramente essere cristiani e non solo dichiararci tali, dobbiamo pensare a questi immigrati come a persone umane, e non come a un ‘carico residuale’ da respingere o da smistare da qualche altra parte. Se sono persone umane, e crediamo anche ai nostri proclamati principi sul diritto naturale che spetta a tutti gli uomini, sulla pari dignità fra tutti gli uomini, non possiamo né far finta che il problema non esista e lasciare che si arrangino, né ghettizzare questi nuovi arrivati aumentando il loro carico di sofferenza.

Bisogna fermarsi a guardare le cose per come sono in realtà. E per capire se siamo davanti a una realtà basta porsi una domanda semplice: “Può soffrire?”. Quando la gente riduce in cenere il tempio di Zeus, Zeus non soffre; quando si brucia una chiesa o una sinagoga, Dio non soffre; al più viene colpito il sentimento religioso di coloro che credono in quel Dio. Quando l’euro perde di valore rispetto al dollaro, l’euro non soffre. Al contrario quando un soldato in Ucraina viene ferito, soffre per davvero; quando una mamma affamata non ha nulla da mangiare né per sé né per il figlio, soffre. Questa è realtà. Dunque tutti gli uomini, atei e religiosi, condividono questo stesso valore: la minimizzazione della sofferenza e la massimizzazione della felicità[24]. Dovremmo muoverci avendo in testa almeno questo semplice obiettivo, se non altro perché questo è anche nel nostro interesse. Ecco la contraddizione che siamo costretti a vivere in questo momento, e che non riusciamo a risolvere.

Ricordo allora quanto detto da uno scrittore indiano (Vikram Chandra), nonché professore universitario a Berkeley, anche se parlava dell’India e non dell’Europa: le violenze fra musulmani è indù sono inversamente proporzionali alla loro promiscuità; dove le comunità sono ben mescolate (come a Mumbai) gli scontri sono assai rari; il pericolo maggiore è dove si sono creati dei ghetti, delle forme di apartheid anche geografico. L’estrema destra (sta palando dell’India), che vuol combattere l’islam per far prevalere l’identità indù in tutta l’India, è la miglior alleata delle madrase che inoculano i germi del fondamentalismo islamico[25]. Esattamente quello che abbiamo visto anche noi europei con la ghettizzazione degli stranieri a Parigi e a Bruxelles. Cerchiamo almeno di non ripetere gli stessi errori qui da noi.

Una volta credevamo che le crociate dovessero essere fatte per seguire la volontà di Dio. Oggi c’impressionano quei musulmani integralisti che ritengono vero credente colui che lastrica la sua strada di cadaveri di infedeli, ma nei secoli passati anche i cristiani integralisti hanno fatto esattamente lo stesso. Oggi, quando quei fanatici musulmani hanno ammazzato l’intera redazione di Charlie Hebdo a Parigi, neanche i giornali musulmani hanno dichiarato che il giornale satirico aveva disobbedito al volere di Dio; aveva solo offeso i sentimenti di milioni di musulmani: quindi è stato utilizzato un criterio proprio dell’umanesimo.

Ci sono perciò spazi di convivenza da sfruttare, proprio ancorandosi all’umano, non al divino. Vediamo di farlo prima che sia troppo tardi. Come? Credo che l’origine di ogni integralismo si trovi in gruppi ideologicamente chiusi, sicuri di aver sempre ragione. Dovremmo forse cominciar a lavorare da lì, per arrivare all’apertura e al pluralismo fra di noi, a casa nostra. Poi sarà anche più semplice accogliere ‘ loro,’ cioè gli stranieri, fra di noi.

NOTE

[1] Harari Yuval Noah, Sapiens, Da animali a dèi, Bompiani, Milano 2018, 14ss.

[2] Secondo i calcoli effettuati sulla Bibbia, l’umanità non avrebbe più di 6000 anni. Ma già questa notizia dovrebbe far dubitare chi crede che la storia della creazione di Adamo ed Eva sia un fatto storico. La Bibbia, infatti, non ci dice se Adamo era un sapiens, un neanderthal, un erectus, un heidelbergensis, o altro. Noi diamo per scontato fosse un sapiens, come noi, ma allora gli altri erano esseri umani non li avremmo considerati umani?

[3] Harari Y.N., Homo Deus, Bompiani, Milano, 2017, 15ss.

[4] World report on Violence and Health: Summary, Geneva, 2002, World Health Organization, http://www.who.int/whr/2001/en/whr01_annex_en.pdf).

[5] Harari Y.N., Homo Deus, Bompiani, Milano, 2017, 28.

[6] Harari Y.N., Sapiens Da animali a dèi, Bompiani, Milano 2018, 179.

[7] In Sud Africa la Chiesa cristiana che supportava l’apartheid intendeva per fornicazione anche il matrimonio fra maschio e femmina di razze diverse, e vedeva tutti i quartieri dove bianchi e neri convivevano pacificamente come luogo di fornicazione (Lapierre D., Un arcobaleno nella notte, ed. Il Saggiatore, Milano, 2009, 93). Come detto nel testo, se la cosa è naturalmente fattibile, non è contro natura.

[8] Harari Y.N., Sapiens Da animali a dèi, Bompiani, Milano 2018, 190.

[9] Qualcuno potrebbe dire che sposarsi fra consanguinei crea facilmente malattie e quindi va contro natura. No, non è contro natura perché è possibile farlo; semplicemente qui interviene la regola dell’evoluzione che, a un certo punto, porrà fine al sistema, questo sì in maniera sempre naturale.

[10] D’altra parte, è difficile immaginare che un analfabeta possa preoccuparsi, ad esempio, della libertà di stampa, un classico dei diritti civili.

[11] Sull’omelia, alle nostre orecchie blasfema, del patriarca moscovita vedi https://it.aleteia.org/2022/09/26/kirill-mosca-fatwa-guerra-ucraina-assoluzione-paradiso/ Blasfema perché la Parola di Dio non può diventare strumento di massacro.

Ma il patriarcato di Mosca, costituito nel 1589, vede sé stesso come terza Roma che deve salvare il mondo per volere di Dio. Ma Kirill sembra andare più d’accordo con un Dio che nessuno vede, piuttosto che con gli uomini mandati al massacro che tutti vedono.

[12] Solo l’invasione russa ha portato 7 milioni di rifugiati a cercare protezione in Europa, e altri 6 si sono spostati all’interno dell’Ucraina.

[13] L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha calcolato, nel mese di maggio del 2022, che oltre 100 milioni di persone che hanno perso tutto sono in movimento, con un minimo bagaglio a mano e con la sola speranza di una vita migliore.

[14] Cercas Javier, Terra Alta, Guanda, Milano, 2019, 148.

[15] L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) calcola che in questi ultimi dieci anni circa 25.000 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo.

[16] Lo scandalo del denaro è che annulla le gerarchie tradizionali. Perciò anche il più misero immigrato, che tutti scacciano, se accumula una fortuna trova improvvisamente tutte le porte aperte.

[17] §11 della recente Enciclica Fratelli tutti, del 3.10.2020.

[18] Castillo J.M., El Evangelio marginado, Desclée De Brouwer, Bilbao (E), 2019, 254.

[19] Harari Yuval Noah, Sapiens, Da animali a dèi, Bompiani, Milano 2018,246).

[20] Un aiuto può essere anche una serva o una colf. Un interlocutore è allo stesso livello. Non più Adamo + Eva, ma Adamo & Eva.

[21] In una delle quali l’uomo arriva alla fine in contemporanea alla donna (Gn 1, 27: il che comporta una totale parità fra i sessi), e nell’altra è inizialmente da solo, con Eva che viene creata più tardi usando una sua costola (Gn 2, 22: il che comporta la superiorità del maschio).

[22] Morra S., La presenza femminile nelle chiese cristiane, relazione tenuta al Convegno del centro Studi Schweitzer A. di Trieste, il 9.11.2013.

[23] Pensiamo appunto al fenomeno dell’immigrazione. Per ora gli immigrati arrivano in Europa inermi e stanchi. Ai tempi della caduta dell’impero romano gli stranieri arrivavano armati e non si lasciavano facilmente sottomettere: allora chiamavamo queste immigrazioni invasioni barbariche. E spesso sono stati i barbari a sottomettere le popolazioni locali (pensiamo solo ai visigoti o ai longobardi).

[24] Harari Y.N., Homo Deus, Bompiani, Milano, 2017, 273.

[25] Citato da Rampini F., La speranza indiana, Mondadori, Milano, 2007,210.

Numero 696 - 15 gennaio 2023