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Christmas Bible - foto tratta da commons.wikimedia.org


Natale



di Dario Culot



Questo è un breve dialogo prenatalizio:

- Credi in Dio Padre, cioè amorevole e misericordioso come ce ne ha parlato Gesù, di cui a giorni ricordiamo la nascita?

- No, credo in quello che vedo e che tocco. Tu forse credi in Babbo Natale?

- In un certo senso sì. Molti credono solo alle cose che vedono; eppure esistono anche molte cose che non si vedono. Tu credi nell’amicizia?

- Sì.

- Eppure sai che molte persone non credono nell’amicizia. Molte credono nell’amore, molte non credono nell’amore. Come mai?

- Perché chi è innamorato ci crede, chi è stato scottato non ci crede.

- Giusto. Allora non si può credere se prima non si ha sperimentato. Eppure, chi l’ha sperimentato, ti dice che esiste l’amore, esiste la generosità, l’amicizia. E non solo queste cose esistono, non solo abbondano, ma sono le cose che danno alla vita la sua bellezza e la sua gioia. Poiché le cose più reali sono quelle non si riescono a vedere.

- Giusto. E allora in tanto si può credere in Dio, in quanto lo si è sperimentato come tale. Sono due cose diverse credere a priori e credere avendo sperimentato. Io non ho sperimentato Dio per cui non ci credo. Ma poi, come si può sperimentare Dio? Hai mai incontrato un prete o un vescovo capace di spiegarti come sperimentare Dio?

Qui forse sta il busillis: come fare esperienza di Dio, che ci dicono essere Amore.

Così ha suggerito di fare padre Pagola José Antonio: “Abbi il coraggio di stare da solo. Cerca un posto tranquillo e sereno. Ascoltati. Avvicinati silenziosamente al più intimo del tuo essere. Facilmente sperimenterai una sensazione tremenda: quella di essere solo nella vita; che tutte le persone che ti circondano e quelle con cui ti senti unito dall'amore sono lontane. Ti amano molto, ma sì trovano fuori di te. Continua in silenzio. Forse avvertirai un'impressione strana: tu vivi perché sei radicato in una realtà immensa e sconosciuta. Da dove ti viene la vita? Che c'è in fondo al tuo essere? Se sei capace di «sopportare» un po' più di silenzio, probabilmente comincerai a sentire timore e, allo stesso tempo, pace. Ti trovi davanti al mistero ultimo del tuo essere. I credenti lo chiamano Dio. Abbandonati a questo mistero con confidenza. Dio ti appare immenso e lontano. Ma, se ti apri a lui, lo sentirai vicino. Dio è in te e sostiene la tua fragilità, facendoti vivere. Non è come le persone che ti amano dal di fuori”.

Ebbene, pur non avendo paura del silenzio, che anzi mi piace (è uno dei motivi per cui vado in montagna spesso da solo, anche se mia moglie continua a dirmi che è pericoloso) non sono riuscito a provare questa ‘impressione strana’ e tanto meno a ‘sentire pace’ dentro di me. Insomma, con questo tipo di meditazione interiore non sono andato lontano. Probabilmente è per colpa mia, perché non riesco a liberare la mente e a concentrarmi sul cuore.

Ha scritto Stefano Sodaro nel suo articolo del 19.7.2020: “Le nostre ansie di immediata codificazione e classificazione dovrebbero acquietarsi: l’amore sa quando e come mietere”.

Dovrebbero, ma se non si acquietano? La mia inquietudine non si acquieta neanche a Natale. Mi sento più in sintonia con chi si esprime così:

Pace nel cuore di Cristo in eterno;

ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.

Anche con Cristo e sono venti secoli

il fratello si scaglia sul fratello.

Ma c’è chi ascolta il pianto del

bambino

che morirà poi in croce fra due ladri?

Questa è la poesia di Salvatore Quasimodo intitolata Il presepe.

Trovo curioso come anche la celeberrima canzone natalizia “Stille Nacht” sia nata in Austria da un’inquietudine analoga.

Le parole in tedesco di Stille Nacht (Astro del ciel in italiano – Silent Night in inglese) sono di un giovane prete di Obendorf, tale Joseph Mohr, e furono scritte prima della musica, nel 1816, per l’appunto come una riflessione intima e poetica dopo che nell’estate di quell’anno c’erano stati disordini e violenze a Salisburgo.

La musica venne scritta due anni più tardi, nel 1818, e la canzone venne cantata e suonata per la prima volta nella piccola chiesa di St. Nicholas in Oberndorf vicino Salisburgo. La musica è stata ideata e scritta da un maestro di scuola, amico del prete, tale Franz Gruber, il quale però era anche musicista e suonava l’organo nella chiesa di Obendorf, per cui aveva accettato di scrivere la musica su richiesta dell’amico prete. A riprova di tutto questo, nel museo di Salisburgo c’è un’esauriente documentazione.

La miglior interpretazione corale, a mio avviso, è quella dei piccoli cantori di Vienna, i Wiener Sangknaben, ascoltabile in

https://www.youtube.com/watch?v=4puLybRGSAw

mentre la miglior orchestrazione, sempre a mio avviso, è quella di André Rieu e la sua orchestra, in

https://www.youtube.com/watch?v=RDpWkBi-cr4

Le parole in lingua originale sono invece queste (potete seguirle ascoltando il coro dei piccoli cantori), con accanto una traduzione rozzamente letterale, per niente poetica, ma tanto per intendere le parole in tedesco:

Stille Nacht, Heilige Nacht!

Alles schläft, einsam wacht

nur das traute hochheilige Paar.

Holder Knab‘ im lockingen Haar

Schlaf in himmlischer Ruh‘;

Schlaf in himmlischer Ruh‘.

Stille Nacht, Heilige Nacht!

Hirten erst kundgemacht;

durch der Engel Halleluja.

Tönt es laut von fern und nah:

Christ, der Retter, ist da!

Christ, der Retter, ist da!

Stille Nacht, Heilige Nacht!

Gottes Sohn, oh wie lacht

Lieb‘ aus deinem göttlichen Mund,

da uns schlägt die rettende Stund,

Christ, in deiner Geburt!

Christ, in deiner Geburt!

Silenziosa notte, santa notte!

Tutto dorme, solitaria veglia

soltanto la cara santissima Coppia.

Soave bambino dai cappelli ricciuti

dormi in pace celestsiale;

dormi in pace celestsiale.

Silenziosa notte, santa notte!

Ai pastori per primi annunciato

tramite gli angeli l’Alleluja.

Risuona forte da lontano e da vicino

Cristo il Salvatore è qua!

Cristo il Salvatore è qua!

Silenziosa notte, santa notte!

Figlio di Dio, oh come ride

Amore dalla tua bocca divina,

ora ci suona l’ora della salvezza,

Cristo, nella tua nascita;

Cristo, nella tua nascita;

Una traduzione italiana un po‘ più decente suonerebbe piuttosto così:

Notte silenziosa, notte sacra!

Tutto dorme, veglia in solitudine

solo la santissima coppia.

Bimbo grazioso con i capelli ricci

dormi in pace celeste!

dormi in pace celeste!

Notte silenziosa, notte sacra!

Prima annunciato ai pastori

attraverso l’alleluja degli angeli,

risuona forte da lontano e vicino

Cristo, il Salvatore è qui!

Cristo, il Salvatore è qui!

Notte silenziosa, notte sacra!

Figlio di Dio, oh, come ride

l’amore dalla tua bocca divina.

Ora per noi batte l’ora della salvezza

alla tua nascita, Cristo!

alla tua nascita, Cristo!

Allora Buon Natale a tutti! Ma affinché sia un vero Natale e non tutto si riduca a uno scambio di regali e a un bel pranzo in famiglia, non posso concludere quest’anno i miei scritti che con gli auguri scomodi di don Tonino Bello, fatti in chiesa a Molfetta più di una decina di anni fa, ma sempre terribilmente attuali:

«Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi ‘Buon Natale!’ senza darvi disturbo.

Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine del calendario.

Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali, e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla per deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con tutti i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le vostre nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna da voi, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si condannano i popoli allo sterminio della fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere ‘una gran luce,’ dovete partire dagli ultimi.

Che le elemosine di chi gioca sulla pelle delle gente sono tranquillanti inutili.

Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.

Che i ritardi nell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio se provocati da speculazioni corporative.

I pastori che vegliano nella notte ‘facendo la guardia al gregge’ e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.

E vi esprimo il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul vostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza!»


Numero 693 - 25 dicembre 2022